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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE DARK DESTINY OF SAINT ROSES
Genere: Romantico, Avventura, Fantascienza, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: deakagomechan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/08/2008 18:42:33 (ultimo inserimento: 04/09/08)

Questa è una storia scritta a quattro mani..non vi anticipo nulla, leggerete voi di che si tratta. commentate x piacere..
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Questa storia è stata scitta da me e da una mia amica (un capitolo a testa)durante un momento di pazzia! L'abbiamo messa in qualche sito, ma nessuno l'ha commentata...bè, se è davvero orribile fatecelo sapere voi ok? se leggete commentate, ovviamente siamo aperte anche alle criche! Grazie! ^^


PROLOGO

-Infiniti anni prima.-
Era notte. Una notte senza stelle, illuminata dalla luna piena alta nel cielo. Pianeta stupefacente la luna: mostra il suo volto sempre sorridente, luminoso, privo, o quasi, di crateri, mentre cela la sua parte sofferente, imbruttita, oscura. La parte colma di ferite..
Formulando questi pensieri, un essere dall’età indefinita si tolse gli occhiali a mezzaluna cerchiati di corno e osservò con occhi stanchi la luna che tanto amava e che l’aveva aiutato a formulare un’importantissima scoperta che avrebbe salvato Algor, il suo mondo. Sospirò e si alzò dalla vecchia sedia, passandosi una mano ossuta tra la lunga barba argentea. Afferrò il frutto di anni di ricerche e, con occhio critico, alla luce di una candela tremolante, rilesse quelle righe scritte con una calligrafia elegante, stretta e minuta. La Profezia. Titolo banale per quella scoperta, eppure era proprio così: ciò a cui aveva lavorato per tutta la vita studiando le antiche rune, il ciclo lunare e le costellazioni era proprio una Profezia.
Col cuore, ormai vecchio di mille anni, che si dimenava furioso, scorse la prima parola, poi la seconda, la terza..
“Prestate molta attenzione alle mie parole, o mortali. Nel momento in cui il vostro Regno si troverà sull’orlo del collasso, quando l’odio e il rancore si fonderanno annunciando la dannazione, quando solo i malvagi avranno trionfato abbeverandosi del puro e cristallino sangue degli innocenti, non temete allora di precipitare nell’ignobile ingiustizia. Poiché ciò io vi annuncio, saranno le sacre due rose a salvare il regno e il popolo suo. Bianco e nero, giorno e notte, uomo e donna, sole e luna, bene e male: allorchè l’equilibrio sia ristabilito negli elementi, due fanciulle interverranno. Esse porteranno pace e prosperità, dunque che ciò sia di monito ai malvagi: guardatevi dallo sfidare le rose, poiché esse possiedono accuminate spine.”
Terminò, soddisfatto. La data in cui esse, le sacre rose, sarebbero apparse, era ormai molto vicina. Soffiò sulla fiamma morente, e la candela si spense.

1)

Terra, 2008.
“Abbiamo una notizia dell’ultimo minuto …”
“Capirai”, pensò distrattamente una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro, accoccolata sul divano mentre guardava il telegiornale annoiata, sgranocchiando un pacco di biscotti. “Chi avrà divorziato stavolta? Brad Pitt? Oppure Madonna avrà adottato un altro bambino sudafricano?”
Il giornalista proseguì, ignaro dei pensieri della ragazza. “Nei pressi della Sardegna, più precisamente nell’isola di Sant’Antioco, è stata avvistato un oggetto non identificato …” la ragazza balzò in piedi, rovesciando i suoi biscotti, che si sparsero sul pavimento. Corse verso la finestra, sollevò la tenda e osservò attentamente l’oscurità della notte, dissipata soltanto dalla flebile luce delle stelle e della luna nascente. Il mare era calmo, poteva percepirne l’odore salato e il ritmico rumore delle onde che s’infrangevano nel bagnasciuga. Nessuna anomalia. Sospirò, seccata e si voltò verso la televisione. Le solite idiozie dei giornalisti, pensò, non accorgendosi però della scia luminosa che colorava il cielo alle sue spalle.

