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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE FIGHTERS OF ELEMENTS AND THE LIGHT CRYSTAL
Genere: Sentimentale, Romantico, Comico, Azione, Avventura
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: seiya-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/08/2008 18:15:48

Una nuova stirpe d'eroi, tra amori, lotte contro il male e piccoli problemi quotidiani vi faranno innamorare di questa serie.
 
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PROLOGO - PRIMA PARTE -
- Capitolo 1° -

The fighters of elements and the light Crystal.
Prologo
Prima Parte


‘Abbiamo mandato uomini sulla Luna,laboratori automatici su Marte e sonde spaziali fino ai confini del Sistema Solare…abbiamo misurato distanze,calcolato orbite e scattato milioni di fotografie dei più remoti “angoli” del cielo…;eppure siamo ancora lontani da una conoscenza precisa dell’universo:esso ci appare popolato di misteri e segreti ed essi, sono la sua origine e il suo destino…’

Nero. Tra l’oscurità e gli sprazzi luminescenti ad est , scivolando giù per conformazioni astrali delle più bizzarre dimensioni ci si avvicina ad una nuova concezione di spazio ; non più racchiuso nella superficie orbitale della terra – non più nel raggio del sistema solare bensì, nell’universo vacuo – aperto ad una moltitudine astrale assai più ricca delle abituali conoscenze umani. S’apre dunque il mistero astrale. Laddove sorgono remote costellazioni e galassie. Tra esse, v’è un avvilupparsi continuo di fenomeni concentrici che a tratti svettano in vere e proprie esplosioni galattiche, all’origine di tali conformazioni luminose si proiettano due galassie ; l’una è l’antitesi dell’altra.
L’overcast dimension nasce sottoforma di buco nero, alle pendici dell’universo stesso . Non v’è altro se non l’oscurità ad abitarvi, al suo interno vengono confinate le cosiddette stelle maligne – i corpi celesti che perdendo luminosità vengono relegate ai confini dell’universo per evitare che espandano ulteriormente energia negativa. L’Eien dimension – è la controparte dell’altra, essa è fulgida di luce propria e s’interseca tra le costellazioni di Doragon ed Hebi ; rispettivamente della serpe e del dragone. Dicesi in antichità che tali insiemi di stelle, costituissero il tetto dell’universo stesso – la galassia d’Eien nasce al centro esatto delle due catene stellari [un po’ come le antiche colonne d’ercole] delimitando – sempre secondo leggende – la fine del cosmo. La stella più luminosa d’Eien viene denominata Hikari [o Genkai] – perché, per l’appunto sorge nel punto nel quale lo spazio diviene ‘limite’. Il pianeta , com’è conformato ogni tratto d’esso – è situato perpendicolarmente rispetto agli altri pianeta, risultandone centrale. Funge da orbita luminosa, un po’ come il sole per la nostra terra ed al contrario d’esso è abitabile, perché non esposto a radiazioni. Attorno ad Hikari – coesistono altri sei pianeti che assieme al primo vanno a conformare il sistema astrale : Mizu, Kaze, Hi, Ha, Yoru e Denki. Essi fungono per lo più da orbitali per il pianeta centrale e solamente alcuni di essi sono abitabili. Eppure è su Hikari che comincia la leggenda […] quella dei Fighters of elements.
[…] Giorno – Interno Palazzo Reale.
Una figura alta, slanciata ed ornata di broccati avanzava silenziosa tra i corridoi alti . Passo quieto all’apparenza. Scivolava smorto, sotto il braccio destro un tomo stretto e sul naso dei buffi occhiali tondi. “Ahem, Vostra Altezza […] smettetela di giocare, sapete benissimo a quali oneri siete obbligato” puntiglioso nel tono, quasi marziale.
“Babbeo, figuriamoci se mi lascio prendere anche oggi” ed eccolo, giù, nascosto dietro d’una delle tende scure ed alte con le mani appigliate alla stoffa, in ginocchio, al buio . Al sicuro, almeno per lui. L’iridi cobalte che prendevano a sfrecciare di lato, prima a destra poi a sinistra. “Via libera, adieu struzzo con gli occhiali” e quando pareva che tutto fosse taciturno ed immobile, eccolo afferrato per la collottola come un felino reietto.
“Dannaz… Aka lasciami” ed eccolo a dimenarsi come una trota tra le spire del fratello che l’osservava dall’alto al basso , scuotendo silenziosamente il capo . “Mi spiace Mizu-kun ma, oggi non posso permetterti di saltare la lezione, te la sei svignata sin troppe volte” . Un ringhio basso proveniente dal moretto, in basso, trascinato per i corridoi del salone come un galeotto pronto all’esecuzione. “Chikusho, lasciami maledetto! Perché vuoi farmi questo?” ed il tono sin troppo altezzoso del fuggitivo s’era abbassato, oh se s’era abbassato, divenendo piagnucolante. Più si dimenava e più la stretta dell’altro diveniva autoritaria. “Ti rendi conto che mi stai condannando a morte?” sputava sentenziatore continuando a cercare nel frattempo una via di fuga alternativa. L’altro rimaneva impassibile, fermo – quasi nemmeno lo sfiorassero i commenti dell’altro. Erano sempre stati differenti. Mizuiro – era sin troppo libertino, in tutti i sensi – odiava i cerimoniali di corte ed invece, preferiva quando ve ne fosse l’occasione , d’evadere dai doveri e permettersi qualche scappatella al di fuori del palazzo. Cocciuto, testardo e altamente indisciplinato. Tutto il contrario del quieto Aka, decisamente un principe a tutti gli effetti, sempre consapevole dei propri doveri e strettamente professionale. L’uno l’antitesi dell’altro. “Su alzati fratellino, un’ora solamente – nulla di più – sai bene che diverrai Re un giorno e di certo un re con il tuo atteggiamento non s’addice affatto al nostro regno” lo rirprese, inarcando le sopracciglia chiare. “Beh, allora sai che ti dico? Fallo tu il re, sei più adatto” sbuffò l’altro sollevandosi in piedi. Eccoli, l’uno di fronte all’altro. Cobalto contro Smeraldo. Bianco e Nero. Aka tirò un sospiro d’arresa, sarebbe mai cambiato? Decisamente no.
“Vostra Altezza, eccovi. Vi prego non fuggite più – sapete che sono vecchio” si lamentava l’anziano precettore di corte, ed era ben comprensibile, nonostante i suoi acciacchi era sempre costretto a rincorrere quello scansafatiche di Mizuiro per i corridoi quando si trattava di ‘quelle sue noiose lezioni’ come usava chiamarle il moro. “Grazie Principe Aka, senza di Voi non so come farei” . Mizuiro fulminò il fratello all’istante che trattenne un risolino dietro la mancina.
“Ci vediamo dopo Mizu-kun” e mentre l’altro veniva trascinato via, blaterando tutti i colpi esistenti al mondo contro l’altro, Aka se ne tornava nelle sue stanze, dove preferiva passare maggiorparte del tempo.

[…] Due ore dopo – Corridoio Centrale.

