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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BASTA CREDERCI...
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia, Avventura
Rating: Per Tutte le età
Autore: --alena-- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/07/2008 20:50:13

Tutto inizia un pomeriggio, in un casa in via di ristrutturazione, con un grande giardino... protagonisti due ragazzi, diversi uno dall'altro...
 
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HA TUTTO INIZIO CON UN INCONTRO...
- Capitolo 1° -

Allur che dirvi, ho ideato questa storiella mentre ero in macchina con mia madre, che mi portava a scuola, e ho deciso di metterla per iscritto. Il seguito lo inventerò mentre sarò in montagna e lo pubblicherò non appena torno dalla mia vacanza... spero vi piaccia! Scrivetemi pure le vostre impressioni, ci contO!

Tiepidi raggi di un sole ancora timido agli inizi di un mattino primaverile, accarezzano con il loro calore, le guance di una ragazza dai lunghi capelli mossi castani con riflessi ramati, adagiati quasi pittorescamente sul cuscino, svegliandola.
La ragazza, di appena sedici anni, giustappunto compiuti da qualche giorno, si mette a sedere sul letto, e sfregandosi delicatamente i dolci occhi di un nocciola cioccolatoso, si guarda intorno stentando a riconoscere la stanza in cui si è svegliata: i raggi di sole che l'hanno destata dal sonno in cui era caduta tanto volentieri la sera prima, filtrano tra le persiane riverniciate di fresco, e illuminano in parte la stanza ancora disadorna di mobili e suppellettili.
All'improvviso ricorda! Si è trasferita, finalmente, nella nuova casa insieme alla famiglia, lasciando quella vecchia che condividevano insieme ai nonni paterni.
Balzando fuori dal letto con sorprendente agilità atterra con i piedi scalzi sul pavimento di mattonelle appena terminato, che le manda gelidi brividi su per la schiena.
Muovendosi con destrezza tra i numerosi scatoloni e involucri di carta appoggiati alla rinfusa di quà e di là, in mezzo al cammino, giunge alla porta che profuma ancora di legno fresco, e la apre.
Il corridoio del primo piano della casa è buio e silenzioso.
I suoi famigliari stanno ancora dormendo, e lei ne approfitta per sgattaiolare al piano terra, nella cucina nuova fiammante, progettata e costruita apposta sui gusti di sua madre, per prepararsi una succulenta colazione che gusta sul dondolo in veranda.
Mentre mastica placidamente i suoi cereali, Iside Naide, così si chiama la ragazza, scorre con lo sguardo il panorama di cui si gode dalla sua nuova e bellissima casa: abitando in montagna vede le valli sottostanti e quasi tutte le cime delle montagne più alte che sovrastano quella su cui è sorto il paese dove è nata e cresciuta.
Mentre contempla ammirata, il panorama, viene riscossa bruscamente dalle sue fantasie dalle grida della madre, provenienti dalla cucina.
"ISIDE! ISIDE! DOVE SEI?!?!"
La ragazza arriva correndo in cucina e per poco non travolge la madre che le stava venendo in contro, visibilmente shockata.
"Iside! Dov'eri? Mi hai fatto prendere un colpo quando non ti ho visto nel letto! Ma sai, benedetta ragazza, che ore sono?"
Iside, divertita dall'isterismo della madre, di nome Fanny, scuote la testa cercando di non ridere.
"Le 6 di mattina! Tu a quest'ora dovresti stare ancora nel tuo letto! E non in giro! A proposito, dove ti eri cacciata... eh?"
Iside, sempre sforzandosi di non ridere per la preoccupazione eccessiva della madre, risponde:
"A fare colazione in veranda..."
"CON QUESTO FREDDO! Mica siamo in estate!" sbotta la madre, "fila immediatamente a metterti un paio di calze signorina e poi torna giù che finisci di bere il tuo latte!"
Così dicendo la donna liquida la figlia e spingendola su per le scale la incita ulteriormente a fare in fretta dandole una pacca sul sedere.
Iside vola nuovamente nella camera dal pavimento freddo e saltellando a destra e a sinistra per evitare le numerose cianfrusalgie poste al suolo, arriva sana e salva al mucchietto di vestiti appoggiati su una vecchia sedia lasciata dai precedenti inquilini e rimessa a posto dalle abili mani di suo nonno.
"Calze... calze... questo no, queste nemmeno... eccole!", pensa fra se e se la ragazza, che con gesto fulmineo si infila un paio di fantasmini ai piedi e torna al piano terra dalla madre.
Al vederla scendere le scale saltandone due alla volta, la madre incrocia le braccia, contrariata e la rimbrotta:
"Iside, vuoi farti male!?"

