- Capitolo 1° -
Titolo: Inverno
Disclaimer: non posseggo nulla di ciò che potreste riconoscere.
Nevica.
Nevica. Bianchi fiochi d'ovatta piovono dal cielo. Grigio, cupo. La cosiddetta volta celeste ora è di una tonalità che non è della cenere, né della perla. Le parole, soprattutto non le mie, non riescono a raccontare la solennità del cielo di questo giorno.
Nevica. Alzo gli occhi, rivolgendo lo sguardo all'origine di quest'avvenimento, e rimango accecato. candide minuscole particelle cadono ad una velocità che è allo stesso tempo vorticosa e interminabile. Chiudo gli occhi e non tremo mentre mille di queste gelide gocce sembra cadano sul mio viso. Mi hanno educato troppo bene perché possa scompormi per... come l'aveva chiamata mio padre... acqua sporca.
Nulla di più sbagliato. Come si fa a definire sporco questo colore così luminoso, anche nella luce plumbea di una mattina dell'inizio di gennaio? Così bianco, talmente tanto bianco che la mia lingua non offre nemmeno termini di paragone. Si tratta d'antonomasia.
Bianco come la neve.
Vorrei mostrartelo, papà. Vorrei mostrarti questo paesaggio, ma servirebbe solo a farti capire che hai sbagliato. Ancora. E non sono cose che vorresti sapere. Non che potrò mai dirtele, comunque.
Lascio che questi pensieri mi trascinino con loro, mentre la mia mente fluttua. Riapro gli occhi. Lentamente, dopo quella che mi sembra un'eternità, riabbasso lo sguardo, riportandolo davanti a me. Uno di questi fiocchi finisce fra le mie ciglia, coprendomi la vista. Batto le palpebre, e quel fiocco si scioglie.
Ed è allora che ti vedo. Seduta fra la neve. Con la testa rovesciata all'indietro, rivolta al cielo. Come se, e questa è stata l'impressione che ho avuto in quel momento, come se stessi rivolgendo al firmamento una muta preghiera.
Chiedendo una grazia.
Una purificazione.
Hai sconfitto Voldemort. Hai combattuto questa battaglia, vincendola. Agli occhi del mondo.
Ma ai tuoi? No. ai tuoi occhi questo è stato un fallimento. Stendi le mani davanti a te, le stendi per catturare più fiocchi possibili, ti operi per ottenere l'assoluzione che il cielo non ti dona.
Assassina.
Assassina.
Lo ripeti febbribilmente tra te e te, in un'accusa continua e ostinata. Chi hai ucciso era innocente. Innocente. Assassina.
È così che ti ricorderò. Sempre. Una donna, ora piccola come una bambina, che prega il cielo per qualcosa che, anche se arrivasse, non riusciresti a riconoscere. La tua coscienza ti ha già condannato. Senza appello. Assassina.
Ti volto le spalle, mentre la neve cade implacabile. È un silenzio così atroce che sembra un frastuono. E ancora ti sento.
Assassina.
Assassina.
E la mia voce si unisce alla tua, rivolgendoti parole che ti inseguiranno per sempre.
Io ero innocente. Assassina.
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