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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Digimon (Dejimon adobenchâ)
CrossOver: YuYu degli spettri
Titolo Fanfic: AU GOUT DE NOISETTE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: noemi89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/05/2008 12:55:46

Botan è alle prese con un'intervista da fare a Yamato.Lei è fin troppo curiosa sulla vita privata dell'intervistato, e la nocciola aiuterà entrambi.
 
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AU GOUT DE NOISETTE
- Capitolo 1° -

Au gout de noisette


“No, no e ancora no!” un biondo musicista cominciò a urlare spazientito “In che lingua devo dirti che mi rifiuto categoricamente di partecipare a questa tua iniziativa che non approvo minimamente?”
Magari con il finlandese avrebbe potuto funzionare, si disse mentre sbuffava fortemente contrariato all’idea del fratello minore.
Certe idee, Takeru dove le andava a pescare?
Lui, Yamato Ishida, aveva tutto quello che un ventenne potesse desiderare. Una bella casa, un corso di laurea brillantemente in corso di prosecuzione, una famiglia che, nonostante tutto, gli voleva bene, un migliore amico leale, la fedele chitarra, un gruppo d’amici affiatati... tutto insomma.
“Suvvia Yamato, cosa potrà mai esserci di sbagliato nella mia idea?”
Evidentemente niente, a parte il soggetto cui era stata rivolta la proposta.
Palesemente inadatto.
Insomma, con che coraggio gli si poteva proporre di raccontare tutta la propria vita in un giornalino scolastico...? RIDICOLO! Come minimo, ovviamente, perché Yamato avrebbe trovato con facilità altri mille appellativi a quella strampalata idea che il fratello, non avendo null’altro di meglio da fare, quella mattina gli aveva proposto.
Takeru si convinse del fatto che sarebbero servite le cannonate per smuovere il fratello, e forse l’impresa sarebbe stata comunque ardua.

“Wow, Botan... ma ti rendi conto della grossa opportunità che hai?”
Keiko Yukimura proprio non riusciva a comprendere l’esitazione della propria migliore amica, di fronte all’avere una scusa per intervistare il proprio mito, senza dovergli dire d’essere interessata personalmente alla sua vita.
È proprio vero che coloro a cui viene offerta un’opportunità non la utilizzano, senza considerare minimamente le condizioni di persone più sfortunate di loro.
“E se... e se si accorgesse del mio interesse personale alla sua vita?”
Keiko sospirò, la furbizia non era mai stata una dote dell’amica: “Beh... ti basterà semplicemente leggere esclusivamente le domande del prospetto, e...”
Un’interruzione suscitò la curiosità di Botan: “E...”
“Nel caso tu volessi chiedergli qualcosa in più, ricorda sempre di dare l’impressione che anche questo qualcosa sia stato previsto dal tuo giornale. Chiaro?”
Non che quanto appena esposto da Keiko fosse di difficile comprensione.
Assolutamente.
Solo, occorreva che la giornalista confermasse, cosa che avvenne immediatamente dopo, con un cenno del capo.


***


S’erano presentati, in quel bar che li aveva ospitati miliardi di volte non in reciproca compagnia. Botan e Yamato avevano due vite talmente differenti che anche solo tentare di paragonarle era un folle azzardo.
Erano seduti a un tavolo in un angolo, su un divanetto che copriva la metà del perimetro del suddetto tavolo.
Era l’unico posto libero, in quel rinomato bar del centro di Tokyo.
E così, davanti a due frappé alla nocciola, quell’intervista ebbe inizio.
Lei aveva carta e penna pronte, preparata ad appuntare anche il più lieve sospiro di Yamato, e felice di poter godere di quell’opportunità.
Quante diciassettenni avevano l’opportunità d’intervistare il loro cantante preferito?
“Yamato... molti tuoi coetanei desiderano il tuo successo, pochi ci riescono, come sei arrivato ai livelli odierni?”
“I Teenager Wolves sono nati per caso, da un’idea, un sogno per meglio dire, di quattro amici. Il desiderio del successo potrebbe essere la causa del nostro voler essere un gruppo. Diciamo che tutto è nato dal desiderio di diventare qualcuno, farci conoscere dalla gente.”
Mentre Yamato parlava, una strana luce gli brillava negli occhi, evidente segnale della sua passione per la musica. E Botan era felice di potergli porre quelle domande.
“Che cosa provi nello scrivere testi? In essi metti davvero tutta la verità, oppure a un certo punto un cantante rischia di scrivere il falso, per commerciare e produrre sempre nuovi cd?”
“Direi che non sono capace di dare una risposta oggettiva a queste domande. Personalmente, non ho mai scritto il falso nei testi prodotti per il mio gruppo. Ho sempre cercato d’inserire, in ognuno di esso, alcune delle mie sensazioni. Nei casi in cui non trattavo le mie emozioni, rendevo protagoniste di una determinata canzone quelle degli altri componenti del gruppo. Non so come si comportano tutti gli altri autori di testi, ma io non ho mai scritto, nelle mie canzoni, vicende che non trattano la mia vita e le mie esperienze, o quelle di uno dei ragazzi.”
“Quando sei su un palco, di fronte a miliardi di persone, cosa provi?”
“Secondo molti, quando una persona fa sempre la stessa cosa, poi ci si abitua. Per me, non esiste nulla di più falso. Non riuscirei neanche lontanamente a ipotizzare l’eventualità che io mi abitui a salire su un palco, che spariscano tutte le sensazioni che provo prima di un concerto. No, sono fermamente convinto che io non sia capace di una cosa simile.”
Per Botan, Yamato era uno che credeva in quello che faceva.
L’intervista continuò per un bel po’ ancora, poi ognuno dei due prese la sua strada.


***


Pomeriggio inoltrato.
Yamato aveva appena finito le prove con il suo gruppo, come tutti i giorni, e aveva appena lasciato la sala prove, diretto a casa sua, stanco ma felice.
Adorava suonare, e non si sarebbe mai stancato di provare e dare concerti.
Camminava sovrappensiero fin quando, a un semaforo rosso per troppo tempo, incrociò le belle iridi chiare della giornalista di quella mattina.
Come si chiamava? B qualcosa, ma proprio non gli veniva... Benika, Beniko, Beniha, Benio... ah, no... Botan!
Meno male che gli era venuto in mente prima di fare una brutta figura!
“Ciao!” lo salutò lei, emozionata da capo a piedi.
“Ciao” ribatté in risposta lui, semi-inespressivo fuori, con un turbinio di emozioni dentro.
Poi, calò il silenzio. Lì, a centro strada, mentre milioni di passanti attraversavano la strada nei due sensi, dopo che era scattato il verde.
Ma non solo su quel semaforo.
Anche nei loro cuori.
“Ti va un frappé alla nocciola, Yamato?” chiese una titubante Botan, azzardando qualcosa a scapito di tutti i buoni consigli di Keiko riguardanti il non esporsi troppo.
Ma anche Yamato aveva voglia di frappé alla nocciola, e questo Keiko non l’aveva previsto. Meglio. Così Botan non era stata avvertita e non era prevenuta.
“Certo...” accennò lui, sempre poco pratico ad esprimere i propri sentimenti.


***


Botan e Yamato erano di nuovo al punto di partenza. In quel bar del centro di Tokyo davanti a due frappé alla nocciola. Perché in fondo era lì che era cominciato tutto, grazie a un’intervista che nella teoria forse non avrebbe prodotto nulla di buono ma che nella pratica li aveva fatti conoscere.
Alla vita, quei due non avrebbero potuto chiedere nulla di meglio.
Due frappé erano quasi finiti, mentre due nuovi amici ridevano di gusto, in piacevole compagnia reciproca.
Desiderosi di qualcosa di più.
Infatti, poco dopo le loro labbra si unirono silenziose, in un dolce bacio al sapore di nocciola.


Salve a tutti!
Non so quanto io possa sperare di sopravvivere, se qualcuno di mia conoscenza ha letto questa fanfic! HikariKanna... perdonami, ti prego!
L’idea per questo regalo di compleanno per Anna Mellory (tanti auguri cara!**) è nata per caso, dal mio voler sperimentare una crossover... Yamato è il personaggio preferito di Digimon della festeggiata, mentre l’altra scelta è caduta su Botan perché era lei, secondo me, il personaggio di Yu degli Spettri più adatto per il ruolo di giornalista!
Beh, spero vivamente che vi piaccia! ^.-
Alla prossima

 
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