torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: HYBRID THEORY
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: evilck galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/05/2003 21:20:39

``due anni dopo`` qualcosa è pronto a risorgere dal passato sullo sfondo di un`amicizia che si evolve!!!yaoi!!!
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

Hybrid Theory
Prologo

Erano passati diversi mesi dall’ultimo campionato mondiale di Beyblade in cui i cinesi si erano confermati campioni battendo gli ex-campioni mondiali giapponesi per tre set a zero. I Demolition Boys, rappresentanti dei Beyblader Russi quell’anno non si erano presentati, l’anno precedente erano stati sconfitti e, la Borg associazione che forniva i migliori Blader dell’intera Russia si era sciolta e nessuno aveva pensato a ricomporre un team nazionale. I Blade Breakers si erano sciolti di nuovo e ognuno di loro era ritornato nella propria patria di origine compreso Kei che, per lo stupore di tutti era rimasto in Russia da solo.

Russia
Un lunghissimo e sfiancante viaggio in treno mi aveva portato nelle immense lande congelate della fredda Russia, i miei occhi si aprirono lentamente alla prima chiamata della stazione centrale di Mosca: “Stazione di Mosca! Stazione di Mosca! Capolinea, si prega i passeggeri di scendere dal treno!” Fissai per pochi istanti le persone avvolte nei loro cappotti che attendevano il prossimo treno accano ai binari, poi stringendo la mia valigia al petto mi alzai e, uscendo lentamente dal mio scompartimento il mio corpo abituato ai caldi di New York ebbe un fremito: “Buongiorno, vedo che non gradisce il nostro clima invernale!” Alzai lo sguardo un attimo per vedere da chi provenisse tanta ilarità decisamente fuori luogo, un ragazzo dai lunghi capelli e con uno stupido sorriso stampato in faccia mi porse la mano per presentarsi: “Piacere …” Non fece in tempo a completare la frase, sempre più stretto nel mio cappotto e nel mio bagaglio mi allontanai sbuffando. La prima persona che avevo incontrato in questo insulso paese in cui un tempo eravamo rivali noi americani era stato uno stupido ragazzino insignificante, ora avrei dovuto cercare altre persone per poter raggiungere il vecchio monastero abbandonato che un tempo fu sede della Borg.
Raggiunsi una via di quella grande città in cui pochissima gente “per bene” non osava passeggiare, entrai in un piccolo caffè e, ordinando un Whisky tanto per scaldare le mie ossa congelate mi avvicinai ad un tipo dall’aria tutt’altro che affidabile: “Buongiorno…” Esordì lui come mi conoscesse da tempo. Risposi un po’ stupito al saluto e chiesi di ciò che stavo cercando: “Voi mi sembrate un tipo a posto, potreste indicarmi la via per l’antico monastero di Borkov?” L’uomo avvolto nel suo cappotto chiuse il giornale che stava sfogliando svogliatamente mentre aspettava anche lui un boccale di qualche bevanda precedentemente ordinata: “Anche voi mi sembrate abbastanza sveglio per essere un Americano…” In un primo momento mi innervosì questa frase, poi incuriosito mi feci sbollire la rabbia e chiesi di nuovo: “Come fate a dire che sono…” Non riuscii a ripetere in nome, mi zittì con un sonoro richiamo sibillino: “Se ripetete una seconda volta quel nome qui non esiteranno ad ammazzarvi…” Impietrito da una simile frase quasi non riuscii più a dire nulla, poi scotendo la mano in alto il misterioso uomo urlò: “Oste annulli il mio e l’ordine di questo signore, ce ne andiamo!” Non capii ma lo seguii fuori dall’osteria nonostante la mia fiducia in lui non fosse più di quella che si da ad un cecchino incaricato di ucciderti: “In quel luogo si riuniscono molti fondamentalisti del passato regime russo, se venissero a sapere della sua nazionalità d’oltreoceano non esiterebbero a farvi la pelle!” Deglutii quasi fossi scampato a morte certa, poi incamminandomi con l’uomo appena conosciuto iniziai a tempestarlo di domande: “Lei è Ronald Winter, famoso ricercatore di alte tecnologie, la sua esperienza all’area 51 nel deserto del Nevada a spopolato, ed ora le spiegherò chi sono io: ricorda Blackangel, l’Hacker che le ha permesso di accedere agli archivi segreti della Borg via internet e che le ha organizzato questo viaggio, be ecco sono io!” Ora sapevo che lui sapeva tutto di me ed io nulla di lui tranne che era stato veramente gentile a fare tutto ciò per uno sconosciuto…

