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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Fullmetal Alchemist
Titolo Fanfic: COSE IMPORTANTI
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot, What if? (E se...), Yaoi
Autore: war galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/05/2008 22:09:12

Dopo quatrto anni, il minore deegli Elric vede qualcuno con occhi diversi....
 
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..................
- Capitolo 1° -


NDWAR: Una one shot senza troppe pretese, con una coppia molto,

molto azzardata... Che però mi ronzava in testa da un po'. Mi

sono presa un sacco di licenze poetiche, probabilmente ho anche

sbagliato a scrivere alcuni nomi, chiedo scusa anticipatamente a

tutti i fan più puristi.
Credo sia necessario specificare che è ambientata dopo il film

C.OF S., che Roy Mustang si è ritirato dall'esercito, che

Alphonse non ha seguito Ed nell'altro mondo.
AL continua a dare sia il lei, che il titolo militare a Roy solo

perchè per lui non v'è altro modo di chiamarlo. Il militare, ai

suoi occhi, in un certo senso, sarà sempre il Colonnello.





PRECIOUS THING.

Ed, il mio fratellone se ne era andato.
Questa volta per sempre.
Il vuoto, la voragine nera che si era aperta nel mio cuore

tuttavia era meno dolorosa. Forse perchè già una volta lui mi

aveva abbandonato.
Forse perchè ero semplicemente diventato un po' più adulto io.
In effetti non avevo fatto altro che correre dietro a Ed da tempo

immemore. Forse da quando ero semplicemente nato.
Dopo quello che Edward visse come l'abbandono di nostro padre, io

avevo perso a guardare sempre a lui. Non che non avessimo

opinioni diverse, ma in un confronto fra di noi, alla fine era

lui a vincere. Perchè oltre a riporre la mia totale e completa

fiducia in Ed e nelle sue parole io sapevo di essere solo un

bambino, mentre lui mi era sempre parso come un uomo.
Ma un uomo non era.
Ci separa un solo anno di vita.
E una valanga di nozioni alchemiche che lui ha imparato in quanto

cane dell'esercito.
Non so che cosa mi abbia sempre spinto a venerare mio fratello, e

perchè solo ora me ne renda conto.
Quello che ci univa era l'esasperazione del normale affetto fra

consanguinei. Forse perchè io ero convinto di non avere altri che

lui.
La mamma era morta e noi avevamo fallito nel riportarla indietro,

Winry era innamorata di Ed e teneva a me per riflesso

condizionato... Zia Pinaco è sempre stata una presenza troppo

blanda nella nostra vita perchè potesse prendere il posto della

mamma o di Ed.
Nella mia ingenuità di moccioso avevo creduto che noi saremmo

stati insieme per sempre.
Lo credeva anche Winry, ma forse... Forse perchè lei era stata

abbandonata e tagliata fuori dalle nostre vite, anche solo per

proteggerla, molto prima di me, si era dovuta svegliare da questa

illusione.
Edward mi ha abbandonato.
Per ridarmi il mio corpo.
Ha dato tutto se stesso e quattro anni di ricordi, di miei

ricordi.
Ho combattuto a lungo per riaverli.
Ho pianto, ho sofferto, ho gioito... Ho riconquistato ogni

maledetto minuto della mia vita che era andato perduto in quello

scambio equivalente, se così si poteva dire. Ormai a quella

teoria avevo quasi smesso di credere. Come senza una ragione

precisa, un giorno ci si inizia a porre le domande su Babbo

Natale e sui folletti. Improvvisamente dentro di noi scatta

qualcosa e... Si inizia a dubitare. Con la nascita del dubbio,

emerge anche un altro desiderio.
Cercare.
Le risposte.
Sperimentare.
La realtà delle cose.
Razionalizzare.
Le scoperte e i sogni.
Conoscere.
Il contesto delle cose.
Scoprire.
Tutto ciò che ci sta attorno.
Capire.
il risultato.

