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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: VAMPIRES
Genere: Romantico, Horror, Drammatico, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC, AU
Autore: nitrovtesta galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/10/2008 22:55:40

Una giovane donna vagava, impassibile e sicura, per le strade malfamate di una cittadina inglese, non molto distante da Londra. Dalla taverna...
 
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VAMPIRES
- Capitolo 1° -

Vampires



Una giovane donna vagava, impassibile e sicura, per le strade malfamate di una cittadina inglese, non molto distante da Londra. Dalla taverna le grida e le risa si propagavano per tutti i viottoli, fino ad arrivare alle sue orecchie attente; uomini stanchi della vita, marinai di passaggio e giovani fanciulle che avevano smesso di cercare marito ed avevano scelto una vita di vizi e lussuria si riversavano tutti in quella catapecchia che sorgeva a pochi metri dal porto. Era detta la Locanda degli Artisti, anche se ormai era frequentata solo da malfattori e meretrici.
La giovane decise di entrarvici, stanca del viaggio che l’aveva portata in quell’assurdo paese, che amava definire, ai limiti della decenza. La sala principale, grande e spaziosa, ospitava alcuni marinai, già brilli alle dieci di sera e alcune donne di bell’aspetto, tutte in fila poggiate alla parete che portava alle stanze superiori. L’odore di alcol e stufato aleggiava nell’aria, dando a quel posto un non so che di stranamente accogliente. I tavoli in legno erano posizionati tutti vicino ai muri e alle finestre, in modo da lasciare libero il passaggio verso il bancone, sporco e umido di birra, verso il quale la ragazza si era poggiata, incurante della sporcizia che ora stagnava anche sul suo braccio.
“Posso aiutarvi, dolce fanciulla?” chiese un uomo dalla barba ispida e incolta, l’oste del locale. L’uomo era vestito quasi di stracci, una camicia sgualcita color della sabbia, ma che un tempo doveva essere stata sicuramente bianca, e un paio di pantaloni stracciati e ricoperti di macchie di unto e, per quanto si poteva capire dall’odore che emanava, vomito; portava in tasca un enorme fazzoletto con cui puliva probabilmente i tavoli, che però sembrava tutt’altro che un buon mezzo per fare pulizie.
“Sì, grazie. Potrei avere una birra, doppio malto, e una stanza per la notte?” chiese lei, con molta gentilezza, anche se il suo sguardo non lo era.
L’oste si prese un momento per darle una risposta; la voce dolce della ragazza lo rassicurava, ma lo strano sguardo ricurvo non gli promettevano nulla di buono.
“Cara, per la birra non ci sono problemi, ma vede, forse riesco ancora a trovarle una camera, perchè sa in una taverna come questa, le stanze vanno via in fretta.” disse l’oste indicando con lo sguardo le donne poggiate al muro che cercavano di accalappiare qualche marinaio di bell’aspetto.
“Posso aspettare. Ecco le due sterline per la birra. Devo ammettere che è parecchio cara qui.” dovette ammettere lei con una vena di disappunto.
“Vede, cara, la mia birra è la migliore di tutta l’Inghilterra. Nessuno si era mai lamentato del prezzo prima d’ora.” disse lui enfatizzando le parole ‘migliore’ e ‘nessuno’. La giovane accennò un sorriso e si immerse nel dolce gusto della birra. Bevve quasi tutto il contenuto del boccale in un sol sorso, cosa che lasciò stupefatti molti degli uomini all’interno della locanda. Si sedette sullo sgabello di legno, non poco traballante, e si accasciò sul bancone; le braccia le facevano da cuscino e, con un occhio chiuso e uno aperto, sbirciava la gente intorno a sé, curiosa di vedere come passavano le nottate i giovani inglesi di basso rango.
Un ragazzo di bell’aspetto le si avvicinò furtivo, cercano il miglior modo per attaccare discorso con la giovane. Era diverso dagli altri nel locale: un lungo cappotto in velluto nero gli copriva l’intero corpo, che però sembrava slanciato e muscoloso; portava i capelli color ebano legati in un insolito codino basso e aveva degli stupendi occhi color oceano. La ragazza lo guardava avvicinarsi e non poté fare a meno di essere rapita da quella visione.
“Salve bella fanciulla. Voi non siete di queste parti, o mi sbaglio?” chiese lui chinandosi leggermente in segno di saluto.
“No, sono di passaggio.” rispose lei facendo segno all’oste di portarle un’altra birra.
“Non dovreste bere troppo. Comunque questa se mi permette gliela offro io.” disse porgendo al vecchio barbuto dall’altra parte di pancone le due sterline.
“Grazie.” rispose semplicemente lei, per poi posare lo sguardo sul bicchiere pieno di birra al suo fianco.
L’uomo continuava a guardarla sorridente, senza distogliere lo sguardo dal suo corpo tonico e dal suo seno formoso che si intravedeva dal corpetto. La ragazza non fece caso al suo sguardo, anche perchè sembrava apprezzarlo, stranamente.
“Senta signorina, potrei sapere il suo nome. Io sono Miroku James Masters.” disse lui sfiorandole la mano con la sua. Il suo tocco era gelido e sensuale, tanto da far venire i brividi alla ragazza.
