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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: VENTO DEL NORD
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: lucyfarinelli galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/09/2008 22:35:19

Può un figlio del Vento essere coinvolto in una lotta per la Libertà?
 
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VENTO DEL NORD
- Capitolo 1° -

Un vento sottile sta soffiando nella nuova direzione del Tempo.
David Herbert Lawrence

Laryel correva verso Nord cavalcando sulle ali del vento.
La suola dei suoi stivali slittava sulla sabbia che si sollevava in nuvolette di polvere lungo la sua scia. Aveva totalmente perso la nozione del tempo, nemmeno lui sapeva da quanto stesse correndo ormai. Sapeva solo che, se voleva salvarsi, doveva continuare a volare. La distesa di sabbia ambrata non offriva protezione di sorta e le grotte più vicine distavano ancora parecchie miglia di deserto rovente. Per fortuna, il suo corpo leggero e affusolato era perfetto per quei luoghi inospitali, a differenza dei soldati dell’Offensiva che gli stavano dando la caccia, più tozzi, lenti e goffi.
Laryel inciampò in un ciottolo e cadde lungo disteso sulla sabbia, rialzandosi in una frazione di secondo per riprendere il cammino più lesto di prima. Non osò voltarsi per non perdere tempo, anche se avrebbe dovuto. Aveva lasciato passare troppi granelli dall’ultima volta che l’aveva fatto. Girò quindi la testa quel tanto che bastava, sentendo interrompersi per un attimo l’ululato amico del vento nelle sue orecchie a punta, e non vide soldati dietro di sè.
Li aveva seminati.
Non per questo, però, rallentò l’ andatura.
Continuò a seguire la direzione del vento, suo eterno compagno, e, a poco a poco, percepì la sabbia scendere in discesa sotto i suoi piedi. Era arrivato alla Zona delle Dune, sulla strada per le grotte. Pian piano, le gobbe di sabbia si fecero più grandi e frequenti e Laryel ne approfittò per scavare un buco in una di esse e celarsi all’interno, in attesa di tempi migliori.
Rimase nascosto per un po’, finchè il vento non gli portò il rumore dei soldati che passavano, si fermavano a cercarlo e poi ripartivano. Il fuggitivo non poteva che essersi nascosto lì, in mezzo a tutte quelle dune, ma il vento aveva già cancellato le sue tracce e, senza di quelle, i soldati dell’Offensiva non poterono fare altro che dichiararsi sconfitti e tornarsene al Quartier Generale.
Laryel attese ancora per un po’ prima di uscire, finalmente libero, nel caso in cui qualche soldato fosse rimasto di guardia, ma, per una volta, la Fortuna gli arrise. Sgusciò fuori dalla sua tana, lasciando che il vento gli spazzolasse la sabbia di dosso, e si tirò il cappuccio del mantello sopra la testa, sorridendo soddisfatto.
Poi, qualcuno lo colpì ferocemente alle spalle e l’ultima cosa che gli occhi neri di Laryel videro prima di svenire fu sabbia ambrata.

All’interno della grotta era fresco e umido; da qualche parte doveva esserci una vena d’acqua sotterranea perchè, a intervalli regolari, si sentivano ticchettare gocce sulle rocce. Laryel si risvegliò con le orecchie stuzzicate da quel suono e un tremendo mal di testa, in aggiunta ad un senso di oppressione dovuto al fatto di ritrovarsi in un ambiente chiuso. Cercò di mettersi seduto, ma aveva mani e piedi legati da una catena fissata, tramite un anello di metallo spesso quasi quanto il suo collo, ad un masso poco distante. Attorno a lui, solo pietra: il corridoio per l’uscita gli sembrava lontanissimo.
“Ehi!” gridò allora nella penombra. “Ehi! C’è nessuno?”
Gli rispose solo la sua eco.
“Dico a voi! C’è nessuno qui?”
Laryel cominciò a muoversi a scatti. Sentiva crescere il dolore alle articolazioni dovuto alla posizione forzata nel tempo e il senso di angoscia nel non sentire più il vento.
