.................. - Capitolo 1° -
NDWAR: Una one shot senza troppe pretese, con una coppia molto,
molto azzardata... Che però mi ronzava in testa da un po'. Mi
sono presa un sacco di licenze poetiche, probabilmente ho anche
sbagliato a scrivere alcuni nomi, chiedo scusa anticipatamente a
tutti i fan più puristi. Credo sia necessario specificare che è ambientata dopo il film
C.OF S., che Roy Mustang si è ritirato dall'esercito, che
Alphonse non ha seguito Ed nell'altro mondo. AL continua a dare sia il lei, che il titolo militare a Roy solo
perchè per lui non v'è altro modo di chiamarlo. Il militare, ai
suoi occhi, in un certo senso, sarà sempre il Colonnello.
PRECIOUS THING.
Ed, il mio fratellone se ne era andato. Questa volta per sempre. Il vuoto, la voragine nera che si era aperta nel mio cuore
tuttavia era meno dolorosa. Forse perchè già una volta lui mi
aveva abbandonato. Forse perchè ero semplicemente diventato un po' più adulto io. In effetti non avevo fatto altro che correre dietro a Ed da tempo
immemore. Forse da quando ero semplicemente nato. Dopo quello che Edward visse come l'abbandono di nostro padre, io
avevo perso a guardare sempre a lui. Non che non avessimo
opinioni diverse, ma in un confronto fra di noi, alla fine era
lui a vincere. Perchè oltre a riporre la mia totale e completa
fiducia in Ed e nelle sue parole io sapevo di essere solo un
bambino, mentre lui mi era sempre parso come un uomo. Ma un uomo non era. Ci separa un solo anno di vita. E una valanga di nozioni alchemiche che lui ha imparato in quanto
cane dell'esercito. Non so che cosa mi abbia sempre spinto a venerare mio fratello, e
perchè solo ora me ne renda conto. Quello che ci univa era l'esasperazione del normale affetto fra
consanguinei. Forse perchè io ero convinto di non avere altri che
lui. La mamma era morta e noi avevamo fallito nel riportarla indietro,
Winry era innamorata di Ed e teneva a me per riflesso
condizionato... Zia Pinaco è sempre stata una presenza troppo
blanda nella nostra vita perchè potesse prendere il posto della
mamma o di Ed. Nella mia ingenuità di moccioso avevo creduto che noi saremmo
stati insieme per sempre. Lo credeva anche Winry, ma forse... Forse perchè lei era stata
abbandonata e tagliata fuori dalle nostre vite, anche solo per
proteggerla, molto prima di me, si era dovuta svegliare da questa
illusione. Edward mi ha abbandonato. Per ridarmi il mio corpo. Ha dato tutto se stesso e quattro anni di ricordi, di miei
ricordi. Ho combattuto a lungo per riaverli. Ho pianto, ho sofferto, ho gioito... Ho riconquistato ogni
maledetto minuto della mia vita che era andato perduto in quello
scambio equivalente, se così si poteva dire. Ormai a quella
teoria avevo quasi smesso di credere. Come senza una ragione
precisa, un giorno ci si inizia a porre le domande su Babbo
Natale e sui folletti. Improvvisamente dentro di noi scatta
qualcosa e... Si inizia a dubitare. Con la nascita del dubbio,
emerge anche un altro desiderio. Cercare. Le risposte. Sperimentare. La realtà delle cose. Razionalizzare. Le scoperte e i sogni. Conoscere. Il contesto delle cose. Scoprire. Tutto ciò che ci sta attorno. Capire. il risultato.
Scrollai la mantella piena di neve. Faceva un freddo assurdo e
dal cielo plumbeo avevano iniziato già da qualche tempo a cadere
grossi fiocchi bianchi. Danzavano leggeri nell'aria come se
fossero state piccole farfalle, si posavano ovunque, confondendo
il paesaggio già imbiancato. Non era il caso di agitarsi. Non era
ancora mezzogiorno e gli abitanti del villaggio mi avevano detto
che per arrivare alla baita ci voleva circa un'ora di cammino.
Avevo tutto il tempo. mi frugai nella tasca ed estrassi un piccolo foglio ripiegato. Una mappa. Me l'aveva data il proprietario del bar presso il quale avevo
fatto colazione e chiesto informazioni. Mi aveva anche detto che mi avrebbe fatto accompagnare dalla
figlia se non fosse che lei era a letto con un brutto
raffreddore. Poi eravamo usciti in strada e lui aveva puntato l'indice in un
punto preciso fra il verde dei pini. ci avevo messo un po' a
capire che quel regolare rettangolo marrone era la baita che
stavo cercando. Lo avevo capito quando avevo visto del fumo
bianco salire in lente volute verso il cielo. Socchiusi gli occhi sentendo il cuore battere più forte in petto. Ero emozionato ma mi imposi di non farmi prendere dal panico. Non
potevo fuggire. Non volevo fuggire. Ripresi a salire verso quella baita, infilando le mani nelle
tasche della giacca perchè faceva davvero freddo ed io sentivo le
punte delle dita intorpidirsi.
