torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: REIKA L'IMPURA
Genere: Horror, Avventura, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: miticashiba galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/07/2008 21:20:37 (ultimo inserimento: 18/08/08)

Che cosa fareste se foste costretti a combattere la vostra vera natura rinnegando la vostra specie? Reika è una vampira! Ed è pentita!
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
REIKA
- Capitolo 1° -

Sangue…Sangue…Sangue lo reclamava…così sempre più forte…ogni giorno che passava il suo bisogno cresceva, la necessità di quel fluido vitale la stava distruggendo, non poteva continuare così, quel senso di un’insaziabile fame, il bisogno estremo di uccidere, di nutrirsi delle sue vittime, erano devastanti, si sentiva quasi soffocare da tutto questo, ma non poteva, lo sapeva bene, non doveva cedere alla sua natura, aveva sono un’alternativa, combattere, combattere sé stessa.
Si sollevò e si mise seduta sul letto, ormai aveva completamente perso il sonno…appena si stendeva e rilassava i sensi…quell’impetuosa voglia di sangue l’assaliva e l’invadeva completamente, in quelle condizioni non poteva più permettersi il lusso di dormire, non ci riusciva, non voleva, il sonno la rendeva debole e più vulnerabile, il momento migliore perché il suo vero io uscisse era proprio quello e doveva impedire a tutti i costi che la bestia si scatenasse.
Si portò il capo tra le mani, la testa le doleva, pulsava come se potesse scoppiare da un momento all’altro.
«Dannazione…Dannazione…» diede una veloce occhiata alla cassa di legno accanto al letto, soffermandosi su di una boccetta, contenente uno strano siero giallastro, appoggiata sopra. «…sono completamente assuefatta…il vecchio dovrà prepararne uno più forte questa volta…».
Si alzò, con passo lento ma deciso attraversò la piccola stanza avviandosi verso il bagno, arrivò nei pressi del lavabo, immerse le mani nell’acqua gelida e si lavò il viso, alzò lo sguardo, ritrovandosi a fissare uno specchio vuoto. «Deprimente…dannato specchio…» se solo avesse potuto l’avrebbe fatto in mille pezzi, quello specchio era sempre li ad osservarla a scrutarla, ribadendo in continuazione ciò che lei era, «Pagherei per vederci qualcosa... …».
Si avvicinò alla finestra oscurata da due teli neri, ne scostò prudentemente uno e osservò la vita fuori da quella misera abitazione. Il sole era ancora alto, ancora un paio d’ore e sarebbe tramontato, chiuse gli occhi e sospirò.
Reika, così si chiamava, una ventenne dannata per l’eternità, una giovane donna destinata a portare un grosso fardello sulle proprie spalle, voleva sapere, capire, doveva scoprire chi fu a ridurla così, erano passati ormai tanti anni, talmente tanti che a stento ricordava la sua vita passata, pochi ricordi le rimanevano della sua vita mortale, da umana, cinquanta, forse cento,ormai aveva pure perso il conto degli anni trascorsi vivendo in quello stato, e non si dava pace. Vendetta, questa la spingeva a rincorrere il suo creatore, voleva vendetta, il suo sire doveva morire. Non ricorda neppure come successe, solo il risveglio le appariva ancora lucido come fosse successo poche ore prima. Un trauma ecco cosa fu. Il riacquistare i sensi e subito venir assalita da una irrefrenabile voglia di qualcosa che ancora le appariva oscuro, mille emozioni in pochi secondi, tante sensazioni differenti.. forza, potere, voglia di uccidere, il percepire i propri sensi più acuti e l’accorgersi di avere due prominenze appuntite ed affilate laddove in passato risiedevano i suoi canini, tutto questo la sconvolse.
Ma ormai quel tempo era passato, imparò ad accettare la sua nuova forma, non totalmente ma almeno in parte lo fece.
Nei primi tempi si ritrovò a vagare senza meta in quel mondo desolato fatto solo di alberi, montagne e deserti, dove sembrava non esserci vita, esplorando sé stessa, scoprendo i suoi poteri, le sue nuove capacità, i suoi punti di forza e di conseguenza anche i suoi punti deboli.
Poi, una notte successe ciò che la delucidò sul suo essere.
Erano giorni che camminava senza nutrirsi, e la cosa le appariva alquanto sinistra. Non aveva necessità di farlo, non aveva fame ne sete, solo una strana sensazione un bisogno che non riusciva a soddisfare la cui natura non le era del tutto chiara. Stava male, come se fosse in astinenza da qualcosa che le era vitale, non capiva e non si capacitava, finché quella notte lo avvistò, ne sentì l’odore prima di tutto, la sua salivazione aumentò notevolmente, le sue fauci lo reclamavano. Era buio, nemmeno la luce della luna filtrava tra i rami degli alberi di quel immenso bosco, eppure lei ci vedeva benissimo. Si avvicinò cautamente e lo osservò da dietro dei rami. Un uomo, forse un ragazzo, probabilmente non aveva più di venticinque anni, era seduto su di un masso accovacciato vicino ad un fuoco che sfavillava debolmente, tremava infreddolito. Era poco vestito, uno straccio indossato a mo di tunica, era strappato gli si intravedevano le carni magre attraverso gli squarci, sembrava denutrito. Nonostante i capelli biondi che a ciuffi gli coprivano il viso, Reika notò che aveva un’espressione malinconica, uno sguardo spento. Non provò compassione per quel ragazzo, il vederlo in quello stato le procurava una sorta di piacere, una preda, ecco cos’era. Nella sua testa ora c’era solo quello.
Senza pensarci due volte gli si fiondò contro, sorprendendolo alle spalle, lo immobilizzò stringendogli il braccio attorno al collo, lui reagì cercò di divincolarsi, ma non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo che fu assalito da un immenso dolore, mentre percepiva chiaramente l’affondare di due affilati canini nelle sue carni, nel suo collo…sentiva il suo sangue scorrere, sentiva la sua linfa vitale che gli veniva sottratta con avarizia, poi perse i sensi.
Reika bevve, bevve così tanto da prosciugare le vene a quel povero ragazzo, lo lasciò cadere a terra, osservò quel corpo ormai senza vita, si chiese cosa volesse significare tutto questo, era un po’ turbata ma allo stesso tempo si sentiva appagata, un senso di soddisfazione l’invase, si sentiva bene.
Fu la sua prima vittima, senza curarsi di quel corpo inanimato proseguì per il suo cammino, era ancora eccitata e su di giri, ancora non aveva realizzato quel che successe.
Il sole tramontò, Reika velocemente indossò il suo mantello, si incappucciò e rapidamente abbondò il suo rifugio diurno.
Le strade di Markot erano ancora affollate, Reika osservava, i cittadini li erano sempre sorridenti, spensierati, riusciva a leggere la serenità nei loro volti contenti, sembrava essere l’unica ad essere stanca di quella vita, di quel mondo, l’unica ad essere infelice, scontenta e provata da tutto quello che la sua non-vita le stava portando.
Attraversò la stretta strada che porta alla via principale della città, si fermò scrutò ogni angolo, c’erano dei bambini che giocavano con una palla, uno piangeva seduto a terra, aveva una ferita al ginocchio, lei nemmeno ricordava di essere mai stata bambina, si affrettò per la sua strada, l’odore dolce del sangue del bambino la fece trasalire.
Proseguì per quella grande via, aveva una strana sensazione, si sentiva seguita, spiata, si chiedeva il perché, i suoi sensi stavano tutti sull’attenti, bastava un qualsiasi rumore per farla allarmare, era attenta a tutto ciò che le accadeva attorno. Improvvisamente venne urtata ad una spalla, questo la sorprese, non s’accorse di quella figura che stava camminando in direzione apposta alla sua, l’impatto fu forte, durò un istante, ma percepì una grande forza provenire da quella persona.
Reika si fermò, l’osservò da sotto il cappuccio. Alto, sulla trentina probabilmente con una corporatura massiccia, vestiva di nero. Si soffermò ad osservare l’appariscente cintura che portava, era tutta in metallo con una possente fibbia che luccicava, c’era un simbolo nel centro, ma non le ricordava nulla. Aveva gli occhi chiari, colore del ghiaccio ed i capelli scuri, forse neri, forse castani, il buio della sera le impediva di distinguere chiaramente il colore. Aveva un cicatrice sulla guancia sinistra. Reika la scrutò, sembrava molto vecchia. Lui contraccambiò gli sguardi, si sentì spogliata dagli occhi di lui e la cosa non le piaceva, non curante della cosa fece per andarsene senza dire parola ma lui tempestivamente la interrogò.
«Spero di non averle fatto male…» le disse con fare galante. Reika un po’ diffidente rispose «No, non si preoccupi, ci vuole ben altro per far male a me…».
Lui sorrise, la prese per un braccio cogliendola alla sprovvista Reika fece per sottrarsi senza riuscirci, era davvero forte.
«Non serve stare sulle difensive, Reika, so chi sei, ci rincontreremo presto» e allentò la presa regalandole un sorriso a trentadue denti mettendo in evidenza un particolare che rivelò la sua natura e se ne andò.
Reika rimase immobile «…uhm…un vampiro, è strano vederne qui a Markot, credevo di essere l’unica, chissà chi è e cosa vuole…»
Ancora turbata riprese il suo cammino, era quasi arrivata a destinazione.
Procedette verso la sua meta continuando a pensare a quell’incontro, era da molto che non incontrava un altro essere dannato come lei, ormai erano anni che scappava dalla sua specie, erano anni che si imponeva quella sorta di esilio da tutto ciò che poteva essere collegato al suo mondo. La sua anima era perennemente tormentata dal suo passato, ammesso che ce l’avesse un anima. Quello che fece, quello che era, e che tutt’ora è, non l’avevano mai abbandonata, la perseguitavano ogni notte, ogni giorno e lei era impotente dinnanzi al ricordo delle sue azioni, alle migliaia di vite strappate, a tutto il sangue versato. Ciò che un tempo le dava un immenso piacere ora le dilaniava il cuore da un profondo dolore. C’erano giorni in cui avrebbe preferito rimanere l’essere brutale di un tempo, non soffriva, nemmeno il dolore fisico causato da qualche ferita durante innumerevoli scontri la faceva star male anzi, serviva solo per ravvivare la sua furia e la sua sete. Ora era diverso…non ricorda quando incominciò tutto, ma a poco a poco iniziò a provare sentimenti che aveva dimenticato da tempo, pena, compassione, senso di colpa, queste emozioni iniziarono ad invaderla lentamente mentre continuava le sue carneficine. Era sempre più difficile fare i conti con tutte quelle sensazioni che le stringevano il cuore. Iniziò ad uccidere sempre più di rado finché non cessò del tutto. Trascorse giorni difficili un poco alla volta la sua sete iniziò a farsi sentire, un vampiro non può sopravvivere senza nutrirsi. Lentamente quel tormento l’avrebbe divorata facendola cadere in un miserabile stato di agonia dal quale non si sarebbe mai più ripresa. Fu così che iniziò a nutrirsi del sangue animale, uccidere un animale non le dava alcun rimpianto era sopravvivenza, anche gli uomini li cacciavano per nutrirsi e lei fece lo stesso. Ci volle parecchio tempo prima di abituarsi al nuovo sapore. Nulla a che vedere con il sangue umano, quello animale era molto più amaro e quasi acido rispetto a quello dolce e saporito di un uomo, ma ci fece l’abitudine. Doveva continuare a vivere in qualche modo, dove riscattare le sue colpe e se moriva non l’avrebbe più potuto fare. Così un po’ alla volta si allontanò dalla sua vecchia vita per avvicinarsi a quella degli umani. La cosa si rivelò meno piacevole del previsto, il mescolarsi tra la gente che viveva armoniosa i propri giorni vicino alle persone care, fece sprofondare Reika in un’immensa solitudine, in quei giorni come non mai si rese conto di essere davvero sola, iniziò ad amare quella gente, a bramare la loro vita, e più questi sentimenti crescevano più il suo tormento aumentava, tutte quelle persone che le giravano attorno rappresentavano tutto ciò che lei desiderava di più al mondo, tutto ciò che lei non avrebbe mai più potuto avere. Da allora cominciò ad odiare la sua specie, ad odiare sé stessa e il desiderio di vendetta si faceva sempre più vivo ogni giorno che passava. Finché non prese una decisione, una sera probabilmente di venti anni fa, mentre sorseggiava un boccale di birra seduta al bancone di una taverna. Se ne stava li in silenzio a fissare quella bevanda opalescente nel suo bicchiere ascoltando le chiacchiere degli uomini che le stavano attorno. Fu attratta da un discorso di due uomini. Si erano accomodati in un angolo della taverna, in disparte rispetto agli altri come se non volessero che la loro discussione fosse nota al resto dei presenti. Ma per Reika non era un problema, il suo udito era molto più sviluppato rispetto a quello di un comune essere umano per cui non le fu difficile ascoltare. Ciò che richiamò la sua attenzione fu una frase pronunciata dall’uomo seduto sulla destra.
