SEDUTA
- Capitolo 1° -
"Era un bel posto, ci divertimmo molto quel giorno..e..e"il tono divenne all'improvviso basso e tremolante.
Non dissi nulla, la guardai pazientemente aspettando che continuasse.
Lei abbassò gli occhi "Non posso".
"Si che può", il mio sguardo rimase fisso.
"Non ce la faccio!"urlò.
"Lo lasci andare. Sarà tutto più semplice." le ripetei quello che ormai era il ritornello di ogni incontro.
Lei tornò a guardarmi "Per oggi basta..per favore."
Non insistetti più:era sfinita.
La guardai al di là della scrivania e provia ad immaginarmi la bambina allegra e spensierata che era stata un tempo, un tempo ormai lontano.
Il volto magro, fin troppo, con gli occhi incavati di un azzurro spento; non si truccava, non si curava di se..si stava lasciando semplicemente andare.
"Va bene."le risposi, "Ci vediamo la settimana prossima", mi alzai e l'accompagnai alla porta.
"Arrivederci"sussurrò, poco prima che la porta si chiudesse dietro di lei.
Tornai nel mio studio e spensi la luce, poi lentamente mi sdraiai sul lettino. Chiusi gli occhi e ripensai all'ora precendente.
Sara. Era il nome della mia paziente. Aveva 35 anni e veniva in seduta da me da circa un mese; non viveva più nel presente perchè era legata indissolubilmente ad un ricordo del passato.
Ogni volta tentava di ricordare, ed io le dicevo di lasciar andare quel ricordo, per quanto doloroso esso potesse essere.
Finora non ne avevo ricavato molto:un parco..una gita..e basta.
Cosa era potuto accadere' Come può una donna nel pieno della vita perdere il desiderio di vivere? Cosa può aver traumatizzato tanto una bambina?
Tutte domande senza una risposta. Mi massaggiai le tempie, stanca.
Avevo mille ipotesi, ma nessuna di quelle era certa finchè non mi lasciava il suo ricordo, finchè non mi dava la possibilità di capire.
E' così strano che si allontanasse dall'unico modo per aiutarla; perchè volevo aiutarla.
La prima seduta mi raccontò un po' di lei, ma quasi sembrava che non parlasse di sè ma di qualcun altro che aveva vissuto un'altra vita. Era fredda e indifferente, quasi non le riguardasse.
Mi fece capire che viveva da sola e che non aveva legami con nessuno..che non voleva legami con nessuno.
Le chiesi di qualche amica o confidente e la sua risposta mi sorprese: ne aveva qualcuna, e probabilmente le volevano bene, poichè, da quello che mi raccontò, mi parve che era solo grazie a loro se Sara era ancora su questo mondo, erano loro che non la lasciavano cadere in fondo al pozzo.
Aprii gli occhi e mi alzai di scatto..che ore erano?
Cercai a tentoni la luce e gettai un occhi sull'orologio: le otto.
Andai in bagno e mi sciaquai la faccia, poi presi le chiavi dal tavolo e chiusi la porta dello studio, pronta a ritornare nella mia vita.
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