“Mi chiamo Sango Constantine.” disse ancora rapita da quel tocco fugace.
Lui la guardò intensamente per alcuni minuti. Continuava a sfiorarla, apparentemente involontariamente, e il suo respiro caldo le inondava il volto e le faceva battere il cuore all’impazzata.
“Potremmo stare insieme tutta la notte se tu volessi…” le sussurrò ad un orecchio.
Sango non sapeva cosa rispondere. La sua mente era annebbiata dall’alcol e dai fumi della taverna. Desiderava quell’uomo, ma era solo un sentimento fugace e lei non avrebbe mai ceduto. Non era in quel luogo per futili motivi, aveva uno scopo e avrebbe dovuto portarlo presto a termine, se non voleva morire. Ma i tocchi di lui e i suoi occhi oceano continuavano a farla sussultare. Non disse niente, semplicemente gli fece cenno di si con la testa e lo seguì fino a una delle stanze che si trovavano al piano superiore. Il lungo e stretto corridoio le ricordava un racconto dell’orrore che aveva letto anni prima, un racconto di vampiri.
Entrarono in una stanza, dalle pareti ricoperte di vecchia carta da parati ammuffita e strane macchie di umidità. Il pavimento scricchiolava sotto ogni loro minimo passo. Raggiunsero il letto, dove lui si svestì in una velocità sovrannaturale. Lei ci mise più tempo, cercando di slacciare il corpetto che le stringeva il busto. Una volta tirata via anche la gonna in velluto rosso e pizzo e la biancheria gli si avvicinò con fare indeciso. Lui, invece, sapeva bene come comportarsi in una situazione come quella: le portò le mani alla vita, cingendola e portandola così sul letto, sotto di lui. Le baciò il collo più volte, assaporandone il sapore e la pelle candida; i suoi denti lasciavano piccoli segni ove lui mordeva. La ragazza gemeva sotto di lui, stringendolo a se e scavando con le unghie nella sua schiena. Lui continuava a baciarla, leccandole il lobo dell’orecchio per poi passare ad assaporare le sue labbra di un rosso vivo che risaltava ancora di più con la candidezza della sua pelle. I due continuavano a baciarsi, cercando di scaldare i loro corpi nudi con carezze e abbracci provocanti. Le mordeva il collo con insistenza, quasi a cercare di passare allo strato di muscolo sottostante, e poi si staccò, guardandola negli occhi. Il suo sguardo era perso nel vuoto, non sembrava nemmeno essere lì con lui. Poi si girò di scatto verso il giovane.
“Scusa, Miroku. Mi dispiace.” non gli diede il tempo di rispondere e si avventò sul suo collo muscoloso, succhiando una grande quantità di sangue, ma lui continuava a dimenarsi e la spingeva cercando di liberarsi dalla sua morsa. Ci riuscì mordendola a sua volta, nel tentativo di scacciarla. Poi sbatté contro il muro e cadde a terra, immobile. La giovane non poteva credere di aver ucciso il ragazzo. Gli si avvicinò, ma la paura era troppa, non poteva rimanere in quella stanza.
Recuperò i vestiti e saltò fuori dalla finestra; con un balzo raggiunse il balcone della stanza a fianco e poi si calò giù lungo la grondaia. Corse per parecchi metri prima di fermarsi per riprendere fiato. Ripensava al giovane sopra di lei che la stringeva e la baciava con passione, poi quella strana sensazione di fame e desiderio: non riuscì a fermarsi. Sentiva il sangue di lui scorrerle nelle vene, il sapore metallico di quel liquido porpora sulla sua lingua, il suo calore entrargli in corpo e riscaldarla, come se fosse ancora viva, come cento anni prima. Non ricordava nulla della sua vita passata, probabilmente per un qualche trauma subito quando fu morsa. Stranamente non si era ancora abituata a quella sensazione di freddezza e di mancanza di vita. Odiava non sentire il battito del proprio cuore, la pelle fredda e bianca, quell’estrema sete che le attanagliava le viscere. Ma amava quando poi riusciva a dissetarsi con sangue fresco, adorava sentire la vita e la morte tra le sue labbra, non poteva fare a meno di pensare ad un corpo che si dimena nel vano tentativo di sottrarsi a quell’assurda fine. Non aveva mai trasformato qualcuno in un vampiro; aveva sempre, e solo, ucciso. Non voleva far provare a qualcun altro le atrocità e la sofferenza che lei stessa aveva provato. Ma l’immagine del ragazzo continuava a tornarle in mente, qualcosa in lui la incuriosiva e la attirava. Pensava a come lo avrebbero trovato: nudo, accasciato al suolo, ricoperto di sangue. No, non se la sentiva, doveva almeno cercare di rendere la scena meno cruenta e penosa. Decise allora di tornare alla locanda. Entrò dalla porta principale, ma nessuno fece caso a lei, così si avviò verso la stanza. Aprì la porta in un sol colpo, ma dentro non vi era nessuno. Si guardò attorno cercando segni di qualche persona estranea che avesse potuto aver trovato il corpo, ma niente. Scese le scale visibilmente scossa e si rivolse all’oste, chiedendogli se sapesse qualcosa del giovane elegante che era salito in camera con lei.
