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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Tenku no Escaflowne (Escaflowne)
Titolo Fanfic: LA LUCE DI ATLANTIDE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mior galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/12/2001 20:40:20

la mia versione... hiotomi è un po` diversa... e folken è vivo...
 
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CAPITOLO ZERO
- Capitolo 1° -

Capitolo zero

* Tokyo, Mystic Moon*


Hitomi Hikari Kanzaki guardava fuori dalla finestra, seduta sul suo banco in quella classe dove i rumori e la spiegazione del professore le sembravano remoti, come delle onde in lontananza. Era una giornata di maggio e i bianchi fiori del pesco cadevano innevando il viale della scuola. Diversamente da come era di solito i suoi occhi di gia-da risultavano spenti, privi di quella fiamma che di solito li faceva ardere. I suoi occhi scorsero, sui rami del pesco più vicino, quello i cui rami si allungavano fino a sfiorare quasi la finestra, uno scoiattolo *simile a quel Maro-chan dell’anime che guardo di so-lito, Kodocha* pensò, *chissà come deve essere vivere come uno scoiattolo, con una mamma scoiattola e tutto il resto…* lei quei sentimenti non li aveva mai provati, l’affetto di un genitore non faceva parte dei ricordi che la sua memoria possedeva, *l’unica persona dalla quale ho ricevuto dell’affetto era la nonna, ma anche lei se n’è andata quando ero ancora piccola…*.

D’impulso si portò la mano alla gola, toccando il freddo ciondolo rosso che non toglie-va mai, unico ricordo di quella persona amata, unica prova che anche lei aveva ricevu-to e dato amore… Il suono della campanella la riscosse da quei pensieri che non le e-rano soliti. Accidenti era in ritardo per il club di atletica! Hitomi corse veloce fino ai campi dove si tenevano le lezioni.

“Hitomi!” la ragazza dai capelli dorati si girò verso chi l’aveva chiamata, era stata Ho-taru, la sua migliore amica. Hotaru era una piccola ragazza esile dai pesanti boccoli corvini e dai grandi occhi nocciola, l’unica che capisse che dietro alle risposte taglienti e alla spavalderia di Hitomi, che pure facevano parte del suo carattere, si celava un animo dolce e sensibile. Hitomi era una ragazza dalle mille sfaccettature, aveva un ca-rattere solare, che però spesso …“dimmi su che c’è?” Hitomi si rivolse con un sorriso all’amica, “nulla, nulla, è che in classe mi eri sembrata un po’ assente… non è che ieri sei rimasta alzata fino a tardi come al solito per allenarti con il kendo, vero?” “chi, io? Ma ti sembro il tipo?” scoppiò a ridere Hitomi “ si, è vero, ma che ci vuoi fare, in pale-stra ci hanno insegnato una nuova tecnica e non sarei comunque riuscita a dormire, finché non l’avessi appresa alla perfezione! “

Il sempai che organizzava il club richiamò la loro attenzione, e iniziarono gli allena-menti, che proseguirono fino alle sei del pomeriggio. Terminati gli allenamenti Hitomi salutò velocemente tutti gli amici e, con i rollerblade ai piedi sfrecciò lungo il viale d’ingresso della scuola… dove andò a sbattere contro un ragazzo! “ehi, ma stai più at-tenta!” le urlò questi, “io attenta, ma guarda dove vai, sei tu che sei sbucato dal nulla e mi hai tagliato la strada!” ribatté, con gli occhi fiammeggianti di brucianti lingue verdi. Poi guardò fisso negli occhi il tipo *occhi grigi, freddi come la lama di una spa-da* e scoppiò in un’argentina risata “beh, dai bimbo stai più attento la prossima vol-ta!” gli voltò le spalle e se ne andò.

La seconda parte della giornata fu tranquilla come lo era stata la prima, le lezioni di kendo e le chiacchiere con gli amici. Infine alla sera tornò in quella che chiamava casa più per convenzione che per altro. *beh, se non altro ci ho provato, a renderla una ca-sa*, pensò, osservando il piccolo monolocale dove abitava da sola. Cenò e decise di trascorrere la serata secondo la sua passione principale, a parimerito con il kendo, la magia. *Ormai poteva definirsi una specie di strega*, si disse. Ormai erano anni che coltivava questo potere, non sapeva come definirlo, che sapeva essere dentro di sé. Era partita con piccole predizioni, ma nell’ultimo periodo i suoi sensi si erano acuiti e lei aveva iniziato con l’apprendere degli antichi rituali del regno di Atlantide, trovati in un volume che era stato di sua nonna. Così aveva appreso quali note pronunciare per accendere un fuoco fatuo, e quale altra per aprire una porta.

Ma l’incantesimo di questa sera sarebbe stato diverso, da un periodo a questa parte Hitomi _sentiva_ dentro di sé la percezione che ci fosse qualcosa, nella oppure _dietro_ la luna che la stesse chiamando, così si preparò a quell’incantesimo che l’avrebbe resa un canale per i poteri che percepiva attorno a lei, permettendo loro di raggiungerla.

Le candele presto furono intorno a lei e l’incenso bruciava, il silenzio era totale.
“O risplendente all’orizzonte dell’Est, eccomi, stella del mattino, in me albeggia già il potere che mi offri, ora sono io che mi offro a te, che la tua vita sia la mia, che il tuo karma il mio…” ripetendo ad occhi chiusi quella litania Hitomi si sentì pervadere da vi-ta nuova, come se ogni fibra del suo corpo fosse rinata in quel momento. Non ne era ancora consapevole, ma Hitomi aveva permesso che forze di cui non conosceva, ne poteva immaginare, l’entità entrassero in lei. Cadde in una trance profonda, quasi un sonno…

*Fanelia, Gaea*

Van Slanzar de Fanel osservò prima la splendente spada che ora pesava nella sua mano, poi il grande guymelef che aveva davanti a se, l’Escaflowne, il guymelef ispano che da sempre apparteneva alla famiglia reale di Fanelia. *ed ora?* pensò *l’investitura è completata, sono un cavaliere, un semplice cavaliere come tutti i figli cadetti, che non possono succedere al padre sul trono del _proprio_ regno, ma devono partire in cerca di fortuna. Però.. la mia vita… non voglio sprecarla andando in cerca di fortuna… voglio avere uno scopo..* poi pensò alla strana sensazione che lo aveva ac-compagnato durante buona parte della cerimonia, era come se una stana presenza lo osservasse, una ragazza dai grandi occhi luminosi, come delle fiamme…

“Signorino Van! Signorino Van!” il giovane principe si girò verso la figuretta che si av-vicinava di gran carriera “Signorino Van, Merle è tanto felice di vedervi!” Merle era la _dama di compagnia_ di Van sin dall’infanzia, la sua compagna di giochi e la ragazza da qualche tempo a questa parte non aveva nascosto la propria riluttanza a farlo par-tire senza di lei, supplicandolo più volte di portarla con sé. Ma il giovane era sempre stato fermo sulle proprie idee, sarebbe partito da solo.

“cosa c’è Merle?” “Balgus mi ha chiesto di chiamarvi, vuole parlarvi.” *Balgus? Che cosa può voler Balgus da me? Ci eravamo già accordati che non ci sarebbero stati ad-dii*. Balgus era stato il maestro nell’arte della spada di Van, ma oltre a questo, era stato per lui come un padre. Van allora si recò di corsa verso l’ala del castello dove al-loggiava Balgus, impaziente di sapere cosa dovesse dirgli il vecchio maestro. Giunto davanti alle sue stanze Van bussò alla porta di Balgus.

“Avanti.” Van entrò in quella stanza che gli era familiare quanto la propria, “Merle mi ha riferito che dovevate parlarmi.” “sì, mio principe, volevo sapere se aveste già tro-vato un valido scopo per il vostro viaggio”. Nell’udire quella domanda Van sussultò e distolse gli occhi da quelli del maestro “beh, veramente…” “non ancora, vero? Bene.” “cosa?” “mi è giunta oggi una missiva da Rajasta, un mio vecchio amico, che invoca il mio aiuto. Purtroppo la mia gamba non mi permette di compiere un viaggio così lun-go, visto che Rajasta abita a Chiren – spiegò Balgus con una strana luce negli occhi – ma credevo che voi…” “che io potessi andare al posto vostro da Rajasta ed aiutarlo… E sia! Domani all’alba inizierò i preparativi. Dopotutto nulla mi lega ancora a Fanelia da non lasciarmi partire”. Detto questo il giovane lasciò con uno strano sorriso le stanze del maestro di spada e si diresse verso le proprie per preparare quelle poche cose che avrebbe portato con se. Dopo questo, soddisfatto per aver trovato un valido motivo per partire, che non fosse la ricerca di _fortuna_ , Van scivolò in un profondo sonno sereno.

 
Continua nel capitolo:


 
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