Scrollai la mantella piena di neve. Faceva un freddo assurdo e

dal cielo plumbeo avevano iniziato già da qualche tempo a cadere

grossi fiocchi bianchi. Danzavano leggeri nell'aria come se

fossero state piccole farfalle, si posavano ovunque, confondendo

il paesaggio già imbiancato. Non era il caso di agitarsi. Non era

ancora mezzogiorno e gli abitanti del villaggio mi avevano detto

che per arrivare alla baita ci voleva circa un'ora di cammino.

Avevo tutto il tempo.
mi frugai nella tasca ed estrassi un piccolo foglio ripiegato.
Una mappa.
Me l'aveva data il proprietario del bar presso il quale avevo

fatto colazione e chiesto informazioni.
Mi aveva anche detto che mi avrebbe fatto accompagnare dalla

figlia se non fosse che lei era a letto con un brutto

raffreddore.
Poi eravamo usciti in strada e lui aveva puntato l'indice in un

punto preciso fra il verde dei pini. ci avevo messo un po' a

capire che quel regolare rettangolo marrone era la baita che

stavo cercando. Lo avevo capito quando avevo visto del fumo

bianco salire in lente volute verso il cielo.
Socchiusi gli occhi sentendo il cuore battere più forte in petto.
Ero emozionato ma mi imposi di non farmi prendere dal panico. Non

potevo fuggire. Non volevo fuggire.
Ripresi a salire verso quella baita, infilando le mani nelle

tasche della giacca perchè faceva davvero freddo ed io sentivo le

punte delle dita intorpidirsi.

Arrivai, dopo un tempo che non saprei quantificare, davanti alla

porta di quella baita. Un luogo solitario, immerso nell'inverno

di Amestris, lontano dagli uomini. Lontano dalla civiltà e

dall'alchimia.
Mi chiesi quanto aveva sofferto l'uomo che si era ritirato a

vivere lì.
Mi chiesi se era rimasto qualcosa del suo cuore e della sua

anima.
Durante le ricerche per scoprire il mio passato, per riavere

quegli anni perduti ero venuto a conoscenza di molte cose, ma

soprattutto la figura dell'Eroe di Ishbar aveva preso una

connotazione ben diversa.
Roy Mustang era colui che aveva dato a me e mio fratello una

speranza.
La speranza che fosse possibile riavere i nostri corpi.
Roy Mustang era un uomo maldestro quando si trattava di

sentimenti.
Roy Mustang non ci raccontava niente.
Roy Mustang aveva un progetto, un ideale e stava lottando per

realizzarlo.
Calpestando se stesso, il suo cuore e la sua anima.
Ma allora eravamo troppo sciocchi, infantili e ottusi per capire.
Allora eravamo troppo presi dai nostri desideri egoistici, dai

noi stessi per capirlo.
Roy Mustang non era una persona insensibile e vanesia.
Roy Mustang ci aveva sempre difesi e protetti per quanto era

nelle sue possibilità.
Ricordai quella volta, dopo che io ero divenuto la Pietra

Filosofale che il Taisa era venuto a Raseembool.
Era la prima volta che lo vedevo così furioso.
Furioso perchè eravamo fuggiti e non avevamo chiesto protezione a

lui.
Ricordai del suo tentativo di toglierci dalle calcagna gli

inseguitori.
Ricordai il suo tacerci la morte di Maes Huges, affinchè noi

potessimo proseguire il nostro scopo, senza compiere deviazioni

che avrebbero potuto avere conseguenze mortali... Edward allora

non lo aveva capito e io nemmeno, era stata Zia Pinako ad aprirci

gli occhi, ma non del tutto. Ancora io non capivo quel suo modo

di fare. Ancora io non capivo il suo dolore o forse era troppo

grande ed io preferivo ignorarlo, per non dovermici rapportare

perchè sapevo di non esserne in grado. Roy e Maes erano molto

amici. Avevano studiato insieme, erano diventati cani

dell'esercito insieme e Maes aveva promesso di aiutare Roy a

realizzare il suo sogno. Perchè in quella squadra, a quell'ideale

credevano tutti. Riza, Havock, Armstrong, Breda, Falman, Sheska,

il tenete Ross... Nessuno di loro seguiva il Taisa Mustang per

dovere. C'era molto, molto altro. Ma noi... Non volevamo capirlo,

perchè così era più facile.