“Signorina, mi dispiace, ma quel giovanotto se ne è andato circa dieci minuti fa. Mi duole dirle che spesso viene qui alla ricerca di qualche fanciulla con la quale divertirsi e mi dispiace che l’abbia usata in questo modo. Però, so dove abita, se vuole fargli visita. In realtà non dovrei darle questa informazione, ma lei sembra così sconvolta.”
La ragazza prese dalle mani del vecchio il foglietto con l’indirizzo del giovane. Com’era possibile che un morto se ne fosse andato con le sue stesse gambe?
Corse fuori. L’appartamento di Miroku non era molto distante dalla locanda, solo qualche viuzza più in là del molo. Lesse ‘Masters’ sulla porta d’ingresso, così fu sicura di essere nel luogo giusto. Suonò il campanello più volte, ma solo dopo qualche minuto scese qualcuno ad aprirle.
“Scusi, ma le sembra il caso di suonare a quest’ora di notte?” disse un ragazzo dai capelli argentei che teneva per mano una dolce fanciulla dai capelli corvini.
“Cerco il signor Masters. Miroku.” disse Sango impaziente di ricevere una risposta.
“E’ in camera sua, è appena rientrato. Ma sa, non mi sembra che si senta molto bene. Forse dovrebbe tornare domani.” disse il giovane con fare gentile.
“No, io devo vederlo adesso. E’ per colpa mia che ora sta male, devo parlargli.”
Il ragazzo vide la ragazza sconvolta e, incoraggiato dalla giovane al suo fianco, la fece entrare.
“La seconda porta a destra, al piano di sopra.” disse senza nemmeno guardarla negli occhi.
La ragazza fece un cenno di ringraziamento e corse al piano superiore. La casa era piccola, anche se si ergeva su due piani, e il corridoio era parecchio stretto, forse più di quello della locanda. La ragazza bussò, ma non disse niente.
“Inuyasha, è pronto il tè? Dai entra, ho bisogno di bere qualcosa di caldo.” disse pensando che a bussare fosse l’amico.
La ragazza entrò facendo sussultare il ragazzo che però non si scompose più di tanto. La guardava intensamente; sapeva che l’aveva tramutato in un vampiro, ma non capiva perchè ora si trovasse nella sua stanza.
“Scusami, io non volevo.” disse lei con un filo di voce.
“Cosa? Non volevi tramutarmi in un vampiro? Volevi solo uccidermi?” chiese lui serio.
“Ti ho cercato alla locanda. Non pensavo di averti trasformato, te lo giuro. Io, solo non sono riuscita a trattenermi. Non è facile essere un vampiro e, tra l’eccitazione e la fame, non sono riuscita a resistere. E’ come se qualcosa di attanagliasse le viscere e devi assolutamente farlo smettere. Non volevo né ucciderti né trasformarti, in realtà volevo solo avere una notte di fuoco con te. Forse era l’alcol che parlava, o la fame, ma volevo solo te, nient’altro.” ammise lei.
“Capisco. Tanto ormai non credo ci sia molto da fare.” disse lui guardandosi la pelle ancora più pallida.
“Hai detto che volevi solo me, giusto?”
La ragazza guardò stupita il giovane: come poteva pensare al sesso dopo che lei gli aveva rovinato la vita a quel modo?
“Come hai detto?” chiese lei pensando di aver frainteso le sue parole.
“Hai capito benissimo. Sai cosa ho provato quando ti ho morsa per allontanarti? Puro piacere, e adesso voglio che tu sia mia!” disse lui cingendole i fianchi con le braccia muscolose. Le cominciò a baciare il collo, tastandolo con la lingua in ogni suo centimetro e notando che le ferite che le aveva procurato si erano già rimarginate. Lei sospirava e lo stringeva a sé; non riusciva a resistere al suo profumo e a quell’insolito calore che ancora l’avvolgeva. Lui la spinse contro la porta e mentre con una mano continuava ad accarezzarle la schiena, con l’altra chiudeva la porta a chiave, prevedendo che Inuyasha sentendo degli strani rumori sarebbe potuto venire a controllare. Poi la portò sul letto, cominciando a slacciarle il corpetto che la avvolgeva. Dopo essersi svestiti i due continuarono a baciarsi e stimolare i punti che più li eccitavano. Lui la penetrò con dolcezza mentre la ragazza gemeva ad ogni sua spinta, sempre più veloci e potenti. I loro corpi continuavano a stringersi senza sosta, come se il tempo a loro disposizione fosse troppo poco per quell’atto d’amore. Questa volta la ragazza non aveva una sete insaziabile di sangue, voleva solo il calore del giovane. Continuarono a stringersi e ad amarsi tutta la notte, fino a cadere stremati nel letto, intorno alle prime ore dell’alba.
Le tende scure non facevano penetrare che poca luce, giusto per poter vedere nella piccola stanza del giovane. Miroku strinse la ragazza a sé, vedendo che dormiva profondamente. Sembrava quasi morta: la pelle bianca come il latte, il respiro appena accennato, la mancanza del battito del cuore, la sua carne fredda, tutte cose che mandavano il ragazzo su di giri. Non resisteva a quelle labbra rosse di linfa vitale appena strappato a una qualche vittima, gli occhi iniettati di sangue che lo fissavano mentre si erano amati poco prima. La ragazza si rigirò più volte, forse cercando una posizione comoda nella quale dormire, non abituata a letti duri come quello del ragazzo.
