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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: ENCOUNTER
Genere: Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, AU, Shounen Ai
Autore: kukues galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/06/2008 17:31:44

Sai che impressione fa un diamante quando lo tieni in mano? E' freddo. Come il ghiaccio. Così freddo che ti scotta la pelle..
 
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ONESHOT
- Capitolo 1° -

Well, morning comes and you're still with her
And the bus and the tourists are gone
And you've thrown away the choice and lost your ticket
So you have to stay on
But the drum-beat strains of the night remain
In the rhythm of the new-born day
You know sometime you're bound to leave her
But for now you're going to stay
In the year of the cat



(-Al Stewart – Year of the cat)





Una calda sera d'estate. Le carte da firmare nell'ufficio silenzioso mentre una segretaria aspetta e nasconde l'impazienza di raggiungere l'amante.

Una calda sera d'estate, e il vuoto della vita a farti paura. Guardi dalla finestra e vedi danzare le foglie. Il vetro ti restituisce il riflesso pallido di un ragazzino perduto. Distogli gli occhi e cerchi di pensare al tuo lavoro. Evochi le immagini dei nuovi gioielli per la collezione autunnale, pietre che brillano di luce fredda. Rendere più forte e al primo posto l'azienda era lo scopo che t'aveva fatto andare avanti. Era una dedizione da considerarsi ammirevole. Per qualche tempo sei riuscito a mantenerla. A perseverare in luccicanti illusioni fittizie. Ma poi, a poco a poco, l'entusiasmo si è spento sfociando nel solo dovere.

Ti volti a guardare gli schedari, i telefoni. Potresti rimetterti al lavoro. Potresti trovarti una donna. La ricerca del profitto, la ricerca del piacere.

Ma rifiuti entrambi rabbiosamente.

Lasci l'ufficio, congedi l'autista per questa sera e sali sulla corvette. Il rombo del motore tuona nella strada. Ti allontani dalla città per correre veloce, ascoltando la musica. Un volume così alto da coprire ogni altro suono.

Quando comprendi che neppure questo serve, che neppure questo ti aiuta, giri l'auto e torni verso Mosca.

Attraverso le strade eleganti della riva destra, scorgi il ghiaccio luminoso nelle vetrine delle gioiellerie di famiglia. Il passato martella nelle mente. Accanto a te il Moscova scintilla. E a poche strade di distanza, in quello stesso esatto momento, un ragazzo snello ha appena sostato davanti a una piccola chiesa.

Non ha fatto altro che camminare a caso per le vie, e anche lui come te ha ascoltato il passato. Ora è là, fermo con il viso alzato al sole calante e guarda la chiesa davanti a lui. Appena oltre c'è un giardinetto. Bambini che giocano. Li sente gridare. Vede con la coda dell'occhio i loro visi sorridenti, nell'aria c'è profumo di caramelle e malinconie.



Il ragazzo è a Mosca da una settimana. Guarda la chiesa, il portale ad arco e scaccia il ricordo, con tutti gli altri ricordi: Suo fratello, sua madre, il tintinnio del rosario dei monaci dell'istituto, un uomo con una pistola e una macchina grigia. Non riesce a liberarsi completamente di queste memorie; di notte prendono vita nei suoi sogni ma di giorno, chiuse in un angolo della sua mente, diventano sopportabili. Le immagini si ripetono ma sono lontane, come un film, come avvenimenti accaduti a qualcun altro. Non permette che affiorino in primo piano. No. E' venuto a Mosca senza motivo ma la città gli piace. La gira ogni giorno, da solo, in una serie di pellegrinaggi. Finché continua a camminare e guardare, tutto va bene. Non trema e non piange. Questo gli succede solo se si ferma troppo a lungo in un posto e lascia che i ricordi tornino serpeggiando, insinuandosi tra lui e il mondo.

Sta incominciando la sua nuova vita, la vita che ha sognato e desiderato per tanto tempo. E' a questo che sta pensando; più tardi lo ricorderà perchè è esattamente in questo momento che sente la macchina.

Una grossa macchina nera, d'un tipo che non riesce a identificare -ma a dire il vero non si è mai interessato di auto in vita sua- e non saprebbe mai dire cosa abbia visto prima, la macchina o l'uomo che la guida. Per un momento ha creduto che l'avesse chiamato, poi s'accorge dell'errore. Doveva essere stato uno dei bambini nel giardinetto. Si gira, la macchina s'avvicina, e lui la fissa.

