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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: *+* TSUBAKI *+*
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: niobe88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/09/2008 09:27:43

"...Gli artigli sono fatti per fare del male, per uccidere a volte, e non per accarezzare..." [Personaggi: Sesshomaru-Rin-Inu no Taisho]
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

*ツバキ­*
Tsubaki







Lui non conosceva ancora in significato della parola "primavera".

In fondo, cose come il tempo e le stagioni non sono mai state più di frivole parole, per un demone: cose per le quali non vale certo la pena di preoccuparsi.
Nulla di importante, insomma..

Suo padre gli aveva spiegato che la primavera era ciò che succedeva l'inverno: il momento in cui il bianco si dissolve, e la terra si tinge di verde, e il cielo diventa azzurro e limpido come una pozza d'acqua, e il sole ("No, non 'some': So.le.!") rende tutto più caldo e luminoso. Per suo padre, la primavera era solo una stagione, un attimo soltanto che viene e se ne và, per poi ritornare ancora, in quello che per un essere umano può essere molto tempo, ma che per lui, come per tutti quelli della sua specie, è solamente il momento di un sospiro.

Sesshomaru era troppo piccolo per pensarla come il genitore.
Per lui la "primavera" era il giorno in cui vide il mondo per la prima volta.

Sua madre non voleva farlo uscire dal palazzo: era un cucciolo di poche settimane, non sapeva come difendersi, e non sapeva trasformarsi in un cane per poter fuggire lontano, se fosse stato necessario.
In effetti, Sesshomaru non sapeva nemmeno camminare bene: era difficile, con quella sua coda di bianco e soffice pelo, già molto più lunga di lui, sulla quale poteva sedersi o dormicchiare ogni volta che lo desiderava, ma che gli impacciava i movimenti quando cercava di trascinarsela appresso, e lo faceva barcollare d'un lato quando tentava di portarsela sulla spalla.

Suo padre era riuscito a convincere la compagna, dicendole che gli sarebbe stato accanto in ogni momento, che mai avrebbe permesso a qualcuno di fare del male a suo figlio.

E Sesshomaru, con gli occhi sgranati di un cucciolo che cerca di guardare tutto il mondo con una sola occhiata, stringeva emozionato i pantaloni del genitore, assaporando con lo sguardo i colori morbidi del cielo, delle nuvole, delle montagne, degli alberi e della terra. E mentre passeggiavano, suo padre parlava, e gli spiegava tante cose: diceva che tra poco tempo i ciliegi saranno fioriti, e si coloreranno di rosa e bianco, e poi daranno frutti rossi e buoni, e che ci saranno le piogge e l'aria si farà più umida, e che poi arriverà anche l'estate, e la terra diventerà tutta gialla, ma il cielo sarà ancora più limpido e vicino, e quando lo verrà gli sembrerà di poterlo toccare solamente sollevando la mano; parlava delle stagioni, e diceva che l'autunno è la migliore di tutte. Non c'è la neve, il cui bianco splendente è fastidioso per gli occhi, e il vento dell'inverno ("..Te lo ricordi l'inverno, Sesshomaru?") urla così tanto quando annuncia una bufera da assordargli le orecchie; non c'è l'odore dolciastro della primavera, né l'afa insensata dell'estate.
In autunno l'aria è più fresca e piacevole, le foglie tinte di oro e rubino si staccano dagli alberi per danzare col vento, e tutto si fa più silenzioso, tutto perde quei colori sgargianti che per lui sono solo un pugno in un occhio, gli odori sono umidi e piacevoli, e la luna della sera ha un colore particolare, ed è più bella e gentile di quanto non sia nelle altre stagioni.

Ma Sesshomaru non riusciva nemmeno a pensare all'esistenza di qualcosa di più bello della primavera: non aveva ancora un udito così sviluppato da fargli odiare il canto degli uccelli nascosti tra i rami degli alberi o il ronzio degli insetti che gli passavano vicino, né un olfatto tanto fine da disprezzare il forte profumo del bosco e della terra. E gli piaceva il verde che stava calpestando e l'azzurro che gli faceva da soffitto e il sole appeso nel cielo, le cui carezze erano così gentili, così belle e calde da fargli venir voglia di sdraiarsi sull'erba e addormentarsi. Ma sua padre camminava senza avere intenzione di fermarsi, e lui, non osando contraddirlo, lo seguiva e ascoltava le sue parole. E a volte distoglieva gli occhi da quel mondo colorato per alzare il naso all'insù e guardare il genitore, la lunga coda di cavallo che stringeva i capelli argentati e i lineamenti fini e marcati del volto, desiderando nel suo piccolo cuore di essere come lui, di saper sfrecciare nel cielo come un fulmine, di ululare alla luna trasformandosi in un enorme cane bianco, di essere forte e invincibile come quel demone che già tanto ammirava come non mai.


E mentre camminava e guardava e ascoltava, la sua attenzione fu catturata da qualcosa alla sua sinistra, le cui ali di seta racchiudevano il blu e il bianco del cielo, il marrone e il verde degli alberi, e l'oro degli occhi di suo padre. Sesshomaru si fermò, barcollando appena in avanti nel mentre il genitore, senza accorgersi di lui, continuava a camminare. Allora mollò i suoi pantaloni, e guardò ancora quel piccolo essere sostenuto da un sottile filo d'erba, e gli si fece più vicino con la meraviglia disegnata sul volto infantile. Si acquattò sul terreno e avvicinò lentamente il naso a quella piccola creatura, per sentirne l'odore: sapeva di piccolo e di fragile, di terra e di vento.
E non staccò gli occhi curiosi da quelle ali variopinte, nemmeno quando sentì dei passi farsi più vicini a lui, e l'ombra imponente del padre che lo riparava dal sole.

-Ti piace, Sesshomaru?- gli domandò il demone cane dall'alto, senza ottenere risposta se non un'esclamazione sorpresa appena percettibile, anche per il suo udito fin troppo sviluppato.

-Questa è una farfalla!-.


Non appena sentì pronunciato il proprio nome, l'animale sbatté forte le ali e si alzò in alto, passando vicino al naso del cucciolo, quasi volesse salutarlo, per poi voltarsi verso il cielo e prepararsi a raggiungerlo.
Il piccolo demone ne capì le intenzioni, e saltò in avanti, veloce come un gatto, alzando la mano per prendere quel piccolo insetto e osservare ancora i suoi magnifici colori, ma tutti ciò che ottenne, nel mentre scattava in piedi, fu riuscire appena a sfiorarla con la mano.


E la farfalla si spezzò in piccoli frantumi che leggeri scivolarono verso il suolo, ai piedi di un Sesshomaru che, a quella vista, era rimasto immobile, confuso.
E mentre osservava senza capire ciò che rimaneva di quel minuscolo animale, la risata del padre si levò nell'aria, facendo volare via due uccellini da un cespuglio poco lontano.
Il demone si avvicinò al figlio e gli prese la mano che aveva appena ucciso una piccola vita, portandogliela davanti al viso.

-Sesshomaru..!- lo chiamò con voce calda, paterna, mentre lui guardava la sua mano, e la confrontava con quella del genitore, più grande, più dura, segnata da cicatrici di infinite battaglie, macchiata dal sangue ormai invisibile di mille vite spezzate, come le ali di quella farfalla.

-..Li vedi questi? Sono artigli!
Gli artigli sono fatti per fare del male, per uccidere a volte, e non per accarezzare! Tu, un giorno, ti dovrai difendere da chi cercherà di ucciderti, dovrai attaccare i tuoi nemici, e per questo ti serviranno gli artigli! Hai capito?-.

Sesshomaru guardò gli occhi ambrati del padre, e poi la sua mano, le sue unghie di madreperla, piccole ma già affilate come la lama di un coltello.


Sembrava stesse per porre una domanda al genitore, ma, di nuovo, qualcosa attirò il suo sguardo, e il suo piccolo cuore di cucciolo di demone rimbalzò nel petto come una molla.

-..rfalla!!- esclamò raggiante, indicando qualcosa nascosto tra l'erba, mentre l'altra mano stringeva con forza la manica del kimono del padre per attirare la sua attenzione.
Questi seguì il suo dito, e, di nuovo, si mise a ridere, di una risata tipica di chi osserva l'ingenuità altrui, e ne è divertito.

-No, Sesshomaru! Non è una farfalla!-. Il demone si alzò in piedi, poggiando distrattamente la mano sull'elsa di una delle spade che reggeva sul fianco.



-Questo è un fiore! Se non sbaglio, si chiama Tsubaki (*)-.


Il cucciolo ripeté quel nome con pensiero, più e più volte per imprimerlo nella memoria e non dimenticarlo più.
E si avvicinò di pochi passi a quel piccolo essere colorato dell'oro e del rosso del tramonto, e notò che non era appeso ad un filo d'erba, come la farfalla di poco prima, ma che aveva un corpo lungo e verde aggrappato alla terra, e dondolava quiete ad ogni piccolo movimento del vento.
E stupefatto tese una mano verso quel "fiore", per sentire la consistenza di quei petali cremisi che parevano fatti della seta più pregiata, ma la ritrasse subito, stringendola al petto in un piccolo pugno, senza osare neppure sfiorarlo per paura che anch'esso si frantumasse in morbide schegge rosse e gialle.
E guardò ancora la sua mano, i suoi piccoli artigli che già avevano imparato come sradicare una vita, e quasi gli sembrò di capire cosa volesse dire suo padre.

-Pa.. ..de..!-.

Il demone cane posò gli occhi su quelli del figlio, splendenti di un oro al quale nemmeno il sole riusciva a competere, impallidendo al solo confronto.


-..cosa è "uccidere"?-













***

-RIN!!! Ti ho detto di no!!-



Il soffio gentile dello zefiro si levò su tutta la collina, e subito le piante dondolarono vivacemente in un'unica direzione, inchinandosi al suo passaggio, e gli alberi cominciarono a scuotere le foglie per salutare il vento primaverile e ringraziarlo delle sue tiepide carezze.
Quella voce vuota e senza parole raggiunse subito le orecchie del demone seduto contro il duro tronco di una vecchia quercia, e pigramente alzò entrambe le palpebre, mostrando al mondo due iridi d'ambra e miele simili a taglienti schegge di ghiaccio dorato.
Questi storse impercettibilmente il naso, non sopportando quel nauseabondo odore dolciastro di erba e fiori, né il chiasso infernale provocato dagli uccelli e dal ronzio incessante degli insetti che gli svolazzavano attorno.

Sesshomaru odiava la primavera.




-Ma, Jaken, è per Sesshomaru_sama!-

-Sciocca! Credi che Sesshomaru_sama voglia ritrovarsi addosso una coperta vecchia e puzzolente come questa?!-



Un demone rospo, avvolto in un kimono dalla stoffa simile a quella di un sacco e minuto quanto un bambino umano, sbatté con forza la punta del suo bastone a due teste contro il terreno, mentre al verde della sua carnagione si mischiava una leggera tonalità rossastra lungo le guance, segno che era agitato e nervoso.


-Ma sta dormendo! Io volevo coprirlo..!-

-Che dici, dormendo??! SESSHOMARU_SAMA NON HA CERTO BISOGNI COSI' STUPIDI COME DORMIR...!!!!-.




Un forte colpo sulla testa lo fece cadere a terra, e la voce roca del demone tacque all'istante.
Jaken si massaggiò il punto appena colpito, emettendo un piccolo sbuffo di dolore quando sfiorò il grosso bernoccolo che già gli era spuntato sul capo, e solo allora si voltò su se stesso per incrociare lo sguardo di chi lo aveva appena preso a calci.



-S-Sesshomaru_sama!!-.

Il demone si inchinò fino a nascondere il volto tra i fili d'erba del prato, agitato.


-Mi dispiace averla disturbata, ma la colpa è di Rin, mi creda signore!!-.

Gli occhi del demone cane scivolarono sulla piccola figura che lo guardava da poco lontano, e due iridi scure come la notte gli sorrisero di rimando, con la dolcezza tipica di una bambina umana quale era lei.
Rin superò Jaken senza guardarlo, stringendo al petto uno straccio pesante che, a suo parere, doveva trattarsi di una coperta, e il volto le si illuminò d'allegria e contentezza.

-Sesshomaru_sama, ben svegliato!!- gli disse, alzando il naso all'insù per riuscire ad incrociare lo sguardo del demone dai capelli bianchi come la luna.


Questi non le rispose, limitandosi a darle le spalle per allontanarsi nuovamente da quel curioso gruppo di sottoposti col quale da un po’ di tempo si era ritrovato a viaggiare, ordinando a Jaken di levarsi di torno e cercare del cibo e della legna.
Il suo piccolo servo scattò in piedi ed annuì nervosamente, stringendo con forza il suo bastone e allontanandosi all'istante per eseguire gli ordini del padrone.



Il demone tornò a sedersi sotto un albero, appoggiandosi comodamente sulla lunga coda che reggeva sulla sua spalla priva di braccio, lieto di non sentir più volare una mosca, e rimpiangendo il silenzio di quando ancora viaggiava in solitudine.
Si godette il tocco gentile e quiete del sole pomeridiano, l'unica cosa di quella stagione che non gli arrecasse fastidio, assaporando ogni raggio scivolare lungo i suoi zigomi e su tutta la pelle nivea del volto.
Ma anche quel breve momento di tranquillità fu presto interrotto, non appena le sue orecchie a punta avvertirono un leggero rumore di passi, lo scricchiolare di due foglie sotto piedi piccoli e spogli di scarpe.


Ignorò qualsiasi presenza nelle sue vicinanze anche mentre quei passi si facevano più corti, anche quando un odore di umano e di dolce gli pizzicò il naso con insistenza, anche quando percepì su di sé quello sguardo curioso e ridente che da un po’ di tempo aveva ormai imparato a conoscere.

Quando sentì il proprio nome pronunciato da una voce acuta e infantile, solo allora decise di aprire gli occhi, ma di guardare il prato, la valle, il villaggio, il fiume, il bosco e la montagna, di non fissare nulla che non si trovasse davanti a se, deciso a non dare a quella bambina la soddisfazione di ricevere un suo sguardo o qualsiasi attenzione da parte sua.

Perchè ancora non riusciva a credere a se stesso, alla sua assurda decisione di prendere un cucciolo, un umano, sotto la sua protezione, di permettergli di rivolgergli la parola senza poi afferrare la sua gola e farlo tacere per sempre.

Ma che senso avrebbe avuto uccidere quella bambina, dopo averla sottratta alla morte con la spada di suo padre..?
Non che l'avesse fatto per simpatia verso quella ragazzina sporca e malnutrita: voleva solamente sperimentare il vero potere di Tenseiga, voleva mostrarsi all'altezza del dono che il genitore gli aveva fatto, per quanto poco gradito si fosse dimostrato.

E quando Rin aveva cominciato a seguirlo nel suo viaggio alla ricerca di Naraku, lui non l'aveva uccisa, come sicuramente avrebbe fatto con qualunque altro umano avesse osato stargli tra i piedi. Ma aveva cercato di allontanarla in qualche modo, con parole fredde, con gesti scostanti, con li stessi sguardi taglienti con i quali riusciva a mettere in riga i demoni più feroci senza dover muovere un dito.
Ma lei non ne se andava, e non voleva allontanarsi troppo da lui nemmeno per cercare da mangiare o andare a fare il bagno, e gli sorrideva continuamente come se lui fosse la persona più buona e calorosa della terra;
E ogni volta il suo sorriso era lo stesso di quando l'aveva incontrata nella foresta, quando ancora non parlava e ancora gli altri umani la schernivano e la picchiavano.


E il demone cane, non sapendo che altro diamine doveva fare per riuscire a liberarsi di quella petulante ragazzina, aveva deciso di continuare con la sua voce dura e le occhiate raggelanti, sperando che, prima o poi, avessero l'effetto desiderato.


-Sesshomaru_sama!- lo chiamò ancora Rin, assordandogli l'orecchio destro, seppur lui non lo dette affatto a vedere.

-Guardi, ha visto che strano?-


Con un sospiro compiuto col pensiero, il demone decise di voltarsi verso di lei, incontrando il suo volto infantile e grazioso, la sua figura avvolta dal kimono arancione che gli aveva fatto procurare da Jaken per sostituirlo a quello lacerato che aveva in precedenza.
Abbassò appena lo sguardo, quel tanto che bastava per vedere ciò che la bimba gli stava porgendo con entrambe le mani, scoprendo qualcosa di rossiccio e privo di odore.

Irritato da quella perdita di tempo, fissò con freddezza gli occhi limpidi di Rin, come per chiederle cosa mai ci trovasse di strano in un comune fiore.


-E' strano, vero? Lo sente, che non ha profumo?! Che cos'è?-

La bimba portò il fiore vicino al naso, annusando con forza un odore che non c'era, per poi porgerlo nuovamente al demone cane, in modo che lui stesso potesse constatare che quella era la verità.
Sesshomaru socchiuse le palpebre, mentre la mente viaggiava verso qualcosa conservato nel fondo della sua memoria, qualcosa di troppo distante per essere ricordato con chiarezza.

-Si chiama Tsubaki!- disse appena, senza pensare.


La bimba rizzò le orecchie, e lo sguardo scattò verso il suo viso, e un altro enorme sorriso si disegnò sulle sue piccole labbra di pesca.

-Le piace questo fiore, Sesshomaru_sama?!-


Lo sguardo del demone si irrigidì d'un tratto, e la bocca sottile si strinse con forza per impedirsi di pronunciare qualsiasi altra parola non desiderata.
Sente un ringhio furioso vibrare dentro la gola, desideroso di uscire, di spalancare le labbra e mostrare le sue zanne, ma trattiene qualsiasi reazione che avrebbe potuto mostrare la sua rabbia.
Voltò la testa e posò lo sguardo verso il paesaggio davanti a lui, odiando se stesso per quel momento di debolezza, odiando quella bambina che stava al suo fianco per quella sua unica capacità di farlo sentire debole anche di fronte ad una creatura piccola e fragile come lei.

-Sciocchezze!- sibilò, glaciale come il più rigido e crudele degli inverni.

Ma Rin non arretrò, non si spaventò, non smise di sorridere a quel demone che con un semplice gesto della mano avrebbe potuto sgozzarle la gola da un momento all'altro.
Stava ancora da troppo poco tempo con Sesshomaru perchè lui fosse già riuscito a rendersene conto, ma quella bambina era come il sole che lui tanto apprezzava nella primavera:

Non c'era ghiaccio che non riuscisse a sciogliere, non c'era freddo che potesse turbarla in alcun modo.



-Sesshomaru_sama, torno subito!!-


Il demone cane percepì qualcosa di soffice sfiorare il palmo aperto della sua unica mano, e, con stupore, fece giusto in tempo a voltarsi verso la bambina prima di vederla dargli le spalle e correre verso il suo drago a due teste Ah-Un, intento a dormire poco lontano.
Gli occhi di ghiaccio scesero verso la sua mano, e si spalancarono senza che lui se ne rendesse conto, quando videro quel piccolo tsubaki rossastro impigliato docilmente tra le sue dita, il gambo e i petali poggiati sulla punta dei suoi lunghi artigli, il cui bianco brillante come quello di perla nascondeva il rosso lucente del sangue degli innumerevoli demone ed esseri umani ai quali aveva strappato la vita, frantumata come le ali di una farfalla ridotte in mille pezzi.
Guardò quella mano, ora così simile a come lo erano quelle di suo padre, i suoi artigli sporchi di sangue e di morte che toccavano un fiore piccolo e fragile senza nemmeno scalfirlo.

E pensò a Rin mentre guardava tutto questo, a quella bambina gracile come il fiore che stava stringendo nella mano, a quando le salvò la vita credendo che i suoi artigli fossero fatti solamente per uccidere, come gli disse suo padre, tanto tempo prima.. .



Ma subito, il demone si rimproverò dei suoi pensieri, di tutte quelle stupidaggini che gli stavano venendo in mente, e ringhiò impercettibilmente mentre poggiava con cautela lo tsubaki tra l'erba e si alzava in piedi, rivolgendo al paesaggio un'espressione ghiacciata che neppure le calde carezze del vento lungo le guance riuscirono a sciogliere.


E mentre Jaken tornava da loro, zoppicando per il troppo peso della legna sulle braccia, anche Rin fece improvvisamente ritorno da una meta a loro sconosciuta, e si fermò di fianco al demone cane senza fiato, le guance rosse come ciliegie.


-Sesshomaru_sama!!- lo chiamò con entusiasmo, la voce rotta da qualche profondo respiro.



-Guardi cosa le ho portato! Le piacciono?-



Scorse appena il verde del demone rospo che stava di fronte a lui diventare più pallido, prima di guardare anch'esso la bambina che li aveva appena raggiunti.

Tra le sue mani e le maniche del kimono sporche di terra, la vide reggere dei fiori, di ogni colore, grandezza, forma e profumo: il demone avrebbe voluto sradicare quelle piante con un veloce movimento della sua frusta, solamente per non sentirne il nauseante odore che già gli era penetrato fastidiosamente nelle narici.


-Rin!!!- la voce stupefatta e arrabbiata di Jaken parlò per lui.


-Che cosa sono quelli stupidi vegetali?! Buttali subito via!!!-

-Non sono stupidi!!-
lo contraddisse la bambina, allargando le guance paffute con fare indignato.


Il demone capì che la quiete era di nuovo finita, e decise di allontanarsi da quei rumorosi sottoposti che tanto gli dolevano alle orecchie con i loro inutili litigi.





-Sesshomaru_sama!!-


Rin, alle sue spalle, lo fermò prima che lui potesse muovere un solo passo in avanti, ignorando un Jaken ancora urlante di rabbia e un Ah-Un che, disturbato dal suo sonno, brontolava alzando entrambe le due teste verso di loro.

-Se le piacciono i fiori, allora glieli prenderò sempre io, va bene?-


Il demone cane sentì un brivido di disgusto a quel solo pensiero, ma non mostrò alcun segno di turbamento di fronte a quelle parole.

-Sciocchezze!- sbottò freddo, senza voltarsi, ma certo che quella piccola umana gli stesse sorridendo come suo solito.



Sesshomaru spiccò un salto, e subito si immerse nel cielo color pervinca e ascoltò il vento fischiargli docilmente nelle orecchie, come faceva suo padre quando ancora era in vita ed era il più grande demone che lui avesse mai conosciuto, assaporando quella sensazione mentre sorvolava il bosco e puntava verso le montagne.

E mentre guardava una mezza luna far già la sua comparsa nel cielo dell’est, cominciò a sperare davvero che, per questa volta, l'autunno giungesse il più in fretta possibile…

















*Fine =)


(*) Tsubaki = Camelia




*....uh... ehm.. salve, come va? ^___^ (-_______-... /ndtutti)
Come potete constatare, sono tornata con questa piccola shote =P! Che dire, a tal proposito..? Beh.. innanzitutto, l'idea è nata da due domande precise:

1)Voi non vi siete mai chiesti perchè Rin raccoglie sempre fiori? è_é <-- *sguardo serio* (o__O ma certo che no!! -__- /ndtutti)
2)Come mai poteva essere sechan da cucciolo..?

..che dite, tropo OOC? XD eheh, ma io non credo che sessho sia sempre stato così.. ho cercato di immaginare la sua infanzia e il suo rapporto col genitore... spero di esserci riuscita almeno un pò >.< !

Infine, c'è lo stubaki.. un nome che ho scoperto quasi per caso, a dire il vero =P..!
Ho scelto la camelia non solo perchè è di origini nipponiche, ma anche per quella sua caratteristica di non avere odore (o di profumare tantissimo, dipende u_u..), mi sembrava ci stesse bene con la storia ^^"...
Poi, facendo delle ricerche su questo fiore, ho notato che racchiude una storia che mi è piaciuta molto ^//^, secondo la quale Venere, per vendicare un torto subito dal figlio cupido, volle punirlo frustandolo con dei gambi di rosa; e allora Flora mandò il vento zefiro in terre lontane per raccogliere la camelia, simile alla rosa, ma senza spine, sperando di aiutare il giovane cupido: ma Venere, accortasi dell'inganno, punì la stessa pianta sottraendo il suo profumo paradisiaco, e la confinò in un'isola sperduta.
Più o meno è così XD.. scusate per questa piccola parentisi u_u"...

Passando a cose serie, ringrazio tantissimo che avrà la pazienza di leggere questa shote >//< !!
E vorrei aggiungere che la dedico a una persona:

*Alla mia adorata sensei Rohchan, non solo per ringraziarla d'aver dedicato a me un capitolo della sua meravigliosa ff #^_^# (che però non è pubblicata in questo sito =P)... ma perchè è una carissima persona che si preoccupa sempre per me, e, semplicemente, la vorrei ringraziare in tutti i modi possibili..! Spero solo le piaccia XD!




Beh, non c'è altro (ALLA BUON'ORA!!!!! è____é / ndtutti!)
Spero la shote sia uscita almeno decente =P.. e ringrazio ancora chi ha avuto la pazienza di leggerla!!


Un bacio^.^!!!!





*niobe88

 
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VOTO: (4 voti, 5 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 5 commenti
melody001 13/09/10 10:12
troppo belllaaaaa !!!!!!!!!
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kagomina - Voto: 24/02/09 17:54
beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeelliiiiiiiiiiiiiiiiissiiiiiiiiiiiiiiiiimooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
complimenti!!!!!!!!!!!!!!!
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-teddi- - Voto: 30/12/08 16:42
*___________________________*
mi regali quel cucciolino tenerosisssssssimo che è Sesshomaru? (si, vero?)
Va beh, richiesta stupida a parte, è una fic scritta benissimo, che scalda l'animo in giornate fredde come quella di oggi^^
Spero che ne scriverai altre così! Hai talento e vorrei che anche tu contribuissi a soffocare, con storie migliori e soprattutto grammaticalmente corrette, quelle "storielle" che circolano su siti tipo questo. (scusa il commento acido, ma quanno ce vò ce vò..)
Aspetto una tua nuova Fic! Ciaooooo!
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cfrancy - Voto: 09/09/08 13:11
a qnt pare adori sesshomaru e rin, eh? cmq è molto bello complimenti!
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inoue-san - Voto: 09/09/08 11:38
*___* che carino sesshomaru da piccolo!

ok, si...sono ancora io! XDD ormai sono una tua fan! e mi dovrai avvertire ogni volta che crei o aggiungi una tua fan fic perchè ogni volta ne rimango rapita!

beh, che dire, scrivi sempre benissimo...e a questo punto vorrei anche leggere qualcosa della tua sensei! *__*

comunque...sei sempre la migliore! continua così =)
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