“Cosa ci fai sveglio?” chiese a Miroku.
“Non sono ancora abituato a non stare al sole, per me questa sarebbe ora di alzarmi. Ma sto benissimo anche qui sveglio a guardarti se ti può consolare.” le disse lui con un sorriso, per poi bacarle delicatamente la fronte.
Lei sorrise di rimando e si strinse ancora di più a lui. Rimasero in quella posizione un’oretta, finche Kagome, la ragazza che stava con Inuyasha, non venne a chiamare l’amico.
“Miroku, c’è la colazione! Se vuole mangiare anche la tua amica non c’è problema!”
Il giovane non rispose, proprio non voleva lasciare quel comodo giaciglio e la sua bella fanciulla, così finse di dormire.
Intanto Inuyasha continuava a pensare allo strano comportamento dell’amico. Sapeva bene cosa gli era successo e non poteva fare a meno di pensare che avrebbe dovuto uccidere il suo migliore amico. Sapeva che sarebbe stata dura, ma lui era un cacciatore di vampiri e non poteva lasciarlo andare via come se niente fosse. Non era sicuro della sua trasformazione finche non vide entrare la giovane Sango in casa sua. Sapeva riconoscere un vampiro ad occhi chiusi e lei lo era di sicuro. Aveva anche sospettato che l’amico fosse stato morso, ma non voleva affrettare le conclusioni, ma quella ragazza era la causa di tutto e l’avrebbe uccisa il prima possibile. Non capiva perchè fosse tornata a cercare Miroku, non sembrava una vampira inesperta, anzi doveva avere almeno un centinaio d’anni, ma sembrava visibilmente scossa da ciò che era successa al suo amico. Ma questo non gli importava, lei lo aveva morso, rovinato la vita, e lui gliel’avrebbe fatta pagare.
“Inuyasha, Miroku non mi ha risposto. Credo stia ancora dormendo.” disse Kagome scendendo le scale.
“Lo so. Non so come fare. Non posso uccidere il mio migliore amico come niente fosse. Non posso, non è come tutti gli altri.” disse mettendosi le mani tra i capelli e stringendo forte i pugni come a volersi punire per aver pensato di uccidere l’amico.
“Non puoi fare altro Inuyasha. Devi. Dispiace anche a me, noi tre siamo praticamente cresciuti insieme, ma sai che non puoi lasciarlo in vita.” ammise Kagome con le lacrime agli occhi.
I due rimasero in silenzio finche non sentirono qualcuno scendere le scale. Sango era visibilmente stanca, mentre Miroku non sembrava ancora essersi abituato alla vita da vampiro, tanto che era arzillo e pieno di energie la mattina presto.
“Allora Inu come procede la vita?” chiese Miroku prendendo una tazza di caffè dal tavolo di fronte a lui.
“B-bene…” disse lui balbettando vedendo il pallore sul volto dell’amico.
“Non ci presenti la tua amica?” chiese Kagome titubante cercando di sviare il discorso.
“Ah, sì. Lei è Sango.” disse tutto sorridente.
Sango era quasi addormentata, stanca per l’ora del mattino; lei non era più abituata a stare sveglia a quell’ora, ma Miroku non l’aveva nemmeno ascoltata, a tutti i costi aveva detto di doverle presentare i suoi migliori amici. La ragazza si stropicciò leggermente gli occhi e poi strinse la mano a Kagome e Inuyasha in segno di saluto.
“Scusate, ma non dormo molto di questi tempi, così mi ritrovo sempre stanca morta la mattina.” disse lei cercando di drammatizzare.
“Capisco. Comunque non mi sembri una di queste parti. Sei straniera?”chiese Kagome interessata.
“No, sono di Londra. Ma avevo voglia di fare un qualche viaggio, così mi sono spostata verso la campagna.”
Inuyasha sapeva bene che non era quello il motivo. In realtà molti vampiri si stavano spostando verso la campagna per l’arrivo di nuovi cacciatori di vampiri provenienti da varie parti d’Europa con l’intenzione di fare un po’ di pratica con i vampiri inglesi. Grandi sette di vampiri si trovavano nella zona di Londra e nessun cacciatore si sarebbe mai lasciato scappare l’occasione di avere tra i propri trofei la testa di un vampiro londinese.
Sango era leggermente sulla difensiva: sentiva lo sguardo di Inuyasha su di sé e questo la intimoriva. Era sicura fosse un cacciatore, da come la guardava, da come si comportava con lei e dalla strana reazione avuta guardando l’amico fin troppo pallido.
“Ehi Sanguccia che ne dici di mangiare qualcosa e poi tornare su?” chiese Miroku con una nota di malizia nella voce.
