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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: NON È PROPRIO GIORNATA!!
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: sley galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/05/2003 11:17:45 (ultimo inserimento: 26/05/03)

possibile che hisashi mitsui riesce sempre a cacciarsi nei guai?!... ma se questa volta non fosse colpa sua?!
 
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- Capitolo 1° -

Il fatto è ambientato in un giorno di scuola.
Quando il testo è interrotto da una linea continua (___) significa che il personaggio in questione sta pensando ad un fatto da poco accaduto, per “da poco accaduto” intendo dire un fatto svolto all’inizio dell’anno scolastico in corso.
Quando il testo è interrotto da degli asterischi (***) significa che il personaggio in questione sta ripensando ad un fatto avvenuto nel suo passato più remoto, quando era ancora piccolo, o comunque prima che iniziasse l’anno scolastico in corso.
Quando il testo è scritto in corsivo (testo) significa che il personaggio (sempre quello in questione… non è un nome di persona sia chiaro…. -______-) sta pensando tra se e se.
Tutto chiaro?!
I disclaimer li conoscete già, i personaggi non sono miei… a parte alcune eccezioni e alcune comparse, ma sono del sensei Takeiko Hinoue…
Vi chiedo umilmente perdono per la mia fantasia malata nell’inventarmi i cognomi. Scusatemi (mani giunte e capo chino).
Buona lettura… e fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto se non vi è piaciuta (si accettano consigli, commenti e critiche… costruttive!!)
Ci si sente più in là per i ringraziamenti. ^_____^



Capitolo 1°


La lezione fu bruscamente interrotta dal rumore della porta che si apriva. Il preside, seguito da un professore, fece capolino nell’aula. Il professore di matematica, si drizzò in piedi e salutò il preside con un sorriso ed un leggero inchino, fu subito imitato da tutti gli studenti.
“Buon giorno signor preside. È venuto ad assistere ad una delle mie lezioni?” chiese il professore tutto elettrizzato.
“No!” fu la risposta secca e precisa dell’anziano uomo. L’aspetto del preside era molto rassicurante, ma riusciva allo stesso tempo ad incutere un certo timore e rispetto. Si guardò intorno alla ricerca di un viso a lui conosciuto per svariati motivi. Individuato il soggetto in questione lo squadrò con un occhiataccia.
“Signor Mitsui avrei bisogno di parlare con lei, se per favore mi può seguire in presidenza.”
Il ragazzo sostenendo lo sguardo dell’anziano uomo si alzò e con movimenti spasmodicamente lenti si avvicinò al preside.
“Lei professore può benissimo riprendere la sua lezione. Il ragazzo viene con me in presidenza, quindi non si preoccupi.”
La figura di Mitsui si stagliava nella penombra dei corridoi, la differenza d’altezza che c’era tra lui e la sua improvvisata scorta era molto evidente. Fecero tutto il tragitto in silenzio, solo dopo essere arrivati davanti alla porta dell’ufficio del preside quest’ultimo parlò.
“Ragazzo mio,” era un tono preoccupato, un tono che ricordava quello di un padre, “pensavo che tu fossi cambiato, ne ero certo. Perché ti vuoi rovinare così la vita?”
Sul viso di Mitsui si disegno lo stupore più totale.
Il preside aprì la porta e fece accomodare il ragazzo nel suo ufficio. La stanza era già occupata da altre due persone. Entrambe vestivano abiti scuri di sartoria, coordinati con camicia bianca, cravatta di raso nera e scarpe perfettamente tirate a lucido.
Il preside chiuse la porta alle loro spalle e silenziosamente si mise a sedere in un angolo della stanza.
“Per favore vieni a sederti qui.” Disse uno dei due uomini indicando una sedia posizionata a pochi centimetri da lui e dalla scrivania.
“Cosa sta succedendo?” chiese il giovane dopo essersi accomodato con un po’ di timore.
“Sono Nishima e faccio parte del dipartimento di polizia di Kanagawa.”
Un brivido percorse la schiena di Mitsui che ormai si era totalmente irrigidito sopra la sedia.
“Questo è il mio collega Naruy.” Disse indicando con un cenno della testa l’altro uomo che continuava a rimanere immobile davanti alla finestra dando le spalle a Mitsui.
“Piacere.” Disse con forzata gentilezza. Stava ormai perdendo la pazienza, non capiva il motivo di quella visita. Forse erano venuti per constatare se stava rigando dritto, però poco prima il preside aveva pronunciato quella frase così equivoca e poco chiara….
“Posso sapere cosa volete da me?” chiese infine esasperato dai suoi stessi pensieri.
“Arriveremo subito al dunque. Abbiamo ricevuto una telefonata da parte di una persona che ha acceso una denuncia nei suoi confronti.”
Improvvisamente il mondo di Mitsui crollo sotto i sui piedi. Quei due uomini erano entrati prepotentemente nella sua vita in quella caldissima mattina di giugno a pochi giorni dal ritiro con la squadra, a pochi giorni dall’inizio del campionato nazionale di basket.
Il basket. Un’accusa di qualsiasi genere gli sarebbe costata cara, lo sapeva benissimo. L’avrebbero sicuramente espulso, e se ciò fosse accaduto non avrebbe potuto partecipare al campionato. Non avrebbe potuto giocare a basket.
Di nuovo.
Il destino si metteva di nuovo contro di lui.