Arrivai, dopo un tempo che non saprei quantificare, davanti alla
porta di quella baita. Un luogo solitario, immerso nell'inverno
di Amestris, lontano dagli uomini. Lontano dalla civiltà e
dall'alchimia. Mi chiesi quanto aveva sofferto l'uomo che si era ritirato a
vivere lì. Mi chiesi se era rimasto qualcosa del suo cuore e della sua
anima. Durante le ricerche per scoprire il mio passato, per riavere
quegli anni perduti ero venuto a conoscenza di molte cose, ma
soprattutto la figura dell'Eroe di Ishbar aveva preso una
connotazione ben diversa. Roy Mustang era colui che aveva dato a me e mio fratello una
speranza. La speranza che fosse possibile riavere i nostri corpi. Roy Mustang era un uomo maldestro quando si trattava di
sentimenti. Roy Mustang non ci raccontava niente. Roy Mustang aveva un progetto, un ideale e stava lottando per
realizzarlo. Calpestando se stesso, il suo cuore e la sua anima. Ma allora eravamo troppo sciocchi, infantili e ottusi per capire. Allora eravamo troppo presi dai nostri desideri egoistici, dai
noi stessi per capirlo. Roy Mustang non era una persona insensibile e vanesia. Roy Mustang ci aveva sempre difesi e protetti per quanto era
nelle sue possibilità. Ricordai quella volta, dopo che io ero divenuto la Pietra
Filosofale che il Taisa era venuto a Raseembool. Era la prima volta che lo vedevo così furioso. Furioso perchè eravamo fuggiti e non avevamo chiesto protezione a
lui. Ricordai del suo tentativo di toglierci dalle calcagna gli
inseguitori. Ricordai il suo tacerci la morte di Maes Huges, affinchè noi
potessimo proseguire il nostro scopo, senza compiere deviazioni
che avrebbero potuto avere conseguenze mortali... Edward allora
non lo aveva capito e io nemmeno, era stata Zia Pinako ad aprirci
gli occhi, ma non del tutto. Ancora io non capivo quel suo modo
di fare. Ancora io non capivo il suo dolore o forse era troppo
grande ed io preferivo ignorarlo, per non dovermici rapportare
perchè sapevo di non esserne in grado. Roy e Maes erano molto
amici. Avevano studiato insieme, erano diventati cani
dell'esercito insieme e Maes aveva promesso di aiutare Roy a
realizzare il suo sogno. Perchè in quella squadra, a quell'ideale
credevano tutti. Riza, Havock, Armstrong, Breda, Falman, Sheska,
il tenete Ross... Nessuno di loro seguiva il Taisa Mustang per
dovere. C'era molto, molto altro. Ma noi... Non volevamo capirlo,
perchè così era più facile.
La mia mano diede due colpi decisi alle assi di legno della
porta. Sentii dei passi all'interno della casa. E di nuovo desiderai ardentemente di fuggire, di nascondermi. Ma non ero più un bambino. Avevo diciannove anni. Il Taisa ne aveva quindici più di me. La porta si aprì ed io trattenni il fiato. Sguardo di onice. Che si dilatò per lo stupore. - Alphonse Elric... - mi disse con quel timbro di voce, basso e
sensuale che era suo. Osservai la benda nera che gli copriva l'occhio. Il prezzo che
aveva dovuto pagare per eliminare l'Omunculus che aveva preso il
posto del comandante supremo. - Taisa... - lo salutai a mia volta. Lui sorrise. Affascinante come sempre. - Non più. Sono solo un libero cittadino di Amestris. Entra, non
vorrai congelarti sulla soglia... - mi invitò cordiale. - Grazie. - dissi entrando e lasciandomi avvolgere dal tepore di
quella piccola casa spersa nelle nevi. Chissà perchè aveva scelto di ritirarsi in quel luogo dove lui
era più vulnerabile... - Signor Mustang... Io... - - Chiamami pure Roy, ci conosciamo da tempo, no? Oppure devo
credere che la tua non è una semplice visita ad un amico? -
chiese lui versando una tazza di te caldo e porgendomela mentre
mi ero accomodato sulla poltrona vicino al camino. - In effetti... Non posso dire che sono qui... Come... Amico. -
le parole mi uscirono stentate. Non potevo nememno bere un sorso
di te o mi sarei strangolato. Notai l'occhio buono stringersi leggermente, mentre Roy si
metteva sulla difensiva. - Allora... Perchè sei qui, Alphonse Elric? - chiese freddamente. Rabbrividii e non mi preoccupai di nasconderlo. - Io... Sono uno stupido. A mia discolpa posso solo dire che sono
giovane, ingenuo ed inesperto. Che sono stato sempre e solo
protetto. Incapace di camminare con le mie gambe, incapace di
solo pensare come un adulto. Ma quando Edward se n'è andato... Io
ho dovuto imparare a decidere, ad agire e ad assumermi le mie
responsabilità. Ho avuto tempo, mentre cercavo i miei ricordi, di
rianalizzare i fatti con mente più serena, più distaccata.