“Kristal! Come va il motore?” Urlò un uomo dall’aspetto giovane, con orecchie a punta e i lunghi capelli corvini raccolti in una coda, verso una ragazza molto bella, dai lunghi capelli viola e gli occhi di un blu magnetico. “Alexis, non va! Ho tentato con la magia m-ma …” Tremava, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. “E poi dove si è cacciato quel cretino di Juppiter?!” Sbraitò, agitando le braccia. “Noi stiamo precipitando! Gliel’hai fatto presente?!” Urlò, verso Alexis. “Sì, a quel punto ha scrollato le spalle e …” Alexis deglutì, sapendo che ciò che stava per rivelarle l’avrebbe fatta andare su tutte le furie e questo NON era davvero il caso; conosceva la forza erculea della donna e sapeva che avrebbe dato in escandescenze prima che qualcuno avesse potuto fermarla. “…E?” Incalzò lei afferrandolo per il collo, il viso di lui ad un palmo dal suo naso. Alexis deglutì di nuovo. “E’ andato a dormire …” rivelò, in un sussurro appena percettibile. Lei lo lasciò andare e gli sembrò che la sua figura si fosse d’un tratto ingigantita. “QUELL’IDIOTA!” Gridò Kristal, con tutto il fiato che aveva. Strinse il pugno destro e con tutta la sua forza lo fece ricadere sulla parete dell’astronave, la quale, dopo un sonoro rumore si spense del tutto. Alexis scosse il capo: lo sapeva. “Oh no! E adesso? Cosa raccontiamo al capo? Se precipitiamo in questo luogo sperduto come faremo a trovarle?” Kristal si agitò, continuando a distruggere la navicella con calci e pugni senza rendersene conto. “La colpa è solo tua, maschiaccio!” Sbraitò un altro alieno rivolto a Kristal, uscendo da una porta a forma ovoidale. Era bellissimo: aveva lunghissimi capelli dorati, e i suoi lineamenti delicati erano impreziositi da due occhi di un verde intenso e sfuggente. Lei tirò su col naso e parve calmarsi. “M-ma … la missione … le due fanciulle della profezia …” Borbottò lei, con gli occhioni ingenui lucidi dalle lacrime. “Juppiter, tra meno di cinque minuti cadremo sulla spiaggia” Fece notare Alexis, guardando oltre l’oblò della navicella semi distrutta. “Bene. Preparatevi all’impatto.” Rispose l’alieno biondo, chiamato Juppiter. Kristal gli fece la linguaccia. “Con te farò i conti dopo …” Sentenziò lui, con sguardo severo, mentre le carezzava la testa viola.

Uno schianto sonoro attirò la sua attenzione.
“Giulia! Cos’è stato?”
La ragazza dai capelli castano chiaro venne chiamata dalla madre. “Niente mamma!” Le urlò di rimando. Silenziosa, uscì dalla casa. Doveva sapere.
Quel giorno erano accadute parecchie cose strane. Prima l’annuncio al telegiornale … poi la sua strana voglia a forma di rosa rossa, incisa sulla pelle della sua caviglia sinistra come un marchio impresso a fuoco aveva cominciato a bruciare, e ora questo schianto assordante che proveniva dalla spiaggia … No, lei DOVEVA sapere. Si avvicinò al garage della casa, entrò e prese la sua bici, complice di tante belle giornate estive passate con la sua più cara amica, Alessandra. Già, Alessandra; decise che l’avrebbe chiamata, più tardi. In fondo quella ragazza amava moltissimo il pericolo e questa sembrava un’ottima occasione in cui avrebbe potuto sfruttare quell’amore. Portò la bici fuori casa e si sedette. Cominciò a pedalare, illuminata dalla luce fioca dei lampioni, diretta verso la fonte del rumore.


“Cough! Cough!” Kristal tossì, cercando di scacciare con le mani l’intenso fumo che fuoriusciva dalla navicella, ora completamente distrutta. I tre alieni erano precipitati con tanto di navicella, nella spiaggia accanto ad un’enorme villa. “Potremo riposare là.” Propose Alexis, cercando tra le macerie qualche bagaglio che non era andato distrutto dall’impatto. Kristal giunse le mani con aria sognante. “Chissà se c’è un bagno? Avrei proprio bisogno di una bella doccia …” Agognò. Juppiter la fulminò con lo sguardo. “Ti sembra questo il momento di pensare a simili sciocchezze?” La rimproverò, con durezza. “Ehi! Sono tutta ricoperta di fuliggine e i miei preziosissimi capelli sanno di fumo! Ribattè lei, lagnandosi. “Ti ricordo che se siamo così è colpa tua e dalla tua forza che ancora, nonostante i tuoi 160 anni, non sei riuscita a controllare …” Rimbeccò Juppiter, incrociando le braccia sul petto. Kristal fece per aprire la bocca nell‘intento di rispondere a tono, ma Alexis la zittì, ponendo fine ad una delle tante loro assurde liti. “Vogliamo entrare sì o no?” Chiese ai due, che non smisero di guardarsi in cagnesco. “Oh e va bene!” Sbottò Kristal, dando le spalle al “nemico” e dirigendosi dentro casa. Naturalmente non ci fu bisogno di forzare la maniglia, in quanto l’aliena sfondò la porta con un calcio ben assestato. “Fa paura quando è arrabbiata …” Constatò l’alieno dai capelli corvini. Juppiter sogghignò e afferrò il compagno per il braccio. Lo fissò in volto, tornando serio, e il suo sguardo implacabile lo raggelò. “E’ necessario trovare le due fanciulle. Il più presto possibile. Perciò dobbiamo escogitare un piano.” Gli sussurrò. Qualche istante più tardi, una volta che il biondino abbandonò la presa, si accinsero a seguire Kristal all’interno di quella sconosciuta dimora.