“Fermo, o finirai per farti del male.”
La sagoma di un ragazzo si profilò di fronte a Laryel. Era giovane e biondo, non poteva avere più di diciassette anni.
“Dove mi trovo?” gli chiese subito Laryel nella lingua adoperata dal ragazzo, quella della Capitale. “Chi sei?”
Lui non rispose e si limitò a fissare il prigioniero con occhi blu marino. Pensando che magari conoscesse solo quelle parole nella lingua della Capitale, Laryel ripetè la domanda nel dialetto delle Zone Desertiche.
“Comprendo la lingua della Capitale, membro delle Tribù del Vento,” replicò il ragazzo.
Raddrizzandosi il più possibile, Laryel si rese conto di non avere più il mantello a coprirgli le orecchie.
“Perchè sono incatenato? Sapete che la mia razza è pacifica e non rappresenta una minaccia per voi, gente della Città Centrale,” disse pungente Laryel.
Gli occhi del ragazzo si strinsero appena. “Noi non apparteniamo a nessuno, rispondiamo solo alla Signora.”
Laryel ammutolì.
“E sei incatenato perchè è stata lei ad ordinarlo, Laryel delle Tribù del Vento.”
“Non è possibile. Come sapete il mio nome?”
“Non conosci le storie che circolano sul nostro conto?”
“Non può essere.”
Il ragazzo scrollò le spalle. “Sei finito nel cuore della Controffensiva.”
Laryel rimase senza parole.
Se l’Offensiva era il dispotico governo provvisorio che, tramite un colpo di stato avvenuto decenni prima, aveva preso il posto della pacifica monarchia regnante della Capitale, la Controffensiva era il movimento clandestino formatosi poco dopo quel colpo di stato allo scopo di riportare il legittimo erede sul trono reale e la pace nel regno. Secondo l’Offensiva, la Controffensiva non esisteva affatto e tutte le rivolte avvenute nel corso degli anni erano state fomentate da gruppi di ribelli isolati. Tuttavia, anche se nessuno sapeva qualcosa di preciso sulla Controffensiva, persino i bambini erano a conoscenza della sua esistenza e tanto bastava. Era sufficiente bisbigliarne il nome per riaccendere la fiaccola della speranza che andava affievolendosi di anno in anno.
“La Signora vuole parlarti. Mi ha ordinato di liberarti e scortarti da lei,” continuò la guardia in tono piatto.
“Come ti chiami?” tentò allora di stabilire un contatto Laryel.
“È proibito pronunciare i nostri nomi dinanzi a sconosciuti.”
“Ah, però farli entrare nei vostri rifugi, quello è permesso.”
“Sì, straniero, hai parlato bene. Farli entrare, non sempre uscire.”
Laryel tacque. Attese che il ragazzo lo liberasse, poi si stiracchiò per rimettere in moto la circolazione e lo seguì in silenzio, domandandosi quale fosse il vero aspetto della Signora, favoleggiato tanto quanto la Controffensiva stessa. Il ragazzo lo condusse lungo un labirinto di corridoi popolati di brulicanti bestioline e pensò che se avessero dovuto mettere a tacere qualcuno per sempre sarebbe stato sufficiente lasciarlo vagare all’infinito in quelle grotte senza uscita.
Laryel sentiva sempre più la mancanza dell’aria, ma il suo spirito si risollevò un poco quando raggiunsero uno specchio d’acqua, attorno al quale i membri della Controffensiva avevano costruito un villaggio in miniatura, con tanto di orti e tende al posto delle case.
Non lo attraversarono, ma ognuno dei presenti interruppe le proprie occupazioni per assistere alla sfilata del prigioniero ancora in manette.
“L’acqua sale in superficie?” domandò Laryel al ragazzo, tanto per distogliere l’attenzione da quella turba attonita.
“Spesso. Qui e in altre grotte.”
“Ed è in questo modo che riuscite a sopravvivere? Sfruttandone gli affioramenti?”
“Già. Non abbiamo bisogno di uscire allo scoperto, dove ci sono solo vento e sabbia.”
“Ma il vento porta notizie. Come potete vivere senza di esso?”
“Tu sottovaluti il potere dell’acqua, membro delle Tribù del Vento,” replicò la guardia. “L’acqua è capace di generare la vita persino in zone aspre come queste. Puoi dire lo stesso del tuo vento?”
Laryel scosse la testa. “Puoi anche evitare di chiamarmi membro delle Tribù del Vento,” disse. “Sono state ormai sterminate da tempo dall’Offensiva. Io stesso non sono un purosangue. Mio padre era un uomo della Capitale.”
“A noi non importa della purezza di nessuno,” disse il ragazzo. Poi, squadrandolo da capo a piedi: “E comunque, non dimostri affatto la tua eredità straniera.”
Laryel scosse il capo. “Gli occhi,” disse. “I veri membri delle Tribù del Vento li hanno semitrasparenti. I miei sono neri come pozzi di pece.”
“Sottigliezze.”
Continuarono a camminare in silenzio lungo un altro enorme corridoio prima di raggiungere un’apertura circolare al centro della quale, raggruppati a formare un ellissi, erano stati sbozzati nella pietra diversi sedili. Su quello del fuoco più lontano, sedeva una giovane donna, vestita di pelle scamosciata marrone, l’abito corto a rivelare le gambe lunghe e atletiche con i piedi calzati in bassi stivaletti di cuoio. Era bruna, con i capelli corti e scarmigliati, gli occhi ambra pieni di freddezza calcolatrice.
“Va bene così, Sawmir,” disse la donna, congedando la guardia. “Puoi lasciarci, grazie.”
Sawmir annuì senza commentare e voltò loro le spalle. Appena si fu allontanato, la Signora fece cenno a Laryel di prendere posto accanto a lei.
“Sei davvero colei che sostieni di essere?” domandò Laryel sospettoso.
“Tu che dici, straniero?” replicò lei con una voce melodiosa che riecheggiò nella grotta.
Quel posto era più grande degli altri e Laryel riusciva a respirare un po’ meglio. C’era persino stato un cambiamento d’aria: una piccola corrente più fresca aveva accarezzato le spalle di Laryel appena lui e Sawmir erano giunti al cospetto della Signora.
“Cosa vuoi da me?” le chiese allora Laryel. “Perché mi avete catturato?”
La Signora sollevò un sopracciglio e corrugò le labbra. “Eri nella Zona delle Dune, solo e braccato da soldati dell’Offensiva. Se ti avessimo permesso di continuare a vagare a quel modo, li avresti condotti ai nostri nascondigli. E non potevamo certo permettere che il primo venuto smascherasse il rifugio che abbiamo costruito con tanta segretezza nel corso degli anni, ti pare?”
Gli occhi della giovane si erano fatti meno distanti, più caldi e ospitali come la terra baciata dal Sole.
“Dovevate proprio portarmi via in quel modo?” chiese Laryel dopo un attimo silenzio, massaggiandosi la nuca.
La Signora scoppiò a ridere, genuinamente divertita. “Ah, sì. Mi scuso per le cattive maniere, ma avevamo poco tempo e non potevamo essere sicuri della tua onestà nei confronti della Controffensiva, così ci siamo dovuti adattare.”
Lo guardò più seria. “Il nemico del mio nemico è mio amico.”
Laryel non si lasciò distrarre. “E ora, invece, sono così degno di fiducia da pronunciare di fronte a me il nome della tua guardia?”
“Sì, la nostra psichica ha letto nella tua mente mentre dormivi e ha visto che sei diretto a Nord alla ricerca di una delle ultime Tribù della tua gente,” rispose la Signora.
Laryel restò a bocca aperta.
“Quello che, però, la nostra psichica non è riuscita a capire è perché tu stessi scappando dall’Offensiva, visto e considerato che fino a qualche settimana fa vivevi nella sicurezza della Capitale.”
Laryel non rispose. Stava cominciando ad insospettirsi di nuovo e la Signora se ne era accorta.
“Non temere,” gli disse infatti. “Non vogliamo farti del male e ti giuro su tutto quello che ritieni sacro che ti trovi davvero tra i membri della Controffensiva.”
Vedendo che Laryel non mutava espressione, si affrettò a continuare, a voce bassa e rapida. “Il mio nome è Ananheim e, al momento, l’intera organizzazione risponde a me. Puoi credermi se ti dico di fidarti di me. Non credi che ti avremmo già consegnato all’Offensiva o ucciso se non stessi dicendo la verità?”
Laryel studiò Ananheim, valutando la sua offerta. Poi la ragazza sbuffò stizzita.
“Ti ho detto il mio nome, membro delle Tribù del Vento, la cosa più preziosa che noi fuorilegge della Controffensiva possiamo permetterci di possedere, perché di fronte a domanda diretta non siamo così vili da mentire. Ti ho fatto condurre al mio cospetto, il cuore pulsante dell’intera organizzazione, senza torcerti un capello o cercare qualche sotterfugio per sottrarmi alla tua vista. Non ti basta come prova di fiducia?”
Gli occhi ambra di Ananheim brillavano di passione alla luce delle fiaccole appese lungo l’intera parete della grotta.
“È vero, già sapevo il tuo nome, ma siamo tornati alla pari nel momento in cui ti ho detto chi sono. Ora potresti andartene liberamente a denunciarmi e io non alzerei un dito per impedire la tua uscita da questa grotta.”
Laryel e Ananheim si guardarono, lei protesa in avanti sul sedile di pietra.
“Mi chiamo Laryel e vengo dalla Capitale. Mio padre era un soldato semplice dell’Offensiva, mia madre era originaria di una Tribù del Vento ormai lungamente estinta. Era già incinta quando la deportarono in città e fu per questo che le permisero di vivere, perché ai loro occhi ogni bambino che nasce è un potenziale soldato. Permisero persino il matrimonio promiscuo, a patto che mia madre e mio padre non facessero troppo baccano. Ma, una volta tornati nella Capitale, cercarono di denunciare i crimini del regime a cui avevano assistito in guerra. Entrambi svanirono nel nulla quando io avevo otto anni.”
Ananheim si accigliò.
“Tutti i membri della Controffensiva hanno perso qualcuno di caro a causa dell’Offensiva.”
“Tu?”
“Mio marito.”
Laryel rifletté su quelle parole, poi riprese a raccontare.
“Quei soldati dell’Offensiva mi stanno dando la caccia perché ho raggiunto l’età per entrare finalmente nell’esercito.”
“Hai disertato?” si interessò Ananheim, raggiante d’orgoglio.
“In un certo senso. È più di un anno che cerco di organizzare questa fuga, ma di recente hanno intercettato alcune delle mie lettere e mi hanno rintracciato. Sono scappato.”
“Dove devi andare?”
“Sto cercando di raggiungere l’ultima Tribù del Nord. Nel corso del tempo, sono stati gli unici a capire che dovevano difendersi attivamente e non passivamente come hanno sempre fatto tutti gli altri della mia gente. In più, si trovano talmente a Nord, in un luogo così sperduto e isolato, che l’Offensiva non ha ancora un interesse così grande da perderci centinaia di soldati. Grazie ai due fattori combinati, questa Tribù del Vento è riuscita a sopravvivere fino ad oggi e si è dichiarata disponibile ad accogliermi.”
Ananheim sorrideva entusiasta. “Entra a far parte della Controffensiva, Laryel.”
“Un esercito per un altro? No, grazie,” scosse la testa Laryel, guardando, senza in realtà vederla, l’uscita della grotta.
“Noi non siamo un esercito. E poi, pensaci: saresti perfetto per noi, per queste zone.”
“No.”
Ananheim si morse un labbro. “Stavolta ci siamo quasi.”
Laryel tornò a guardare la donna, le orecchie all’erta. “Per…?”
Ananheim sostenne il suo sguardo con la fierezza degna di una regina, di una leader. “È troppo segreto per rivelarne i particolari a chi non abbia prestato giuramento, ma posso dirti che stavolta siamo quasi certi di farcela. Quello a cui stiamo lavorando da anni è finalmente andato in porto, abbiamo tutti gli infiltrati necessari ai posti giusti del governo dell’Offensiva.”
Ananheim trattenne il respiro, le labbra dischiuse, il petto che si alzava e abbassava frenetico.
“Il regime sta per crollare. Presto saremo tutti liberi.”
Laryel rimase a bocca aperta.
Liberi. I suoi genitori finalmente vendicati. La pace finalmente ripristinata.
Ma il vento tardava a farsi sentire nelle sue orecchie.
“Non sono nato per i giochi della politica.”
“Qui è in ballo la libertà.”
Laryel si guardò intorno e non vide aperture nella roccia. Le fiamme delle fiaccole erano immobili nell’aria ferma.
“Non potrei vivere qui. Non c’è vento.”
Ananheim boccheggiò. “Ma saresti al sicuro.”
“Non sono fatto per vivere al chiuso. Sarei sempre fuori, col rischio di tradirvi tutti.”
Cadde il silenzio.
“Manca poco ormai. La campana della libertà sta per suonare. Non falliremo,” ritentò Ananheim.
Laryel sorrise e scosse il capo. “Apprezzo la generosità della tua offerta, mia Signora, ma devo declinarla. Semplicemente, non sono nato per combattere.”
Ananheim si aggiustò il vestito e si alzò in piedi, imitata da Laryel. Allargò le braccia, lasciate scoperte dalla tunichetta e coperte di tatuaggi tipici dell’area del Sud, poi parlò di nuovo.
“Mi dichiaro sconfitta, Laryel delle Tribù del Vento. Sei libero di andare verso Nord, dove ti attendono, ma ti confesso che avrei preferito obbligarti a restare.”
Laryel sorrise. “Forse con una minaccia di morte.”
Ananheim scoppiò a ridere. “Sarebbe offensivo per uno della tua schiatta. Offensivo e degradante.” Gli lanciò un’occhiata lusinghiera. “Ho visto i tuoi occhi e so di che colore sono quelli tipici della tua gente. Ma ti dico anche che tu sei, a tutti gli effetti, un vero membro delle Tribù del Vento e spero con tutto il cuore che tu e le persone da cui ti stai recando non soccombiate. Da parte mia, farò tutto il possibile per aiutarvi.”
Laryel si inchinò e le baciò il polso. “Grazie, mia Signora.”
“Sei libero di andare, Laryel della Capitale. Qualcuno ti scorterà fuori e ti darà provviste sufficienti per il tuo viaggio.”
Laryel le sorrise. “Mi ricorderò di te quando vedrò levarsi il fumo della vittoria dalla Torre della Capitale.”

Laryel correva seguendo il flusso del vento nei campi che circondavano il villaggio in cui viveva da più di cinque mesi. Aveva trovato la sua Tribù e l’Offensiva non aveva ancora trovato lui. La Fortuna gli aveva arriso per la seconda volta.
Tutto d’un tratto, il vento cambiò.
Un odore acre e pungente gli perforò le narici, un crepitio lontano gli stuzzicò le orecchie. Voltandosi verso Sud, vide levarsi una colonna di fumo in direzione della Capitale, che nelle giornate più terse si scorgeva persino da lì.
Sorrise, e lasciò che il vento trasportasse in ogni dove il nome che sussurrò ridendo tra sé e sé prima di voltarsi e tornare a perdifiato dalla sua gente per annunciare la novità. I rintocchi di una campana sembrarono scandirne ogni sillaba.
“Ananheim.”


Eccomi di nuovo qui.
Dopo circa un secolo, mi è venuta in mente questa strana storia che ha deciso da sè di voler essere scritta e pubblicata. Se vi è piaciuta (ma anche se non vi è piaciuta XD), fatemelo pure sapere.
Come sempre, un bacione dalla vostra Lucy!
Alla prossima, gente!

 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
joanie - Voto: 06/09/08 14:32
Ops, non mi ero accorta che fosse solo una one shot...Un po' mi dispiace!
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joanie 06/09/08 14:27
Molto bello questo capitolo, e soprattutto scritto davvero bene!
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