Questa volta guarda direttamente l'uomo seduto all'interno e vede che lo fissa a sua volta con un'espressione perplessa, come se credesse di riconoscerlo. E' strano, perchè anche lui ha la stessa impressione, sebbene si renda subito conto che è ridicolo..non l'ha mai visto in vita sua.

Da quando ha lasciato l'istituto riesce a vedere il mondo con una chiarezza più intensa, come se fosse ancora in stato di shock. Colori, gesti, facce, movimenti, sfumature del linguaggio, sono tutti sorprendentemente nitidi; vede anche quell'uomo nello stesso modo, come se venisse verso di lui lentamente, uscendo da un sogno.

La macchina è nera, il vestito è nero, i capelli sono biondi.

Mentre lo guarda l'uomo si china leggermente in avanti per spegnere il motore; e quando si drizza e lo guarda di nuovo, in un silenzio fragoroso, il ragazzo vede che ha gli occhi di un azzurro intenso, come un mare ghiacciato.

Si incammina verso di lui e si ferma accanto al cofano della macchina. All'improvviso ha la percezione di cosa accadrà: la certezza gli balena in mente. E pensa che forse quel ragazzo biondo lo sa già, perchè il suo viso rimane assorto e gli occhi assumono ancora un'espressione perplessa, come se avesse ricevuto un colpo improvviso ...

il coltello è giunto a segno e non l'ha visto arrivare.

Il ragazzo dice qualcosa e il biondo fa altrettanto..le parole non contano; anche lui lo capisce. Le parole sono solo una transazione, un corridoio necessario fra due stanze.

Il ragazzo biondo scende dalla macchina e gli si avvicina. Shun lo guarda. Comprende subito, con una certezza assoluta, che lo amerà: sente la luce nella propria mente, sente qualcosa dentro di lui cambiare, riordinarsi e fissarsi.

Sale sulla corvette senza dire una parola, senza che l'altro dica una parola. Così, semplicemente. E si avviano per le vie di Mosca in una sera d'estate. Il desiderio improvviso che le strade e la luce della sera non finiscano mai.



La macchina si ferma davanti ad un elegante edificio, e Hyoga si volta a guardarlo. E' uno sguardo così diretto che gli mitte addosso l'impulso di fuggire a nascondersi. Ma ci sono altri modi per nascondersi alla gente, modi più efficaci: Shun li ha imparati dopo aver lasciato l'istituto. Non è una decisione; sa soltanto che non vuole rivelargli chi è. Nessuno deve saperlo. Vuole che lo conoscano come il ragazzo che intende divenire, il ragazzo che ha intenzione d'inventare.

Ma si rende subito conto di quanto sia sciocco e poco fattibile. Shun è totalmente incapace di mentire.

-Sai, non mi hai detto come ti chiami- dice il ragazzo più grande mentre fa strada nel ristorante affollato.

-Shun-

E da questo momento non ci sarà più nulla di semplice.



Si chiama Shun, ha diciotto anni e come te deve essere un sangue misto. Ha lasciato la sua casa una settimana fa ed è venuto d'impulso a Mosca. Adesso lavora in un locale stile café francese; e divide una stanza con un ragazzo che lavora con lui.

No, non ha a ancora deciso per quanto fermarsi.

Ti racconta tutto questo durante la cena, con voce calma. Risponde a ogni domanda con calma riflessiva, apparentemente ignaro della folla di gente famosa intorno al vostro tavolo.

Parla in inglese e la sua voce ti affascina. Hai sempre avuto orecchio per gli accenti; gli anni passati in giro per il mondo ti permettono di localizzare alla perfezione ogni straniero. Dal canto tuo sai anche che la tua voce, quando parli inglese, quasi non tradisce il fatto che sei un moscovita: conservi ancora le tracce di Oxford e dei toni aristocratici paterni. Tuttavia non riesci a localizzare la voce del ragazzo. La sua è un'enunciaizone chiara e perfetta che di solito s'incontra solo in coloro per i quali l'inglese è una seconda lingua. Non ha nessun tipo d'inflessione: è colto, armonioso, un po' antiquato, non legato a una classe sociale.

No. Non riesci proprio a localizzare nè la voce né il ragazzo. Ma tutto sommato ti guardi bene dal domandare, il velo di mistero è sempre soddisfacente.

