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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: DEM E ME
Genere: Commedia
Rating:
Autore: nana2b galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/09/2008 19:44:38

Io amo la mia vita. Non mi manca niente...perchè dovrei voler cambiare qualcosa?
 
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QUESTA SONO IO
- Capitolo 1° -

<Jem mi sono lasciato con Amelia>
-ah davvero?- risposi con un tono del tutto disinteressato.
<Già…stavolta però credevo davvero di essermi innamorato>
-e com’è successo?-
<Beh sai come succede…si sta insieme, si pensa sempre l’uno all’altra e poi…puff!come ci fosse stato niente.>
-Dem…senti,non voglio essere petulante né voglio ripetermi, ma tu DICI SEMPRE che ti sei innamorato di questa o di quella ragazza e poi..- non mi andava di continuare quel discorso. Glielo avevo ripetuto e ripetuto almeno un centinaio di volte, ma ormai avevo capito che era tutto dannatamente inutile. Dem non sarebbe cambiato.
<Si, lo so quello che stai per dirmi Jem, ma io davvero…stavolta…ero cotto di lei e…>
-Dem non diciamo cavolate. Sei stato con Amelia meno di una settimana…come ci si può innamorare di una persona in meno di una settimana?- ma sapevo benissimo che il problema non era quello. La domanda che avrei dovuta fargli era: “ come ci si può innamorare di una persona alla settimana?”è da malati. Non si può cambiare “fidanzata” ogni cinque giorni perché ci si stanca di lei o perché ci si “innamora” di un’altra. Non solo non è sano ma è da bastardi. E nonostante io gli ripetessi tutto ciò fino alla nausea lui non mi ascoltava…e non potevo neanche odiarlo, perché lui era il mio migliore amico. Lo era sempre stato. Ci conoscevamo da almeno 13 anni e gli volevo un bene dell’anima. Lui era il fratello che desideravo tanto e che non avevo mai avuto. Un fratello più piccolo ce l’avevo già, ma quello non era il tipo di fratello che di solito si desidera. Il classico dodicenne in preda una crisi pre-pre-adolescenziale che lo rende, stranamente, odioso solo agli occhi della sorella maggiore.
Ecco, io avrei voluto avere un fratello della mia stessa età come Dem. Un fratello con cui stabilire un rapporto pacifico e, se possibile, unito a quel pizzico di complicità che rende evidente il fatto di avere lo stesso sangue. Ma la cosa più pacifica che facevamo io e mio fratello era insultarci a distanza invece di farlo faccia a faccia.
Comunque Dem era mio amico da quando andavamo all’asilo. Eravamo cresciuti insieme condividendo gioie e dolori. Ultimamente (e per ultimamente intendo gli ultimi due anni) Dem aveva scoperto un mondo nuovo: quello delle ragazze. Per lui era stata una scoperta eccezionale, così strabiliante da buttarcisi a capofitto…nonostante la sua migliore amica, la sottoscritta fosse una ragazza. Credo che Dem non mi abbia mai visto come una ragazza ragazza, ma semplicemente come Jem. Io ero la sua migliore amica e nient’altro. Tutt’ora era così. E a me tutto ciò va più che bene…penso, infatti, che se lui mi vedesse come una ragazza si creerebbero momenti paurosamente imbarazzanti, quei momenti che annullano la complicità che si crea tra due amici di sesso differente. Ed io mi impegnavo per far restare le cose come stavano. Non ho mai chiesto a Dem cose tipo “Dem ma tu pensi che io sia carina?”. Al solo pensiero mi viene da ridere. Io non sono quel tipo di ragazza. O, perlomeno, non sono quel tipo di ragazza quando sto con Dem.
Comunque, stavo dicendo, quando Dem esplorò per la prima volta il MDR (Mondo Delle Ragazze) salto un po’ di tappe. Più che saltarle le ignorò completamente. Come quando si fa una corsa e si parte dall’arrivo…Dem arrivò alla fine senza quasi accorgersene. Il giorno del suo quattordicesimo compleanno non era già più vergine. Inutile starvi a dire come poteva essere definita la ragazza con cui era stato. Una tipa prematura, insomma. Appena dopo averlo fatto mi aveva scritto un bigliettino e me l’aveva mandato mentre eravamo in classe. Ho ancora stampata in testa ogni singola parola di quello strano bigliettino. Innanzitutto mi colpì il fatto che fosse scritto su una pagina del registro della Haggins, la nostra vecchia prof di inglese. Il foglio era tutto accartocciato e pieno di macchie blu,probabilmente inchiostro. Quando l’aprii riconobbi subito l’inconfondibile e disordinata scrittura di Dem. Fatalità, la penna che aveva usato era La BIC, la penna cancellabile che Dem portava sempre con sé a scuola e con cui scriveva solo le cose davvero importanti. E io non riuscivo a spiegarmi perché, nonostante fosse mancino, si ostinasse a usare quella dannatissima penna che sbavava dappertutto. Mi ci volle quasi un ora per decifrare quello che c’era scritto sul quel foglio di carta stropicciato. La lettera recitava così:

‘’Jeeeem! Non puoi imaginare cosa mi è successo ieri sera! Ti ricordi di quela festa che dava l’amico di papà? Bè ci sono andato e ho incontrato una ragazza C-A-R-I-N-I-S-S-I-M-A. Abbiamo parlato un po’, poi lei mi ha chiesto se, dato che le piacevo, sarebbe voluta venire a fare l’amore con me…io all’inizio non l’o capita, ma poi mi ha portato in una specie di cantina e mi ha fatto vedere…beh, una cosa favolosa, mi è piaciuta un saco!Ala fine anche lei a detto che le era piaciuto e poi se n’è andata…Poi mi sono ricordato che quello che abbiamo fatto stava anche su una rivista…non mi ricordo quale, ma in una ne parlavano…figo, comncue!!Mi sa che mi sono innamorato di quela ragazza..
Se vuoi dopo ti racconto meglio! DEM’’

Rimasi a dir poco scioccata. Per più di un motivo:a)possibile che c’erano certe ragazze in circolazione? B)possibile che Dem non avesse mai sentito parlare di sesso? C)che diavolo di riviste leggeva? D)perché a quattordici anni non sapeva ancora usare le doppie e mettere le H?
Ricordo che dopo aver letto e riletto la lettera mi misi a pensare qualche secondo, poi la riaccartocciai e la buttai dritta dritta nel cestino. Quella fu la prima volta nella mia vita che mi arrabbiai con lui e che litigammo. In quel momento pensavo “ma siamo sicuri che Dem abbia 14 anni?, sicuri che nella suo cervello non ci sia stata una strage di neuroni?possibile che non riesca a capire che quello che ha fatto è da incoscienti, oltre che da stupidi?’’. Ma Dem pareva non capire e continuava a dire che lui non aveva fatto nulla di male e che, anzi, lì in mezzo la suora ero io. Dopo che mi disse quello non ci parlammo per una settimana…o meglio, io non gli parlai per una settimana. Poi, l’ottavo giorno, lui venne a casa mia e si scusò con me per quello che mi aveva detto, non sapendo che io lo avevo perdonato da parecchio e che era il mio smisurato orgoglio a impedirmi di parlare con lui. Dall’ora in poi non litighiamo quasi mai. Le rare volte che succede l’argomento di contrasto è sempre lo stesso: ‘’Dem, perché non la smetti di far soffrire tutte quelle ragazze?’’. Ma lui non vuol sentir ragioni. Semplicemente non mi sta a sentire quando gli parlo di quelle cose è come se si alienasse.
