- Capitolo 1° -
E' un racconto che ho scritto anni fa per riprenderlo in mano adesso. Stranamente, non ho voluto modificare nulla. Comunque, è qui.
C'era una volta una bambina felice. E magari può sembrare più che normale che una bambina sia gioiosa, certo, ma quella bambina in particolare non si fermava lì. Come descrivere la felicità che irradiava, che sprizzava dagli occhi, che zampillava dalle risate? Non piangeva mai, neanche se cadeva e si sbucciava un ginocchio, neanche se le veniva la febbre alta, nè se le si rompeva un giocattolo. Non era mai triste, neanche una singola lacrima le aveva mai rigato le guance, eccezion fatta per quella volta che, mentre condiva il pesce a pranzo, uno spruzzo di limone le aveva colpito dritto un occhio, ma anche in quell'occasione le sue labbra ridevano della propria sbadataggine. Insomma, era proprio una felicità cronica! Questa bambina, chiamata Stella per il modo in cui i suoi occhi splendevano anche durante il parto, essendo costantemente felice, si era guadagnata la simpatia di tanti altri bambini, anche perchè, visto che non era mai nervosa o di mal umore, non c'era mai bisogno di consolarla o reggere le sue scenate. Per cui, all'età di undici anni, continuava imperterrita a sorridere e splendere. C'era una cosa, in effetti, che la rendeva felice. La sorella gemella. Ma non era una sorella vera, una sorella normale. Era la sua sorella immaginaria. Tutti i bambini hanno avuto, durante la loro infanzia, un amico immaginario col quale dividere giochi e giornate, ma nessuno di loro poteva competere con l'affetto che c'era tra Stella e la sorella immaginaria, che di nome faceva Luna. Erano sempre insieme e Stella le si rivolgeva continuamente, per ogni piccolezza, al punto che anche gli altri amici della bambina felice cominciarono a parlarle e a considerarla perfino una di loro. Ma arrivò il primo giorno di scuola media e i genitori, che conoscevano la severità della professoressa della nuova classe di Stella, decisero di parlarle. La professoressa Strozzina di certo si sarebbe imbufalita, se avesse visto la loro adorata Stellina parlare con la sorellina immaginaria, per cui si misero d'accordo: avrebbero mandato Luna in America per qualche mese, fino alle vacanze estive. Non fu facile convincere Stella a lasciar partire la sorella, ma alla fine, per far contenta Luna, decise di salutarla con un sorriso questa volta un pò più spento. Tutta la famiglia si recò all'aeroporto il giorno prima dell'inizio delle scuole, per salutare la tanto amata Luna e i genitori si ritrovarono a salutare con la mano e ad asciugarsi gli occhi per una figlia che non avevano neanche mai visto. Ma arrivò la disgrazia: la sera stessa, al telegiornale, diedero la tremenda notizia. Il volo di Luna era precipitato e non c'erano superstiti. La bambina felice rimase interdetta. Sentiva dentro un gran vuoto, un buco nero che continuava ad allargarsi e portava via tutto il calore che aveva all'interno. Aveva freddo al punto di tremare e sentirsi gelare. Vedeva i volti dei genitori sconvolti, che la guardavano preoccupati. Ma lei proprio non capiva che fare. Come faceva a riempire il vuoto? Forse poteva aprirsi la pancia e infilare qualche manciata di sabbia al suo intero. O magari era solo fame? No, non poteva essere fame, perchè sentiva lo stomaco serrato e se avesse tentato di mangiare qualcosa, l'avrebbe vomitato subito dopo. Cos'era dunque, quella cosa strana, quel nero che la circondava e l'affogava? Inchiostro, forse? No, non era una cosa solida, anche se poteva sembrarlo... Senza dire una parola, la bambina felice spense la televisione dentro la quale ancora l'aereo esplodeva e salì nella propria stanza senza dire una parola ai genitori. Forse l'avevano uccisa loro. Sì, Luna era morta perchè mamma e papà l'avevano voluta mandare in America. E forse era stata anche colpa sua, della stessa Stella, perchè aveva lasciato che Luna andasse. Poteva perdonarsi? La bambina felice si sedette sul letto e guardò il pianoforte. Per tutta la notte suonò una melodia triste e malinconica, che parlava con le note della morte di Luna e di un sole che si era oscurato. I genitori non ebbero la forza e la volontà di fermarla o di dirle alcunchè. Come potevano spiegarle che Luna non solo non era morta, ma non era neanche esistita? Di certo Stella si sarebbe arrabbiata. Il giorno dopo la bambina felice andò a scuola. Non aveva dormito neanche un'ora, aveva passato tutta la notte al pianoforte, tentando di estirpare il vuoto dall'interno, ma non c'era riuscita. Prima di uscire di casa non si era lavata nè spazzolata i capelli, che formavano un selvaggio garbuglio sulla sua testa. Arrivata a scuola, rimase in silenzio. Tutti la guardavano strano, stupiti. - Perchè Luna non è venuta? - le chiese la vicina di banco. - E' morta. - rispose la bambina felice con voce funerea e nessuno le disse altro, nemmeno la tanto temuta professoressa Strozzina, che sapeva riconoscere il vero dolore quando lo vedeva negli occhi di un bambino. Tornata a casa, Stella si guardò allo specchio: lei e Luna si somigliavano così tanto... ma adesso si sentiva sola. Molto sola. Non poteva andare dai genitori a chiedere cosa fosse quel vuoto nello stomaco: era stata colpa loro se la sua adorata sorellina era morta. - E' vero, è stata tutta colpa loro! - le disse la voce di Luna, arrabbiata, dallo specchio. - Luna? - si stupì Stella, stupita - Ma tu... - Sono morta, è vero... e questo è il mio fantasma... - le spiegò la sorellina - Sai, mi sento sola... - Mi dispiace, Luna... - sussurrò Stella, piano, allungando la mano a sfiorare il vetro freddo. - Dispiace anche a me... mi manchi, Stella... - mormorò Luna, appoggiando la fronte all'altro lato dello specchio. - Anche tu mi manchi... - le confessò Stella, sentendo gli occhi farsi stranamente umidi, come quando sbadigliava - Posso fare qualcosa per te? - Beh... qualcosa ci sarebbe... - ammise Luna. - Cos'è? - le domandò l'altra, ansiosa di esserle d'aiuto. - Dovresti uccidere mamma e papà... sai, è colpa loro se sono morta e finchè non muoiono non posso salire in cielo... - sospirò Luna tristemente. - Ma sei sicura? - le chiese Stella, esitante. - Sicurissima. - annuì Luna. - Beh, allora va bene. - si arrese Stella - Torno subito. E la bambina felice andò a prendere una mannaia nel cassetto.
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Capeggiati da quella spazzatura umana di TUTTAMANGA?
Sai che mi fa ridere di più? Che parlate di offese quando per primi avete cominciato voi.... cos'è finché offendete in modo pesante istigando al suicidio per futili motivi va bene, ma se alla fin fine rispondiamo sboccati fate le vittime? Alla faccia della maturità.
Cosa racconterete ai vostri disgustosi figli e nipoti?
Ve la farò pagare con tutti gli interessi.
Essendo strega ed avendo trovato 2 amiche com me poveri voi.