“MALEDETTO SE TI PRENDO IO ... TI DIVIDO IN QUATTRO” ed era routine ormai, Aka corridore, inseguito dal fratello con una schiera di paggetti di corte al seguito che disperati ‘sussurravano’ coperti dal gran chiasso degli altri due – di non gridare.
“M…Mizuiro, sai che non possiamo correre nei corridoiiiii” replicava Aka, respirando ormai a fatica dietro la furia assassina del principe ereditario. Oramai se l’aspettava, quando faceva del bene al fratello era quasi una condanna essere inseguito per mezzo palazzo. Si fermarono infine, stremati – dinanzi alle stanze di Aka.
“S…Sai che…anf… me la pagherai ve…vero?” proferì Mizuiro in un soffio, reggendosi sulle ginocchia per riprendere fiato – il fratello dal canto suo rimase muto, lasciandosi cadere tra le stoffe del letto a quattro di spade. “Quando la smetterai di essere così ?” sorrise lui, mentre sollevava il capo ad osservare il fratello. “Qua…quando tu la smetterai di costringermi ad essere ciò che non voglio” . Il principe disteso sul letto sollevò ulteriormente il busto, osservando l’altro con tristezza. “Non ti piace la nostra vita? Perché?” Mizuiro si sedette a bordo letto, osservando al di fuori della finestra, notando che oramai la volta aveva principiato ad assumere le tonalità notturne. “ … La parola libertà ti dice niente? Hai mai sentito dire di un principe libero? – Io adoro la mia indipendenza , non voglio derivare da stupide regole di corte”. Le parole del fratello colpirono ed affondarono Aka in un colpo soltanto – il timbro guizzante col quale l’altro parlava di libertà, non poteva che sott’intendere la città, della quale aveva sentito parlare solamente da lui. “Com’è fuori?” esordì, lasciando Mizuiro interdetto ad osservarlo. Lo sguardo di Aka era spesso triste, recluso come un animale domestico tra le mura del palazzo giorno e notte – a loro non era permesso lasciare le mura del castello , se non per stretta necessità ed anche in quel caso, scortati da una moltitudine di guardie reali.
“Meraviglioso” esclamò il primogenito schizzando in piedi per poi affiancarsi all’ampio finestrone centrale. “Non hai idea delle luci, delle feste e soprattutto – delle ragazze” un'altra piccola pecca di Mizuiro era quella d’andare a ‘donne’ – non nel senso dispregiativo del termine ma, non poteva farci nulla, quando si trattava di gentil sesso era capace di voler sedurre anche le dame di corte.
“Ragazze ?!” chiese interrogativo l’altro. Già, quanto ne sapeva Aka di donne? Zero. Infondo l’unica donna della sua vita era stata la madre e nessun’altra, da sedici anni a quella parte. Certo, erano molte le nobildonne che fluivano a palazzo solamente per conoscere i principi ma – erano tutte come loro, ovvero – avevano quel gusto di ‘sangue-blu’ con la puzza sotto il naso. Oche, in poche parole.
“Le ragazze di Gin sono diverse da quelle che conosci a palazzo, sono – diciamo – più saporite.” Ah, avrebbe potuto di certo trovare un aggettivo differente. Aka lo guardò inclinando il capo verso destra, in realtà ci aveva capito poco e nulla. “Dunque, mettiamola così – in città la verginità si perde molto più facilmente!” ammise trionfante indicando ‘certe parti basse’ . “M…Mizuiro – shhh, non dire certe cose, se ti sentissero?” esclamò l’altro divenendo d’un cremisi acceso.
“Oh, quanto la fai lunga fratellino, cosa c’è di male se si parla di sesso?” e continuava a parlarne come se fosse una cosa scontata, ad alta voce e smanettando con entrambe le braccia dall’alto in basso. “MIZU!” finalmente anche Aka sbottò finalmente, sollevandosi in piedi e gettandosi sopra il fratello per tappargli la bocca. “Mhhhh…ah! Quando parlavo di perdere la verginità, non ti ho chiesto né proposto di volerla perdere con me – Aka, sai distinguere un maschio da una femmina vero?” lo osservò preoccupato.
“Cretino! Certo che lo so – n…non dire certe cose davanti a me però,sai che – mi mettono in imbarazzo” Mizuiro sollevò gli occhi al cielo, finchè non emise un risolino-sogghignante che prevedeva nulla di buono. Aka lo osservò deglutendo “N…non mi piaci quando fai quella faccia, cos’hai in mente eh?” si sollevò dalla sua posizione indietreggiando d’un passo.
“Stasera ti porto con me e non ammetto storie” proruppe malizioso. No, no, non era possibile era contro qualsiasi etica e morale quel comportamento , non avrebbe mai seguito il fratello in una delle sue scappatelle notturne, nemmeno se fosse stato minacciato di morte. “Non contare su di me” promosse, volgendosi di spalle per abbandonare la sua stessa stanza.
“Oppure, vuoi che spifferi ciò che fai di notte solo soletto in camera tua?” profuse l’altro ancora più malizioso, sfiorando le lenzuola del letto “Che schifo, almeno cambia le coperte dopo i tuoi auto-amplessi notturni” rise e di gusto anche.
“T-tu … Mizu…” divenne di mille colori e se, non fosse stato sul punto di svenire avrebbe preso a cazzotti quella faccia da schiaffi del fratello. “Va bene. Va bene mi hai convinto, ba…basta che tu non dica nulla” lo pregò con gli occhi lucidi, si, anche lui aveva i suoi segreti infondo – un uomo non poteva concedersi qualche piccola soddisfazione ogni tanto? Era di carne anche lui eh. “Perfetto” saltò in piedi l’altro, decisamente euforico. “Cambiati e togli quei cosi – se venissi con me in quello stato saprebbero subito chi sei, un ragazzo normale non indossa simili sfarzi.” Ciancicò osservando il fratello dall’alto in basso. “E … come dovrei vestirmi scusa?” il sorrisetto di Mizuiro arrivò ad aprirsi in modo assassino . [Perché non conto sino a mille prima di chiedere?] fu l’ultimo pensiero di Aka, prima d’essere trascinato in camera dell’altro.
“Perfetto” sibilò Mizuiro osservando il suo operato. “N…non mi sento molto a mio agio” – lo style ‘attillato’ non era esattamente il genere di Aka che si sentiva leggermente ‘scomodo’ in quelli che erano abiti comunissimi. “Svignamocela” proferì l’altro al settimo cielo. Un fremito corse lungo la spina dorsale di Aka che deglutì appena osservando la stanza alle sue spalle “Sento che ci metteremo nei guai” ma non fece in tempo a concludere la frase che Mizuiro lo tirò con sé sino al finestrone centrale.
“E NOI DOVREMMO CALARCI DA QUI? DICO MA SEI PAZZO? NO E POI NO, TORNO IN CAMERA … non ho così tanta voglia di uscire stasera , oh, penso che mi stia anche venendo la febbre” sussultò il secondo genito osservando la corda e i cinque piani sotto di lui. Mizuiro portò indice e medio alle tempie massaggiandosele innervosito. “Stai calmo, Dei, è solamente una discesina” mormorò quasi fosse una cosa del tutto naturale.
“La fai facile, tu lo fai spesso. Io soffro di vertig…” uno spintone mozzò la frase di Aka a metà ed esso si ritrovò con la testa fuori dalla finestra ed il resto del corpo in bilico. Lo sentiva, stava per svenire.
“MIZUIRO! TIRAMI SU, TIRAMI SU” continuava a strillare come un ossesso, finchè la sua richiesta non venne esaudita.
“Bene, ora che hai provato l’ebrezza dell’altezza, SCENDI! E mi raccomando …ssshh!” Lo canzonò l’altro ridendosela tra i denti. Aka emise un broncio fanciullesco prima di cominciare – per così dire – la discesa.
“Ho paura […]” continuava a ripetere ad ogni pezzo di corda, più scivolava giù e più il muscolo cardiaco mancava di un battito. “Mizuirrrroooo…ho pauraaa!”
L’altro ancora fermo ad osservarlo sulla balconata sbuffò alzando gli occhi al cielo, principe un corno. “Smettila di fare il bambino e di piagnucolare … fai come me” e le labbra scivolarono in un mezzo sogghignetto trionfante prima che s’attaccasse alla corda con una mano sola lasciandosi scivolare sino infondo. Aka rimase immoto nella sua posizione a penzolare come un salame , mentre sbiancava poco a poco.
Chiuse gli occhi, eseguendo le stesse mosse dell’altro. [Paura,paura,paura,paura]. “Ecco, ci voleva tanto?” lo esortò l’altro battendo il piede per terra. “N…no eheh, era fa…cilissimo” rispose di rimando mentre pareva che il mondo avesse cominciato a vorticare pericolosamente attorno alla testa.
“Riprenditi, ancora è presto per svenire … aspetta di vedere il resto” lo prese per un braccio, la serata era appena cominciata infondo.