La ragazza acconsentì, ma non fece in tempo ad alzarsi dalla sedia che Inuyasha le si avventò contro con un paletto di frassino, tentando di colpirla al cuore, ma ferendola invece solo di striscio. Sango, presa alla sprovvista, non sapeva bene come comportarsi, ma decise di fare quello che credeva il meglio per le: colpire Inuyasha. Prese allora una sedia e la scaraventò addosso al ragazzo ancora a terra dopo aver mancato la vampira. Il giovane si era rialzato cercando di colpire nuovamente la ragazza, che però aveva una forza e una velocità superiore di quanto pensasse. Allora decise di scagliarsi sull’amico, per mettere fine alla sua vita da vampiro, ma anche Miroku non si fece prendere alla sprovvista e scansò l’amico con un calcio, cercando però di non ferirlo in modo grave.
“Inuyasha smettila! Parliamone prima almeno!” gli urlava Miroku.
Il giovane dai capelli argentati si calmò, cercando di parlare con l’amico. Sango invece non rimase un minuto di più in quella casa, lanciandosi all’esterno coperta da una mantellina trovata in casa. La ragazza scappò tra la gente, cercando rifugio in un vicolo ombreggiato. Miroku la cercava con lo sguardo tra la folla, restando però lontano dalla luce del sole, che altrimenti lo avrebbe bruciato.
“Inuyasha, cosa ti è preso?” gli urlava Miroku con tutto il fiato che aveva in gola.
“Tu sei un vampiro! Sai che non posso lasciarti in vita come se nulla fosse! E non posso lasciare in vita nemmeno Sango!” gli rispose lui con altrettanto ardore.
“Potevamo parlarne. Se tu mi avessi detto che sapevi avremmo potuto trovare una soluzione meno drastica della mia morte, non credi?”
Il ragazzo non rispose, lasciando l’amico in piedi davanti a lui senza una spiegazione. Semplicemente si diresse in cucina e tirò fuori una bottiglia di gin con la quale affogare i suoi pensieri.
Sango intanto era entrata in una piccola cripta, nel cimitero del paese, dove sapeva che si trovava un suo amico di vecchia data, colui che l’aveva morsa più di cento anni prima. Il ragazzo era biondo e vestito di pelle ed era seduto su un sepolcro in pietra.
“Mia bella Constantine! Ben tornata a casa!” disse lui posando l’ennesima bottiglia di birra vuota sul pavimento in pietra della tomba.
“Salve Chas. Continui a bere troppo come posso notare.” disse lei accennando un sorriso.
“Cara Sango, sai bene che l’alcol non mi fa più di un leggero mal di testa. Sei tu quella che non lo regge nemmeno da morta.” disse alzandosi dal sepolcro e avvicinandosi alla ragazza, stampandole un bacio sulla guancia.
“Mi sei mancata. Com’era Londra?” chiese lui, ora con fare dolce.
“Niente di che. Meretrici e ubriaconi come qui, ma molto più cibo facile. Non devi neanche chiedere che qualche uomo di mezza età ti si accascia tra le braccia pronto ad essere morso. L’unica cosa che mi infastidiva erano i topi: erano una valanga, saranno stati tre volte gli abitanti della città di numero.” disse lei girando per la cripta gesticolando.
“Allora che ci fai a quest’ora qui da me? Non potevi aspettare stanotte?” chiese lui curioso di sapere il motivo dell’arrivo della giovane.
“E’ una storia lunga. Ieri notte ho morso un ragazzo e per qualche strano caso l’ho trasformato in un vampiro. Abbiamo passato una notte insieme dopo che io lo trovato a casa sua, ma il suo migliore amico è un cacciatore di vampiri e a cercato di uccidermi così io sono scappata coprendomi come potevo e sono venuta da te.” disse lei in un sol fiato.
“Storia interessante. Mi chiedo come tu sia potuta tornare da lui. Cosa ti importava di averlo o meno trasformato?” chiese Chas.
“Non volevo che lui soffrisse come avevo sofferto io quando tu mi hai trasformato.” disse lei con tono serio.
“Tesoro, vuoi dire che non mi vuoi bene?” chiese lui facendo il finto offeso.
“Non fare lo scemo. A me piace veramente quel ragazzo e non sopporto di avergli rovinato la vita. Io mi fidavo di te, anche se poi mi hai morso.”
“Sapevi benissimo che ti stavo solo usando. Sapevi che saresti morta.” disse lui serio.
“Sì, ma tu non mi hai uccisa, mi hai trasformata in una vampira e per questo non ti perdonerò mai.” gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Non voglio il tuo perdono.”
” Lo so.”
Lui la strinse tra le braccia. Non era certo come l’abbraccio di Miroku, ma anche Chas era sempre riuscito a consolarla. Certo cento anni di amicizia non si potevano cancellare in un attimo e lui le era sempre stato accanto, nel bene e nel male. Lui era il migliore amico di suo fratello. Un giorno scoprì che era un vampiro e lui la minacciò dicendole che avrebbe ucciso suo fratello se avesse detto in giro che era un vampiro. Sapevano entrambi che lui non lo avrebbe mai fatto, era veramente amico di Kohaku, ma Sango non stette ai patti, facendo scoprire l’intera setta di vampiri e Chas la trasformò in un vampiro, come punizione per non aver mantenuto la promessa e anche per evitare che finisse preda di quelli della setta che erano riusciti a fuggire. Le voleva bene come una sorella e si era sempre pentito di averle rovinato la vita a quel modo, ma era l’unica soluzione che gli era venuta in mente in quel momento.
