PROLOGO - Capitolo 1° -
Bill era fermo a fissare un punto preciso del pavimento, dando le spalle al gemello e stringendo i pugni con forza; tremava un poco, cercando di trovare il coraggio per parlare e dar libero sfogo ai suoi sentimenti. Non posso continuare a vivere così, reprimendo ciò che provo e nascondendomi da tutto e tutti... Devo dirglielo adesso almeno a lui... «Bill mi vuoi spiegare perché mi hai portato qui se adesso non hai intenzione di parlare?» esclamò Tom, attendendo impaziente che il fratello si decidesse a dire qualsiasi cosa. Erano dentro allo sgabuzzino della casa discografica: Bill aveva trascinato il gemello lì dentro per poter finalmente parlare, ma la cosa gli riusciva alquanto difficile. Ormai era una settimana che si comportava in modo strano: se Tom si avvicinava troppo, Bill si allontanava, arrossiva e cominciava ad agitarsi; per i due gemelli era diventato impossibile stare insieme come una volta, ma questo a causa di Bill. Infatti Tom non capiva che cosa stesse succedendo al gemello, non riusciva a trovare una ragione plausibile per cui dovesse continuare a mantenere quello strano comportamento. «Pensi di spiegarmi, oppure lasciamo perdere?» insistette il rasta, incrociando le braccia al petto e osservando severo le spalle del fratello. Bill strinse gli occhi, deglutendo e cominciando a sudare freddo: era arrivato il momento di confessare. Passarono altri minuti di silenzio, ma il cantante non parlò. Tom abbassò gli occhi sconsolato e sbuffò spazientito. «Ok, se non vuoi parlare... allora me ne vado» Fece per aprire la porta, ma qualcosa lo bloccò: Bill si era improvvisamente girato e gli aveva afferrato saldamente un polso, impedendogli di uscire dallo sgabuzzino. I due gemelli si ritrovarono con i volti vicinissimi l’uno all’altro, i loro corpi si sfioravano. Tom poteva sentire il respiro pesante ed agitato del fratello, intento a fissare con occhi sognanti le labbra del rasta. Perché fa così? si chiese il chitarrista, fissando confuso gli occhi bassi del cantante. Bill esaminava attentamente le labbra di Tom, intontito dalla vicinanza del gemello: osservava la carnosità, il colore roseo di esse e il piercing estremamente attraente. «Tom...» disse il moro con voce tremante. «...perdonami...» sussurrò piano. Tom lo osservò ancora più confuso, non capendo il significato di quelle parole: per cosa doveva perdonarlo? «Per cosa Bill?» Il cantante alzò appena gli occhi, perdendosi per qualche istante nel colore scuro e profondo degli occhi del rasta. Quanto ti desidero... Tornò a fissare le labbra di Tom. «Per questo...» Prese il volto del gemello fra le mani e lo baciò con foga, premendo forte la bocca su quella dell’altro. Tom sobbalzò appena, shoccato dal gesto del fratello, ma comunque incapace di muoversi e di protestare; Bill, invece, si lasciò andare ad un sospiro di piacere, come se assaporasse un cibo desiderato da un tempo infinito. Quante volte ho desiderato di avere queste labbra? Per troppo tempo... Ma non andò oltre: dopo poco si staccò dal chitarrista e rimase immobile a fissare i suoi occhi; adesso aveva paura di leggere le emozioni contenute all’interno di quello sguardo. Vi trovò stupore, incredulità, confusione, ma quella che spaventò di più il moro fu una sola: il disgusto.
*UNA SETTIMANA DOPO* «Allora Bill... Cosa ci puoi dire sul rapporto fra te e tuo fratello?» chiese l’intervistatore, squadrando curioso i due gemelli seduti davanti a lui. La solita intervista giornaliera dei Tokio Hotel: niente di nuovo a dir la verità, solo le solite domande sul loro successo così improvviso ed incredibile e sui loro progetti per il futuro. Per Bill non era difficile rispondere a tutte quelle domande con la parlantina che aveva, ma l’ultima domanda lo aveva fatto sobbalzare sulla poltrona su cui era seduto, accanto agli altri tre compagni. Abbassò per un istante gli occhi, aprendo la bocca, ma non pronunciando una singola parola. «Bé... noi...» «Noi andiamo molto d’accordo, è un bell’affetto fraterno ad unirci e fra noi non ci sono stati problemi e mai ci saranno» intervenne Tom, notando l’improvviso blocco del fratello che poteva mettere a rischio l’incolumità della band. Aveva appena detto una gran bugia, ma era stato necessario: ormai era una settimana che andavano avanti con le menzogne davanti ai giornalisti. «Benissimo, tutte le vostre fan sono molto felici di questo!» esclamò l’intervistatore, scrivendo qualcosa su un block-notes che teneva appoggiato sulle ginocchia. Tom lanciò uno sguardo al gemello, seduto accanto a lui: teneva ancora gli occhi bassi e la sua espressione era triste. Mi dispiace Bill... Ma devi capire che quello che provi è sbagliato... «Bene, l’intervista è conclusa. Ringrazio i Tokio Hotel che sono stati presenti qui da noi stasera!» Un grande applauso riempì lo studio della trasmissione per ragazzi, le ragazzine urlarono impazzite e l’intervistatore strinse la mano a tutta la band. I quattro ragazzi uscirono dallo studio e si riunirono dietro alle quinte, insieme al loro