La mia mano diede due colpi decisi alle assi di legno della

porta.
Sentii dei passi all'interno della casa.
E di nuovo desiderai ardentemente di fuggire, di nascondermi.
Ma non ero più un bambino.
Avevo diciannove anni.
Il Taisa ne aveva quindici più di me.
La porta si aprì ed io trattenni il fiato.
Sguardo di onice.
Che si dilatò per lo stupore.
- Alphonse Elric... - mi disse con quel timbro di voce, basso e

sensuale che era suo.
Osservai la benda nera che gli copriva l'occhio. Il prezzo che

aveva dovuto pagare per eliminare l'Omunculus che aveva preso il

posto del comandante supremo.
- Taisa... - lo salutai a mia volta.
Lui sorrise.
Affascinante come sempre.
- Non più. Sono solo un libero cittadino di Amestris. Entra, non

vorrai congelarti sulla soglia... - mi invitò cordiale.
- Grazie. - dissi entrando e lasciandomi avvolgere dal tepore di

quella piccola casa spersa nelle nevi.
Chissà perchè aveva scelto di ritirarsi in quel luogo dove lui

era più vulnerabile...
- Signor Mustang... Io... -
- Chiamami pure Roy, ci conosciamo da tempo, no? Oppure devo

credere che la tua non è una semplice visita ad un amico? -

chiese lui versando una tazza di te caldo e porgendomela mentre

mi ero accomodato sulla poltrona vicino al camino.
- In effetti... Non posso dire che sono qui... Come... Amico. -

le parole mi uscirono stentate. Non potevo nememno bere un sorso

di te o mi sarei strangolato.
Notai l'occhio buono stringersi leggermente, mentre Roy si

metteva sulla difensiva.
- Allora... Perchè sei qui, Alphonse Elric? - chiese freddamente.
Rabbrividii e non mi preoccupai di nasconderlo.
- Io... Sono uno stupido. A mia discolpa posso solo dire che sono

giovane, ingenuo ed inesperto. Che sono stato sempre e solo

protetto. Incapace di camminare con le mie gambe, incapace di

solo pensare come un adulto. Ma quando Edward se n'è andato... Io

ho dovuto imparare a decidere, ad agire e ad assumermi le mie

responsabilità. Ho avuto tempo, mentre cercavo i miei ricordi, di

rianalizzare i fatti con mente più serena, più distaccata.

Siccome non ricordavo ero meno emotivamente coinvolto e ho capito

cose che altrimenti non avrei mai capito. Ho imparato a dare

importanza alle cose che sono davvero importanti e non solo ai

miei desideri che a volte posso anche chiamarsi capricci. -
- Alphonse... -
- Per favore Taisa... Mustang... Roy... Insomma, non mi

interrompa o non avrò più il coraggio di parlare! - lo fissai in

volto.
- Va bene. Hai la stessa determinazione di tuo fratello, quindi

immagino sia inutile stare a questionare. - sorrise lui.
- Lei, a modo suo ci ha sempre aiutati e protetti ed io non lo

avevo compreso. Non lo avevo compreso perchè il suo modo di fare

non era trasparente e cristallino. Non era diretto. Io non sono

mai riuscito a dirle grazie. -
- Non è necessario - sorrise lui sorbendo un sorso di te.
- Io so che lei si sta attribuendo la colpa di quello che è

successo a Ed. Pensa che sia colpa sua se lui se ne è andato. Che

avrebbe potuto fare o dire qualcosa per trattenerlo. Lei...

soffre. E ora, perchè l'ho vissuta anch'io, seppure in modo

diverso, so che lei sta camminando sull'orlo del precipizio e non

vuole chiedere aiuto a nessuno perchè nel caso dovesse cadere,

nel caso lei non trovasse la forza di risalire il baratro, non

vuole avere la responsabilità di trascinare altri con se.-
- Avresti un futuro come psicologo - disse sarcasticamente amaro

l'uomo.
- No. In realtà... La ragione per cui sono qui... e' una cosa

solo mia. E' un mio desiderio, una mia scelta dettata dal libero

arbitrio. E' che non voglio... Mai più... Non voglio mai più

perdere ciò che ritengo importante perchè non ho saputo agire.