Pedalare! Pedalare!
Giulia pedalava con tutte le sue forze, ripetendosi quella parola come monito. Non ne conosceva il motivo, ma per lei era essenziale raggiungere la fonte di quel rumore. Non sapeva dove andava, ma non se ne preoccupò: si sentiva legata al luogo misterioso da qualcosa; presto o tardi l’avrebbe raggiunto. L’aria incominciò a farsi frizzante, quella notte d’estate. Era ormai notte inoltrata e la luna sovrastava l’immensa volta ricoperta da un soffice manto stellato. Mentre ansimava nel tentativo di accelerare l’andatura, poteva udire i grilli cantare e il dolce russare del mare scosso da un brezza gentile. Sudava, sentiva le gambe cedere. Ormai pedalava incessantemente da un quarto d’ora buono. Si scosse un poco quando vide altezzosa davanti a sé la villa dove spesso lei e Alessandra si erano avventurate da bambine, giocando alle dame inglesi.
Scese cauta dalla bici. Ebbe la certezza di essere arrivata.
Si guardò intorno: sembrava tutto normale e molto tranquillo. Un brivido le percorse la schiena. Non aveva un gran bel presentimento, c’era troppa tranquillità in quel luogo deserto. Odiava ammetterlo a sé stessa, ma aveva paura. “Solo un po’” ammise tra sé e sé, arrossendo percettibilmente. Fortuna che non c’era nessuno e che era notte …
Poi, come un fulmine a ciel sereno, le vide. Il cuore le ballò nel petto, incominciando una sfrenata corsa verso una meta ipotetica e lo stomaco si strinse in una feroce morsa, come se fosse stata costretta a inghiottire dell’acqua gelida. Si portò le mani alla bocca per soffocare l’urlo agghiacciante che stava per emettere, ma si sorprese quando, invece, le uscì soltanto un gemito di spavento. Proprio lì, davanti all’antica dimora, c’erano delle rovine di qualcosa. Lentamente e con passi felpati si avvicinò per scoprire di cosa potesse trattarsi e stavolta, osservando un pezzo di metallo che, decisamente -per la sua lucentezza, leggerezza e per il fatto che era capace di librarsi in aria da solo- non proveniva dalla Terra, quasi svenne. Aveva ragione dunque il giornalista, pensò amaramente. Beh ogni tanto anche loro raccontano la verità … Sospirando, deglutì e lasciò che quello strano metallo di una qualche navicella aliena si librasse in aria senza alcuna difficoltà. Si accostò alla casa e cominciò a sentire delle voci (probabilmente di chi aveva viaggiato su quella astronave) che discutevano concitate. Corse verso una finestra rigorosamente sbarrata con delle assi, s’inginocchiò e tese le orecchie, in ascolto.
“… Potremo cercarle benissimo anche qui!” Sbraitava una profonda voce maschile. Ah, buono a sapersi. Cercavano qualcosa, dunque.
“Insomma Juppiter!” esclamò una fastidiosa vocetta femminile, “Siamo in un’isoletta sperduta di una regione sperduta! Come speri di trovarle qui?” Proseguì, alzando il tono di voce. “scusate, ma.. Anziché pensare a dove cercarle, perché non ci concentriamo su come farlo? A questo punto, vedo che ci siamo concentrati su un punto irrilevante tralasciando quello fondamentale, temo.” Dopo questa dichiarazione espressa da un’altra voce maschile, il silenzio regnò sovrano. Fu la donna a rompere il silenzio opprimente. “Abbiamo un indizio, Alexis.” Sussurrò evidentemente all‘uomo che aveva appena parlato. “Già, ha ragione Kristal.” Non lo vide, ma le sembrò quasi di poter percepire che l’uomo chiamato Juppiter annuì verso la donna. “Le due fanciulle hanno rispettivamente due voglie a forma di rosa, una blu e l’altra rossa. Possono essere collocate in qualunque parte de corpo.”
“Bell’indizio!” Sbuffò Alexis, “Ci sono migliaia di ragazze al mondo e …” S’interruppe, confuso. Giulia tremava da capo a piedi: aveva gridato, osservando la sua voglia rosa e rendendosi cosciente di ciò che stava capitando. Gli alieni parvero averla sentita, perché un attimo dopo un boato l’assordò e vide una confusa macchia viola atterrare accanto a lei. Si sbalordì non poco, capendo che ad aver provocato l’esplosione distruggendo il muro della casa e ad atterrare così agilmente accanto a lei era stata una ragazza che dimostrava all’incirca una ventina d’anni.La donna le sorrise con fare complice. Era bellissima. Aveva dei lunghissimi capelli viola, lasciati liberi di piovere sulle spalle fino alla vita. I suoi delicati ed affascinanti lineamenti ora erano illuminati dal sorriso e dagli occhi di un incredibile blu intenso. Era vestita con un leggero corpetto lilla che le ricalcava le forme sinuose e faceva intravedere l’ombelico, e con una cortissima gonna dello stesso colore. Portava come unico ornamento degli orecchini sulle stranissime orecchie a punta. “Abbiamo una spiona eh?” Disse, con dolcezza. Giulia arretrò. “Dà qua!” Strepitò all’improvviso Kristal, afferrandole la caviglia con la voglia rossa. Gli occhi le si illuminarono di una gioia infantile. “Kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!” Urlò, abbracciandola. Giulia dovette soffocare le risate, di fronte alla stranezza di quell’aliena così infantile. “Cosa è successo?” I suoi due compagni la raggiunsero, colmi di apprensione. Si fermarono di botto, osservando Giulia. Indugiarono a lungo ispezionandole i lunghi e mossi capelli chiari, i suoi occhi color dell’ambra e i suoi vestiti estivi. Lo sguardo di entrambi gli alieni si posò sulla caviglia della ragazza spostandosi increduli sulla figura di Kristal, come per cercare conferma. Lei, intuendo i loro pensieri, annuì raggiante. “Ne abbiamo trovato una!”