Per essere così giovane, sembra abbastanza padrone di sé. Non cerca di fare impressione o di piacere. Non civetta; non finge interesse se non lo prova. E' calmo nella perfezione della sua bellezza: ignora che tutti i presenti hanno continuato a guardarlo dal momento in cui è entrato.

Beve due bicchieri di vino e rifiuta educatamente il terzo. Quando il cameriere si rivolge a te dandoti il tuo titolo, Shun ti fissa ma non dice nulla. Forse ha già sentito parlare di te, forse no: è impossibile capirlo.

Mentre prendete il caffé, Shun posa la tazza e ti guarda ancora

-Questo è un posto molto famoso, vero?-

-Molto- sorridi - Un tempo era frequentato da scrittori e poeti. Ma ora..- interrompi e direzioni lo sguardo su di un gruppo chiassoso in un angolo -Ora trovi più che altro attori, cantanti e fotomodelle. Gli scrittori vanno altrove..-

-Sono contento che tu mi abbia portato qui. Grazie-

Shun gira gli occhi sulla grande sala a specchi, i camerieri con i grembiuli bianchi, la gente. Un uomo al tavolo vicino alza il bicchiere e gli sorride; lui risponde con educato imbarazzo. Sei infastidito dal gesto dell'uomo e senza accorgertene di tendi verso Shun.

-Non eri mai stato qui?-

-Oh, no. Ma voglio imparare a conoscere i posti come questo-

Ha parlato con la massima serietà. Tu inarchi le sopracciglia sorpreso.

-Vuoi imparare?-

-Certo. Anche altri posti. E tante cose-

Alza la mano e incomincia a parlare con un lieve sorriso.

-La cucina. I vini. I quadri, i palazzi, i libri. Le macchine. Le case. Tutto- ti guarda candidamente -Immagino che ti sembrerà difficile capirlo..Hai mai avuto fame?Veramente fame?-

-Credo..sì, un paio di volte-

-Ecco, è quello che provo. Per tutte queste cose. Conoscerle. Capirle. Io...sono cresciuto in un posto molto piccolo-

-Perciò sei venuto a Mosca?-

Ne sei sempre più incuriosito. Per la prima volta hai sentito un tono d'emozione nella tua voce.

Shun si affretta a sorridere -Una delle ragioni. E mi do da fare. Sai cosa faccio ogni mattina prima di cominciare a lavorare e la sera, quando finisco?-

-Dimmi-

-Giro per Mosca e guardo tutto. Mercati. Gallerie. Case. Chiese. E negozi. Le vetrine-

-Capisco- sei commosso e divertito -E tra tutte le cose che hai visto, cosa ti è piaciuto di più?-

-E' difficile- Shun aggrotta la fronte -All'inizio mi sembrava tutto perfetto. Poi ho capito cosa non mi piaceva..le cose con le iniziali, con troppo oro..troppo sfacciate. E' stupido, lo so-

-Lo è?-

Lo scopri arrossire lievemente -Penso. Cioè detto così è suonato davvero stupido-

-se lo dici tu- gli rivolgi un'espressione solenne. Occhi color ghiaccio riflessi nello smeraldo. Shun abbassa lo sguardo sulla tovaglia bianca.

-E i gioielli- dici a bruciapelo -vuoi imparare a conoscere anche i gioielli? Guardi le vetrine dei gioiellieri?-

-bè, qualche volta- alza lo sguardo - Ho guardato le tue. E' il tuo negozio quello accanto al Teatro Malij?

-Sì-

-Ci sono passato davanti due giorni fa. Pochi metri più avanti c'è Cartier-

-E che vetrina preferisci? La mia o quella del mio concorrente?-

-Non me ne intendo ma ho sinceramente preferito l'altra. Ma non faccio testo, sono così ignorante. Non so niente di pietre e delle montature..-

-Che pietra preferisci? Lo sai?-

-Oh, sì, lo so. Sembra banale ma mi piacciono i diamanti-

-Non sempre sono i più preziosi..- lo sfidi -Uno smeraldo perfetto..uno smeraldo verdescuro, che è molto raro può valere di più-

-Oh, non è questione di valore- ribatte timido -Mi piacciono i diamanti perchè sono trasparenti. Senza colore. Caldi e freddi allo stesso tempo. Come fuoco e ghiaccio. I damanti che ho visto..- esita mordicchiandosi il labbro - era come guardare la luce. Il cuore della luce. Credi che abbia senso?-

-Si. Mi piace quello che hai detto. Sai che il diamante ha una strana proprietà ? Lo rende unico tra le gemme-

-No-

-Sai che impressione fa un diamante quando lo tieni in mano? E' freddo. Come il ghiaccio. Così freddo che ti scotta la pelle-

-Fuoco e ghiaccio?-

-Come hai detto tu. Esattamente-

incontri nuovamente i suoi occhi e la mente inizia a vorticare; hai la sensazione di precipitare dall'alto, una lunga caduta inebriante e terrificante.

Anche Shun avverte qualcosa: si vede. Spalanca gli occhi, socchiude le labbra traendo un respiro come se fosse sorpreso. Per un istante sembra stupito, poi diffidente.

Gli posi la mano sulla mano. E' la prima volta che trovi il coraggio di toccarlo, e il contatto scatena in te una sensazione violenta, la più intensa che tu abbia mai provato da quando eri solo un ragazzino ancora ingenuo. Non puoi mentire a te stesso. L'hai desiderato dal momento in cui l'hai visto; adesso il desiderio è così intenso da farti tremare.

Tuttavia possiedi sempre un ottimo istinto di conservazione, affinato negli anni. Ritiri la mano e ti alzi.

-E' tardi.Devo accompagnarti a casa-

Shun ti guarda, non sembra toccato dal tono. Calma nella corolla della sua bellezza, ti segue, siede nella corvette. Durante il tragitto non parla neppure una volta; guarda le strade e le luci. E tu, un ragazzo freddo e distaccato abituato a riconoscere il potere altrui lo senti ora in questo ragazzino. E' riconoscibile come un profumo nell'aria. Rallenti quando siete vicino al locale dove lui ti ha detto di lavorare.

-Ti dispiace farmi scendere qui?-

-Lascia che ti porti a casa-

-No, qui è meglio. Ho una concierge stizzosa- sorride -E' qui vicino, andrò più tardi a piedi. Devo parlare con il padrone..per controllare l'orario di domani-

Si volta, tende la mano affusolata -Grazie. E' stata una bella serata mi sono divertito-

La sua mano stringe la tua e tu riesci solamente a maledire la tua incapacità di dire qualcosa. Vorresti chiedergli di sposarti non fosse un'impossibile idiozia. O di venire a casa con te. O di fuggire con te. Qualunque cosa.

-Lavori qui tutti i giorni?- chiedi finalmente quando il ragazzo è ormai sceso e si appresta a chiudere la portiera.

Shun ti guarda con un sorriso. La dolcezza in ogni sua espressione è predominante -Sì, finisco verso le sei. Ciao-

Raggiunge il locale, passa tra i tavoli ed entra.

Lo seguì con lo sguardo. Sospiri domandandoti se avrai la forza di allontanarti e di non tornare più.; e sai di non averla. Metti in moto la macchina. Noti vagamente le facce e le voci e le risate intorno ai tavolini affollati. Una ragazza carina ti manda un bacio, ma tu nemmeno la vedi.

Pensi che quel ragazzino ha solo diciotto anni. Dove aveva imparato quella sicurezza, l'inconsapevole certezza della sua sovranità sessuale? Gliela deve aver insegnata un uomo..chi, dove, in quali circostanze?

Con un gemito lasci sfrecciare la corvette e tenti di annegare il ricordo in una bottiglia di vodka e in una notte insonne.



La seconda sera -che non credevi ci sarebbe mai stata- lo porti a cena in un nuovo lussoso ristorante. Shun non ha cambiato atteggiamento. Accetta senza discutere il tuo arrivo davanti al locale affollato. Sorridente e gentile. Risponde alle tue domande, ma spontaneamente dice poco. Pone solo le domande più neutrali. Non sono i soliti sotterfugi ai quali sei stato abituato: non ci sono domande studiate per sapere qualcosa della tua vita, per scoprire se sei fidanzato o hai un'amante. Ti parla del suo lavoro; chiede di Mosca, della Russia e dei russi. Non lascia capire di essere consapevole del suo magnetismo e tu che te ne senti travolto e inebriato, tenti disperatamente di apparire calmo e distaccato come consuetudine.

Sforzi te stesso a guardarlo con freddezza, come se fosse un potenziale dipendente. Porta un semplice maglione, grigioazzurro che per contrasto ne risalta gli occhi smeraldo, e ogni tanto scuote un orologietto da pochi soldi perchè, dice, si ferma spesso. Ha belle mani dalle dita lunghe. Sta seduto eretto, e c'è in lui un' assenza di vivacità che può sembrare noiosa ma che nel suo caso è puramente ipnotica.

Un paio di volte ti sei chiesto se abbia mentito nel dirti l'età. A volte sembra più giovane, come un bambino ignaro del proprio fascino. Altre volte sembra più vecchio, un ventenne nel fiore della bellezza. Spesso, quando lo guardi direttamente, le due impressioni di innocenza e sensualità si sovrappongono. Allora vedi la faccia delicata e deliziosa d'un giovane beneducato, che forse ha studiato in un collegio, ha vissuto un'esistenza protetta e che con il suo sguardo puro ispira sensazioni e pensieri impuri.

Allora la sensazione immediata del tuo corpo ti lascia sconvolto; la vena puritana del tuo caratterre lotta con la sensualità; immagini di fare l'amore con lui e ti rimproveri la seduzione di quelle immagini.

E' impossibile guardarlo spassionatamente. La tua mente cerca di giudicare, ma i giudizi della ragione sono sommersi dal clamore dei sensi. Quel ragazzino non porta neppure un profumo come fa invece la maggioranza dei suoi coetanei griffati e limitati: sa odore di sapone, di pelle e di capelli appena lavati. Per te diventa il profumo più inebriante mai conosciuto.

Finalmente, quando arrivi a uno stato di turbamento che quanti ti conoscono crederebbero impossibile, proponi bruscamente di andare.

-Bene-

Gli sguardi ad incontrarsi. Nessuno dei due si muove e la tua mente si annebbia.

-Posso portarti a casa. O se preferisci possiamo andare a casa mia. E' vicino al centro-

Gli occhi smeraldini guardano con calma. Senti affiorarti nella testa tutta una serie di proteste imbarazzanti. Vuoi fargli capire che la tua non è una mossa studiata di seduzione, non hai secondi fini. Semplicemente, non sopporti l'idea di un'altra serata senza di lui.

-Grazie. Con piacere-

La macchina sfreccia, con la musica al massimo, in una crescente ed insolita euforia. La velocità e gli Stones a tutto volume sembrano colmare il silenzio tra voi: provi un senso di comunione perfetta. Lui,sa,capisce,pensi, confuso ed esultante.

Non hai mai portato nessuno a casa tua. Lo accompagni prima nei giardini profumati di gigli e rose, e fai tappa su di una terrazzina a guardare il cielo argenteo e il rosso chiarore della città. Lo fai volutamente, nell'ultimo tentativo di salvarti; perchè pensi che i ricordi torneranno e di sicuro spezzeranno il filo forte e sottile con cui quel ragazzino magico ti ha legato.

Ma nessun ricordo ritorna alla mente. Tu, che avevi sempre creduto di non poter sfuggire al passato, scopri che il passato sembra aver abbandonato la presa:libero.

Lì, nel giardino, t'accorgi solo della persona che ti sta accanto. Senza dire una parola cancella tutto tranne il presente.

Dopo un po' prendi coraggio e tendi la mano. Lentamente tornate insieme verso la casa. Lo conduci nello studio, dove, in un' altra vita, un bambino aveva pianto per la morte di sua madre. Versi da bere in un gesto meccanico. Intanto, Shun si muove lentamente per la stanza. Tocca la copertina dei volumi nella libreria, osservava gli acquerelli appesi. Posi i bicchieri, ne dimentichi l'esistenza e gli vai vicino. Shun si volta a guardarti e all'improvviso ti rendi conto che è facile parlare.

-Sai cosa sta succedento? Lo capisci?- chiedi gentilmente

-Non so. Non sono sicuro- Shun esita -Mi spaventa-

-Spaventa anche me- sorridi

-Potrei andare..- Shun guarda la porta per un momento -Forse, se me ne andassi ora..-

-E' quel che vuoi?-

-No- due vampate di colore gli salgono alle guance -E' che..non mi aspettavo..non avevo pianificato..-

S'interrompe e tu gli accarezzi una guancia. Ti intenerisce e ti diverte che un ragazzo così giovane parli di piani; e forse Shun lo intuisce perchè agrotta la fronte, come se si sentisse insicuro.

-Pensi che sia uno sciocco?-

-No- ritorni serio -Io vivo tutta la mia vita secondo i piani. Tutto prestabilito e ordinato. Ho vissuto così da anni, da quando...- trai un respiro -Da molto tempo-

-E adesso?-

-So che non contano niente. L'ho sempre saputo- scrolli le spalle -Piani. programmi. Strategie. Organizzano il tempo: permettono di dimenticare quanto è vuoto-

Gli tieni ancora la mano ma distogli il viso. Shun resta immobile e ti guarda. Una luce danza nella sua mente: prova una calma onirica e una certezza convulsa. E' stato così fin dal primo momento che ti ha visto, e per tutta la sera ha cercato di resistere. Mentre sedeva di fronte al ristorante si era finto calmo, aveva discusso con se stesso. Non sta succedendo, s'era detto all'inizio; e poi..sta succedendo, ma non è troppo tardi, posso smettere.

Quando siete arrivati alla villa erano incominciate altre voci. La voce di sua madre, la voce di Ikki.

Gli ricordavano che gli uomini mentivano, soprattutto quando desiderano; mentivano come il suo Aniki stesso aveva mentito.

Gli ammonimenti si sono ripetuti nella sua mente fino a che è entrato in quella stanza e tu hai cominciato a parlare.

Adesso quelle voci sussurano ancora nella sua mente; ma lanciano messaggi assurdi. Mentre guarda attentamente il tuo viso, pensa che anche un ragazzo come te può essere vulnerabile.

-Hyoga- Ed è la prima volta che ti chiama per nome, e tu volti di scatto il viso verso di lui.

-Credi di sapere..credi si capisca quando qualcosa è così giusto da non lasciare altra scelta?-

-Sì. Lo credo-

-Anch'io- ti guarda solennemente e poi, prima che tu possa dire altro, respira profondamente per farsi forza e si avvicina d'un passo.

-voglio restare- dice -Non voglio andar via. Non l'ho mai voluto. Ecco..l'ho detto- esita e alza la testa con un'espressione imbronciata.

-I ragazzini non dovrebbero dire così vero? Ma mi sembrava stupido mentire. Non ha senso. Voglio restare. Sarei rimasto con te ieri sera, se me l'avessi chiesto. Probabilmente appena ti ho incontrato. Potevamo salire in macchina e venire subito qui e sarei..rimasto. Così.Senza sapere nulla di te. Però ho la sensazione di conoscerti. Mi piaci. Credi che stia sbagliando? Ti scandalizza?-

Sorridi divertito e felice. Lo strano modo serio in cui parla, la franchezza, la timidezza, l'innocente impressione che quanto sta dicendo sia audace, quando tu eri abituato a gente che esprimeva con disinvoltura i propri desideri..tutto questo ti colpisce profondamente.

Ti senti impressionato da tanta innocenza e sai che se lasciassi trasparire il tuo affettuoso divertimento, lo mortificheresti. Gli stringi la mano con la tua.

-No- rispondi -Non mi scandalizzo. E non credo sia sbagliato. Voglio che tu rimanga. Lo voglio più di qualunque altra cosa al mondo. E questo..lo trovi scandaloso?- le labbra di Shun s'incurvano in un sorriso. Uno dei suoi bellissimi sorrisi.

-No-

-Quando avevo lasciato l'ufficio, ieri sera..- non sai se devi continuare. t'interrompi. Shun ti guarda in faccia: e allora sentì che devi dirgli la verità. -Quella sera cercavo qualcuno. Una persona qualunque. C'erano ragioni...inutile dire quali, sembrerebbero scuse, e non voglio. Cercavo una persona..lo facevo spesso, in questi ultimi anni. E ho incontrato la persona. Ho avuto questa sensazione. Tu devi averlo saputo. Voglio che lo sappia. Lo so, sembra assurdo. Non hai motivo di crederlo ma..te lo giuro, è la verità-

Ti fermi e lasci ricadere la mano nel vederlo arrossire. Sei furioso con te stesso per aver parlato. Shun è troppo puro per capire: non avevi il diritto di introdurre quelle complicazioni. Devi aver parlato come il più banale dei seduttori.

-Scusami. Non dovevo dirlo. Ora vorrai andar via..-

Fai per scostarti, distogliendo il viso. Shun non ha smesso un istante di guardarti. Sa cosa significa sollecitare un rifiuto, anticipare la sofferenza e prevenirla; aveva imparato la tecnica all'istituto, anno per anno.

