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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MY LIFE AS A VAMPIRE...
Genere: Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: luni94 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/08/2008 19:04:43

Storia già proposta sotto il titolo di Maledizioni ho deciso di riscriverla dall\'inizio in terza persona...spero vi piaccia!commentate!
 
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I RICORDI DELLA MALEDIZIONE...
- Capitolo 1° -

My life as a vampire…

Capitolo 1:I ricordi della maledizione…
Una ragazzina guardava fuori dalla finestra della sua grigia e cupa camera;aveva i capelli castani, lisci, lunghi fino alle spalle, aveva il volto triste, una cicatrice sul naso e due occhi azzurri, ma vuoti, cupi, senza sentimenti.
Di fianco a lei, su un vecchio e consunto comodino, un album di foto polveroso, le pagine gialle, le foto sporche, rigate…Mostravano una bambina, felice, sorridente, i genitori che l’abbracciavano, seduti davanti ad un tavolo con una torta sopra.
-Ti sei ancora persa nei ricordi?-Una voce canzonatoria alle sue spalle.
La ragazza si girò:-Che vuoi, Snake?-
Lui si allontanò di qualche passo notando lo sguardo furioso e poco amichevole di lei:-Il capo vuole vederti…-Ripose lui secco, per potersene andare il più velocemente possibile.
La ragazza annuì, ma non si diresse verso la porta, al contratio si stese sul letto cigolante, trascinando con sé il vecchio album:-Lo aspetto qui…-
L’altro la guardò storto, ma non volle aggiungere altro e si allontanò, maledicendo quella ragazzina che tanto odiava, perché così fredda, cinica, calcolatrice, anche per essere un vampiro. Lo metteva in soggezione….Lo spaventava…Ma questo non lo avrebbe mai ammesso, piuttosto la morte.
Sbattè la porta dietro di sé, lasciando sola la ragazzina…
Lei non ci fece nemmeno caso, lo considerava una nullità, non valeva nulla…Ricominciò a sfogliare l’album di foto, delle sue foto, di quando era piccola, di quando era normale, di quando non era quello che era ora.
Poi pian piano i ricordi vennero fuori, tutti, uno a uno rendendo la cosa ancora più dolorosa…
Ricordava benissimo quella notta in cui aveva tardato con i suoi amici al parco e stava tornando a casa.
La strada che doveva fare era buia e poco illuminata, ma lei non aveva mai avuto paura a farla, erano poche le cose che la spaventavano, il buio non rientrava in una di quelle…
Camminava tranquilla in quella strada deserta a quell’ora, ascoltando il suo mp3, una canzone dopo l’altra, senza un particolare ordine o una particolare scelta…Poi si fermò di colpo:aveva visto davanti a sé un’ombra, ma era stata una visione veloce, che quasi pensò fosse uno scherzo dell’immaginazione o della stanchezza…
Riprese a camminare tranquillamente, ma per sicurezza spense la musica, nel caso avesse avuto bisogno di cogliere qualche rumore indiscreto alle sue spalle.
Per qualche minuto nulla si mosse, poi su uno degli unici lampioni che illuminavano quella via maledetta apparve un’ombra:la ragazzina alzò lo sguardo, poi lo vide…Era un essere spettrale:il viso bianco, pallido, i capelli neri, che si confondevano con la notte intorno a lui, due canini insanguinati che scendevano dalla sua bocca. Indossava dei pantaloni di pelle nera, una camicia dello stesso colore, sporca di quelle che sembravano macchie di sangue.
Fu un attimo e si trovò a pochi centimetri dalla faccia di lei…La ragazzina non riusciva a muoversi, era come paralizzata,sentiva il respiro puzzolente di sangue dell’altro sul volto, gli occhi rossi piantati nei suoi, vedeva da vicino il suo volto pallido.
Fece un passo indietro, ma si ritrovò contro il muretto di una casa, lo vide avvicinarsi, poi sparire nell’oscurità della notte…Poi ricordà di non aver più visto nulla.
Si risvegliò a casa nel suo letto, i suoi genitori le dissero di aspettare il medico…Ma ebbe una brutta sorpresa:il medico non era altri che il mostro di quella notte.
Rimasero soli e lui le raccontò la storia:i vampiri della luce, quelli delle tenebre…Le fazioni opposte…La lotta continua…Il bisogno di ingrossare le file.
Lui si chiamava Felix, aveva trentotto anni ed era un membro dei vampiri della luce e le disse che ora lo sarebbe stato anche lei. I vampiri della luce…-Vermi…-Pensò la ragazzina ormia cresciuta, riferendosi ai suoi stessi compagni.
Sapeva benissimo di essere dalla parte sbagliata:i vampiri della notte potevano uscire solo al buio, dovevano forzatamente nutrirsi di sangue umano per sopravvivere e per questo si odiavano. Erano i protettori degli umani in un certo senso. Mentre i vampiri della luce potevano uscire sia di notte che di giorno, uccidevano gli umani per divertimento, non per necessità, gli sarebbe bastato anche solo il sangue delle bestie delle fattorie, ma no:loro volevano divertirsi.
E lei era in quella schiera, quella dei mostri, si odiava, ma ormai, dalla prima volta che lo aveva assaggiato il sangue umano era diventato per lei una droga, per quanto spesso cercasse di sopprimere i propri istinti.
Si chiamava Viola, quattordici anni, da quatto vampiro delle schiere delle Luce, odiava molte cose, in particolare se stessa e la sua schiera, amava la musica e la pioggia, la solitudine e il dolore che i tagli ai polsi le procuravano. L’aiutavano a concentrarsi solo sul dolore e non su altro.
Continuò a sfogliare l’album dei suo ricordi:la prima vittima, la prima nottata del sangue, poi quella che poteva considerare la sua luce nel buio, la persona che pù di tutti vedeva come un padre. Come lei era un vampiro, i capelli neri legati in una coda, con qualche ciuffo davanti agli occhi verdi, il volto giovane:Angelo. Un nome insolito per un vampiro e per uno dei migliori per di più…Era il suo maestro, l’unico di cui si fidasse, con cui scambiasse qualche parola, un tipo schivo, freddo, distaccato, silenzioso…Ma per Viola nel suo silenzio sapeva esser di compagnia….
Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente dai ricordi, nonostante tra le sue mani il vecchio album fosse ancora aperto…Poi li riaprì si mise seduta dando le spalle al letto e guardando ancora fuori dalla finestra:un paesaggio cupo, una citta in degradazione, le case grige, i grattacelli cupi, poche macchie verdi sparse qua e là.
Quel quartiere di Londra non era sempre stato così, almeno per quello che ricordava lei:prima era più allegro, ma da quando la guerra tra le due fazioni di vampiri era cominciata…La città era piena di vittime, di violenza, di sangue, di dolore e le vi partecipava.
Unì le proprie mani davanti al viso:erano fredde, gelide, forse più di quanto lo fosse diventata lei in quei quattro anni di non-vita.
-Eccoti…-Quella voce che odiava e che conosceva fin troppo bene, si girò e davanti a sé vide un vampiro piuttosto vecchiotto:ben piazzato, i capelli brizzolati, un paio di baffi maltenuti che, a parere della ragazza, avrebbe fatto più bella figura a tagliare. Vestiva, come quasi tutti in quella struttura, di nero:camicia e pantaloni di pelle.
-Capo…-Mormorò lei tornando a fissare fuori dalla finestra:lo aveva sempre considerato un tipo viscido e poco affidabile e non lo aveva mai sopportato.
-Non dare le spalle, razza…-Cominciò una delle guardie del corpo, ma il vampiro lo fermò:-Calmati…-
-Ma Signor Drake…-Tentò di dire, ma ancora una volta fu interrotto:-Viola dovrei parlarti…In privato.-
Lei si alzò di malavoglia dal letto e si avvicinò a lui:-Veloce…Non voglio sprecare tempo.-
-Perché?-Domandò lui con voce maligna:-Ah, dimenticavo!Tu devi perderti nei tuoi ricordi…-Risata delle sue guardie del corpo. Viola non si rispose, ma si avviò verso la porta:-Ripeto:non ho tempo da perdere con te.-
Lo sentì seguirla e chiudere la porta dietro di sé:-Allora…-Cominciò:-Avrei una missione da affidarti.-
-Cominciamo bene…-Pensò la ragazzina:odiava quando veniva mandata in missione, perché questo comportava il fatto di perdere il controllo di sé e di cedere alla voglia del sangue.
-Distruggi questa famiglia…-Le mostrò una foto:una mamma, un padre, un bimbo di cinque anni e una ragazzina che avrebbe dovuto avere la sua età:-Ma lascia viva la ragazza, diventerà dei nostri.-
Un sorriso crudele apparve sulle labbra di Drake, ma lei non ci fece più tanto caso, ormai ci era abituata, piuttosto guardò la foto e la ragazzina:ricordò quando anche lei era così felice e spensierata, quando aveva una famiglia, quando sua nonna la chiamava piccola insolente ignorante…Doveva ammettere che insolente era rimasta:il quel luogo lei non aveva rispetto per nessuno, se non per Angelo.
-Quando?-Viola si limitò a domandare solo questo, odiava quell’uomo, ma contraddirlo le sarebbe costato una punizione:frustate, niente cibo o acqua per dei giorni…Non aveva paura…O sì?Non lo sapeva, ma a volte temeva la morte, di questo era sicura, per quanto poche cose potessero ucciderla.
-Tra una settimana…-Rispose Drake:-Fino ad allora puoi fare ciò che vuoi…-
Viola annuì, poi cominciò a camminare:-Lascia la foto in camera mia…Io esco.-
Si diresse verso le grige scale che portavano all’ingresso e tirò fuori il suo mp3, mentre il suo capo la fissava con un sorriso poco rassicurante sulle labbra.


 
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