“Insomma, io sarei destinata a salvare il vostro mondo?” Chiese Giulia ai tre, una volta che l’ebbero fatta entrare nella casa disabitata e fatta accomodare in un divano tolto fuori con la magia di Alexis per l’occasione. Juppiter, che si era voltato scrutando l’oscurità che inghiottiva il cielo oltre la finestra impolverata di quell‘antico salotto, ritornò a posare i suoi occhi verdi su quelli ambrati di lei, come se volesse oltrepassarla con i raggi X. “Esatto. Tu e un’altra ragazza. Il nostro regno è minacciato da potenti invasori di altri mondi, comandati dal cugino del nostro sovrano. Purtroppo, il nostro imperatore è sotto il controllo mentale di quest’ultimo e con trattati in favore del perfido cugino sta distruggendo l’intera popolazione. Un valoroso combattente, nonché nostra valida spia all’interno dell’esercito reale, ha radunato tutti coloro che si oppongono alla politica del nostro imperatore, una volta che ebbe scoperto l’esistenza di una profezia.” Spiegò, senza distogliere lo sguardo. “Profezia?” chiese, in un sussurro. Alexis prese la parola. “Racconta che due giovani fanciulle, recanti due voglie colorate a forma di rosa incise sulla pelle, rispettivamente una blu e l’altra rossa siano le uniche a poter salvare il nostro mondo.”
“Attenendosi a questa cosiddetta profezia ” intervenne Kristal, “Dove è scritto che le fanciulle, benché umane, siano dotate di strani e meravigliosi poter poteri, ha mandato noi tre sulla Terra per cercare queste due fanciulle, portarle nel nostro mondo e addestrarle a dovere.” Concluse. Giulia rimase interdetta. Non sapeva se crederci o no. Era un sogno? Certo che per esserlo era davvero molto realistico. Ora dovevano solo cercare una ragazza con una voglia simile alla sua. Sì, ma dove? Il panico la invase pensando che al mondo esistevano migliaia, anzi no, milioni di ragazze … Poi, di colpo, un’immagine, o meglio, un ricordo, le attraversò la mente.
Lei e Alessandra tre anni fa, quando avevano appena quattordici anni, stavano facendo il bagno insieme nella grande vasca da bagno di casa sua. “Voglio mostrarti il mio piccolo segreto.” Sorrise Alessandra all’amica, “E’ una cosa che nessuno a parte mia madre ha mai visto … e poi sono così contenta di averla uguale alla tua!”
Giulia le sorrise di rimando, e Alessandra spostò un poco un lembo del reggiseno del costume da bagno che aveva indossato, mostrando una voglia a forma di rosa blu, identica a quella che lei aveva impressa sulla caviglia.
Giulia tornò alla realtà. Con gesto fulmineo estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero dell’amica. Si fermò prima di pigiare il tasto verde, però, notando l’espressione di puro terrore dipinta sul viso dei tre strani alieni. “Sta- stammi lontana!” Balbettò Kristal, osservando l’oggetto che Giulia teneva in mano come se fosse una bomba con la miccia accesa. Giulia rise e i tre la osservano con circospezione. “State tranquilli. Con questo vi porterò la seconda ragazza!” Disse lei sorridendo. Si accinse a premere il tasto e la chiamata partì.
 
Continua nel capitolo:


 
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Trovato 1 commento
Rif.Capitolo: 1
deakagomechan
04/09/08 17:02
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