Aveva pensato ingenuamente che fosse esclusivamente sua, e adesso la riconosceva in un altro.

Avanza di un passo e tu ti volti -Hyoga, non fa nessuna differenza. Sono contento che tu l'abbia detto. Voglio restare-

La luce gli riapparve negli occhi. Shun prende la tua mano e se la preme sul petto.

Diamante nello smeraldo. Sotto le dita, senti battere il cuore di Shun.



Nella camera da letto, Shun si ferma a qualche passo da te e si sfila il maglione. Quando è nudo rimane immobile con le mani lungo i fianchi. Solo il respiro rapido rivela la sua emozione.

La pelle d'avorio,i capezzoli turgidi. Guardi la curva perfetta dalle cosce alla vita sottile, il dolce viso di bambino e la voluttuosità del ragazzo. Shun si morde le labbra. Resta immobile a guardarti mentre anche tu ti spogli.

Quando sei nudo, bello e armonioso come una divinità greca, ti avvicini inginocchiandoti. Gli premi il viso sullo stomaco, lo baci risalendo dall'ombelico al petto.

Sul letto c'è un drappo di seta cinese, ricamata a farfalle, fiori e uccelli del paradiso. Shun guarda la seta per un momento e l'ombra di un ricordo lontano lo fa rabbrividire. E' un attimo e l'immagine scompare. Lo attiri accanto a te sulla coperta. Il calore della sua pelle; Shun si lascia sfuggire un sospiro, poi resta fermo.

Rimanete distesi a lungo in silenzio, senza muovervi. Poi, gentilmente, gli prendi il viso tra le mani e incontri i suoi occhi.

Shun sente il respiro che gli sfiora la pelle, il tocco delle labbra, delle mani.

Chiude gli occhi. Non ci sono suoni, solo un contatto che purifica la sua mente. Lo penetri con delicatezza, e Shun sente un po' di dolore, poi una grande pace. Mentre si muove sotto di te ha la sensazione di essere trasportato sotto il mare, in un'oscurità smeraldina, in un luogo dove le maree gli scorrono nel sangue.

-Aspetta- dici quando Shun è vicino all'orgasmo; ti sei accorto che, giovane e inesperto com'è, si sforza freneticamente di raggiungerti.

-Shun. Aspetta. Con me, non contro di me-

Shun apre gli occhi e rimane immobile per un momento. Le guance arrossate. Poi li richiude e comincia a muoversi con un ritmo nuovo, così potente e dolce da fargli quasi perdere il controllo.

Viene all'improvviso inarcandosi sotto di te; e tu senti che l'esperienza acquisita in tanti anni ti sta abbandonando, e provi sollievo. C'è un'ardente stella scura, una fonte che devi raggiunge; Shun dice il tuo nome nel momento il cui lo conquisti, e tu avverti il tuo stesso corpo sussultare nella violenza della liberazione.

Poi rimanete fermi nel silenzio. Quando la calma del respiro ritorna lo lasci, e improvvisamente provi una certa paura. Resti in attesa, attendendo il ritorno del ribrezzo per te stesso, il disgusto che segue sempre il desiderio.

Non accade. Senti solo una grande pace; dopo un po' la tensione si dissolve.

Shun parla per primo. Cerca la tua mano. La sua voce è ancora spezzata.

-Hyoga. Tu hai portato via il passato..-

Lo senti lo stupore nella sua voce; e poiché provi la stessa sensazione, sorridi nell'oscurità

-Il passato, sì- mormori

Il sonno vi coglie insieme.



:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::



Che cos’è mai questa? A dire il vero non lo so. Non mi pare faccia tanto schifo ma non ne sono del tutto sicura. Più che altro nasce come prologo di qualcosa di molto lungo che ho tutta l’intenzione di portare avanti –con i miei tempi certo- anche se l’ho messa sotto one-shot

Il fatto è che sono molto confusa in questo periodo e non so nemmeno io quel che combino. Data la giustificante spero comunque che questo “incontro” tra i miei due Saint preferiti vi sia piacicchiato almeno un po’.






 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
cabel - Voto: 11/06/08 00:42
waaaaaaa finalmente hai postata una hyshu ed è meritevole come tutti i tuoi precedenti lavori
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

dagliasa - Voto: 10/06/08 21:35
L'ho letta anche su efp bella molto bella...
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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