“Dobbiamo trovarlo Chas. Ti prego aiutami.” gli chiese con le lacrime agli occhi.
“Certo, sai che per te farei tutto.” le sussurrò all’orecchio.
“Grazie.” disse lei stringendosi a lui ancor di più.
Miroku intanto cercava di parlare con Inuyasha, piuttosto brillo dopo tutto l’alcol che aveva ingerito.
“Inuyasha, hai ancora intenzione di uccidermi?” chiese il giovane col codino.
“Miroku, io non vorrei, ma se non lo faccio io lo farà qualche altro cacciatore. Quindi preferisco essere io. Così finalmente mi punirò per non averti protetto da quella vampira. Sapevo che un giorno sarebbe successo a qualcuno che mi era caro, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo così presto. Diamine abbiamo solo vent’anni!” disse sbattendo i pugni sul tavolo.
“Senti, uccidi me, se vuoi. Ma non Sango. Non ucciderla, ti prego!”
“Sei forse impazzito? Come puoi non volere la sua morte? Lei ti ha ucciso!” gli urlava Inuyasha.
“Se fosse stata Kagome a morderti e io dovessi uccidervi entrambi, tu vorresti che io la uccidessi?” gli chiese serio.
“No, credo di no. Senti, aspettiamo la notte per discuterne.” propose Inuyasha.
“Sono d’accordo.” disse Miroku, poggiando una mano sulla spalla dell’amico.
Il sole era calato e Chas e Sango si stavano dirigendo verso la casa di Inuyasha e Miroku. Per le strade non vi era anima viva, tutti spaventati dalle notizie arrivate da Londra riguardo i vampiri. Chas aveva ucciso parecchi vampiri durante la sua vita. Amava esserlo, ma molti di quegli esseri non si rendevano neppure conto delle azioni che compivano. Molte volte vampiri allo stremo delle forze avevano attaccato bambini e donne indifese per sopravvivere e questo non gli era mai piaciuto. Aveva anche protetto spesso Sango dall’attacco di vampiri più grandi e forti di lei, quando all’inizio era ancora debole e indifesa.
“Constantine, come si chiama questo tizio che vuoi vedere?” chiese curioso.
“Miroku James Masters.” rispose.
“Fratello del famoso Inuyasha Daniel Masters, cacciatore di vampiri di fama mondiale oserei dire. Possibile che l’unico ragazzo di cui ti sei innamorata in cento anni sia fratello di uno spietato cacciatore?” disse lui confermando tutti i suoi dubbi nei riguardi del ragazzo.
“Se non mi vuoi aiutare dillo?”
“Per te morirei altre mille volte.” disse prendendole la mano e tirandola a sé cercando di velocizzare il passo per arrivare il prima possibile a destinazione.
Intanto a casa dei due fratelli la calma si era ristabilita. Kagome guardava fuori dalla finestra, come alla ricerca di un segno, quando vide avvicinarsi due figure alla casa.
“Ragazzi, Sango è tornata! E con lei c’è uno strano tipo, direi un vampiro!” urlò ai ragazzi.
“Fammi vedere.” disse Inuyasha appostandosi vicino alla finestra e spostando leggermente le tende per avere una visuale migliore. I due giovani vampiri si avvicinavano con passo svelto alla casa dei ragazzi. Inuyasha guardava quasi divertito i due che si avvicinavano; conosceva bene Chas e vederlo con Sango certo non lo aiutava a pensare a quella ragazza in maniera positiva.
“Dimmi te se mi dovevo cacciare in ‘sto guaio!”
“Chas puoi ancora andartene.” continuava a ripetergli lei.
“No, sai è che non sono abituato ad avere la sensazione di morire. Ormai mi ero abituato in questi cinquecento anni a vivere.” ammise lui.
“Puoi definire vita questa cosa che siamo?”
“Beh, io vivevo peggio prima, quindi direi di sì.” e detto questo la baciò. un semplice bacio a stampo, solo per sapere finalmente che sapore avevano quelle labbra.
“Cosa fai?” disse lei rossissima in volto.
“Se la mia pseudo-vita deve finire, meglio non avere nessun rimpianto e dato che sei la persona a cui voglio più bene a questo modo ho pensato fosse meglio dimostrarti il mio affetto.” disse lui con il suo solito sorriso ebete stampato sulla faccia.
“Anche io ti voglio bene, ma non baciarmi mai più; puzzi troppo di alcol e sigarette!” disse lei ridendo.
Inuyasha aveva ascoltato tutto il discorso dato che i due si trovavano a pochi passi dalla finestra e ne era rimasto sconvolto; sembrava di sentire parlare due persone normalissime, non certo due vampiri. Li osservava in quello strano abbraccio, mentre sentiva un’innaturale calore provenire dai loro corpi. Come potevano i vampiri essere così simili agli umani? Certo lo erano stati, ma alcuni di loro diventavano veri e propri animali, intenti solamente a strappare le carni e il sangue dai corpi esanimi delle loro vittime.
“Inuyasha, è parecchio tempo che non ci si vede!” disse Chas scorgendolo dalla finestra.