* * *

Il mio vecchio Bey cominciava a dare i segni di vecchiaia, nonostante mi allenassi tutti i giorni le mie tecniche peggioravano e non avevo più la fantasia e la grinta per scatenare cruente battaglie con altri Blader del luogo, forse sarebbe stato il momento di abbandonare il mondo del Beyblade ma, abbandonarlo significava anche togliere un senso alla mia vita, la Borg mi aveva reso unico con il mio Bey, io e lui eravamo una cosa sola, un giocattolo di freddo metallo. Vivevo ai bordi della strada ricavando il necessario per mangiare con qualche battaglia di Bey vinta legata ad una scommessa, nessuno conosceva i Bit Power e quindi nessuna trottola di fredda plastica e metallo poteva resistere alla forza della mia animata dal Bit. “ Wolborg, finiscilo!” Il mio Beyblade con un netto colpo di sponda colpì il bey del ragazzo che stavo sfidando mandandolo in mille frantumi: “Devo dire che sei piuttosto forte per essere reduce da una schiacciante sconfitta contro Takao dei Bladebreakers…” La voce misteriosa di una donna che era tra la folla di spettatori si fece avanti spezzando il silenzio del Blader sconfitto: “Tu come fai a saperlo?” Imprecai verso quella voce che, nonostante i miei richiami, non si faceva avanti. Presi Wolborg di fretta e senza neppure chiedere il compenso della scommessa al ragazzo battuto mi feci spazio fra la folla e corsi verso il punto in cui sembrava provenire quel richiamo: “Bravo…Ti prego di accettare le mie più sentite congratulazioni, nonostante Takao abbia tentato di insegnarti i veri valori del Beyblade tu non vuoi capire…bravo!” Una donna dai lunghi capelli neri che si confondevano con lo scuro abito che portava addosso era appoggiata a testa bassa al muro di una casa lì vicino: “Lei come fa a sapere tutto questo…?” Chiesi arrogante, lei sorrise quasi compiaciuta di questa domanda e alzando il capo verso di me si avvicinò lentamente e, porgendomi la mano sorrise di nuovo di un sorriso intriso di malvagità e cattiveria quasi per intimorirmi: “Piacere, mi chiamo Jenna, sono una ricercatrice nel campo delle strategie di Beyblade francese, lavoravo per la Beyblade Battle Association francese prima che…mi ritirassi…” La sua voce cadde quasi nella monotonia di una bugia, poi afferrò stretta la mia mano libera dal Bey: “Tu devi essere Yuriy Ivanov… Il famoso finalista che in due edizioni fa del torneo di Beyblade tentò di scatenare la forza dell’arma segreta della Borg contro il Dragoon di Takao, vero?” Annuii quasi forzatamente, non aveva sbagliato nulla nella mia breve descrizione e mi sorprendeva che sapesse così tanto di me…Strinsi la mano anch’io una volta reso conto dell’accaduto fissai negli occhi la donna e, cauto, domandai: “Perché si è scomodata ad arrivare in Russia per fare la mia conoscenza?” La donna sorrise di nuovo e continuando a ridere con il viso ribatté: “Non sono affatto qui solo per conoscerti Yuriy, sono qui a migliaia di chilometri dal mio paese per proporti un affare molto conveniente sia per te sia per noi…” Non capivo il motivo di tale pluralità nel discorso, pensai che facesse parte di un’altra associazione di Beyblade agonistico: “No mi spiace signorina ma ho chiuso con il Beyblade agonistico, ora preferisco giocare per divertirmi…” Non riuscii a finire la frase che lei iniziò con voce sinistra un’altra conversazione: “Non mi pare, vedo che vivi di scommesse e, sai bene, questo è illegale…L’inverno poi è alle porte e, sai pure questo, il tuo corpo bionico non resisterà al pungente freddo russo o non ti ricordi cosa sei?” Indietreggia dinanzi a quella donna che sapeva il mio segreto, sorrise di nuovo in quel modo minaccioso da farmi rabbrividire di nuovo: “Come…” Non riuscii a dire altro era pietrificato: “Allora, vuoi congelare in mezzo ad una strada o venire con me…” Dinanzi a quella affermazioni ricordai che mancavano pochi giorni a settembre e, nonostante la temperatura fosse ancora sopportabile non mancava molto ai primi freddi, abbassai il capo e senza chiedere nessuna delucidazione su ciò a cui andavo incontro annuii e, abbassando il capo porsi la mia mano destra in quella della donna come un bimbo si appende alla mano materna prima di attraversare una strada.

* * *

Ero cresciuto da solo mia madre era troppo impegnata con il suo lavoro che la teneva sempre molto lontana da casa spesso non mi chiamava per interi mesi, a volte per anni…La nonna era molto anziana e vivevamo della sua poca pensione e di ciò che la mamma mi mandava ogni tanto, quando si ricordava di avere una madre ed un figlio in patria. Quando ebbi compiuto abbastanza anni per poter fare qualche servizio nei negozi iniziai a girovagare cercando qualche soldo in più trascurando la scuola. Arrivò anche il momento in cui la nonnina dovette lasciarmi, speravo almeno in questo frangente di poter incontrare mia madre ma, non la vidi tra la folla. Iniziai allora a lavorare in un negozio di hobbistica e notai per la prima volta alcuni Beyblade, mi piaceva quello sport, anzi mi piaceva di più studiare strategie per gli altri, nonostante nella mia vita nessuno si offriva di aiutarmi riuscii a fare “amicizia” con un gruppetto di Blader. Non mi sentivo amico di nessuno però, a loro servivo per perfezionare e potenziare i loro Bey. Riuscii a fare un’immensa pubblicità ai Beyblade così il negoziante mi regalò un piccolo computer portatile con il quale avrei potuto elaborare migliori strategie e migliori Beyblade. Nonostante fossi molto ricercato dai ragazzi del quartiere mi sentivo sempre più solo, passavo la giornata sempre incollato a quel pc, parlavo di rado e, le uniche parole che spendevo erano consigli per Blader inesperti che, una volta migliorato il loro Bey scappavano di corsa con un raro grazie senza neppure chiedere il mio nome…
Per quel motivo presi il soprannome di Professore, dimenticai io stesso il mio nome di battesimo, non lo sentivo nominare da così tanto tempo che mi sembrava ridicolo ricordarlo.
“Kappa!Puoi venire un momento?” La voce di Takao mi distolse dai miei tristi pensieri, era l’unico che mi chiamava per nome, era l’unico che si era preso cura di me “adottandomi”, ora vivevo in casa con lui e suo nonno e non mi sentivo più solo, per la prima volta dopo tanti anni sentivo di avere una famiglia. Chiusi il computer portatile e corsi in camera di Takao: “Per caso mi daresti una mano a sistemare la mia cameretta?” Alzai lo sguardo, con un sorriso un po’ imbarazzato il ragazzo si grattava la nuca con una mano, era ancora in pigiama ed avevo sentito poco prima suo nonno ordinargli di sistemare la camera: “Cosaaah!?!Ma come hai fatto a fare una tale confusione?” In effetti non c’era più nulla a posto in quella stanza al di fuori di Dragoon che era ben sistemato nella mia valigetta sulla scrivania: “Stanotte o avuto i sogni un po’ agitati e, sai quando sono irrequieto non riesco a stare fermo nemmeno quando sono a dormire!” Dicendo questo iniziai a ridere assieme a lui e mi chinai per raccogliere i vestiti e i soprammobili a terra. In quei momenti di pura quotidianità mi rendevo conto che almeno a lui non servivo solo per il mio computer pieno di tattiche, in lui avevo trovato il fratellino che avevo sempre cercato e nessuno si era mai offerto di essere… “Kappa?” Mi richiamo e, dolcemente girai il capo verso di lui: “Stai ancora sognando gli incontri di Bey? Su altrimenti non mi darai un grande aiuto!” Non sembrava affatto essere scocciato, con il suo sorriso sulle labbra e i suoi occhi sempre pieni di allegria mi richiamava sempre con quell’ironia tipica del suo carattere quasi lo facesse per paura di offendermi: “Si, scusa, hai ragione, il fatto è che da quando ai perso contro Mao sto ripensando continuamente a ciò che ti ha fatto perdere, eri in netto vantaggio eppure…” Rise di gusto quasi fosse abituato a queste cose e poi rifilandomi una pacca sulla spalla disse ironicamente: “Probabilmente mi sono distratto guardandola…” Arrossii non so neppure il motivo di tale imbarazzo poi infuriato iniziai a fare la ramanzina a Takao: “Bravo! Ci siamo giocati il torneo mondiale di Beyblade perché una ragazzina ti ha fatto le moine…complimenti Takao, complimenti!” Forse mi ero infuriato un po’ troppo per quella battutina del ragazzo, infondo si vedeva che stava soltanto scherzando, dopo avermi fissato per alcuni minuti come un essere strano socchiuse gli occhi e mi posò la mano sulla spalla destra stringendomela come se non volesse mollarla: “Calmati amico, stavo scherzando…e poi…rilassati, nella vita non esiste solamente il Beyblade, se abbiamo perso stavolta vinceremo la prossima e, l’importante è essersi divertiti tutti insieme, no?” Fissai Takao, queste parole sembravano uscite dalle labbra di un altro ragazzo, era cambiato tantissimo da quando lo avevo conosciuto, non era più il bambino cocciuto che voleva vincere a tutti i costi, ora aveva capito il vero significato del Beyblade. Al contrario sembrava quasi che fossi io ad aver perduto i valori, il fatto è che quando Takao faceva certe battute andavo su tutte le furie, forse, in fondo al mio cuore avevo paura che una volta che Takao avesse abbandonato il suo Bey avrebbe abbandonato anche me, come un vecchio giocattolo…

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: