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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: ROBOT
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: umbry-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/05/2003 22:40:44 (ultimo inserimento: 15/03/04)

dopo la sconfitta dei demolition boys, il mondo è finalmente salvo. ma si può dire lo stesso di yuriy ivanov? (attenzione, contiene yaoi)
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Ricordo ancora la felicità sul volto dei miei genitori e dei miei amici dopo aver saputo che ero stato ammesso ai corsi di BeyBlade del monastero Borkov. Fin da piccolo avevo sempre adorato quello sport, ed ero intenzionato a diventare il migliore, di rendere tutti fieri di me.
Purtroppo, prima di mettere piede nel monastero, non sapevo che non avrei più rivisto né i miei amici né la mia famiglia.
Pensavo che avrei incontrato altri ragazzi con la passione per il BeyBlade come me. Invece, ciò che vidi al monastero non fu altro che persone senza sentimenti, a parte l'odio e la rivalità, il cui unico scopo era vincere. Là dentro non si poteva perdere. A chi perdeva non veniva data una seconda possibilità. Mi sentii immediatamente disgustato da questi assurdi ideali, e soprattutto, detestavo ricevere ordini, specialmente da persone ripugnanti come Borkov e gli altri insegnanti. Continuavo ad allenarmi, ma allo stesso tempo continuavo a comportarmi in modo ostile nei confronti di quell'uomo. Lui non accettava un solo briciolo di disubbidienza, ma sapeva che ero un buon elemento all'interno del monastero, per cui cercava sempre di misurare la sua rabbia.
Fino a quando, un giorno, uscii dalla mia stanza e cominciai a girare per il monastero. Borkov ci aveva proibito di recarci nei sotterranei, e così, tanto per disubbidirgli andai a dare un occhiata. Trovai ciò che non pensavo di trovare. Laboratori dove si studiavano le potenzialità dei BeyBlade ed infine… bit power artificiali. Quando Borkov si accorse della mia presenza, non riuscì più a trattenere la sua rabbia nei miei confronti.
Quella sera mi lasciò tornare in camera mia. Ma il giorno dopo, degli scienziati vennero a prendermi e mi portarono in uno dei loro laboratori. Attaccarono tanti strani fili al mio corpo, ed infine mi iniettarono dell'anestetizzante. Poi mi chiusero all'interno di una capsula. Ricordo solo quel che mi disse Borkov, prima di addormentarmi e sentire quel liquido gelido sul mio corpo.
"Ora imparerai ciò che significa l'obbedienza, Yuriy. D'ora in poi sarai sotto il nostro controllo, per sempre." Mi spaventai a morte sentendo quella frase, ma non riuscii neanche a rifletterci su prima di chiudere gli occhi e sentirmi privo di forze.
Quando mi svegliai, non ero più lo stesso. Mi trovavo in uno stato di confusione totale, mi sentivo come se nella mia mente ci fossero anche i pensieri di un'altra persona. E come se questi pensieri stessero prevalendo sui miei. Molto lentamente.
Chiesi immediatamente spiegazioni, e Borkov mi spiegò cos'era successo. "E' molto semplice, sei diventato un cyborg." disse. Ricordo ancora il suo sorriso spietato mentre lo diceva. "Con i nostri macchinari ora possiamo controllare la tua mente. Cancellare o ripristinare qualsiasi tuo sentimento o pensiero. Ringraziaci, perché grazie ai dispositivi che abbiamo installato nel tuo corpo sarai in grado di elaborare strategie vincenti e di diventare il miglior blader al mondo. Non è sempre stato questo il tuo obiettivo?"
Il mio odio nei confronti di Borkov, da quel momento in poi, cominciò a diventare sempre più forte. Quel delinquente mi aveva trasformato in una macchina, in una loro marionetta! Come osavano manipolare i miei sentimenti…?