manager. «Aspettatemi qui cinque minuti: devo sbrigare alcune faccende e poi torniamo in hotel» disse David, allontanandosi da loro e mischiandosi ad altra gente. Gustav e Georg sospirarono stanchi e si allontanarono un momento per andare a prendere qualcosa da bere; Bill e Tom rimasero da soli, in silenzio, a fissare il pavimento. Non possiamo andare avanti così per sempre... pensò Bill nella sua mente, lanciando uno sguardo al gemello. Tom fece per allontanarsi da lui senza dire niente, ma il moro lo fermò, afferrandogli piano una mano. «Ti devo parlare...» Il rasta lo fissò freddo per qualche istante, poi girò il capo dalla parte opposta. «Adesso no Bill» «Per favore... È una cosa importante» La voce del cantante era supplichevole e quasi disperata, perciò Tom non seppe replicare ancora. Annuì con un breve cenno del capo e si lasciò guidare dal fratello dentro ad uno dei bagni dello studio televisivo. Bill si mise davanti al chitarrista e cominciò a tormentarsi le dita delle mani. «Senti, è una ormai settimana che non ci parliamo più...» «Non è certo stata colpa mia» lo interruppe Tom con voce dura e fredda. Il moro sentì una fitta al cuore a quelle parole. Perché deve farmi sentire così responsabile? Non è colpa mia se provo qualcosa di diverso dall’affetto fraterno per lui. «Ti faccio davvero così schifo?» «Non dire sciocchezze Bill, non provare neanche a pensare una cosa simile!» «E allora perché mi tratti così?» Gli occhi di Bill erano lucidi, prossimi alle lacrime. Tom mise da parte per un attimo la maschera da duro e da indifferente che era solito assumere quando si presentava una difficoltà qualsiasi: sapeva che era una cosa stupida, ma era l’unico modo che aveva per proteggersi dai giudizi altrui. «Non sei tu a farmi schifo, non potrebbe mai essere così e lo sai... Ma quello che provi mi fa paura» Il moro si lasciò sfuggire una lacrima nera a causa del trucco scuro attorno agli occhi e non seppe trovare il coraggio necessario per guardare il gemello negli occhi. «Perdonami...» sussurrò piano e con voce tremante. Tom corrugò appena la fronte, non comprendendo le parole del cantante. Si sta forse scusando per quel bacio? «Se è per il bacio di una settimana fa Bill, io sono disposto a dimenticare: possiamo fare come se non fosse successo nulla» «No... non per quello...» disse Bill a fatica, cercando di soffocare i singhiozzi. A Tom dava fastidio vederlo in quello stato: sapere che soffriva per colpa sua gli faceva male, ma non poteva né abbracciarlo, né azzardarsi a fare qualsiasi cosa. Non voleva illuderlo ancora di più per una cosa che non sarebbe mai stata possibile... «Per cosa ti dovrei perdonare allora?» gli chiese con tono dolce e con l’espressione del viso preoccupata. Bill non resistette più: lasciò andare un singhiozzo, strinse forte gli occhi e i pugni ed urlò. «Perdonami per essere così sbagliato e per non essere il fratello che tu desideri!» e, detto questo, superò velocemente il rasta e corse via in lacrime. Tom rimase allibito, quasi sconvolto da quelle parole. Si sentiva un verme, un insignificante animale che aveva fatto soffrire la persona che amava di più al mondo. Sono uno stupido, un emerito idiota! Si maledisse almeno un milione di volte, ripensando a quello che era successo in quei giorni: dopo il bacio di Bill era rimasto sconvolto e anche un po’ disgustato, e invece di cercare di chiarire con lui, cosa aveva fatto? Lo aveva allontanato: per una settimana non si erano rivolti la parola e Tom aveva cercato in tutti i modi di stargli il più lontano possibile. Avrei dovuto almeno tentare di comprendere i suoi sentimenti, cercare di aiutarlo a capire cosa fosse giusto e cosa no. Ma alla fine l’amore può essere sbagliato? Può essere fermato? Non avrebbe mai pensato che suo fratello, il suo gemello, potesse innamorarsi di lui. La faccenda era così strana, così confusa. Tom non odiava Bill per quello che aveva fatto, non lo disprezzava affatto: continuava ad amarlo alla stessa maniera di prima, ma l’unica cosa che lo metteva a disagio era sapere che il suo gemello provava qualcosa di più. Ma qualunque cosa fosse successa, non avrebbe mai permesso che il loro rapporto si rovinasse; Bill non doveva pensare che Tom lo disprezzasse. Per lui era la cosa più bella del mondo, come avrebbe potuto allontanarlo dalla sua vita? Devo dirglielo, lui deve sapere che io morirei senza la sua presenza. Deve sapere che non potrei vivere senza un suo sorriso o piccolo sguardo. E lo saprà.
Hallo!^^ Per il momento questa FF rimane per tutte le età, ma forse più avanti dovrò cambiare il rating. Spero che vi piaccia. Mi raccomando, recensite! *_* Ci sentiamo al prossimo capitolo, ciao! =D <3 *Kuss*
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kirataziar
pikkolatokietta
*Kuss*
kirataziar
pikkolatokietta
Grazie ancora, ciao! =D <3
*Kuss*
kirataziar - Voto:
pikkolatokietta
*Kuss*
cherry-blossom
posta presto!!!
complimenti
pikkolatokietta
*Kuss*
...continua nelle pagine numero:
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