Ormai, cerco di evitare l’argomento, anche perché se io e lui litighiamo non si sa chi sta peggio tra i due. Io non riesco quasi più a fare niente e mi butto da una parte all’altra della casa (o della scuola) come una balena che, spinta dalle correnti oceaniche, si arena un po’ di qua, un po’ di là senza trovare pace. Dem , invece, si immusonisce in modo impressionante e resta col broncio per ore e ore, rimuginando su quello che è successo, senza trovar però una spiegazione plausibile che possa spiegare la nostra lite…bella coppia, eh?
Così, quel giorno, l’ultima cosa che volevo era arrabbiarmi con Dem, soprattutto durante una telefonata. Cercai di cambiare argomento, e dissi la prima cosa che mi veniva in mente.
-Lascia stare, Dem…piuttosto, sai dirmi che fine ha fatto il mio bellissimo mp3 giallo?
<boh cosa vuoi che ne sappia io? Io O-D-I-O quel cosino giallo, perché quando lo ritrovi lo cestini direttamente?>
-Mi stai dicendo di uccidere quel dolce esserino…non puoi volere una cosa del genere.in fondo in fondo, anche tu ci sei affezionato, dì la verità. - dissi con una voce da ochetta tipo quella di Emily Jasons.
<ah!ah!Basta che ne sei convinta tu!>replicò con un tono che tendeva allo scocciato.
L’argomento Emily Jasons non entusiasmava molto Dem. Questo perchè si era beccato una bella cinquina sulla guancia sinistra da quella ragazza, la quale non aveva accettato di buon grado il fatto che lei, indiscussa principessa della San Daniel, venisse scaricata.
Cercai di non scoppiare a ridere ricordando le cinque dita di Emily stampate sulla guancia di Dem. Ci riuscii solo in parte. Emisi uno strano verso, simile ad un grugnito, e lui se ne accorse.
<Che c’è da ridere?Per caso…
-no, no è che stavo pensando…al ballo che organizza Jamie Miller tra qualche settimana…- mentii
<E la parte divertente?
-è che…tu non sei mai andato a una ballo da solo…e quest’anno ti toccherebbe passare la serata in solitario…a meno che tu non trovi qualcuna da portarci. Per una volta invece di dirti di cercartene una per il ballo.- bene, me l’ero cavata abbastanza. Arrampicarmi sugli specchi era una delle cose che mi riusciva peggio. Stavolta però ero stata fortunata.
<Hai ragione. Ma non ci si innamora mica a comando..
-Io dicevo che potevo stare una ragazza semplicemente andando al ballo con lei…senza illuderla o dichiarandoti dopo le prime due ore che state insieme…
<Anche questo mi pare giusto. Quindi adesso io…
Prima che potesse finire la frase sentii la voce di sua madre che lo chiamanva. Che ore erano? Oddio, le sette passate.
-Mi sa che devi andare agli allenamenti…com’è possibile che ti scordi sempre tutto?
<Te l’ho già detto che parli sempre più come mia madre?
-Più di una volta…comunque non ti fa piacere avere me che sono un due in uno?Bel vantaggio no?
<In questo caso preferisco avere solo la migliore amica. Di madre ne basta e ne avanza abbondantemente una…
Dall’altro capo del telefono sentii gridare “TI VUOI MUOVERE?!?!?!SEI IN RITARDO PAZZESCO!!SE ARRIVI DI NUOVO IN RITARDO QUESTA VOLTA SONO CAVOLI TUOI!IO CON L’ALLENATORE NON CI VOGLIO PIU ANDARE A PARLARE!!”
Ahia. Sandra era davvero incavolata. Non che non fosse una brava madre, anzi. Ma quando ci si metteva era quasi peggio della mia…e ce ne voleva.
<L’hai sentita, no?
-Vai campione…- poi mi schiarii la voce e dissi – vai, battili tutti e torna vincitore!
<ok, allora ci vediamo domani a scuola.
-A domani!
Attaccai il telefono ed andai in cucina. Succedeva sempre così. Passavamo delle ore a parlare al telefono e poi, pochi minuti prima di cenare aprivo il mio adorato frigo e ne tiravo fuori il mio adoratissimo yogurt al cocco.
Non c’era niente di meglio…passare quasi tutto il pomeriggio a parlare con il tuo migliore amico, poi mangiarti la cosa che ami più al mondo, fare una leggera cenetta con i tuoi e quella bestiola di tuo fratello (l’unico intoppo della serata) e poi subito al letto.
Quella per me era la vita perfetta. L’unica cosa che mi sarebbe potuta mancare era il ragazzo, ma al momento non era una delle mie priorità. Avevo i miei amici e questo mi bastava. A scuola andava tutto a gonfie vele, nello sport ancora meglio e avevo una vita sociale abbastanza vivace. Che cosa si può desiderare di più a sedici anni? Un ragazzo, appunto.
Al contrario di Dem, che era sempre e costantemente circondato da ragazze, io avevo decisamente meno successo. Innanzitutto non ero mai stata fidanzata, il che a sedici anni non è proprio un gran successo; e non solo non mi ero mai fidanzata, ma non mi era mia piaciuto nessuno in particolare, togliendo gli amori platonici con divi del cinema o sportivi famosi. Il mio attore preferito era Colin Farrel, mentre il mio sportivo preferito era Nadal, il tennista. Non ero mai andata pazza per i calciatori. Alcuni sono senza dubbio dei bei ragazzi, ma mi hanno sempre dato l’idea di stupidi pompati pieni di sé.
Tornando al discorso di prima, cè da dire che non è che non abbia mai avuto un ragazzo perché sono brutta. A me pare di essere una ragazza nella normale. Non sono molto bassa, mi pare 1.65, ho i capelli ricci e castano chiarissimo, gli occhi marroncini e sono abbastanza magra. Normale, insomma. Niente di strano o particolare a parte i capelli boccolosissimi. Una cosa che Dem adorava era mettere le dita nei boccoli, giocarci un po’ e poi disfarli come se fossero suoi, i capelli. Quando cominciava a toccarli finiva sempre che me li arruffava tutti e alla fine del suo, come dire, trattamento assomigliavo ad un leone furente della savana. Ogni volta chiudevo gli occhi, facevo due o tre respiri profondi, mi giravo dalla sua parte, lo guardavo dritto negli occhi, aspettavo qualche secondo, poi mi alzavo di scatto e lo rincorrevo armata di una scarpa o una ciabatta. La cosa succedeva così spesso che ormai lui era abituato a quella mia reazione e appena vedeva che mi giravo, aveva già preso la fuga. Si risparmiava così la mia occhiataccia e si poteva passare direttamente ai fatti. Però non riuscivo mai a prenderlo, anche perché lui era decisamente più allenato di me. Andava a correre tutte le sere , al campo di atletica che si trovava poco distante da casa sua. All’inizio, quando avevamo 11 anni o giù di lì, avevamo preso la buona abitudine di andare a correre al parco davanti casa mia tutte le sere insieme. Poi, una sera, mentre facevamo i soliti giri del parco, un signore notò la velocità di Dem. Fatalità, quel signore era un ex velocista e un allenatore di atletica. Così ci chiamò, parlò con Dem e gli propose di andarsi ad allenare al campo di atletica. Dem, che non sapeva neanche cos’era l’atletica accettò, come aveva sempre fatto, senza pensarci troppo su. Da quel giorno Dem si allenava tutti i santissimi giorni.