Mi sentivo frustrato, diverso dal resto del mondo, per questo motivo presi le distanze dagli altri ragazzi e non parlai più con nessuno. O forse, ero semplicemente guidato dal mio cervello manipolato. Nessuno comunque faceva niente per avvicinarmi; avevano tutti paura di me. Ed anch'io avevo paura di me stesso…
L'unica cosa che mi rimaneva al mondo era il BeyBlade. Cominciai ad allenarmi da solo, utilizzando la rabbia e l'odio come uniche armi per vincere gli incontri che disputavo. A nessuno importava qualcosa di me, ero solo, completamente solo. Solo con il mio Bey.
Venivo sottoposto a nuove terapie ogni settimana, e questo mi aiutava a superare la frustrazione che provavo in quei momenti. Cominciai a non provare più altri sentimenti, oltre l'odio, la rabbia e la voglia di vincere.
Finalmente soddisfatto di me in tutto, Borkov decise di consegnarmi un nuovo Bey ed un bit power. Wolborg.
Solo allora mi parlò della Borg, e delle vere intenzioni dell'organizzazione. A loro non importava nulla della passione per il BeyBlade, tutti i ragazzi del monastero sarebbero stati al loro servizio, ed i migliori avrebbero contribuito al loro piano di conquista del mondo. Il mio obiettivo, d'allora in avanti sarebbe stato quello di sconfiggere e rubare il maggior numero di bit power esistenti, e la Borg avrebbe usato i loro poteri per conquistare il mondo.
Ormai, ero completamente accecato dall'odio, e non esitai un secondo ad accettare il mio ruolo. Come se, in effetti, avrei davvero potuto rifiutare… Nel momento in cui accettai Wolborg, entrai a far parte della squadra nazionale Russa, i Demolition Boys.

Gli altri tre componenti della squadra erano ben disposti ad accettarmi tra di loro, ma io continuai a mantenere le distanze, almeno all'inizio. Il tempo consolidò il nostro legame, anche se non riuscii mai a considerarli degli amici ed a provare affetto per loro. Non sapevo più cosa fosse l'affetto, ormai.
In seguito conobbi Kai. Borkov praticamente ci impose di accettarlo nella nostra squadra. Era un tipo silenzioso e freddo, davvero molto simile a com'ero io. Pensavo di poter andare d'accordo con lui, ma presto mi accorsi che gli importava solo di se stesso. E Borkov non faceva niente per "addomesticarlo" come aveva fatto con me e i miei compagni di squadra. Si vedeva lontano un miglio che preferisse lui a me, e la cosa mi dava sui nervi. Dopo tutti i sacrifici che avevo fatto per diventare come lui mi voleva, preferiva un presuntuoso egoista che non si identificava né nell'organizzazione né nei Demolition Boys?
Quando Kai tornò con la sua vecchia squadra, poi, cominciai sul serio ad odiarlo. Borkov si accorse di questa mia collera improvvisa, ed in seguito ad una conversazione con lui realizzai di aver provato fiducia nei confronti di Kai, anche se solo per un attimo. Mi sembrò così strano poter provare un sentimento simile ancora una volta. Ma ciò irritò smisuratamente Borkov, il quale procedette nuovamente al mio lavaggio del cervello. Una volta prima dell'inizio del torneo, e una volta prima del mio incontro contro Takao. Installarono nel mio cervello un numero infinito di dati, trasformandomi in un'arma vera e propria che, ipoteticamente, avrebbe dovuto essere in grado di sconfiggere il suo avversario.
Ma nonostante ciò, i Demolition Boys vennero sconfitti dai BladeBreakers… Wolborg fu sconfitto. Ma soprattutto, io fui sconfitto. E la cosa più strana era che non mi rodeva il fatto di aver perso. Mi rodeva il fatto che una volta tornato al monastero, le cose sarebbero cambiate. Radicalmente.
**
"Yuriy Ivanov,"
Diedi un ultimo sguardo alla porta, prima che la chiudessero definitivamente. Ivan, Boris e Surgey erano là fuori, probabilmente preoccupati. Erano sempre stati premurosi nei miei confronti, anche se non lo davano mai a vedere. Chissà se il vero Yuriy si sarebbe affezionato a loro…
Mi voltai verso Borkov, i suoi occhi feroci mi fissavano con ripugnanza.
"Hai perso," mormorò. "Devo supporre tutta la nostra fatica nel renderti il blader perfetto sia stata vana." La loro fatica? E la fatica che avevo fatto io nel seguire i loro allenamenti? E il modo in cui loro mi avevano manipolato?! Non avevo chiesto io di essere trasformato in un cyborg.
"Non sei stato in grado di utilizzare al meglio ciò di cui ti avevamo reso capace. Sei soltanto un buono a nulla; per colpa tua la Borg ha perso un'occasione preziosa, te ne rendi conto?"
Rimasi in silenzio, ed il fatto di non aver risposto alla sua domanda irritò smisuratamente Borkov. Scagliò un colpo di frusta sul pavimento.
Per anni l'avevo visto mentre usava la sua frusta contro altri ragazzi. Ed ora… per la prima volta quell'arma attendeva di colpire me. Chissà che fine aveva fatto in quel momento l'effetto delle manipolazioni sul mio cervello. Perché in quel momento, oltre l'odio e la rabbia provavo anche un orrendo terrore?
"Sei fortunato che il presidente Hito abbia una simpatia per te," disse Borkov. "Sai, mi ha chiesto di non farti fare la stessa fine che faranno i tuoi compagni di squadra e di portarti alla sua residenza." Cosa volevano fare ai miei compagni? Metterli in cella d'isolamento, o buttarli via dal monastero? Non osai neanche domandare. "Il presidente si sente piuttosto solo ultimamente, sai? La sua villa sarà la tua prigione fino a data da stabilirsi, e dovrai seguire ogni ordine che ti verrà dato." Non capivo. Cosa intendeva con quelle parole?
"Domani mattina verrai portato nella tua nuova casa," continuò. "Sono stato chiaro?"
La frusta sbatté nuovamente contro il pavimento, questa volta a pochissima distanza da me. Chinai il capo, cercando di trattenere i tremori. Non riuscivo a capire se Borkov volesse picchiarmi oppure soltanto terrorizzarmi. E non capivo neanche se le mie reazioni lo irritassero ancora di più. "Rispondi, codardo!!!"
Questa volta mi colpì, alla schiena. Feci del mio meglio per non gridare e non mostrare segni di dolore. Anche se in realtà faceva un male cane. "S- sissignore."
"Così va meglio," rispose Borkov, sorridendo malignamente. "Puoi tornare in camera tua."
Le porte della stanza si riaprirono. Mi voltai e vidi i miei compagni. Avevano delle espressioni cariche di compassione. Non volevo che mi guardassero in quel modo. Oltretutto, avrebbero sicuramente fatto una fine molto più orrenda della mia.
Poco dopo, dei monaci afferrarono i tre per le braccia e li bloccarono. "Ehi," esclamò Surgey, tentando immediatamente di liberarsi dalla presa. "Che cosa avete intenzione di fare?!"
Borkov ci raggiunse, e con il suo solito sorriso freddo spiegò loro la triste realtà.
"Non mi servite più," mormorò. "Siete soltanto delle palle al piede. Nel nuovo progetto di conquista della Borg, i vostri nomi non sono scritti e non lo saranno mai. Tornate alle vostre case, e se non ne avete, sistematevi dove preferite."
"Come vuole che ci ricordiamo dove si trovi la nostra casa?" esclamò Ivan, fremente per la rabbia. "Ci ha portati via dalle nostre abitazioni quando ancora non sapevamo neanche pronunciare il nostro nome! E, senza il becco di un quattrino come faremo a sopravvivere?!"
"Parli troppo, Ivan," ribatté Borkov. "Portateli via."
Non poteva davvero abbandonarli al loro destino in quel modo. Era atroce. "Yuriy, ti prego, aiutaci!" esclamò Ivan, e quelle parole furono come una coltellata al cuore. Separarmi da loro… mi sembrava quasi impossibile. Da anni eravamo sempre stati insieme.
Borkov mi bloccò non appena tentai di avanzare verso di loro. E quando mi voltai verso di lui, vidi i suoi occhi allargarsi; per la prima volta dopo tantissimo tempo, stavo piangendo.
"La prego, non lo faccia," sussurrai, in preda alle lacrime. "Faccia di me quello che vuole, ma la prego…" Non feci in tempo a finire la frase, il suo schiaffo mi aveva già scaraventato sul pavimento.
"Sei patetico," rispose Borkov. "Fortunatamente non avrò più a che fare con te. Sai che effetto mi fanno le tue lacrime? Mi fanno schifo. Se penso che ho tenuto in squadra uno come te mi viene la nausea. Non sei neanche capace di mantenere un briciolo di dignità senza quei maledetti macchinari del laboratorio." Non mi levò gli occhi di dosso un secondo, mentre mi rialzavo.
"Torna nella tua stanza, e ringrazia che non ti abbia chiuso in cella d'isolamento."
Passai la notte a piangere e protestare silenziosamente per la vita che avevo vissuto e che avrei vissuto in futuro. Nonostante Takao e la sua squadra si fossero dimostrati tanto buoni e generosi, avevano abbandonato tutti i ragazzi del monastero al loro destino, pur conoscendo la verità. Ma in fondo, dopo tutto ciò che gli avevamo fatto era comprensibile che fossero furiosi con noi, e soprattutto con me. Ma… non era giusto. Non era affatto giusto prendere tutte le colpe di chi ci aveva fatto diventare suoi schiavi. Borkov, a parte il fiasco totale del suo piano, non aveva subito conseguenze dopo il termine del torneo. Noi invece eravamo destinati ad essere sostituiti, come vecchi giocattoli. E chissà cosa sarebbe successo una volta alla villa di Hito Hiwatari. Avevo sentito dire in giro che fosse davvero furente con i Demolition Boys. Ed io, essendo il capitano, avrei probabilmente subito la sua ira. Forse aveva intenzione di torturarmi, o di uccidermi lentamente.
Credevo di essere sempre stato solo. Non sapevo se questa mia ipotesi fosse corretta. Ma sapevo che in quel momento, in quel preciso istante avevo perso le uniche persone a me vicine. Sapevo che questa volta ero davvero da solo. Perché Dio aveva voluto salvare il mondo e non me? Perché io tra tante persone? Cos'avevo fatto di male per essere destinato ad essere niente più che un prigioniero?

To be continued...

Note dell'autrice: la mia prima fanfic su BeyBlade! =) Dedicata ad uno dei miei due personaggi preferiti, ovvero Yuriy!! o^^o E' TROPPO bono!!! Riguardo al pairing, preferisco non svelarvi niente finché non lo scoprirete leggendo la fanfic. In questo capitolo per ora non c'è alcuna traccia di yaoi (o forse sì XD), ma a partire dai prossimi capitoli sì, per cui gli omofobi sono pregati di non leggere, e soprattutto di non inviare messaggi di critiche e cose varie! Tanto non riuscirete a scoraggiarmi XD! Mwahahahahh!
Ah, a proposito, il titolo della fanfic deriva dalla canzone delle Tatu, "Robot" =) A parte il fatto che mi piace tantissimo, ho letto la traduzione del testo e mi è sembrata perfetta ^^.
Vabbé, ora vi lascio, queste note stanno diventando più lunghe della fanfic ^^;.
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
vikip - Voto: 26/06/08 22:35
mi piace tantissimo questa ff!!!! Continuala, ti prego!!!!
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