L E A V I N G
- Capitolo 1° -
Per Umbry. Buon viaggio. Amoti.
A guardarti bene, adesso sembri molto più forte di quando eri piccolo.
Nella mia mente ti ricordo sempre un po' taciturno – e ricordo tuo nonno che ti scuoteva e diceva “Perché non giochi un po' con lui?” indicandomi quando mi vedeva per strada, ad inseguire qualche Caterpie che per disgrazia si trovava sulla mia strada.
Credo siano stati i pokémon il nostro punto di approccio, non lo pensi anche tu?
Cioé, sì, insomma. Io ho sempre voluto scambiare almeno quattro chiacchiere con te, quando eravamo bambini, ma avevi sempre un muso così scuro che avevo paura ad avvicinarmi.
Che stupido, eh?
Penso che la nostra fortuna sia stata avere un conoscente in comune che studiasse da vicino quelle creature che ancora tanto amiamo, sai? Perché senza il professor Oak, tu non avresti mai avuto dei pokémon da accudire quando lui studiava, e io non avrei mai potuto approfittare dell'occasione per fare quel fantomantico passo da gigante e chiederti “Scusa, posso toccarlo?”
A pensarci bene, eri davvero carino con quell'Eevee tra le gambe.
No, non sono arrossito, gne gne! Muori, ecco. Mi fai pentire di quel che ti dico.
... Sono ammattito, parlo al vento.
Non ricordo neanche quando tutto è cominciato a cambiare. Ma ricordo chiaramente tutta quella sciocca rivalità – che poi non eri manco tu. Ero io ad essermi impuntato, perché tu eri più bravo (e ci credo, con il professore che ti seguiva da quando ancora poppavi, tsé.) e volevo essere come te.
Eppure pochi anni prima non me lo sarei neanche sognato. Perché sì, mi stavi simpatico e ok, però diventare come te mai!
E non ti offendere, che lo sai benissimo!
Te le ricordi, tutte le sfuriate e le bestemmie che ti urlavo contro? Gli incontri che mi andavano sempre male, e la lega di Kanto, e tutte quelle cose stupide che mi facevano inferv- infer- ... arrabbiare.
In verità era divertente. Credo.
Insomma, senza di te tutto rimaneva monotono e anche se conoscevo sempre persone nuove, anche se continuavo ad espandere i miei orizzonti , era tutto come un film in bianco e nero che ogni tanto prendeva colore.
In fondo, ero contento quando sbucavi dal nulla, anche se prima pensavo “Eccoti, finalmente, così posso spaccarti il culo a suon di tuoni e fulmini!”.
Ora invece il c-... no eh? Non posso dirlo, minori che leggono.
Non so perché mi stia venendo in mente questa carrellata di ricordi, ma tant'é...
Sai cos'è la cosa buffa?
Che nonostante siano anni che andiamo avanti così – vedendoci e lasciandoci, incontrandoci per caso e salutandoci nei bivi più improbabili -, io non credo di essermi ancora abituato a tutto ciò.
Non riesco mai a guardare la tua schiena allontanarsi assieme a Umbreon davanti al tramonto senza sentire una sorta di stretta allo stomaco.
E... Non guardarmi con quella faccia, non sto facendo il sentimentale, no, no e no!
E smettila di scompigliarmi i capelli, non mi fai stare meglio sai? Bambinetto stupido!
“Ehi, ritorno.”
“Non sono triste!”
Ti odio quando mi fai gonfiare le guance. Devi sempre punzecchiarmi, non è vero?
Ad ogni modo, lo so che tornerai.
Me lo dicono le tue labbra soffici contro l'orecchio, sul collo, e poi sulle labbra.
“Mi aspetti vero?”
“Questo non lo so...”
Non ridere, sono ser-...
No, non lo sono affatto.
“E dai...”
“Mi fai domande stupide, ti do risposte stupide, dottor Oak.”
Ti piace, vero?
Sentirti la vita stretta dalle mie braccia, e le mie labbra sul tuo stomaco.
“Era scontata la risposta. Certo che ti aspetterò.”
“Grazie.”
E un'altra scompigliata.
Ecco, neanche a queste mi sono abituato. Ma in fondo che sarà un po' di distanza?
Abbiamo tutta una vita davanti no, Geru?
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