Anch’io non avevo perso l’abitudine di andare a correre, ma lo facevo per una mezz’oretta la mattina, prima di andare a scuola. E poi la mia non era una vera e propria corsa…tre quarti del tempo lo passavo a camminare ascoltando il mio mitico mp3 giallo canarino, mentre il resto del tempo facevo una corsettina a passo di lumaca. Andavo a correre tutte i giorni, nonostante facessi in media una figura di merda a mattinata. Ad esempio un giorno, mentre percorrevo il vialetto ghiaioso che portava nel cuore del parco una strana mosca iniziò a ronzarmi intorno. E non sto parlando di un ragazzo o robe simili. Venni inseguita da una vera e propria mosca. Soltanto che questa era strana. Era tutta gialla e marrone ed era almeno il triplo di una mosca comune. Io, che odio gli insetti, quando mi vidi questa bestiaccia saltare da una parte all’altra del corpo iniziai a correre. E più correvo, più quella mi stava dietro, appicciata o alla maglietta , o alla coscia o alla scarpa…Ad un certo punto, dopo aver corso per venti minuti buoni mi fermai e cercai di ucciderla con l’unica arma che avevo a disposizione: il mio mp3 giallo. Ma era un’arma un po’ troppo modesta persino per uccidere una mosca e allora iniziai a dimenarmi. Non ne potevo più. Avevo ingaggiato una vera e propria lotta. Io contro una mosca. Chi vinse? La mosca naturalmente. Io ricominciai a correre e quando riuscii a nascondermi dietro un cespuglio vidi che un uomo sulla bici mi osservava, come a dire “questa non sta bene”. Evidentemente aveva assistito alla battaglia tra me e l’insetto malefico. Anzi probabilmente aveva visto solo me che mi dimenavo, anche perché la bestiola era troppo piccola per essere notata. Scattai in piedi e ricominciai a camminare, come se niente fosse stato. Lo stesso ciclista mi passò davanti e mi chiese: <tutto a posto, si?>. Io, paonazza avevo balbettato qualcosa che poteva vagamente somigliare ad un ‘si’ e quello era andato avanti. Facendo un secondo giro del parco mi accorsi che tutti, ma proprio tutti, dai vecchietti col bastone seduti sulle panchine ai signori che portavano i cani a passeggio avevano assistito alla scena. Stramaledissi la mosca tra me e me almeno un milione di volte. Tutti mi guardavano come fossi stata pazza. Quella che era stata una figuraccia bella e buona. E a quella ne erano seguita tante altre, che non sto qui a raccontarvi per non rovinare oltre l’idea, forse negativa, che vi siete fatti di me.
Ecco, l’ho fatto di nuovo. Mi succede sempre, ma è più forte di me. Inizio a parlare di qualcosa e poi mi perdo in altri argomenti,o storie. Certo, questo mi è abbastanza utile quando,intrapresi argomenti scomodi, voglio cambiare discorso, ma a volte è anche un difettaccio. Ad esempio, in classe, durante le ore cosiddette ‘jolly’ come quella di scienze o storia, rimango a pensare per ore. Mi estranio da tutto e da tutti, la testa si inclina leggermente verso sinistra e riesco a restare così per un’ora intera, a fissare il vuoto, perdendomi nei miei pensieri, fantasticando. Di solito è Dem a svegliarmi alla fine dell’ora, e di solito non lo fa con un dolce buffetto sulla guancia o una leggera accarezzata dei capelli. Macchè. Di solito prende la rincorsa e mi molla una chop sulla schiena da far vibrare tutte le vertebre, una ad una. In quei momenti verrebbe da ucciderlo. Di solito si becca solamente una potente ginocchiata sui suoi preziosi gingilli. Nonostante il dolore atroce che molto probabilmente quel calcio gli provoca, lui lo fa ogni volta. Perché la storia di “il lupo perde il pelo ma non il vizio” vale soprattutto per Dem. È più forte di lui, è scritto nel suo dna è impresso nei suoi due neuroni, stampato nel suo cromosoma fracico.
Ma come ho detto prima, Dem è ed è sempre stato il mio migliore amico e non posso fare a meno di volergli bene ed accettare questi suoi “difetti”.
Spero che tutto rimarrà per sempre così. La mia vita tranquilla mi piace da morire.

 
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