Sono innamorato di lei, Roy Mustang. -
L'ex militare boccheggiò e la tazza gli sfuggì di mano,

infrangendosi al suolo.
Ne approfittai per terminare quello che avevo da dire, poi

probabilmente mi sare ritrovato spedito al villaggio a calci nel

didietro...
- so che abbiamo quindici anni di differenza, so che a lei sono

sempre piaciute le donne e so che lei ha un pessimo carattere che

ferisce chi le si avvicina troppo... Tuttavia... Io non ho paura

di essere ferito! - sbottai alzandomi di scatto e abbracciando

l'uomo che era immobile fra le mie braccia.
- Ti rendi conto... Di quello che hai detto? - chiese

improvvisamente l'uomo sollevando le braccia per posarle sulle

mie spalle.
- Sono tre anni che ho maturato questa consapevolezza. Non è una

cosa che ho deciso di dirle tanto per dire. Sono consapevole che

lei non potrà mai ricambiare questo mio sentimento ma negarlo

sarebbe fare una violenza a me stesso. Quando io uscirò da quella

porta lei... Lei portà anche pensare di aver fatto solo un sogno

bizzarro e folle... Va bene, lo posso accettare. -
Sentii la mano dell'uomo accarezzarmi i capelli e poi scendere

lungo la gota.
- Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile... Io... Sono

spiazzato e non so cosa dire. -
- Non ha riso di me, è sufficiente. Non mi servono altre parole.

Davvero. - dissi sorridendogli.
- Io non so se sono in grado di ricambiare con la stessa

fiduciosa innocenza e la stessa intensità il tuo sentimento... Ma

se può valere qualcosa, ti voglio bene piccolo Elric. - mi

sorrise l'uomo dai capelli neri.
Le lacrime mi riempirono gli occhi e scesero sulle gote.
- Non piangere... Non ti ho detto una cosa brutta, no? - scherzò

lui per poi posare un lieve bacio all'angolo delle mie labbra.
- Taisa... Io non sono come Ed... Io sono un tipo molto, molto,

molto paziente. E sono giovane. Posso aspettare che anche lei si

innamori di me! - dichiarai serissimo.
Lui sbattè le palpebre poi piegò le labbra ad un sorriso

sensuale.
- Resti ancora un po'? - chiese.
Forse non ero così senza speranza.
- Sicuramente il tempo di pulire il disastro che ho fatto! -

sorrisi indicando il pavimento dove si era rovesciato il te e

dove avevo camminato sui cocci della tazza.


FINE
 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
-ale2- 04/05/08 10:17
davvero carina! mi dispiace non ce li vedo proprio insieme forse perchè sono una fan delle roy/Ed ma tuttosommato non mi dispiace affatto...sei molto brava...continua così!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

riza-chan - Voto: 04/05/08 08:20
Sinceramente non ce li vedo proprio come coppia Roy e Al.
Il colonnello è più come una sorta di padre o amico, e Al ce lo vedo più all'imite col suo fratellone che con Mustang.
Mi è piaciuta la fine quando il taisa ha detto che gli vuole bene e tutta la lettura è stata abbastanza piacevole quindi complimenti.
Sul pairing avrei da ridire come avrai capito e come hai affermato anche tu è una coppia molto azzardata.
Per quanto riguarda i fan più "puristi" XD hai solo sbagliato a scrivere Pinako che è con la k a quanto ne so io, comunque ai fini della fic non è molto importante.
In ogni caso trovo, non so, che la scelta di Al possa anche identificarsi in una sorta di reazione per aver perso suo fratello e quindi si rifugia da quella persona che, nei loro quattro anni di viaggio, li ha più aiutati , protetti e assunto proprio quel ruolo che è stato negato loro quando erano ancora piccoli.
In ogni caso , come ho già detto, la lettura è stata piacevole, rinnovo i complimenti e ti saluto. Baci
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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