POVERA ME... - Capitolo 1° -
Le lacrime scendono copiose dai miei occhi, il respiro appanna le lenti degli occhiali.
Cacchio.
Sto piangendo.
E ve lo dico, brutte bastarde che non siete altre, ve lo dico.
Voi due vi siete alleate contro di me, voi due, le mie migliori amiche. Noi, che ci conosciamo dai tempi dall'asilo. Avete pensato bene di fendere la mia mente con questi stupidi scherzi, a cui io credo solo perché mi fido di voi(e quel giorno a scuola non c'ero, motivo in piiù per credervi)? E io, tontolona, che vi ascolto.
E voi, cattive, che imperterrite continuate a insistere sul fatto che la professoressa di italiano(di cui, senza offesa, credo di essere la cocca)ha detto davanti a tutti che mi bocceranno.
No, non è possibile, rileggendo quella conversazione penso a quanto fossi stupida, a quanto mi FIDASSI CECAMENTE di voi due! Mi dicevate che il mio peggior nemico sarebbe stato promosso, lui che era un deficiente e non faceva nulla se non educazione motoria!
A te, "Ideatrice-dello-scherzo", odiavo e non sopportavo più già da tempo. Prendevate entrambe in giro il mio(ora ex)ragazzo, e tu, sempre tu, a tirarmi i capelli, prendermi a parolacce e farmi stupidi scherzetti insipidi, che facevano ridere solo te e gli altri. Mai una volta che facessero ridere a me... sino ad un certo punto, quando ho acquisito la mia autoironia, almeno.
Non potevo staccarmi da voi, sono troppo affezionata alla vostra presenza. Dovreste essere il mio supporto? Siete la mia rovina. Dovreste essere le scintille che accendono la mia felicità, la felicità di un'amica? Siete il malumore che accende il mio sconforto. Mi fate sentire una stupida. Vi ho odiate. Ad una odio ancora.
Sento mia madre che accorre, udendo i miei singhiozzi.
E sento mia madre piangere perché io piango, e chiamarvi s***e al telefono.
Ha ragione.
Ci conosciamo da prima delle elemantari, noi tre.
Ma i valori che i miei genitori m'hanno insegnato, per voi non valgono?!
Da quel fatidico giorno di Giugno, è passato parecchio. Una di voi due, quella più succube, quella che si era fatta condizionare, aveva provato subito a scusarsi, a quei tempi, ma io non ti avevo scusata, no, ma quando ti vedo, ti parlo. L'altra mi saluta. Io sorrido e giro le spalle.
Sono libera, finalmente, dal malumore che mi provocavate.
Libera da te, brutta stupida, te che odiavo soprattutto.
E la libertà mi fa sorridere sotto i ciuffi di capelli disordinati. |
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ma ora sei libera e sono sicura che non incapperai più nello stesso errore