«Lo ucciderò…quel vampiro bastardo…lo farò fuori con le mie mani…» esclamò sbattendo rumorosamente il suo pugno sul tavolo. Reika si voltò lentamente in quella direzione. Era un uomo abbastanza esile ma muscoloso, portava una vecchia casacca di iuta tutta stropicciata con le maniche tagliate che lasciavano scoperte le braccia, cosicché Reika poté notare i muscoli ben sviluppati che aveva. Aveva il viso rigato dal tempo, sembrava stanco. Aveva gli occhi cupi, tristi, ma era assai facile leggerci tutta l’ira e il rancore che li animavano.
«…devo farlo…ha ucciso la mia donna capisci? E ha fatto della mia figlioletta un mostro come lui…».
A Reika venne una vampata e il battito del suo cuore accelerò.
«Devi stare calmo…» lo invitò l’amico, «..un vampiro non è facile da uccidere e tanto meno da scovare..» puntualizzò.
«..lo so..ma hai idea cosa significhi dover decapitare la propria figlia? Era diventata un dannato succhia sangue come quello…» nel tentativo di trattenere le lacrime divenne ancora più cupo in volto.
«…Aveva solo sei anni…» mugolò.
Reika si alzò di scatto, doveva uscire da quella bettola, si affrettò a pagare la sua consumazione e fulminea si precipitò fuori dalla porta. Quella conversazione l’aveva sconvolta, era ben consapevole della brutalità dei vampiri, lo era anche lei dopo tutto anche se aveva scelto una strada diversa rispetto ai suoi simili, non lo poteva certo negare. Quale mente diabolica avrebbe potuto fare di una povera bambina un essere spregevole assetato di sangue. Fu così che si ritrovò a pensare a lei a come fosse stata da bambina, cercò di ricordare ma senza successo, poi si ricordò del suo risveglio, quel momento ancora vivo nella sua mente, pensò al suo creatore, a colui o colei che l’aveva generata, al suo Sire, così si usa chiamare, tra i vampiri, colui che ti ha donato la vita eterna. Un’immensa rabbia le salì dallo stomaco alla gola. Giurò a sé stessa che l’avrebbe trovato, anche a costo di trascorrere la sua intera vita eterna in quell’intento. Era ancora vivo lo sentiva, e l’avrebbe ucciso, gli avrebbe fatto vedere la luce del sole riducendolo in un ammasso di cenere fumante.
Reika si destò dai pensieri che l’avevano accompagnata nel suo tragitto. Non si rese nemmeno conto di essere arrivata a destinazione. Si fermò davanti alla piccola bottega, era in un vicolo buio, poco frequentato, non erano in molti a conoscere quel buco, pochi clienti, ma fedeli. Osservò la porta era di legno corroso dall’umidità del luogo, qua e la era cresciuto del muschio verdognolo e maleodorante. La vampira bussò, ma non ricevette risposta, bussò di nuovo, ma il risultato non cambiò così spinse la porta ed entrò. La bottega, ridotta ad una piccola stanza con possenti scaffali collocati lungo tutto il perimetro, era illuminata da una decina di candelotti posti qua e la. Centinaia di bottiglie, boccette e vari contenitori contenenti sieri e pozioni di ogni tipo erano disposti sopra le mensole. Reika si guardò attorno, ma del vecchio neppure l’ombra.
«Vecchio? .. ci sei?» chiese alzando leggermente il tono di voce. Il vecchio sembrava proprio non esserci, fece per ritornare sui suoi passi, si ripropose di tornare il giorno seguente, quando una voce cupa e assonnata la interrogò. «..Reika…sei tu?» domandò sbadigliando rumorosamente. Da dietro il bancone un omino si issò in piedi e osservò la ragazza. Era molto basso, di una bassezza innaturale, portava lunghi capelli bianchi tutti arruffati che gli scendevano lungo le spalle per diventare un tutt’uno con la lunga barba incolta anch’essa bianca. Le rughe gli ricoprivano quasi totalmente il viso tanto che persino la minuta e sottile bocca si confondeva tra di esse. Aveva due grandi occhi verdi, chiarissimi, che a differenza del resto del corpo sembravano essere gli occhi di un bambino, accesi, limpidi ed espressivi. Portava una lunga veste color porpora con una lunga corda che gli cingeva la vita. Afferrò il bastone posato al muro accanto a lui e zoppicando si avvicinò a Reika.
«…Cosa ti porta qui da me anima smarrita?» chiese.
«…oh per fortuna ci sei Vecchio…ho bisogno del tuo aiuto…» rispose la ragazza.
«…questo già lo so, di certo non sei passata solo per salutarmi Reika, ti conosco…» intercalò sorridendole dolcemente. La vampira arrossì lievemente e abbassò lo sguardo come se avesse accusato il colpo.
«Seguimi» le ordinò il Vecchio. Si avviarono così in uno stretto stanzino situato dietro la bottega al quale si accedeva da una porticina posta dietro ad uno dei tanti scafali. Due sedie, una scrivania, tanti libri e strani ingredienti abitavano quel posto.
«Siediti e dimmi tutto», Reika obbedì, si sedette e avanzò la sua richiesta.
«Vecchio, ho un problema, il siero non fa più effetto, sono assuefatta, me ne serve uno più potente…non riesco più a dormire, appena mi appisolo leggermente, beh sai cosa succede…» spiegò, nella sua voce si poteva leggere una leggera nota di disperazione.
«…ho capito, per prima cosa però, te l’avrò già chiesto mille volte, ma vorrei che mi chiamassi per nome, non mi piace essere chiamato Vecchio mi fa sentire ancora più decrepito di quello che sono…» disse un po’ seccato.
«Ok Gaef…» assentì lei.
«Ottimo, ora, ho capito qual è il tuo problema Reika, e posso ancora aiutarti, posso prepararti un siero più potente, ma ricordati che prima o poi io non ti potrò più essere utile…questo lo sai no?» le disse serio e preoccupato.
«Si! Me lo ripeti ogni volta che vengo a chiederti di potenziarlo, ma io non ci posso fare niente, ne ho bisogno Gaef, senza la pozione sono un essere dannato in balia della bestia che cerco di soffocare da anni…» ammise facendosi cogliere da un lieve sconforto.
«Conosco il tuo problema, la prima volta che te l’ho proposto l’ho fatto perché leggevo chiaramente nei tuoi occhi una profonda disperazione, e paura, perché è questo che provavi, paura di tornare ad essere il mostro che sei stata, così ho pensato di poterti dare un po’ di sollievo, e una nuova speranza…ma ti ho sempre detto di non abusarne…» la riprese Gaef, il suo volto era diventato ombroso e severo, quella era l’ennesima ramanzina che le faceva, e sapeva che stava comunque sprecando il suo fiato, Reika era forte, aveva una volontà ferrea, ma quando si trattava della bestia che portava negli abissi della sua anima diventava di una vulnerabilità infantile, e bensì si sforzasse di reagire, non ci riusciva.
«Reika, tu mi stai a cuore, mi sono ripromesso di aiutarti in questa tua missione, almeno finché il tempo me lo concede, purtroppo per me gli anni passano, per te no, ma per me si, e lo puoi vedere chiaramente, quello che voglio dirti è che io non ci sarò per sempre…» fece una pausa alzando lo sguardo verso Reika, impiantò i suoi occhi in quelli scuri della vampira che zitta continuava ad ascoltare.
«Quando io passerò a miglior vita come pensi di fare? Non mi dire che imparerai a fare la pozione da sola perché è una grossa menzogna…potrai farlo ma non sarai mai in grado di potenziarla…ho studiato molto e a lungo per diventare quello che sono e per essere in grado di realizzare tutto questo…ho sudato sopra i libri e ho fallito innumerevoli volte prima di riuscir a creare anche il più semplice intruglio esistente…» fece un’altra pausa, continuava ad osservarla, le faceva quasi pena, sapeva che quelle parole le pesavano gravemente sull’animo, ma lui non aveva scelta, c’erano certe cose che Reika non concepiva, era cocciuta per certi versi e non voleva capire che molto presto se la sarebbe dovuta cavare da sola e avrebbe dovuto affrontare se stessa senza l’aiuto di nessuno ed a quel punto cosa avrebbe fatto. Due erano le alternative o vincere o lasciarsi trascinare all’inferno, abbandonarsi nuovamente alla sua natura e ricominciare a mietere vittime ovunque.