“Cosa sta succedendo?”
“Satsuki!”
“Kogure che sta succedendo? È vero che il preside ha fatto chiamare Hisashi in presidenza?”
“Sì! Ma non l’ha fatto chiamare, è andato a prenderlo direttamente lui in aula.”
“Ma perché?”
“Calmiamoci, sicuramente tra qualche minuto il preside uscirà e ci spiegherà tutto.” Intervenne Akagi cercando di tranquillizzare tutta la squadra che si era ritrovata nell’atrio della segreteria e stava sostando febbrilmente davanti all’ufficio del preside.
“Ho chiamato l’allenatore Anzai, ha detto che tra qualche minuto sarà qui.” Disse con affanno la bella manager dello Shohoku.
“Bene.” Riprese Akagi. “Sicuramente sistemerà ogni cosa vedrete. Quello che non capisco è perché hanno fatto chiamare tutta la squadra.” Sussurrò come se avesse pensato ad alta voce.
“Come va?” chiese Ayako avvicinandosi a Satsuki che si era seduta vicino ad una finestra e si stava torturando le unghie delle mani.
“Non capisco cosa sta succedendo.”
“Senpai vedrai che non sarà nulla di grave.” Miyagi cercò di tranquillizzare la sua compagna di classe.
“Già.” Rispose con un sorriso forzato.
_______________________________________________

E’ passato parecchio. E ora è di nuovo qui dentro.
Cammina per i corridoi come se nulla fosse. Come se fino adesso avesse vissuto in un mondo parallelo che non è questo.
Come se si fosse svegliato da un lungo sonno e non si ricordasse nulla.
Nulla di quello che ha fatto nel suo stato di sonnambulismo.
Lui cammina come se nulla fosse, ma gli altri ricordano ogni cosa.
I ricordi sono difficili da mandare via. Ti fanno più male di un pugno, di un coltello conficcato nello stomaco.
Nel mio stomaco ci sono conficcati tantissimi coltelli.
Ce li hai messi tu!
Lo sai questo?

Ci siamo incontrati nei corridoi. Tu mi hai fatto un timido sorriso.
Io non ho reagito. Non c’eri tu, ma il vuoto.
Non si sorride, al vuoto. Non si saluta, il vuoto.


“Ciao Satsuki!”
“Ciao Ayako! Come va?”
“Bene. Oh scusami un attimo.” Si allontanò da me e si diresse verso il “vecchio” nuovo arrivato, che appena la vide le fece un sorriso a trenta due denti.
Lei in tutta risposta lo colpì con un mega ventaglio sulla testa. Iniziò a riempirlo di raccomandazioni.


Anche lui era stato colpito da uno dei coltelli.

Hisashi.
Senza accorgertene hai ferito tante persone.
Ti sei accorto che tra quelle persone ci sono anch’io?

Ti conosco… o forse è più appropriato dire ti conoscevo…. Abbiamo fatto insieme le elementari, e poi abbiamo avuto la fortuna di fare anche le medie.
Gli anni in cui non siamo capitati nella stessa classe abbiamo continuato a vederci.
Siamo diventati ottimi amici in quarta elementare.
Dicevi che ti stavo simpatica perché ero diversa dalle altre femmine. Tutto perché non urlavo alla vista di un bel ragazzo.
Non apprezzavo un giocatore per la sua bellezza, ma per la sua bravura.
Tu ne eri felice.
Ci divertivamo a giocare insieme a basket. Poi quando sei diventato più bravo io ti guardavo giocare.
Ho visto tutte le tue partite… quasi tutte.
Eravamo proprio due amici inseparabili.

A volte mi sento in colpa.
Se non mi avessero bocciata in terza media…
Invece.
Quando tu entrasti nello Shohoku io ero ancora alle medie Takeishi.
Non c’ero quando ti facesti male, non ti fui vicino, e se anche ti venivo a trovare all’ospedale sapevo che non era la stessa cosa.
Non c’ero neanche quando decidesti di smettere. Non riuscì a fermarti.
E ti persi.
Sono passati già due anni dall’incidente del tuo ginocchio, e tu in questi due anni, come un vagabondo ti sei lasciato trasportare dal vento senza meta. Il tuo viaggio a portato dolore.
Perché sei diventato così? Perché sei diventato un teppista? Possibile che l’amore che provavi per il basket è morto così in fretta?
Mi sono fatta tantissime volte queste, e mille altre domande, ma ora che ti rivedo per i corridoi, con i capelli corti, il viso pieno di cerotti e il borsone sulla spalla, mi sento meglio, anche se so che sarà difficile far tornare tutto come prima. Se non impossibile.


“Ragazzi sedetevi!” il professore entrò in classe ed iniziò l’appello. Anche lui interloquì per qualche minuto con Miyagi che rispondeva a monosillabi, lo pregò di evitare di cacciarsi in altri guai e di smetterla di frequentare brutte compagnie.
“Non si preoccupi professore, non accadrà più una cosa del genere. Non mi assenterò più da scuola. Noi dello Shohoku dobbiamo vincere il campionato, e io non posso perdere nemmeno un giorno di allenamento. Giusto Aya!” disse gongolante alla manager della squadra. Tutta la classe scoppiò a ridere. Il professore sorvolò e iniziò a fare lezione.


Quando hai abbandonato il basket. Non ti ho capito.
Codardo.
Quando sei diventato un teppista. Non ti ho capito.
Stupido.
Quando hai picchiato Miyagi. Non ti ho capito.
Vigliacco.
Mi sono chiesta se davvero fossi stato tu a ridurlo in quello stato. Mi sono chiesta perché!
La risposta la ebbi ripensando ad una partita che avevo visto giocare a Miyagi.
Ti rodeva il fatto che lui ti assomigliasse così tanto, vero? Ti rodeva il fatto che lui rappresentava tutto quello che tu hai perduto, vero? Tutto quello che hai deciso di perdere!!
Sei scappato. Questo lo sai?
Hai buttato tutto al vento. Questo lo sai?


“Satsuki andiamo a mangiare insieme?”
“Aya vengo io con te!”
“Non l’ho chiesto a te Ryota! L’ho chiesto a Satsuki. Vattene per i cavoli tuoi!”
La faccia di Miyagi si deformò all’inverosimile e i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi.
“Aya sei cattiva sigh.. vado da Hanamichi, lui sì che mi capisce!”
“Gli hanno fatto la tac al cervello prima di dimetterlo?” chiesi.
“Ormai è irrecuperabile sarebbe stato tutto inutile!” mi disse Ayako sorridendomi.
“Dai andiamo a mangiare, ho una fame!”
Percorremmo il corridoio pieno di gente. All’improvviso dei gridolini fastidiosi attirarono la nostra attenzione.
“Cosa succede?”
“Guarda!” mi disse facendomi cenno con il capo. Io guardai verso il punto in cui mi stava indicando. “Quello è Kaede Rukawa. Abbiamo fatto le medie nella stessa scuola. È un fuori classe con il pallone da basket.”
“Sì, ma non mi sembra che quelle tipe lo apprezzino per la sua bravura!”
”Bhe bisogna ammettere che non è affatto male.”
“Sì, ma non sopporto le oche.” Il mio stomaco si fece sentire. “Ho fame!”
“Ah ah. Sì, andiamo a mangiare.”

“Fa proprio schifo questo panino.” Dissi con un’espressione disgustata sul volto, che provocò l’ilarità della mia amica.
“Perché non ti sei portata il pranzo da casa?”
“Mi sono alzata tardi e non ho fatto in tempo a prepararla.”
“Cavoli ormai non manca molto.” Disse addentando un pezzo di carne.
“Mh?” ingoiai a fatica un morso del mio panino. “A cosa ti riferisci?”
“All’inizio del campionato. A cos’altro?!”
“Bhe hai ragione. Che domanda stupita che ti ho fatto!!” dissi sarcastica.
“Non mi prendere in giro. Inizia il 19 maggio. Siamo tutti molto felici…. Ci verrai a sostenere? Quest’anno c’è anche Mitsui…”
“Non penso proprio!” dissi secca.
“Non pensi che …”
“Non penso nulla Ayako. Non so neanch’io che pensare. Che fare.” Chiusi lì il discorso. Lei sembrò capire.


Fine primo capitolo.

 
Continua nel capitolo:


 
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