“Chas. Ogni volta che c’è qualche problema tu sei nei dintorni, com’è mai possibile?” chiese lui uscendo da dietro la tenda.
“E’ un dono, non chiedermi come faccio, sono i guai che chiamano me. E comunque io sono qui per parlare con te, non per combattere o altro.”
“Sai Chas, non mi sorprende affatto che questa vampira stia con te. Ma sì, credo che parlare un po’ non possa farci poi così male. Ci combattiamo da anni e non ci siamo mai messi a quattrocchi a discutere sui vari motivi che ci hanno portato ad una vita di sofferenze.” rispose Inuyasha.
“Volete entrare?” chiese poi.
“Sai benissimo che non possiamo entrare se non ci inviti tu. Comunque grazie.” e detto ciò Chas trascinò con sé Sango all’interno della casa. Miroku era seduto sul divano, pensieroso, quando scorse la giovane vampira entrare nella casa. Subito le si lanciò contro, abbracciandola e baciandole le soffici labbra. Sango di tutta risposta strinse forti le braccia intorno al suo collo, come se stesse cercando di aggrapparsi per non cadere nel vuoto.
“Quanto mi sei mancata…” le sussurrò ad un orecchio.
“Anche tu, ma ora dobbiamo parlare.” disse lei in tono serio, scostandosi leggermente da lui e facendogli segno di tornare a sedersi. Kagome entrò con delle tazze di caffè, per lei e Inuyasha che probabilmente avrebbero fatto fatica a stare svegli dopo la turbolenta giornata.
“Scusi signorina, non è che ha una birra?” chiese Chas che proprio non riusciva a fare a meno dell’alcol, nemmeno in quella situazione.
“Certo!” rispose sorridente la giovane dirigendosi in cucina.
I quattro erano seduti intorno alla grande tavola al centro della sala, mentre kagome sedeva su una poltrona, seguendo il discorso in disparte. Inuyasha fu il primo a prendere parola, stanco dei lunghi silenzi.
“Allora, datemi un buon motivo per non uccidervi.” disse schietto.
“Mio caro, prima di tutto spiegami un motivo per cui io non dovrei uccidere te. Secondo, noi siamo qui per parlare. Sango non aveva intenzione di trasformarlo, non le è mai successo in cento anni, è stato solo un fatale errore. Lei si è sempre e solo cibata di truffatori e malfattori malconci della bella Londra. Poi quando è tornata qui ha avuto una svista per colpa dell’alcol, non lo regge molto. Certo non era sua intenzione fare del male al tuo amico. Mi dispiace sia successo a qualcuno di vicino a te, ma poteva succedere a chiunque, tutti commettiamo errori.”
“Sì, ma non tutti succhiamo il sangue alla gente per vivere! Quindi la tua amica doveva stare attenta…Sango capisco che per te deve essere difficile essere un vampiro, ma devi capire che io non posso lasciarti in vita. Lo capisci vero?” chiese rivolto a Sango.
“Sì, ma non uccidere Miroku. Capisco che possa suonare strano, ma io odio essere un vampiro e so che probabilmente anche lui odierà esserlo, ma non voglio che muoia a causa mia. Ero di ritorno da Londra e non toccavo un goccio di sangue da giorni, così mi sono fiondata sull’alcol; a quel punto Miroku mi ha, come potrei dire, ‘adescata’ e io ci sono stata, solo che poi non ce l’ho fatta a resistere all’odore del sangue e l’ho morso e lui per scacciarmi ha morso me. Non potevo prevederlo, il trasferimento di sangue non doveva esserci. Io lo avrei morso solo per poche gocce, sarebbe rimasto in vita, magari un po’ debole, ma in qualche giorno si sarebbe ripreso! Giuro che non volevo!” disse in lacrime, mentre Chas la consolava.
“Scusate, ma penso che dovrei intervenire anche io, dopo tutto sono io quello che è stato morso. Ormai non centra più chi ha morso chi o per quale motivo. Il vero problema è che molti non capiscono che molti vampiri morsi mantengono la loro coscienza e tutto quanto, sono sempre le stesse persone, solo che hanno bisogno di sangue per vivere e non possono uscire con la luce del giorno. Io sono sempre la stessa persona, posso assicurartelo, ma ora sta a te, Inuyasha, scegliere se ucciderci o lasciarci vivere. Devi scegliere sapendo che probabilmente morderò molte persone, che potrei trasformarle, anche se mi impegnerò per essere il più buono possibile, anche se cercherò di fare il minor danno possibile, sai che dovrò cibarmi, che siano malfattori, meretrici o topi, sai che dovrò farlo. Ora fai la tua scelta, vita e morte sono nel palmo della tua mano. Scegli se conficcare quel paletto nei nostri cuori o se fare quello che fino ad ora hai ritenuto la cosa più giusta.”
Miroku stava in piedi, dalla parte opposta del tavolo, aspettando una risposta del fratello. Sapeva di averlo messo con le spalle al muro, sapeva che nessuna cosa lo avrebbe convinto che c’era un buon motivo per lasciare in vita dei vampiri e sapeva che l’unico modo era quello di avere il più in fretta possibile una risposta: vita o morte?