Un’ora dopo – Shin Cafè ; 23.30.

“E’ un ora che aspettiamo, non è che Mizu ci ha dato buca vero?” il gomito d’una figura alta, dai lunghi capelli scuri ciondolava da una parte all’altra in segno di disapprovazione . “Su Hiiro, smettila d’essere impaziente – eh si, ben più quieto e paziente si presentava Shiro rispetto all’amico. Una sola parola : gli amici del principe pazzoide e come potevano presentarsi se non vestiti all’ultima moda e con le manie da rockettari. Bastava osservare Hiiro per capirlo – piercing al lobo destro, catena al collo che arrivava ben più giù dei pettorali – capelli sciolti dietro le spalle, legati solamente da un laccio semi-invisibile. L’altro poi, pareva non avesse vestiti indosso – maglia totalmente graffiata, ai lati e sul torso mentre dal braccio destro, scoperto, s’intravedeva il tatuaggio d’un kappa ormai sbiadito.
Hiiro continuava a tamburellare le dita sul tavolinetto del bar da due ore buone, non era mai stato famoso per la sua pazienza, anzi, diveniva abbastanza nervoso se non si rispettava l’orario dato – conseguenza del suo spiccato senso di praticità e regolarità.
Shiro invece era più bonario , chiudeva spesso un occhio ai ritardi di Mizuiro o alle sue scappatelle improvvise senza avvertimento, dopotutto era pur sempre il suo futuro re. Diciamo che era più ‘fifa’ che altro.
“RAGAZZI!!” finalmente, la squillante voce del moro si fece udire tra le orde di passanti – mentre saltellava contento trascinandosi dietro un’Aka mezzo morto e sconvolto di paura. [Oddio ci scoprono, oddio ci scoprono ] pensava il secondo [ Le ragazze, le ragazze] era il chiodo fisso del primo.
“Era ora!” il bruno s’alzò dalla sua posizione, mostrando tutto il suo ‘stacco di coscia’ di un metro e ottantacinque, da far invidia al metro e settanta di Aka che rimase nascosto dietro il fratello per dieci minuti buoni.
“Scusate, dovevo convincere questo cretino qua dietro” gli altri due osservarono dietro la spalla di Mizuiro sbucare una testa a mò di bavosa. “C…Ciao” esordì titubante sollevando di poco la mano. Non era una novità che Aka fosse sin troppo timido, alle volte, Mizuiro stentava a credere che fosse sangue del suo sangue. “Principe Aka, quale onore” esordì con un mezzo inchino Hiiro, ovviamente, il tutto molto sarcastico – non era di certo il tipo che stendeva tappeti rossi dinanzi ad una celebrità o chicchefosse – un dio in persona si sarebbe trovato in imbarazzo dinanzi tanta sfacciataggine.
“Eddai Hi-kun, è la sua prima volta in città, non mostrare la tua faccia peggiore alle presentazioni” lo canzonò il moro tirandogli una gomitata tra le costole. “Aka-kun, loro sono Shiro ed Hiiro i miei due migliori amici” esordì annuendo continuamente. Aka dal canto suo sorrise di sbiego, una cosina verde chiamata invidia cominciava a farsi strada nel cuoricino purissimo e castissimo del giovane – Mizuiro era suo e di nessun altro – ovvero – l’unico migliore amico che avrebbe dovuto avere era lui, od almeno, non sopportava l’idea che lui avesse amici ‘all’infuori del suo adorato fratellino’.
“Mh, piacere.” Rispose secco Hiiro, avviandosi innanzi agli altri “Non farci caso, è così tutte le volte – felice di conoscerti – per me è un onore” proferì garbatamente Shiro, allargando uno dei suoi sorrisoni a trentadue denti.
“Hiiro, dove te la svigni? Dobbiamo fare da ciceroni ad Aka” lo rimproverò Mizuiro facendoglisi dinanzi “O forse … hai cambiato idea?” inarcò un sopracciglio mettendosi dirimpetto per sospingerlo indietro. “Si si va bene” sussurrò l’altro a mezza bocca – meglio non farlo arrabbiare, con Mizuiro ci si poteva aspettare di tutto, persino la forca. Si sapeva quanto tenesse al fratello ed al mostrargli il suo mondo per intero, quindi non emise alcun fiato per contraddirlo.
“Bene” ottenuto il consenso del più testone, il moro riavviò la lunga coda scura dietro la schiena – tornando indietro a riprendere il fratello ancora semi scioccato dalla cosa. “Guarda, ti piace?” emise sollevando il braccio a palmo aperto dinanzi a sé. “Pensa che questo è tutto nostro – il Nostro grande parco divertimenti” sibilò fregandosi le mani.
“Nostro …” ripetè solamente, osservando i grattacieli, le ampie strutture illuminate – odori d’ogni sorta s’insinuavano nelle narici ad invitare il palato e l’iridi smeraldine tremarono per un istante alla vista di cotanto splendore tutto in una volta. Pareva un bimbo dinanzi al primo regalo di natale, immobile, per paura che tutto quel che l’occhio vedeva fosse solamente un sogno. “Sveglia Aka, ora ti portiamo in un posto da sballo” Aka inclinò la testa, sbattendo le palpebre un paio di volte interrogativo – mentre osservava il fratello e gli altri due ridacchiare complici [Non mi piace quando lo fa da solo, figuriamoci quando sono in tre].
Lo tirarono con loro e in quel momento il principe si dimenticò d’essere tale, almeno per una notte.

Otomiya Disco – Centro ; 24:20.
Le casse centrali disposte orizzontalmente, all’interno del locale, vibravano d’amplessi sonori in gran stile – un ritmo serrato, orecchiabile e pungente veniva trasmesso attraverso gli amplificatori. Al centro della sala una pista enorme veniva divisa in due da tre ampie scalinate centrali - in alto le luci psichedeliche del locale dirompevano ad intermittenza sulle teste dei presenti e chi – sudaticcio e ubriaco s’addentrava nel mondo della musica – non ne sarebbe uscito prima delle cinque del mattino.
Aka era rimasto al centro del salone, a bocca spalancata con entrambe le mani poste sui timpani. “Mizuiro!MIZUIRO … E’ UNA DISCOTECA VERO?” l’altro annuì, mentre le braccia cominciavano a muoverglisi da sole ormai. “Senti che ritmo” scivolava a destra e a sinistra scuotendo il capo con vigore.
“Eh?” rispondeva l’altro ma, oramai il fratello era preso dalle tonalità raggianti della musica. Aka si spostò al di fuori della massa, mentre osservava i tre amici ballare come forsennati ormai da venti minuti buoni. Non era noia ma, inadeguatezza quella che provava – lui era un principe a tutti gli effetti e, non era di certo adatto alla vita cittadina, così chiassosa e periferica – preferiva il silenzio della sua stanza e i suoi libri. Si sedette ad un tavolo sospirando, mentre poggiava sconsolato il mento sul palmo della mano. Mizuiro sembrava così a suo agio – chissà se era questa la libertà che intendeva. Sorrideva e a palazzo era raro vederlo sorridere. Pazzo, semplicemente, era stato un folle a credere di poter capire la vita dell’altro. Erano così diversi.
“ … Cosa ci faccio io qui? Non è il mio posto” sibilò tra sé, mentre stringeva le nocche talmente forte da farle imbiancare. Tratteneva a stento le lacrime – non era come loro – lui era solamente un intruso, si sentiva così fuori posto. Fece per alzarsi in piedi ed andarsene, finchè lo sguardo non cadde al centro esatto della pista dove sembrava che la luce si fosse fermata apposta per inquadrare una persona solamente.
[E … quella … chi è?] Dei , era la creatura più bella che avesse mai visto in sedici anni della sua vita. Bionda – biondissima con le movenze di una gatta. Il respiro gli si era mozzato in un istante in gola, quasi non volesse più uscirne e le labbra s’erano fermate così a bocca aperta, nemmeno dinanzi a lui vi fosse stato un dio – per precisare – una dea. Sollevò d’istinto l’indice alle labbra, quasi avesse paura che qualcuno vedesse il suo stupore – gli occhi erano fissi la, verso di lei – all’interno soltanto il riverbero della sua immagine mentre ballava. Poco a poco cominciò a socchiudere le palpebre arrossendo vistosamente in volto. “E’… sono … in paradiso?” si sciolse tornando a sedere sul tavolo di poc’anzi, poggiando stavolta entrambi i gomiti sul tavolo – la, fermo a fissarla come un imbecille.
“Aka … ti piace la serata?” Shiro s’era distanziato dal gruppo, sin troppo stanco di muoversi e sbattersi come una sardina inscatolata – certe scie di sudore le narici non le avrebbero scordate – gli venne la nausea al pensiero. Osservò meglio il principino semi-imbambolato “Pronto? Dobbiamo chiamare forse un qualcuno che la risvegli con un bacio sua maestà?” ironizzò andando a puntare lo sguardo sulla preda dell’altro.
“Già…EH COSA?” si sollevò dalla sua posizione ancora più rosso di prima. “N … No – io non stavo facendo nulla di male lo giuro” si scusò come se lo avessero sorpreso a violentare qualcuno. “Calmati – ehi – hai solamente visto una bella ragazza, non c’è niente di strano” sorrise.
[Solo bella?] Aka dal canto suo, rivolse un mezzo sorriso all’altro mentre tornava trasognato a godersi lo spettacolo della sua misteriosa ballerina. “Perché non vai da lei se ti piace?” provò a dissuaderlo Shiro “Cosa? Io… no no … sono ehm…troppo timido” – Shiro lanciò una mezza occhiata a Mizuiro al centro della pista, se avesse visto il fratello in una condizione simile l’avrebbe mortificato facendogli fare una bella figuraccia “Ti aiuto io, vuoi?” meglio pensarci da soli. Prima che l’altro se ne fosse accorto.
“Si” proferì solamente il principe, per la prima volta in vita sua – prendeva una decisione di sua spontanea volontà.

“Dove sei – dove sei maledizione” da dieci minuti gli occhi di Mizuiro vagheggiavano tra la folla danzante in modo sconnesso e impaziente. Pareva cercasse qualcosa.
“Ancora? Mizuriro non ti sei stancato di cercarla ogni sera? Sono due settimane che veniamo qui, non è detto che la rivedrai e … se non fosse di Gin?” proferì ad alta voce Hiiro – era abituato a non dare illusioni agli altri e se pensava una cosa si stava pur certi che l’avrebbe detta troppi problemi.
“Zitto e lasciami fare, sono sicuro che verrà stasera – me lo sento” ah, lui e le sue sensazioni. Se lo sentiva da settimane ma la sua sino ad ora era rimasta vana illusione. Lei? L’aveva conosciuta una sera – oddio – conosciuta – meglio dire che s’era fatto dare un ceffone in pieno volto dalla mora in questione. Dopo un commentino sin troppo evidente alle sue ‘bocce’ come lui l’aveva chiamate.
Eppure da quella sera non v’era stato nessun altro volto nei pensieri del Latin Lover. Lui che era abitato ad averne cento – era stato rifiutato e ciò, non poteva che attirarlo maggiormente. Dopo ore di ricerca, finalmente l’iridi cobalte del moro la scorsero vibranti di euforia. “E’ lei” – dei – se avesse avuto un groppo alla gola in quel momento l’avrebbe deglutito tutto insieme – ehi, ma lui aveva un groppo in gola infatti! Da quando una singola ragazza era capace di attrarlo così tanto da non desiderare altro? Era ferma – la – ad un lato del bar centrale con in mano un cocktail. Bella era dire poco. Si fermò dunque, l’unica sensazione che ancora gli scorreva in corpo era quella di averla per sé ad ogni costo. Palpitava febbricitante il muscolo cardiaco – tanto da non fermarsi letteralmente, pareva volesse fuggirgli dal petto. “ Hiiro … guardala…”
“La sto guardando […] Beh, non è esattamente il mio tip…Mizuiro?” Hirro ridacchiò tra sé “Ma che parlo a fare? Guardati sei pressoché andato – ti sei preso forse una cottarella?” le parole di Hiiro fransero lo stato di trance dell’altro che si volse bruscamente scuro come la pece in volto. “Frena – che cottarella? Sai benissimo che io…”
“Seh seh… che tu non ti innamorerai mai…” ripetè quasi fosse la prescrizione di un medico. “Ecco è … solamente … mi piace tutto qua” ah, menzogne Mizuiro? Magnetica, era così – non poteva fare meno di guardarla di soppiatto. Quando l’amico si volgeva subito le iridi correvano ad osservarla. Poi tutt’un tratto sparì. [No … dove sei? Dove sei sparita?] . Il posto occupato dalla mora poc’anzi era vuoto – dove se n’era andata ora?
“Ahem, Mizuiro … credo che quel che ti dirò non ti piacerà per nulla” l’altro lo osservò di sbiego. “Cosa?” inarcò un sopracciglio nervoso.
“Guarda tu stesso” oh no. Le iridi del principe si sbarrarono per un nano secondo – chi era quell’omaccione in compagnia di Lei? Sentì quel poco di contentezza sgretolarsi come vetro, in mille frantumi. [Non è possibile …] Beh, per lui la serata poteva dirsi conclusa – mai ricevuta una tranvata del genere , diretta per giunta. “Beh … cosa vuoi che me ne importi? Forse nemmeno mi piaceva così tanto” smorzò tra i denti.
Hiiro lo osservò sorridendo di sbiego, eh no – il principe era ferito nell’orgoglio ora? Il pensiero d’essere stato rifiutato per un bruttone simile bruciava eh? “Sicuro di star bene?”
“Seh” emise in un mezzo ringhio sconnesso – per niente – era furibondo.


L’operazione – conquista la bionda – era dunque partita. Shiro s’era messo in appostamento in stile cecchino mentre Aka era rimasto ad un lato della pista, esattamente dove l’aveva lasciato l’altro, come un feticcio imbalsamato. “Eccola” proferì Shiro avventandosi contro la malcapitata come uno sciacallo. “Ahem … scusa” la botta, ovviamente doveva solamente essere una scusa.
“Di niente” rispose l’altra secca e anche evidentemente scocciata. [Ohi, ohi che caratterino… te la sei scelta acidella Aka-kun]. Non si perse d’animo però. “Come ti chiami?” ma perché attaccava lui bottone? Accidenti a lui e al suo essere altruista.
“Cavoli Miei” rispose ancora più inacidita. “Ti ha morso una vipera?” sussurrò il moretto di schiena alla ragazza – si – accidenti a lui. “Ti ha chiesto il dottore di farmi il terzo grado?” rispose la bionda di rimando.
“Nah, semplicemente quel bel ragazzo laggiù” tiè, Aka se la doveva cavare un po’ da solo ora – lui aveva fatto come la mamma leonessa coi leoncini – dopo la prima spinta giù dalla rupe si sarebbe fatto forza, abbandonando la timidezza. Lei osservò per curiosità oltre la spalla dell’altro [Però …] sorrise invisibile all’occhio ‘nemico’. “Mh … e cosa vorrebbe sapere il tuo amico?” Bingo – era interessata allora.
“Se … per caso ti andava di prendere…non so…qualcosa con lui?” sorrise ammiccante. “Sei sicuro che non sia tu quello che vuole abbordarmi?” sibilò maligna lei.
“Eh no baby, fedelissimo” si sincerò lui mostrando la fedina al dito. Lei sorrise larga, un ragazzo fedele in discoteca – cose che non si vedevano tutti i giorni. “Beh, se ha un amico come te … posso accettare” sorrise dunque. Shiro fu tentato di gridare uno yatta in mezzo alla pista quasi fosse stato lui ad abbordare ma, si trattenne. Inviò solamente un gran sorrisone con tanto di ok ad Aka, facendogli cenno di prendere il suo posto.
Tu-tum, tu-tum. Il cuore del principe accelerò d’un battito – non immaginava di certo una risposta positiva da quell’angelo. Le gambe e le braccia cominciarono a tremargli simultaneamente, nemmeno fosse in preda ad una crisi di panico. [Oddio, oddio – che faccio? Che dico?] tentò di sembrare il più sicuro possibile ma quando fu vicino alla meta si sentì mancare quasi.
Era ancora più bella vista da vicino. “C…ciao” emise debolmente, arrossendo e volgendo lo sguardo da tutt’altra parte. Lei lo osservò intenerita da una parte – erano così dolci i ragazzi timidi ed impacciati ma , dall’altra tirò fuori le unghie – come qualsiasi donna usi, non si sarebbe mica lasciata conquistare così facilmente. “Uhm … desideri?” Aka divenne ancora più rosso mentre Shiro, ridendosela, s’allontanava per ritornare verso gli altri due amici abbandonati.

Ma guardalo quell’armadio – come fa a piacerle? Gli fa pure gli occhi dolci quella … quella. Dire che Mizuiro stava letteralmente fumando non era di certo un eufemismo – il lembo di maglia che teneva tra le mani era divenuto un cencio ormai sotto gli occhi dell’altro che se la rideva come un matto da una parte.
“Desiderate da bere?” esordì una cameriera passante “Assenzio, grazie” esordì Mizuiro ancora preso dalle sue ire personali. La cameriera deglutì segnando l’ordinazione “E lei?” l’altro era piegato in due sul tavolo ad osservare la scena “Oh mio dio…ah ah ah ah…u…una bi…una birra…ahahah”
[Questo è fuori] pensò la rossiccia prima d’allontanarsi per tornare al bar. “Mizuiro ti sei visto? Sei rosso come un semaforo … e fortuna che non ti piace eh?” l’altro nemmeno si volse “Se non vuoi ritrovarti castrato, zittati” gli latrò contro con una tonalità di voce tale da far rabbrividire un morto stesso. Hiiro mise il silenzioso dunque – con tanto di vibrazione nel trattenere le risa in crescendo dietro il palmo.
[Pelatone obeso … ma guardali … cioè, cosa ci troverà in quel…quel…] un simil trillo uscì dalle labbra di Mizuiro – pareva uno di quei matti rinchiusi in neuropsichiatria tanto si muoveva e si contorceva sulla sedia. Basta – aveva deciso – non sarebbe rimasto un istante in più a vedere quella scena. Fece l’errore di prendere lo scotch appena servito e di ingerirlo come acqua. “Mizuiro E’ ASSENZIO PURO sei pazzo?! Oddio questo mi muore qui e io vengo arrestato per regicidio” già si vedeva su una ghigliottina stile medioevo.
Mizuiro si rizzò in piedi – nemmeno s’accorse d’essere subentrato in uno stato avanzato di sbornia – si sa che l’assenzio contiene una quantità ingente d’alcool ed ingerito di botto non da cause molto salutari ed è ciò che successe al principe – barcollante e con un unico scopo in testa – uscire da quella maledetta discoteca ma … non prima di averla fatta pagare a quel ciccione . Hiiro si sollevò tentando di fermarlo “M…Mizuiro non fare sciocchezze, andiamocene dai … non è il momento per una rissa”
L’occhiataccia truce dell’amico costrinse l’altro a lasciarlo andare. Dei, faceva paura a guardarlo e … Mizuiro ubriaco non distingueva amici da nemici se arrabbiato. “Sta attento … andiamocene dai, ragiona” riprovò invano.
“Ehi Hiiro indovina cosa…” l’avvento di Shiro parve una mano santa. “Shiro vuole fare a botte!” lo strattonò l’altro. “Chi? Io non voglio fare a botte e poi … perché usi la terza persona? Sono qui!” Hiiro lo osservò di sbieco, certo che, talvolta Shiro era proprio tonto.
“Non tu idiota!LUI” prese il volto di Shiro tra le mani volgendolo in direzione dell’altro che avanzava imperterrito verso il bersaglio. “Oh miei dei… e non l’hai fermato?”
“Ci ho provato ma lo sai com’è Mizuiro , non voglio finire in mezzo alla rissa pure io” si giustificò il bruno piagnucolando poi qualcosa di incomprensibile . “ Ma si ammazzerà con quell’omone – è quattro volte la sua stazza” entrambi deglutirono all’unisono. “MIZUIROOOOO!”.

Aka intanto aveva cominciato a muoversi in pista – era già qualcosa. “ B…beh che mi racconti?” oddio, non era esattamente un bell’inizio per un discorso – anzi – pessimo. Si schiaffò una mano in faccia [che cretino che sono … cosa dovrebbe raccontarmi se nemmeno mi conosce?] . La bionda lo osservò con aria annoiata (ovviamente, tutta tattica la sua) . “Oddio la sto annoiando” socchiuse le palpebre – allora era proprio scemo! Aveva pensato ad alta voce, proprio nel momento in cui la musica era cambiata e v’era stato un breack di qualche secondo – proprio sfiga la sua.
Lei sorrise poi, incapace di trattenersi. Era così dolce e impacciato, portò una mano dinanzi alle labbra per coprire il risolino “Se usi queste tecniche per agganciare una ragazza, non oso immaginare cosa dovrai fare per chiederle un bacio …” sussurrò l’altra maliziosa.
Aka sentì un breve allarme provenire dal centro nervoso – quando si parlava di ‘baci’ una piccola spia luminosa gli si accendeva in testa provocandogli un black out celebrale momentaneo. “B…ba…bacio?”
“Si, come questo ad esempio” oh. In quel momento parve che il black out si fosse prolungato più del dovuto – le sue labbra erano … [Oh mio …mi sta baciando?] deglutì immobile come una statua di cera. Tutti i muscoli s’erano intirizziti di colpo e gli occhi erano rimasti sbarrati. Sentiva solamente i cori dell’alleuia in testa e mille omini cicciotti e alati che gli volavano attorno alla testa. Oramai parlare d’arrossire non era più sufficiente, era divenuto un tappeto persiano multicolore. Ogni fibra del suo essere tumultava all’interno in cerca di uno spiraglio per gridare. Una, dieci, cento sensazioni differenti in netto contrasto s’accavallavano nel petto. La mano di lei s’era sollevata sul volto di Aka, scivolando giù per la gota col dorso per carezzarlo. [Rispondi al bacio brutto imbecille] si ripeteva ma, la sua mente in quel momento era scossa da ben altro – gli pareva di correre in paradiso per mano di lei. Chiuse gli occhi finalmente, aprendo un poco le labbra per saggiare quelle della bionda - un sapore magnifico. Che figura, era il suo primo bacio infondo, cosa poteva aspettarsi? D’essere un Rambo-macho della serie ‘vieni con me se vuoi conoscere la vera libidine’? Sollevò tremante la mano destra, portandola contro il fianco di lei, decisamente più esperta . Lasciò scivolare la lingua verso la sua con naturalezza, lasciandolo deglutire di nuovo . Emozionato e sin troppo. [Sembro un bambino…] si sarebbe potuto lagnare a vita ma … dei se era bella come sensazione. “Tranquillo … è il primo anche per me…” gli sussurrò lei dolcemente – oh mio dio – doppia figura di minchia. Lei sembrava così esperta ma ... pensare d’essere ‘un primo bacio’ era un’idea niente male. Gli diede sicurezza. Sollevò anche l’altra mano stringendola contro la vita di lei con maggior vigore – rimanendo comunque impacciato sulle labbra. “Se…sembro un moccioso eh?” lei sorrise a fior di labbra, lasciando che la lingua gli carezzasse la pelle attorno alla bocca. “A me piacciono i bambini …” rispose di rimando chiudendo definitivamente le palpebre “Continua a baciarmi e zittati … moccioso” non se lo lasciò di certo ripetere il principino e sospinse il capo in avanti per approfondire maggiormente il contatto con le labbra di lei. Se era un sogno, non voleva essere assolutamente svegliato.

“E allora? Sei una stupida […] se ti piace così tanto perché non glielo dici?” l’omone si chinò un poco in avanti bonario donando una carezza alla guancia di Hairu, dinanzi a lui che era arrossita appena. “Secondo te sono una che si fa avanti con un ragazzo?” sottolineò incrociando le braccia al petto.
“Timidona” sussurrò l’altro dandogli una pacca sulla spalla. “Non capisco per quale motivo l’hai preso a ceffoni l’ultima volta allora …” lei arrossì un poco. “Non mi piacciono gli apprezzamenti sulla mia mercanzia” l’omone rise lanciando un’occhiata alle grazie semi-scoperte allungando la mano destra per sollevarle la maglietta poco sopra il seno. “Tesoro ma se le lasci in bella mostra ti credo … “ sorrise, in realtà l’omone non era esattamente della sponda eterosessuale , si definiva ‘un’amica’ di Hairu – e quindi – tutto ciò rimandava ad un'unica conclusione : gay di nome e di fatto. Era Gai infatti il nome ed anche la sua predisposizione nei confronti dello stesso sesso. “Dai era carino, se non lo vuoi tu lo prendo io eh” scherzò portando le mani dinanzi al volto. “Scemo!”
Nel frattanto Mizuiro, ignaro di tutto si dirigeva di gran lena verso il ‘potenziale avversario’ che altri non era che il povero Gai. [Cos… si permette anche di toccarla ora? Ma io lo sfascio con tutta la carrozzeria che si ritrova] più saliva la rabbia, più salivano i fumi dell’alcool.
“TU … BRUTTO PEZZO DI…” e giunse a destinazione finalmente, lasciandosi annunciare da una frase ben poco colorita, seguito a ruota da Shiro ed Hiiro che s’erano aggrappati a lui come sanguisughe per tenerlo fermo.
Hairu e Gai si volsero in corrispondenza di Mizuiro inquadrandolo sorpresi. “Toh, parli del diavolo …” sibilò l’omone con bieca saccenza, non gli pareva un tipo molto affidabile e soprattutto violento. Carino, molto carino ma – decisamente dispotico . “Ce l’hai con me?” rispose ponendoglisi dinanzi con tutta la sua bella carne fresca in esposizione – ben 110 chili di simmental ballonzolante.
“E anche se fosse?” rispose l’altro con fare di sfida, sollevando il lato destro delle labbra verso l’alto e ponendo entrambe le mani a mò d’attacco. Il ciccione scosse la testa “ … Perché dovresti picchiarmi?” la tonalità era abbastanza quieta, non troppo brusca. Beh, tra un Davide ed un Golia si sapeva chi avrebbe avuto la meglio e – non si parlava certamente del seguire l’esempio della leggenda.
“…Perché…perché…” già, perché avrebbe dovuto picchiarlo per una ragazza? Scosse la testa, volgendo lo sguardo inavvertitamente verso la mora che lo stava osservando ben poco propensa. […] Dei , dei come diamine era bella – rimase per un istante interdetto – per poi volgersi di nuovo verso il trippone. “Perché …non mi sta bene che… insomma…non dovevi essere tu a…” oh si, quando si trattava di frasi ‘ di quel tipo ‘ era capace di divenire una macchinetta inceppata. Mizuiro era del tipo ‘Smancerie? No Grazie’.
Gai si limitò a spostarsi sollevando il braccio per colpirlo ‘debolmente’ sulla guancia con un bel destro, lasciandolo cadere indietro assieme agli altri due. “Miz...stai bene?” esordì Hiiro notando il rivolo di sangue che usciva dalle labbra dell’altro.
“Puah. Benissimo, fatevi indietro” proferì ben più lucido di prima e sicuramente più agguerrito. Gai sorrise verso Hairu che rimase perplessa riguardo il suo attacco, per quale motivo l’ aveva fatto? Le fece l’occhiolino. A quanto pare la sua piccola Hai aveva fatto colpo e – che colpo – se quel tipo era disposto persino a prenderle da uno grosso come lui per averla. Voleva vedere sin dove si sarebbe spinto.
“Fatti sotto vermiciattolo” lo esortò, fingendosi un omaccione vanesio “Vuoi la mia donna per caso?” la terminologia ‘MIA’ E ‘DONNA’ riferito a Lei, sulla bocca di quel coso, non fecero altro che aumentare di brutto la collera di Mizuiro. “Vermiciattolo a chi, Brutto prosciuttone?” s’abbassò un poco sul busto tentandogli un gancio in pieno petto – con l’unico risultato d’essere sbalzato indietro nuovamente con un nuovo taglio sopra l’occhio destro.
“Gai basta!” s’introdusse Hairu ora e si mise in mezzo convinta. “Non c’è bisogno di fargli del male – smettila” lo osservò accigliata, andava bene ‘testare’ ma fino ad un certo punto. S’inginocchiò accanto a Mizuiro intento a sputacchiare sangue a destra e a manca sotto gli occhi degli altri presenti, radunatasi in gran folla. “N…no sto bene – lasciami fare” promulgò deciso. Lei sorrise. “Gai non è il mio ragazzo, è Gay. Credo preferirebbe te a me … voleva solamente proteggermi” . Mizuiro rimase immobile , era omosessuale? Accidenti e lui che le aveva pure prese, bella figura.
“Tsk, la prossima volta se volete testare qualcosa prendere un omino dei crash test” si sollevò ironizzando. “Scusa non volevo andarci pesante … volevo solamente vedere se il tipo che piaceva alla mia Hai-chan fosse adatto, tutto qua”
Stop. Frena. Aveva detto ‘PIACE?’. D’un tratto le corde vocali del principe smisero di vibrare in gola ed un tossicchiare sordo fu l’unico suono che ne uscì. Hairu si volse contrariata e rossa in volto contro Gai “ Ma cosa dici?” .
Intanto Hiiro e Shiro se la ridevano come pazzi – Mizu le aveva prese per una donna, picchiandosi con una checca. Era da raccontare.
Mizuiro incrociò le braccia al petto diviso a metà tra contentezza e rabbia per la figuraccia. “…N…non è come dice…cioè…” le parole di lei fecero in modo che i loro sguardi si reincontrassero nuovamente – cobalto contro cobalto. Per un istante rimasero in silenzio per poi trattenere a stento le risa. “P…pensare che io…credevo che lui…mfhhh…” Hairu lo seguì a ruota libera riavviando una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio destro “E … io non avevo il coraggio di dirti che mi pia…”.

Arrossirono. Lei volse lo sguardo in corrispondenza del terreno, eh no, lui continuava a fissarsela rapito dalla sua Musa.
“… Beh, usciamo da qui?” propose Mizuiro – dannazione, era la prima volta che sentiva le tipiche ‘farfalle’ svolazzargli giù per la bocca dello stomaco, come quella micro-nausea pre-interrogazione del precettore. “Si…” rispose lei affiancandosi a lui, finalmente.
“UHHHHHHHHHHHHHHHHHHH” gridavano in coro Hiiro e Shiro, accovacciandosi sulle ginocchia e gesticolando infantili contro i due. “Me la pagherete cara quando tornerò qui” e l’espressione che lanciò loro fu più convincente di mille ricatti. Si zittirono di colpo. Beh, non era cosa di tutti i giorni vedere il grande Latin Lover alle prese con una vera e propria cotta – PER UNA DONNA SOLA – s’intenda.

Soli. Finalmente – era quello che desiderava no? Camminavano oramai da più di venti minuti per il vialetto che dava sul lungo mare. Un sospiro breve dalle labbra di lui che, di tanto in tanto volgeva verso di Lei lo sguardo, abbassato contro lo stradello. [Mizuiro che diavolo ti succede? Forza – sai benissimo come comportarti con una donna no? Tsk, con tutte quelle che hai avuto proprio ora vai a fare l’imbalsamato?].
Sollevò lo sguardo definitivamente, deciso a parlare ma, dalle labbra non uscì pressoché nulla. Strinse il labbro inferiore tra i denti – osserandola silente. Dio se era bella, soprattutto incorniciata in quel modo. Diamine, da quando era divenuto così in vena di romanticherie? “Senti …” lei interruppe il silenzio, sollevando l’iridi cobalte proprio nel mentre lui la fissava trasognato.
“C-cosa?” deglutì scattando semi-spaventato per l’improvvisata. Tentò di darsi contegno ma tutto ciò che ottenne fu un ampio rossore smorto sul volto accompagnato da quell’aria cruccia e dura che voleva mostrare – ed intendiamoci ‘doveva’ a tutti i costi. Lui era Mizuiro, non poteva eguagliare di certo Aka. Un donnaiolo come lui non poteva mostrarsi debole.
“Mi spiace … per prima, a causa mia ti sei ferito” lui si volse di poco rispetto a lei, a contemplare la distesa d’acqua che s’estendeva di li a poca distanza. Socchiuse le palpebre inarcando di poco le sopracciglia “Se non avessi voluto … non avrei fatto ciò che ho fatto” rispose sicuro, mentre stringeva la mancina. Lei sorrise – aveva un carattere piuttosto determinato, un po’ come lei . “Vuoi mostrarti più duro di quel che non sei … di la verità” lo canzonò dolcemente. Lui emise un breve mugugno seguito da un broncio “Tsk, figuriamoci …” Hairu sollevò la destra prendendo quella di lui tra la sua, costringendolo a fermarsi.
“Guarda che brutta ferita” chinò dunque il capo, andando a ripulire con le labbra stesse l’eccesso di sangue. “ Va meglio?” proferì alzando nuovamente lo sguardo in direzione d’un Mizuiro piuttosto imbarazzato.
[L…Lei] era rimasto così, imbambolato – completamente soggetto alle movenze di lei. “Si” rispose solamente tentando di nascondere un mezzo sorriso all’ombra della notte. “Visto? … “ profuse lei docile, la tonalità era cambiata bruscamente ed era divenuta ben più melliflua. “Sai?” riprese a camminare dinanzi a lui, incrociando le mani dietro la schiena. “Nessuno si era mai battuto per me …” . Lui non potè far a meno d’arrossire nuovamente, tossicchiando qualcosa di incomprensibile.
“Che dici, dovrei ringraziarti?” in quel momento lui capì l’antifona, lasciando che le labbra s’aprissero automatiche in un sorriso completo che, nulla aveva dei suoi soliti. “Beh … se proprio lo desideri” sussurrò ironico avvicinandosi al passo di lei ma – prima che potesse avvicinarsi ulteriormente la sentì fuggire da sé nuovamente, correva verso la spiaggia, raggiante. “Eh no, prima prendimi” . Mizuiro scosse la testa, segnando ogni suo movimento con lo sguardo – lei che si toglieva le scarpe per affondare coi piedi nella sabbia, che si gettava in una corsa affannata solamente per farsi prendere. I suoi occhi …
[Sono come i miei] automatico fu quel pensiero e, si meravigliò persino d’averlo ponderato. D’un tratto s’accorse del battito accelerato del muscolo cardiaco – correva all’impazzata di nuovo, sollevò la mancina stringendo maggiormente il punto che sentiva pulsare incessante. [Ma cosa ti prende stupido?]
“Vieni?” gli intimò lei, risvegliandolo dai suoi pensieri. Non se lo fece ripetere, riacquistando tutta la sfacciataggine sul volto, stavolta mista a qualcos’altro …


“Non mi hai detto ancora il tuo nome” farfugliò Kiiro ancora immersa tra le braccia del suo neo-amante notturno, volse di poco lo sguardo sopra la spalla per vederne una ciocca di capelli argentei scivolare sul petto. Erano seduti su d’un muretto poco disante dalla discoteca dove s’erano conosciuti e dinanzi a loro, lo spettacolo della Gin immersa nella quiete. “Se te lo dicessi … non sarebbe giusto. Prometto che lo farò quando mi sarà possibile” sorrise Aka, malinconico, attirandola ancora di più contro di sé – nel mentre immaginava le conseguenze del suo gesto. Sarebbe stata, probabilmente l’ultima volta che l’avrebbe vista – era così per lui e, non poteva farci nulla. [Vorrei tanto poterti dire che sono un ragazzo come tutti gli altri ma … mentirei].
Lei lo osservò gettando il capo indietro, poggiando la nuca sulla spalla di lui. “Non importa… sai? Sei proprio strano – non mi era mai successo prima d’ora” Aka reclinò di poco il capo in avanti andando a sfiorare le labbra di lei con le sue “Cosa?” sorrise, dei, era il ragazzo più felice del mondo e nello stesso tempo sentiva il suo cuore frangersi in due. Una parte sarebbe rimasta con lei, la sua Kiiro. L’altra … era quella che corrispondeva al dovere – sapeva cosa lo aspettava.
“Di sentire qualcosa per una persona che ho conosciuto da così poco …” lui arrossì, stringendola maggiormente – dei, era sua, sua e di nessun altro solamente per una notte. La sua prima donna, il suo primo battito cardiaco … il suo primo bacio. “Dimmi … mi dirai il tuo nome?” lui annuì “Presto, te lo prometto”. Se ci fosse stato quel presto. Nel frattempo chiuse gli occhi, non doveva pensare a null’altro ora – c’erano solo lui e lei.


“Presa!” emise Mizuiro lasciandosi cadere sulla sabbia, sopra di lei. Rideva e lo si vedeva chiaramente tra gli sprazzi cerulei d’acqua e le fessure della luna. “Ora … posso avere il mio ringraziamento?” bisbigliò all’orecchio di lei, lasciandole sbarrare gli occhi per un istante. Sollevò lo sguardo verso quello di lui, poco sopra. Era decisamente un sogno – Lui. Chiuse gli occhi, senza proferire null’altro. Mizuiro sollevò la parte destra delle labbra in un mezzo sorrisetto chinandosi anch’ei in avanti. […Potrei anche innamorarmi…per una notte…] un pensiero che gli scivolò tra le spire della mente, nell’istante in cui le labbra stavano per sfiorare quelle di lei … eppure …
“MIZUIROOOOO” di scatto il principe sollevò il collo. In lontananza Shiro e Hiiro lo chiamavano a gran voce allarmati, c’era qualcosa che non andava. Hairu riaprì gli occhi, osservandolo sollevarsi immediato. Delusione, forse, nello sguardo di lei. “Ehi, cosa c’è?” lo afferrò per un lembo della maglietta, strattonandogli il braccio.
Lo sguardo di Mizuiro vagava intermittente tra i due amici ed Hairu. “I…Io devo andare” profuse debolmente, mentre lo sguardo gli tremava flebile. “…Che vuoi dire?” lei lasciò andare la maglia di lui inarcando un sopracciglio confusa.
“Mizuiro! Finalmente…andiamo… a palazzo vi stanno cercando – ci sono sentinelle dappertutto” proferì tutto d’un fiato Shiro, prendendo per un braccio il principe per portarlo con sé. “Aspetta! Prima devo fare una cos…” al suo volgersi, notò che lo sguardo d’Hairu era visibilmente cambiato, aveva portato entrambe le mani alle labbra tremanti – rimanendogli dinanzi con gli occhi sbarrati ricolmi di lacrime. “…Tu sei…mi hai ingannato...”
Mizuiro si sporse in avanti. “No...” fu l’unica parola che scivolò dalle labbra di lui, vedendola indietreggiare. “Andiamo Mizu, non possiamo rimanere!” e fu l’immagine di lei che s’allontanava col volto rigato di lacrime l’ultima cosa che vide, prima d’essere trascinato via a forza dagli altri due.
“NO…NON E’ COME PENSI…ASPETTA...Hairu…” l’ultima parola fu un soffio – lei oramai non c’era più. Chinò semplicemente lo sguardo, seguendo gli altri. [Non volevo ingannarti…non volevo…non volevo…] .
“FORZA SALI!” gli intimò Shiro obbligandolo a salire in macchina. “Arrivo …” proferì quasi sibilante. Gli altri due lo osservarono tristemente. “Mi dispiace principe…” formulò Hiiro, rivolgendosi forse per la prima volta con tanto onere dinanzi all’amico.
“Non chiamarmi così…comincio ad odiare questa mia vita ancora più di prima…” smorzò cinico salendo in macchina e sbattendo lo sportello. Mancava pochissimo – lei era li per lui e… in una notte, così come l’aveva avuta … l’aveva di nuovo persa, forse per sempre.


Il display d’una sottospecie di cellulare s’illuminò. Aka osservò lo osservò sollevandosi senza alcuna fretta. “Devo andare … ” sorrise stringendo la sua bionda tra le braccia. “Ci rivedremo presto, vero?” sorrise lei sospingendo le labbra contro le sue, prima di sciogliersi dall’abbraccio in modo definitivo.
“Lo spero tanto” l’osservò andare via e non smise di salutarla nemmeno quando fu sparita dietro l’orizzonte, mentre lentamente l’alba schiariva la livrea d’un nuovo giorno. Doveva tornare a casa, non s’era nemmeno dato pena dell’allarme annunciatogli , cosa gli succedeva? La macchina passò di li a fianco sfrecciando come un razzo “Su, Aka – Sali” non se lo fece ripetere, entrò sospirante col sorriso ancora stampato sulle labbra. Non si poteva dire lo stesso di Mizuiro che, se n’era rimasto muto per tutto il tempo attaccato al finestrino. “Mizu-kun?” proferì Aka, senza ricevere alcuna risposta.
“Lascia stare Aka …” rispose al suo posto Hiiro osservandoli dallo specchietto retrovisore.

Fine Prima parte
 
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