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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Tokio Hotel
Titolo Fanfic: SOTTO LA MASCHERA.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, AU, RRS, Slash
Autore: prettyhilary galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/09/2008 17:09:47 (ultimo inserimento: 17/09/08)

Un Bill diverso da come lo conosciamo di imbatterà in un Tom che riuscirà a togliere quella pesante maschera cha nasconde il suo vero essere.
 
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PARTE PRIMA.
- Capitolo 1° -

Eccomi qua.
Oggi sto postando a ruota libera. Seee xDDD
Ma questa fic non è solo mia. La scriviamo io e la mia amica Vally che però non è iscritta e perciò posto io per entrambe.
Il primo capitolo è mio. Anche le'idea iniziale, ma insieme la stiamo elaborando magnificamente *.*
Posso ammettere che ne sono abbastanza soddisfatta.
E credo sia una storia abbastanza originale. Cosa difficile da trovare nelle twincest che sono sempre ugualiii. [anche le mie]
Ve lo avevo detto che era twincest? Beh adesso lo sapete.
Spero non rimarrete troppo sconvolte di Bill all'inizio. Non linciatemi, vi prego.
Adesso però, bando alle ciance e posto il primo capitolo. Che ho scritto io.



I tokio hotel non mi appartengono.
I personaggi sono tutti maggiorenni e ogni episodio non è mai accaduto e non accadrà mai.
Se non ti piace il twincest non leggere.
Se ti piace.
Buona lettura!


Il corridoio era vuoto.
Solo io, con la mano di mia madre sulla spalla, e un professore dall’aria stanca, camminiamo in silenzio.
Il rumore delle gocce di pioggia che cadono veloci sulle grandi finestre, sono l’unica distrazione.
Con lo sguardo rivolto al pavimento.
Sospiro.
Ancora un’altra scuola.
Ancora altri compagni.
Altre masse di persone tutte uguali, che ti guardano dall’alto al basso perché sei ‘diverso’. Perché secondo la loro mentalità avere dei rasta e un piercing è come venire da un altro pianeta.
Ci saranno nuove difficoltà.
E magari nuovi amici a cui dire addio.
Come ogni volta.
Alzo lo sguardo, triste, verso mia mamma che mi sorride, cercando di incoraggiarmi.
Ci fermiamo.
Davanti a una porta color legno.
Fisso quel professore dall’aria severa. Che comunque mi sorride.
-avanti caro. Vedrai che andrà tutto benissimo.
Queste parole le conosco.
Conosco quel sorriso. Misto alle solite lacrime di commozione.
-ok. Ciao.
Il solito rumoroso bacio da primo giorno di scuola schiocca sulla mia guancia.
Poi si allontana.
E rimango solo.
E il professore bussa.
Qualcuno, da dentro, risponde. Allora la porta di apre.
Faccio quel passo ed entro.
Mi guardo attorno.
Tutti mi guardano.
Alcuni sussurrano qualcosa.
-allora ragazzi, questo è Tom Kaulitz, un vostro nuovo compagno di classe.
-ciao.- faccio il solito segno con la mano, mentre continuo a guardarmi attorno con la speranza di incrociare qualcuno dalla faccia simpatica.
-ciao.- rispondono in coro. Mentre qualcuno aggiunge un ‘Tom’ e una risatina alla fine.
E allora, un ragazzo, attira la mia attenzione.
Seduto nella seconda fila.
Guarda fuori dalla finestra la pioggia. È talmente concentrato di non essersi accorto della mia entrata in classe. Mi chiedo come stesse seguendo la lezione.
I capelli lunghi sono raccolti in una coda. Biondo cenere.
Vestito alla moda, con quei vestiti di marca che indossano tutti. Eppure, sembra diverso.
-allora Tom, siediti a quel banco, vicino al signorino Trumper. Trumper?? Ci sei?
Quel ragazzo si gira di scatto, come svegliato da una doccia gelata da un bel sogno, e mi guarda avvicinarsi al banco vuoto vicino al suo.
Mi sorride.
I suoi occhi sono profondi. Eppure estremamente tristi.
-ciao. Io sono Bill.
Mi porge una mano. Così poco mascolina.
Gliela stringo.
-Tom. Io sono Tom.
Poi qualcuno da dietro lo chiama, e la nostra conversazione finisce lì. Come è iniziata, con un sorriso.
E per tutta la lezione non ci siamo rivolti più la parola.
Forse perché lui era intento a studiare le gocce di pioggia cadere sulla finestra non molto lontana dai nostri banchi.
Forse perché altre persone lo chiamavano ogni volta che ci provavo.
Come se la ridevano, lui e i suoi amici.
E fortunatamente le lezioni non mi sono sembrate più lunghe di quanto fossero sul serio.
Con il mio pranzo e il mio silenzio mi sono allontanato senza più guardare nessuno.
Con un foglietto in una mano e i nuovi libri nell’altra ho cercato il mio armadietto.
E quando, raggiuntolo, ho messo la combinazione che ha fatica imparerò a memoria quel maledetto non si vuole aprire. Cerco di scuoterlo. Di tirarlo. E mi muovo così tanto che faccio cadere quasi tutti i libri, scatenando risate in tutto il corridoio.
-bel modo per iniziare l’anno…ma che cazzo c’avranno da ridere.
Dico a me stesso.
Poi qualcuno, avvicinatosi, mi aiuta a raccogliere i libri rimanenti per terra e mi apre l’armadietto.
Alzo lo sguardo.
Un ragazzo, che dovrebbe avere più o meno la mia età, dai corti capelli biondi, mi sta aiutando.
-questo era il mio l’anno scorso. Ho fatto una faticaccia per imparare ad aprirlo.
-grazie.
Dico guardandomi attorno.
-sono Gustav. Tu sei nuovo vero? Che classe fai?
-già. Io sono Tom. Comunque sto al terzo. Tu?
-quarto. In che sezione sei capitato?
-la c. Credo.
-ohoh. Quella è una classe di fighettini. Mi dispiace per te amico.
-si me ne sono accorto.
E la mia faccia si trasforma in una smorfia di disappunto. Mentre Gustav ride.
-senti, io devo andare a pranzo, vuoi stare con me e un mio amico? Visto che sei nuovo ti faccio fare un po’ di conoscenze.
-si, grazie.
Sorrido. Forse per la prima volta in questa straziante prima giornata a scuola.
E lo seguo tra questi corridoi sconosciuti.
Mi ritrovo in una grande sala da pranzo.
Tutti seduti ai tavoli. Mangiano. E il rumore del vociferare di ognuno dei ragazzi in questa sala crea un rumore allucinante.
-lui è Tom.
Alzo la mano e saluto l’unico ragazzo seduto al tavolo al quale mi sono aggregato.
Capelli lunghi e castani contornano un viso pallido e degli occhi verdi e intensi. Mi sorride.
Ha un sorriso che sa di sincero.
-io sono Georg. Benvenuto nella scuola del terrore.
Ride.
Ridono tutti.
E allora rido anche io. Anche se la battuta era abbastanza pessima.
Non avrei mai pensato di fare amicizia così facilmente, soprattutto così presto.
Poi, a un certo punto, il silenzio.
I miei due ‘nuovi amici’ scuotono la testa mentre guardano alle mie spalle.
Mi giro, e guardo quello che fondamentalmente guarda tutta la sala.
All’entrata un gruppo di ragazzi cammina sotto gli occhi di tutti senza curarsene. Senza guardare nessuno.
Ogni tanto abbassano lo sguardo per sfoggiare qualche sorriso a qualche ragazza carina.
A capo di questo gruppo, il ragazzo della mia classe. Sicuramente il più piccolo tra quel gruppo.
Bill.
Indossa una camicia verde. Con un maglioncino legato sulle spalle di un verde più scuro. I suoi vestiti sono così anonimi. Quasi mi stupisco di me stesso di aver pensato che fosse diverso.
Poi si avvicina al nostro tavolo.
Vorrei distogliere lo sguardo. Ma non ci riesco.
Mi guarda e sorride.
-ciao.
Si ferma.
Lo guardo stupito.
Tutti lo guardano stupito.
I suoi amici, soprattutto.
Uno, addirittura, sento che dice -ma che diavolo sta facendo?
-ciao.
Rispondo timoroso.
-come va il primo giorno di scuola?
-bene. Credo.
Mi sembra che tutti abbiano lo sguardo fisso su di noi e ascolti la nostra conversazione.
È terribilmente irritante.
-sono contento.
Mi sorride. Come se non si accorgesse di niente.
Come se ci fosse semplicemente abituato.
Lo guardo. Ma non rispondo. Aspettando che vada via. Ma lui sembra non capirlo.
-va beh. Io ora devo andare a fare una cosa. Ci si vede.
Mi alzo.
Faccio un segno ai ragazzi e vado verso l’uscita.
Cercando di lasciarmi tutti quegli sguardi alle spalle.

[…]

-ma che cazzo stavi facendo?
-non ci fermiamo mai a parlare quando entriamo.
-lo so, lo so…
Alzo gli occhi al cielo.
Mi avranno ripetuto queste diavolo di cose, più o meno, mille volte.
Andreas mi si avvicina.
-ora mi devi spiegare.
-non ce niente da spiegare. Quante volte ve lo devo dire. Che palle. Me ne vado.
Una mano mi trattiene il braccio.
Mi giro scocciato verso Andreas.
Reggo per un po’ il suo sguardo contrariato. Poi mi lascia andare.
-cosa diavolo devo fare con quello lì…
Sento quelle voci mentre mi allontano velocemente.
Quando fa così non lo sopporto. E che cazzo, è il mio migliore amico. Poteva pure difendermi per una volta.
Il fatto è che neanche io so perché mi sono fermato a parlare con quel ragazzo nuovo.
È così…diverso.
Arrivo al mio armadietto e senza pensare giro quella rotellina fino a quando quasi non si apre da solo.
Sbatto la testa contro l’anta. Chiudo gli occhi.
Respiro per qualche minuto questo silenzio.
Poi li riapro e mi guardo allo specchio che ho messo il primo giorno di scuola.
Guardo la mia immagine riflessa.
E sento lo sguardo di qualcuno su di me.
Mi giro e cerco quella presenza.
E vedo Tom seduto ad un angolo con la sigaretta tra le labbra. Che mi guarda.
E io guardo lui.
Lo osservo. Dalla testa ai piedi.
Si. È proprio diverso da ogni persona che abbia mai incontrato.
Indossa dei vestiti larghi e colorati. Un capellino e una fascia nel quale raccoglie tanti dread biondo scuro.
Fa un tiro alla sigaretta e del fumo grigio attraversa quella bocca carnosa, agghindata da un piercing al lato del labbro inferiore.
E rimaniamo così.
A guardarci.
Senza dire niente.
A sembrare di guardarci dentro per l’intensità con cui ci fissiamo.
E come non mi succedeva da tanto tempo tra questi corridoi, mi sento a disagio per quell’unico sguardo che sento addosso.
Si alza.
Sussulto.
Si avvicina.
Deglutisco la saliva che mi si era raccolta in bocca.
Si ferma a pochi passi.
Senza mai distogliere lo sguardo.
-i tuoi amici adesso saranno arrabbiati.
-co…cosa?
-i tuoi amici. Per aver rovinato il rituale della vostra entrata.
La sua voce è seria. Quasi irata.
-no. Cioè, più o meno. Ma non fa niente, gli passerà. A me…non importa più di tanto.
-perché mi hai parlato? Non sei obbligato.
-perché lo volevo. Lo so di non essere obbligato. Ma mi sei simpatico e…
-ma se neanche mi conosci.
-appunto. Voglio conoscerti. Sembri un tipo interessante.
-fossi in te e non volessi perdere i tuoi cari amichetti da passerella non lo farei.
Il suo volto si abbassa.
La sua voce, un po’ più triste di prima, si incupisce.
-tu…tu sei diverso da loro.
-si. Questo lo so. Sono diverso da tutti vero?
-si. Ed è per questo che voglio essere tuo amico.
Mi guarda stupito.
Poi sorride.
Poi sorrido.
Chissà. Forse nascerà una bella amicizia.
Forse.



Fine primo capitolo.
Storia senza prologo questa.
Si dovrebbe capire tutto in questa prima parte, chiamiamola introduttiva.
Siete rimaste abbastanza shoccate dal Bill fighettino/truzzo?
Eh già. Tragica la cosa.
Aspetto i vostri commenti.
Bacio.
Pretty.

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 5 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 5 commenti
Rif.Capitolo: 2
neko-girl
16/09/08 23:23
Bellissimo inizio!!COmplimenti a te e a valentina!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
prettyhilary
16/09/08 14:59
Grazie. Io e Valentina ringraziamo per tutti i complimenti. ^^
Credo aggiornerò molto presto e comunque, questo è il mio contatto msn: nana.schafer@live.it Sul mio blog aggiorno prima che qui.
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
jolly25 - Voto:
16/09/08 14:34
mooolto carina!!! anche io non sopporto i truzzi, mi danno sui nervi!!!xD comunque ti prego aggiornala presto, è scritta bene ed è bellabacioni...n è ke daresti il tuo contatto msn?Aspetto il continuo, per vedere un po' lo sviluppo della storia baci
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Rif.Capitolo: 1
follina
14/09/08 11:16
BELLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
continua ti preeeeeeeeeeeeegoooooooooo!!!!!
1000000000000 baci -FolLiNa-
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Rif.Capitolo: 1
kirataziar
13/09/08 22:51
Davvero interessante qst storia....io personalmente odio i truzzi quindi Bill mi sta un pò sulle palle ma spero di ricredermi....sei sempre bravissima...spero continui presto...kuss
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