Nel giro di qualche ora la casa si riempie di voci e rumori, infatti, subito dopo la discesa di Fanny, seguono l'entrata in scena degli altri membri della famiglia: per primo il padre di Iside, Giacomo, che, ancora assonnato, riesce a biascicare un "buongiorno" e poi si accascia sulla poltrona di pelle che lo accompagna dal suo primo anno di università all'estero. Poi è la volta dei piccoli di casa, i gemelli 14enni fratelli di Iside, Ruben e Amos, che accapigliandosi per i posti, riescono alla fin fine a sedersi a tavola. Poco più tardi si unisce alla famiglia riunita attorno al tavolo in soggiorno, anche uno dei tanti nipoti della coppia padrona di casa, il 19enne Samuele, detto Sam.
"Ciao zia, che c'è di buono?!?" saluta tutti, entrando in casa e accomodandosi al posto dello zio ancora accasciato in poltrona.
"Oh, Sam, buongiorno anche a te. Come mai qui a quest'ora?"
Sam, accigliandosi, appoggia il mento su una mano e risponde:
"La nonna mi ha buttato giù dal letto perchè dice che deve fare le pulizie di primavera"
Ruben e Amos sghignazzano e si danno gomitate nelle costole, memori delle levatacce che soleva fargli fare loro nonna quando ancora abitavano con lei e il nonno.
"Oh, povero caro, se vuoi puoi dormire qui stanotte se Evelina non
finisce oggi di pulire casa. Immagino metterà a soqquadro tutte le stanze, più la cantina e la soffitta..."
E aspettando una risposta guarda il nipote ancora imbronciato seduto al tavolo.
"Si, purtroppo!" esclama Samuele.
"Come pensavo... tesoro... tesoro! TESORO!" chiama il marito.
L'uomo si sveglia di soprassalto e si guarda intorno, confuso e smarrito.
"Eh, che c'è?"
"Non pensi che tua madre avrebbe bisogno di aiuto?"
"A fare che?" chiede grattandosi la testa.
"A mettere... ehm... in disordine la casa" e sorride.
"Ma che...?" e si guarda in giro in cerca di aiuto.
"Zio, la nonna mi ha buttato fuori di casa per le pulizie di primavera" spiega Samuele.
"Ah... no, non ha bisogno di niente e nessuno, tranquilla Fanny,
nonostante i suoi anni è ancora arzilla e scattante... mi sa, anzi, che ha addirittura meno acchiacchi di me!" e ride, grattandosi l'addome.
"Sarà..." conclude la conversazione la donna, mettendo in una tazza un po' di latte per il nipote.

Quando tutti ebbero finito di fare colazione e di lavarsi, la casa si svuotò: il capofamiglia andò in ufficio, Fanny a trovare la suocera, non essendo ancora tranquilla, i gemelli a scuola, come anche Samuele, mentre Iside, a casa da scuola per un'intera settimana, imbrigliò la sua giumenta, Nives, di circa sei anni e imboccò la strada che costeggiava i campi e il fiume.
Mentre vaga in solitudine e fantasticando su mille avventure, Iside fa fermare Nives vicino alla riva del fiume per lasciarle brucare un po' d'erba.
In lontananza si sente un ronzio. Ascoltando più attentamente, Iside riesce a riconoscere in quel ronzio, il rumore del motore di alcune moto, molto probabilmente da cross o da trial, siccome vicino al fiume ci sono le colline ricoperte dai boschi e, poco distante dalle colline i veri pendii delle montagne.
Svelato il mistero, Iside si dimentica completamente delle moto, e assorta nuovamente nei suoi pensieri si perde con lo sguardo nella vastità del cielo.
All'improvviso, dal nulla, compare un motociclista a cavallo di una moto da cross, alquanto scatenato e lanciato a tutta velocità.
Succede tutto molto in fretta: Nives si imbizzarisce e si impenna, riportando alla realtà la propria cavallerizza; il motociclista, avvertito in anticipo il tragico incidente che si sarebbe potuto realizzare, scarta malamente e improvvisamente alla sua destra finendo nel fiume, dove l'acqua è più profonda, vedendo come ultima cosa, attraverso la visiera del casco, il volto terrorizzato della ragazza in sella al cavallo imbizzarrito e sentendo il peso della moto trascinarlo sottacqua, poi, più niente.

Quando riapre gli occhi, il motociclista, che altri non è che un ragazzino di 17 anni con la passione per i motori, avverte un dolore acuto, ma non troppo, alla testa, e poi ricorda l'accaduto: la ragazza in groppo al cavallo imbizzarrito, che tentava di domare;
lui che scartava violentemente per evitarli e non morire tutti quanti.
Il dolore alla testa è fastidioso, così, come se servisse a calmarlo si porta una mano dietro al cranio e comincia a massaggiarselo. Intanto, intorno a lui, c'è movimento: il ragazzo avverte una presenza e con la coda dell'occhio osserva una ragazza in pantaloncini e canottiera muoversi velocemente in uno spiazzo libero dai sassi, nel mezzo del quale arde un allegro fuocherello.
Girandosi meglio verso quella sconosciuta si rende conto che è la ragazza che cavalcava il cavallo che si trovava proprio nel bel mezzo della strada sulla quale correva lui e... tra l'altro, dov'erano finiti i suoi amici? Nella sorpresa di ritrovarsi solo con quella ragazza, si dimentica del male alla testa e si alza di scatto, facendo così cadere la coperta che aveva addosso e rendendosi conto di essere a torso nudo con addosso soltanto i boxer. Doppia sorpresa: dove sono i suoi vestiti?
Preso da uno strano imbarazzo raccoglie da terra la coperta e se la mette sulle spalle a mò di mantello e tenendola chiusa sul davanti con il pugno.
Così conciato, finalmente, si gira completamente, verso la ragazza che continua a trafficare vicino a lui ma che non si è ancora accorto che lui si è svegliato.
Dando un'occhiata al luogo in cui si trova si accorge che vicino allo spiazzo, in un prato, c'è un cavallo che pascola tranquillo, e che su un ramo di un albero sono stesi i suoi vestiti e quelli della ragazza dell'incidente.
"Ehi, finalmente ti sei svegliato! Temevo di doverti portare in ospedale a cavallo!"
A riscuoterlo dalle sue contemplazioni è una voce dal suono argentino. Si gira verso la ragazza che gli sta venendo in contro con un piatto e risponde:
"Eh già, per fortuna..." e sorride.
Iside, colta alla sprovvista, rimane colpita dalla spontaneità di quel sorriso, che di sicuro non è di cortesia, ma una vera risposta alla sua battuta.
"Ti assicuro, temevo veramente per la tua incolumità: non ti svegliavi più! Saranno quasi tre ore che siamo qui! Ecco..."
Il tono di voce della ragazza improvvisamente si fa un po' meno vivo, e in volto si oscura, quasi.
"Spero non fossi affezionato al tuo casco, perchè... ecco... quando ti sono venuta a recuperare nel fiume, non appena ho aperto il laccetto sottogola... beh... il casco si è aperto in due... te l'ho messo li... mi dispiace!"
Così dicendo indica un punto alla sua sinistra, e l'occhio del ragazzo cade immediatamente su quello che era il suo casco preferito. Aperto in due, come un cocomero pronto ad essere servito. Gli piange il cuore mentre lo solleva. Trattiene le lacrime e abbozza un sorrise, cercando di ingoiare l'amaro.
"Oh stai tranquilla, lo mettevo proprio perchè non mi piaceva molto e aspettavo solo l'occasione per cambiarlo..."
"PORCA ZOZZA!!!!!!" pensa fra se e se, il ragazzo appoggiando a terra il casco rotto in due.
Iside lo guarda inclinando leggermente la testa, cercando di capire se sia sincero oppure no, ma non fallendo nel suo intento.
"Senti, ho preparato delle uova, non mi chiedere come, eheh... se hai fame mangia, sono nel piatto. C'è anche del pane"
La ragazza indica allo sfortunato motociclista una grossa pietra vicino al fuoco sulla quale giacciono due piatti, uno vuoto e l'altro ancora pieno.
Arrancando fino al tavolo improvvisato si siede e comincia a mangiare.
"Buone, ma dove le hai prese?"
"Ehm... tralasciamo, ok?"
Iside, sorride alla sua domanda. Il ragazzo che ha di fronte l'ha proprio colpita. Quando l'ha visto nel fume mezzo sommerso dalla moto , l'è venuto quasi un infarto e saltando giù dalla groppa di Nives si è letteralmente buttata in acqua, con le lacrime agli occhi per l'ansia. Con uno sforzo a dir poco sovrumano ha sollevato la moto carica d'acqua, ed è riuscita a ripescare l'incidentato, per poi trascinarlo all'asciutto. Per riportare sulla terra ferma la moto, invece, Iside, ha usufruito dell'aiuto di Nives. Infatti, con una corda che aveva nella bisaccia, dopo averla assicurata alla moto e alla sella della giumenta, tra tirate e spinte, nel giro di dieci minuti la moto era al sole ad asciugare.
Dopo aver finito di rimettere a posto e aver spento il fuoco, la ragazza, con il fagotto dei suoi abiti sottobraccio, sella Nives e vi monta in groppa.
Al ragazzo che la guarda, scandagliandola in tutta la sua altezza, dice: "Senti, io ora devo andare, dentro alla tasca dei pantaloni ti ho lasciato il mio numero di casa. Non voglio avere debiti con nessuno. Fammi sapere a quanto ammonta la cifra per riparare i danni alla tua moto. Vorrei anche comprarti un casco nuovo, scelto da te ovviamente. Mi sento in colpa per quanto è accaduto, mi sono accorta che ero in mezzo alla strada battuta dalle moto, è stato un mio errore, quindi è giusto che paghi. La tua moto è dietro l'albero dove ho steso i nostri abiti, che tra l'altro sono già asciutti. Mi raccomando, non appena hai stilato una lista dei danni telefonami e ci accordiamo su quando vederci per restituirti la somma spesa per le riparazioni. Ci tengo, te lo dico... ora, ti saluto, sono già in ritardo, eheh, tipico... buon giornata... oh, non so nemmeno come ti chiami..."
Il ragazzo, stordito da quel fiume in piena di parole, realizza in un secondo più tardi la domanda sottintesa.
"Oh... ah... si, mi chiamo Pierre, piacere. E tu?"
La ragazza, sentito il nome del ragazzo, esercita una leggera pressione sui fianchi della giumenta, che comincia ad andare al passo, e risponde quando già è abbastaza lontana:
"Piacere mio Pierre, il mio nome è Iside!"
Pierre, questo è il nome del motociclista che in un qual modo ha turbato la bella Iside, ripete il nome della ragazza un paio di volte, come per fissarselo bene in mente, poi corre verso i vestiti ancora stesi e tira fuori dalla tasca dei pantaloni il biglietto con scritto sopra il numero di quella stupenda ragazza che l'ha quasi ucciso, ma anche salvato. Poi, come in preda ad un raptus, corre a vedere la moto, e terza sopresa, la trova in perfetto stato... l'acqua è stata fatta scolare, ed le carene sono solo un po' ammaccate, per il resto sembra ancora la stessa moto di sempre...
"Dio, che giornata! Ho perso un casco che era un tesoro, ma ne ho trovato un altro mille volte più prezioso, mi sa..." pensa tra se e se Pierre, e chissà, veramente, che non sia l'inizio di qualcosa.
Vedremo... vedremo... XD
 
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