PROLOGO
- Capitolo 1° -
Le terre di Dragul
Prologo
“Le verdi pianure che un tempo ricoprivano queste terre ormai aride prima accoglievano ogni sorta di essere vivente. Ora, soltanto gli esseri degli Inferi hanno il coraggio di addentrarvici. Vedi quel cerbiatto sperduto? E’ ormai giunta la sua ora. I servitori di Trynor non lasceranno che un essere come lui varchi la soglia delle loro terre. Quelle terre che un tempo erano nostre, quelle terre che un tempo ci offrivano tutto ciò di cui avevamo bisogno, quelle terre dove tu sei nata, Sango. Quelle terre ora solo la parte peggiore dell’Inferno.”
Urla strazianti si sentivano per tutta la valle. Percorrevano chilometri fino a giungere all’orecchio di una ragazza stesa sul suo giaciglio.
Erano notti intere che non chiudeva più occhio. Tutte le sere lo stesso sogno: il padre che le raccontava delle terre di Dragul, un tempo ampie distese di alberi e villaggi, ora zone bandite dal regno di Mitran abitate da esseri immondi. Poi le urla provenienti da quelle distese che la svegliavano, inesorabilmente.
Sentiva l’odore dei cadaveri che bruciavano ai confini tra i due regni. Spesso banditi e malfattori, ma anche poveri che erano costretti a rubare qualcosa per sopravvivere.
Anche il suo villaggio era ormai ridotto in cenere. Le case a stento si reggevano da terra e le donne che avevano perso i mariti in guerra contro i Demoni avevano optato per una vita di nefandezze e di lussuria. Le vedeva spesso adescare i clienti fuori dalle locande, piene di uomini, e sputare a chi invece le rifiutava. Poche donne erano rimaste pure. La maggior parte diventano sacerdotesse e le altre si consolavano facendo lavoretti.
Era decisa a risolvere quel problema. Lei era una ragazza forte. Aveva ucciso molti demoni nei suoi diciassette anni di vita. Sapeva che sarebbe stato un suicidio, ma lo avrebbe fatto, si sarebbe avventurata in quelle terre e avrebbe sconfitto chiunque gli avesse bloccato la strada. Chiunque.
***
La notte era buia, come sempre. Le terre in cui viveva non si potevano certo dire ospitali, ma dopo un po’ ci si faceva l’abitudine. Il giovane si allontanò dall’amico mezzo demone ancora addormentato vicino al fuoco. Quella notte ben cinque umani si erano avvicinati al confine, rischiando la loro vita. Quegli odiosi umani.
Odiava fare quei pensieri. Dopo tutto anche lui era un umano. Era per questo che lui e l’amico erano stati messi in coppia insieme. Nessuno sopportava la loro presenza, ma Trynor in persona gli aveva scelti per la difesa delle terre di confine.
Ricorda ancora quando, a sei anni, le loro famiglie furono trucidate e a loro sarebbe toccata la stessa fine se non fossero stati così forti da sconfiggere, così in giovane età ,gran parte delle truppe del loro Signore a mani nude.
Purtroppo da generazioni i membri maschi della sua famiglia erano stati maledetti. Un foro sulla mano destra risucchiava qualunque cosa si trovava intorno ad esso.
Inuyasha, il mezzo demone, era nato da una relazione tra il braccio destro di Trynor e una donna del suo villaggio ed era davvero forte. Alla morte di suo padre, il posto di braccio destro venne preso dal fratello di Inuyasha, Sesshomaru. Non lo avevano mai visto di persona da quelle parti.
“Miroku, smettila di girovagare e vieni a vedere una cosa.” gli disse l’amico sottovoce.
I due videro un demone lupo con una ragazza sotto braccio. La ragazza urlava e scalciava cercando di liberarsi dalla presa del giovane. Non erano scene che si vedevano tutti i giorni quelle.
***
La giovane sacerdotessa Kagome non capiva cosa stesse succedendo. Stava cercando di attraversare il confine, voleva solo vedere cosa c’era oltre quella barriera, quando quel demone lupo l’aveva presa e trascinata via. Perchè non la lasciava? E perchè non l’aveva uccisa vedendola sul confine? Le domande l’assillavano.
“Lasciami mostro!” continuava ad urlare contro il demone.
“Zitta o ci scoprono!” continuava a dirle lui.
Dopo parecchi chilometri, che però a quella velocità non sembravano più di cinquecento metri, lui la fece scendere. Era davvero bello, dovette ammetterlo. Gli occhi cristallini e i capelli neri legati in un alta coda, il fisico perfetto. Era contenta che almeno a rapirla fosse stato uno guardabile.
“Tu rimani qui, seduta e non urlare. Se no ti uccideranno.” le disse lui prima di sedersi al suo fianco.
“Scusa, ma perchè tu non mi uccidi?” gli chiese stupita.
Lui non rispose. rimasero in silenzio per ore. Probabilmente il non urlare era riferito anche al parlare. Odiava quella situazione. Sapeva che non doveva avvicinarsi al confine, figurarsi oltrepassarlo. Intorno a lei era tutto immobile. Solo il gelido vento si sentiva muovere alcuni rami e trascinarli a terra. Il ragazzo al suo fianco guardava fisso sempre nella stessa direzione. Forse temeva l’arrivo di qualche demone.
“Smettila di agitarti! L’odore della tua paura si sentirà a chilometri!” le ringhiò contro.
Rimase immobile e cercò di calmarmi. Sembrava funzionare perchè anche il demone lupo pareva più calmo. La ragazza pensava al suo villaggio, dove vivevano solo sacerdotesse e come avrebbe voluto andarsene di lì. Ma ora le mancava, soprattutto in quella situazione. Ripensava al suo fratellino e alla sua famiglia. Chissà cosa avrebbero fatto non vedendola arrivare. Passò poco che la giovane si addormentò, tranquilla, vicino al demone lupo.
Fine prologo
Intanto ho voluto delineare un po' personaggi e le differenti situazioni che si verranno a creare. Aspetto commenti. Baci, Nitro.
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