“Fratello, sai che tu e Kagome siete la mia unica ragione di vita e sai anche che fino ad oggi ho ucciso centinaia di vampiri, anche se sono molto giovane. Ma non puoi costringermi a lasciare in vita dei vampiri che so che hanno ucciso per centinaia di anni. Io ti voglio bene, ma tu ormai sei morto, quindi è inutile discuterne. Ti do un po’ di vantaggio, meglio che siate veloci, perchè da domani notte la caccia avrà inizio!” rispose Inuyasha, con le lacrime agli occhi.
“Sapevo lo avresti detto. Ci si vede.” Miroku allora prese la mano di Sango e la trascinò fuori con sé, seguiti a ruota da Chas, incredulo di essere riuscito a scappare dal famoso Inuyasha Daniel Masters, lo sterminatore di vampiri.
Da quella notte, Inuyasha non vide più il fratello. Lo cercò ovunque, fino al giorno della sua morte, invano. Non sapeva che Miroku era sempre stato vicino a lui, sempre nello stesso piccolo villaggio nelle campagne vicino a Londra, aspettando che finalmente lo perdonasse per il dispiacere che gli aveva provocato diventando un vampiro e costringendolo a cercare di ucciderlo. Ma Inuyasha lo aveva perdonato già da tempo. Kagome viveva ancora nella loro vecchia casa, dove aveva cresciuto assieme al marito il figlio Miroku, chiamato proprio come il fratello vampiro; Sango ogni tanto passava a trovarla, portandole qualche cosa da Londra, dove lei e Miroku passavano gran parte del loro tempo, e chiacchierando con lei. Kagome aveva sempre saputo che Miroku era vicino a loro, come sapeva che anche il marito lo sapeva, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Chas era sempre rimasto con la coppia; non avrebbe mai lasciato Sango sola con un vampiro inesperto, anche se spesso se ne andava per i fatti suoi. Non si allontanava mai troppo, amava troppo quella ragazza per lasciarla e si era cominciato ad affezionare anche a Miroku. Tutti e tre vagarono per anni per l’Europa alla ricerca di un posto dove poter stare in pace, ma Londra era sempre Londra, e i cacciatori erano sempre cacciatori. Dopo un centinaio di anni vagabondando per il continente, le armi erano più evolute e gli sterminatori erano sempre di più. Chas non riuscì a proteggere per molto tempo Sango e Miroku. Li vide morire sotto i suoi occhi, diede tutto per proteggerli ma alla fine anche lui non poté fare più nulla. Gli anni passati insieme furono indimenticabili, ma quella notte ebbe la stessa sensazione di quando andarono a parlare con Inuyasha, la sensazione che la fine era vicina. Aveva promesso di dare la vita per proteggere Sango ed era ciò che aveva fatto, anche se non era servito a molto. I due innamorati si stringevano mentre le fiamme gli avvolgevano e carbonizzavano i loro corpi già morti. Sango vide Chas avvicinarsi alle fiamme nel tentativo di salvarli, ma non voleva vederlo morire, non in quel momento. “Chas, vattene! Ti prego, scappa!” gli urlavano Sango e Miroku chiusi in un angolo circondati dai roghi. Li sentì urlare contorcendosi tra le fiamme e stringendosi sempre di più l’uno all’altro, finche non sentirono la fine giungere, unendosi in un ultimo bacio.
“Morite bastardi!” urlò Chas lanciandosi contro i cacciatori, mentre le sue ultime parole riecheggiavano per i vicoli infuocati:
“Strappatemi le carni a morsi, uccidetemi, bruciatemi vivo, tanto non ho più nulla per cui vivere. Voi dite che siamo noi i mostri, ma la verità e che siete voi le uniche bestie in cerca di sangue che vedo per le strade sanguinolente di Londra. Bruciate all’inferno!”
 
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VOTO: (2 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
cececca 05/10/08 00:50
Bene...spero allora che mi contatterai per darmi notizie su come e quando la pubblicherai!! A presto e ancora complimenti!
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nitrovtesta 04/10/08 18:18
Si in effetti sto scrivendo una storia di vampiri con personaggi totalmente miei ma questa shot la volevo fare con Inuyasha & co. quindi ho deciso di lasciarla così come l'avevo iniziata...Grazie mille per i bei commenti!
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cececca - Voto: 04/10/08 01:27
Strutturalmente perfetta...forse un pò pesante ma cmq buona!!! Forse pecchi un pò in originalità in quanto hai usato personaggi già esistenti...che hai reso sicuramente personali in modo eccellente..
complimenti per la proprietà di linguaggio che ti appartiene..e sopratutto per la trama...
ottime le descrizioni di luoghi, odori e persone.. da l'idea di guardare un film! Spero che la tua prossima fan fic sia invenata totalmente... mi piacerebbe leggerla perchè so che hai le doti per spiccare... il mio voto è eccellente...totalmente meritato!
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realvampires91 - Voto: 04/10/08 01:16
Certo che hai saputo trasformare bene i personaggi di Inuyasha in personaggi tuoi (anche se in gamba come sei avresti potuto mettere personaggi interamente inventati) cmnq per il resto è una buona fan fic...
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