Siccome non ricordavo ero meno emotivamente coinvolto e ho capito
cose che altrimenti non avrei mai capito. Ho imparato a dare
importanza alle cose che sono davvero importanti e non solo ai
miei desideri che a volte posso anche chiamarsi capricci. - - Alphonse... - - Per favore Taisa... Mustang... Roy... Insomma, non mi
interrompa o non avrò più il coraggio di parlare! - lo fissai in
volto. - Va bene. Hai la stessa determinazione di tuo fratello, quindi
immagino sia inutile stare a questionare. - sorrise lui. - Lei, a modo suo ci ha sempre aiutati e protetti ed io non lo
avevo compreso. Non lo avevo compreso perchè il suo modo di fare
non era trasparente e cristallino. Non era diretto. Io non sono
mai riuscito a dirle grazie. - - Non è necessario - sorrise lui sorbendo un sorso di te. - Io so che lei si sta attribuendo la colpa di quello che è
successo a Ed. Pensa che sia colpa sua se lui se ne è andato. Che
avrebbe potuto fare o dire qualcosa per trattenerlo. Lei...
soffre. E ora, perchè l'ho vissuta anch'io, seppure in modo
diverso, so che lei sta camminando sull'orlo del precipizio e non
vuole chiedere aiuto a nessuno perchè nel caso dovesse cadere,
nel caso lei non trovasse la forza di risalire il baratro, non
vuole avere la responsabilità di trascinare altri con se.- - Avresti un futuro come psicologo - disse sarcasticamente amaro
l'uomo. - No. In realtà... La ragione per cui sono qui... e' una cosa
solo mia. E' un mio desiderio, una mia scelta dettata dal libero
arbitrio. E' che non voglio... Mai più... Non voglio mai più
perdere ciò che ritengo importante perchè non ho saputo agire.
Sono innamorato di lei, Roy Mustang. - L'ex militare boccheggiò e la tazza gli sfuggì di mano,
infrangendosi al suolo. Ne approfittai per terminare quello che avevo da dire, poi
probabilmente mi sare ritrovato spedito al villaggio a calci nel
didietro... - so che abbiamo quindici anni di differenza, so che a lei sono
sempre piaciute le donne e so che lei ha un pessimo carattere che
ferisce chi le si avvicina troppo... Tuttavia... Io non ho paura
di essere ferito! - sbottai alzandomi di scatto e abbracciando
l'uomo che era immobile fra le mie braccia. - Ti rendi conto... Di quello che hai detto? - chiese
improvvisamente l'uomo sollevando le braccia per posarle sulle
mie spalle. - Sono tre anni che ho maturato questa consapevolezza. Non è una
cosa che ho deciso di dirle tanto per dire. Sono consapevole che
lei non potrà mai ricambiare questo mio sentimento ma negarlo
sarebbe fare una violenza a me stesso. Quando io uscirò da quella
porta lei... Lei portà anche pensare di aver fatto solo un sogno
bizzarro e folle... Va bene, lo posso accettare. - Sentii la mano dell'uomo accarezzarmi i capelli e poi scendere
lungo la gota. - Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile... Io... Sono
spiazzato e non so cosa dire. - - Non ha riso di me, è sufficiente. Non mi servono altre parole.
Davvero. - dissi sorridendogli. - Io non so se sono in grado di ricambiare con la stessa
fiduciosa innocenza e la stessa intensità il tuo sentimento... Ma
se può valere qualcosa, ti voglio bene piccolo Elric. - mi
sorrise l'uomo dai capelli neri. Le lacrime mi riempirono gli occhi e scesero sulle gote. - Non piangere... Non ti ho detto una cosa brutta, no? - scherzò
lui per poi posare un lieve bacio all'angolo delle mie labbra. - Taisa... Io non sono come Ed... Io sono un tipo molto, molto,
molto paziente. E sono giovane. Posso aspettare che anche lei si
innamori di me! - dichiarai serissimo. Lui sbattè le palpebre poi piegò le labbra ad un sorriso
sensuale. - Resti ancora un po'? - chiese. Forse non ero così senza speranza. - Sicuramente il tempo di pulire il disastro che ho fatto! -
sorrisi indicando il pavimento dove si era rovesciato il te e
dove avevo camminato sui cocci della tazza.
FINE |
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Il colonnello è più come una sorta di padre o amico, e Al ce lo vedo più all'imite col suo fratellone che con Mustang.
Mi è piaciuta la fine quando il taisa ha detto che gli vuole bene e tutta la lettura è stata abbastanza piacevole quindi complimenti.
Sul pairing avrei da ridire come avrai capito e come hai affermato anche tu è una coppia molto azzardata.
Per quanto riguarda i fan più "puristi" XD hai solo sbagliato a scrivere Pinako che è con la k a quanto ne so io, comunque ai fini della fic non è molto importante.
In ogni caso trovo, non so, che la scelta di Al possa anche identificarsi in una sorta di reazione per aver perso suo fratello e quindi si rifugia da quella persona che, nei loro quattro anni di viaggio, li ha più aiutati , protetti e assunto proprio quel ruolo che è stato negato loro quando erano ancora piccoli.
In ogni caso , come ho già detto, la lettura è stata piacevole, rinnovo i complimenti e ti saluto. Baci