«…so che queste parole ti fanno soffrire Reika, e non sai quanto mi costi dirtele, vorrei solo che tu fossi più cosciente del tuo destino…se non inizi a lottare contro te stessa ora, ben presto non sarai più in grado di farlo. Il siero ti può dar sollievo, ti può aiutare in questa impresa, ma non ne devi abusare, non devi far sempre riferimento ad esso, perché sarà proprio quest’ultimo che ti porterà alla rovina…».
Reika prese coraggio e rispose.
«Gaef…tu hai ragione…ma ogni volta che la sento agitarsi dentro di me io mi indebolisco e perdo stima in me stessa, l’idea di poter tornare come un tempo mi terrorizza e…» il vecchio non la lasciò finire.
«Dannazione Reika è proprio questo il motivo per il quale devi importi di lottare…sei terrorizzata dalla possibilità di tornare ad essere un demonio assatanato no? E allora lotta, lotta con tutte le tue forze affinché questo non accada, non puoi continuare a nutrirti di sangue animale lo sai, non è la stessa cosa di quello umano e non soddisferà mai appieno la tua sete, è per questo che il demone che porti con te si agita e si fa sentire e non potrai farlo tacere bevendo intrugli per tutta la vita…».
Due lacrime rigarono il viso di Reika scorrendo lungo i lineamenti perfetti del suo volto, alzò lo sguardo e guardò Gaef, al vecchio si strinse un nodo in gola, non la voleva far piangere e gli dispiaceva, ma a volte era quello l’unico modo per motivare Reika, la durezza delle sue parole l’avrebbero smossa prima o poi.
«Ho capito, mi impegnerò…lo prometto, ce la posso fare Gaef…ma per l’ultima volta, e giuro questa sarà l’ultima…puoi potenziare il siero…?» chiese timidamente preparandosi al sicuro rifiuto da parte del vecchio.
«E sia Reika, ma ricordati che l’hai giurato…la prossima volta non sarò clemente, questa sarà l’ultima volta, e non mi farai più cambiare idea!» tuonò con fare seccato anche se sapeva benissimo che gli sarebbe risultato difficile dire di no a Reika, l’unica speranza che aveva era quella di aver colpito la ragazza nel profondo sperando che lei per prima non si sarebbe più pensata di tornare da lui a chiedergli una nuova pozione. Reika sgranò gli occhi e sorrise di un sorriso triste ma pieno di gratitudine per quel buffo vecchietto.


 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (6 voti, 11 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 11 commenti
Rif.Capitolo: 1
reikahiwatari
11/11/08 15:58
AHHHH t prego... sn mesi ke aspetto l'aggiornamento... ogni gorno vengo a vedere se è tata aggiornata o meno.... T PREEEGOOOOOO!!!!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
miticashiba
18/08/08 08:36
Ho aggiornato con il capitolo 9, scusate il ritardo! ^^
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 8
artemis5 - Voto:
02/08/08 13:55
UHUH e ora??
aggiorna!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
miticashiba
01/08/08 22:58
^^ visto che svolta? Domani pubblico il prox capitolo! ^^
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 7
artemis5 - Voto:
31/07/08 23:37
... oddio è stupendo...
D'accordo con il commento: 1 si - 0 no, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 6
artemis5 - Voto:
25/07/08 17:55
sono tornata e i tuoi capitoli sono sempre piu avvincenti!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
miticashiba
18/07/08 10:47
Non ti preoccupare, intanto ne ho scritti 9, e il decimo lo sto scrivendo, per cui tranquilla che ne troverai di sicuro qualcuno quando tornerai!!!! ^^ Grazie ancora eh!!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 4
artemis5 - Voto:
18/07/08 10:41
mi piace moltissimo!! non lasciare in sospeso questa ff!!

purtroppo parto per una settimana ma quendo torno sarei felice di trovare altri capitoli!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 3
artemis5 - Voto:
17/07/08 09:59
... senza parole ...
D'accordo con il commento: 1 si - 0 no, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 1
miticashiba
17/07/08 07:43
Grazieeeee!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

...continua nelle pagine numero:
| 1 |  2
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: