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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: PENSA
Genere: Sentimentale, Drammatico, Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: glu-glu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/04/2008 23:00:09

è qnd n hai più il sole che ti riscalda, che sorridi e, + sorridi... e + muori dentro e ne sei felice... si, felice.... xk di come lui non c'e ne era
 
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ASNEP
- Capitolo 1° -



[ Coppie; Drarry / RonxMione.
Personaggi: Harry, Draco, Mione, Ron, Hugo, Rose, Nuovo personaggio.
Genere; Sonf-Fic, Slash, Malinconico, One-Shot. ]

_____________________


Draco stava al solito ristorante ad aspettare Ron ed Hermione. Erano soliti andare in quel posticino carino e caldo ogni tanto; per fare una chiacchierata senza andare a duemila. Cosa che invece erano costretti a fare quando erano al Ministero, visto che avevano aperto un nuovo dipartimento, e tanti altri li hanno seguiti! Ovviamente il dipartimento era L’ES, il tanto rinomato Esercito di Silente, morto anni prima per circostanze note a tutti, chi più, chi meno…
Ovviamente l’idea era venuta ad Harry, una volta finita la guerra e tutto il resto. Voleva che anche gli altri potessero usufruire dell’appoggio dei quei ragazzi che erano più di Auror.

Infatti l’ES, ora, non solo si occupava degli affari di Hogwarts (per la quale Harry ha sempre avuto un occhio), ma anche di tutti quei fatti che non quadravano… e c’era da dire, che non era un mistero… che l’ES era più dalla scuola che dal Ministero stesso. Ad Harry era anche stato proposto di diventare Ministro, ma lui rifiutò, solo quando era arrivato al limite, non sopportando più che gli venisse chiesto; accettò! Fu Ministro per poco più di un anno… ma aveva fatto veramente tanto! Fu una delle epoche più belle per il mondo magico e non, visto che aiutava anche quello babbano! Ma venne buttato fuori, e lui stesso non ce la faceva più a sopportare, non tanto la pressione, a quella era abituato, ma quanto alla gente che ancora gli parlava alle spalle. Anche a Ron erano arrivate dicerie delle più assurde, ma il colmo fu quando si era sparsa la voce che Potter in realtà fosse Voldermot sotto polisucco. Lì tutti quelli dell’ES si era fatti una bella risata, Harry stesso rideva come un matto… e Draco non se lo può ricordare più bello.

Così, dopo qualche tempo, Harry Potter abbandonò la carica di Ministro, dandola ad Hermione che, ben felice e onorata, accettò. Ron aveva preferito stare nei “bassifondi” perché si sentiva più a suo agio e sapeva quel che faceva, insomma, era della stessa pasta di Harry; non era fatto per le scartoffie (spesso Draco trovava Harry che si era addormentato sulle pile dei documenti… e di lettere rosa e piene di cuoricini di suoi fan), ma per essere in movimento! Draco così diventò uno dei dirigenti dell’ES. Molti rimasero impressionati nel vedere un Malfoy così dedito al lavoro, ma, soprattutto, erano sorpresi di vedere un Malfoy che conoscesse il significato di lavoro. Ma d’altronde nessuno dei più sapeva cosa quella generazione aveva passato… un mondo orribile quella pace se l’erano guadagnata, cazzo, lottando e sputando sangue!

Harry ogni tanto andava a far visita ad Hogwarts, che considerava sempre come casa sua, un posto sicuro dove tornare, per questo era felice e libero, se lo sentiva sulla pelle! Andava in quella vecchia scuola…
-A rievocare i bei vecchi tempi- aggiungeva sempre Ron.
-Certo, quando Voldemort violava la mia mente, ero tartassato da Piton, rincorso anche dalla muffa e… dimentico qualcosa?- rideva.

Una volta ad Harry balzò in testa l’idea di diventare preside, ma subito era scoppiato a ridere! Quella scuola, con lui preside, sarebbe diventata una sforna malandrini, di nome e di fatto! E poi… non poteva, ogni volta che metteva piede nell’ufficio della preside, non poteva… non pensare a quanto tempo ci aveva trascorso lì, con Silente. Ovviamente stava ben alla larga dai sotterranei! Troppi brutti ricordi, troppe punizioni… che come era ben pensabile non sono servite per nulla a mettergli la testa apposto.

Draco si guardò intorno osservando un poco i quadri degli animali appesi alle pareti. Strani. Molto. Ok, quelli di Hogwarts si muovevano e va bene… ma che senso ha una giraffa blu e una rana rosa? Quando aveva fatto questa domanda la prima volta, Harry aveva riso e lo aveva avvicinato sussurrando “mmhh… il mio critico d’arte…” fermati, prima che potessero fare cose di fascia adutla, da Hermione. Mentre Ron se la rideva sotto i baffi.

Sentì la porta aprirsi.
-Era ora!-
-Scusa Draco- fece Mione, mentre si toglieva il cappotto marrone chiaro –E’ molto che aspettì?-
-Le pesti non ne volevano sapere di dormire…- si sedette sulla sedia come sfiancato. Sbuffò.
-Ne di mangiare- aggiunse Mione recuperando la leggera sciarpa chiara che le era caduta per terra.
-Ma figuratevi… è bello qui, non mi dispiacerebbe metterci radici…-
Era una battuta, si capiva. Ma nessuno dei tre rise, solo Mione ridacchiò un poco, ancora pensando ai figli a casa, nei loro lettini piccoli e colorati.
Era la battuta che faceva Harry, ogni volta che lo facevano aspettare troppo.
-Come stanno il mio campione e la mia principessa?- echeggiò questa domanda nell’aria, una domanda che nessuno pose ma che, in tanti, spece Ron, voleva rispondere. Ma nessuno la fece. Era solo nella loro testa.

Tutti e tre scacciarono quel pensiero scomodo, ma Draco voleva sapere davvero come stavano i bimbi,
-Dunque, come stanno le due pesti?- ma non voleva usare le stesse parole.
-Uno non la smette di mettersi in bocca le cose-
-E l’altra si crede già grande, vuole camminare ma casca sempre. Fa due passetti, casca, sbatte il muso, poi si rialza, due passetti, ricasca, ribatte il muso, si rialza e… tutto il tempo così-
-Attento Ron, o diventerà come te, poverina- ogni tanto gli faceva bene tirare fuori il suo vecchio carattere strafottente.
-Ha i geni Weasley, Draco, è normale che sia come me-
-Allora è destinata- disse con fare teatrale –Fortuna che è per metà una Granger e difficilmente il cervello toglierà sede-
-Quello che dico sempre io- sorrise Ron.

Una quarta figura si aggiunse a loro, un uomo moro, altro, sorridente, con un tatuaggio di un piccolo sole sul polso. Era il proprietario del ristorante, Magonò, conscio di tutto ciò che era successo. Claudio non ci aveva mai dato peso al mago o non mago, e si era sposato con una babbana gentile e simpatica, Morena, e avevano una piccola bimba tutta ricci, Andrea. Claudio aveva da sempre quel ristorante, ma fu fatto esplodere in uno dei tanti episodi di scontri, oppure un metodo dei Mangiamorte per attirare l’attenzione. Così, Harry, glielo ricostruì, mobilitando mezzo Ministero e Mione diede una cospicua mano con gli incantesimi più difficili, mentre per la parte finanziaria, ci pensò Draco a sistemare tutto con il Ministro babbano.

Loro, in poche parole, lì erano di casa. Harry poi non perdeva modo di fare pubblicità al ristorante di Claudio, situato in una via babbana. Eppure, da quando era accaduto quel fatto, era come se fra loro e Claudio si fosse spezzato qualcosa per sempre, con lui come con tanta altra gente. Gente che loro frequentavano, Draco in primis, perché li conosceva Harry. Gente di mondo, e i più intimi non potranno mai dimenticare uno scambio di battute tra Mione e Draco, il giorno dove il cielo bastardo non piangeva quando ne aveva tutto il dovere.
-C’è tanta gente, quasi non ci stanno tutti dentro Hogwarts-
-Mione…- aveva risposto Draco con gli occhi tristi e gonfi di lacrime, la voce impastata –Era Harry, conosceva tutti, cani e porci…-
Quella sera, decisero di ordinare qualcosa da Claudio, e a lui nessuno l’aveva avvertito di nulla, il che fece soffrire di più Draco. Claudio non lo degnò neanche di uno sguardo, era visibilmente distrutto. Aveva perso una persona, un amico, meraviglioso e nessuno gli aveva detto nulla.

Ordinarono i soliti piatti, alcune volte si obbligavano a cambiare, ma non c’era proprio nulla da fare, ormai erano quelli. Ogni volta che andavano lì, l’unica che variava un pochino era Hermione, e sempre si ritrovavano pieni come mongolfiere, ma questo stava solo a significare che lì si mangiava bene. Harry una volta disse, in presenza di Claudio…
-Una volta sono andato in uno di quei ristoranti tanti fichi. Mi hanno portato un primo molto invitante, certo… c’erano quattro e dico quattro tortelli sopra, il cameriere, poverino, non ha neanche fatto in tempo a mettermelo davanti che già l’avevo finito. Mi ha guardato allucinato. Io lo fisso e gli faccio… Oh, io sono sveglio da stamani alle cinque, mò so le dieci, avrò pure il diritto di essere affamato no? Ah, comunque buono il primo, mi è piaciuto, mò me puoi pure portà quello vero dè piatto-
E Claudio rideva piegato in due, con tutta l’impressione che ben presto si sarebbe ritrovato col mal di stomaco.

Arrivò l’antipasto, servito da una giovane ragazza bionda, la quale tempo prima Harry aveva fatto delle finte avance, e la ragazza stava al gioco, avevando capito che era tutta una messa in scena per far ingelosire Draco. Quella serata finì che Draco lanciò una bottiglia in testa ad Harry, che se la rideva, ma si era spostato e la bottiglia era andata a finire addosso a una famiglia lì per caso. Ma con un bel Gratta e Netta e un’abbondate Oblivion, tutto si era risolto, dalla parte frontale, mentre dal retro tutto è andato per il meglio con una bella e sana notte di sesso. Tanto che, il mattino dopo, Rose, che era andata a svegliare gli zietti (visto che i Weasley abitano sotto di loro) si è vista aprire la porta da un assonnato Draco tutto abbottato di sonno e con i capelli inciafrugliati e sullo sfondo, un Harry che in testa aveva i capelli a raggera che se battevi le mani uscivano le quaglie che ciabattava per casa abbracciando un cuscino.
-Ma che vi è successo?- aveva chiesto
-Lo zio Harry e io abbiamo fatto a lotta tutta la notte, ecco perché siamo stanchi tesoro- sorrise Draco.
-Ah…- Rose ingrandì gli occhi chiari –Posso venire anche io la prossima volta?-
-…- Draco sbattè tranquillo le palpebre, sorridendo.
-Chiedilo alla mamma principessa- asserì Harry sbadigliando, appoggiando il cuscino sulla parete e mettendoci sopra la testa, strusciandocela sopra.
-Ma… ma… io voglio giocare ora- pigolò la piccola.
-Lo zio Harry è troppo stanco per giocare alla scopa volante…-
Harry russò e perse l’equilibrio, cadendo per terra.
-Ha troppo mal di schiena…- aggiunse.
-Già – Disse acido il moro –Chissà grazie a chi!-
-Si sta facendo vecchio…-
-Continua a sognare Malfoy…- e si risistemò il cuscino in bilico, stavolta su di un mobile.
E la piccola principessa Rose e il piccolo campione Hugo si divertivano tanto a sentir battibeccare lo zio Draco e lo zio Harry. Ecco perché piansero tanto per più di tre giorni, non volendo parlare neanche con i loro genitori.

Mangiarono tra una battuta e l’altra, talvolta anche litigando. Ma non erano più da molto tempo quei ragazzini che per i corridoi si lanciavano Maledizioni Orcovolanti alle spalle e quindi tutto si poteva risolvere civilmente, più o meno, certo, uno di loro era pur sempre un Malfoy e alcune abitudini erano assai dure da perdere.

E, chissà perché, tra una chiacchierata e l’altra, usciva sempre fuori quell’argomento che non era mai andato giù a nessuno di loro. Come riuscire ad ingoiare il proprio cuore, che ti è stato strappato dal petto troppo presto e troppo all’improvviso per renderti conto di quanto fa male la solitudine.
-Fiiiii…-
Un rumore simile ad un fischio fece strizzare le orecchie ai tre; Mione rimase pietrificata per qualche secondo, poi cercò di sgrullarsi di dosso il passato e cercò di sembrare come sempre, Ron si azzittì del tutto e Draco ebbe entrambe queste reazioni, ma poi ondeggiò la testa a destar e a sinistra un paio di volte,
-Sembrava Harry…- sorrise nostalgico.
-Già-
-Ma era la porta- puntualizzò Mione con la labbra secche; si versò dell’acqua e la bevve tutta d’un sorso cercando di apparire tranquilla, come Draco, quando si capiva perfettamente che l’unica cosa che quel ragazzo volesse fare era scappare, urlare e piangere finche ne avesse le forze.
-Harry fischiava sempre così…- la sua voce iniziò ad inclinarsi.
-Si, ma questa era la porta!- si affrettò Hermione alla quale pareva che all’improvviso la propria gola fosse secca quanto un deserto.
-Sapete, di quella volta, sotto i mondiali?-
No, questo no! Pensarono Ron e Mione nello stemmo momento, ma nessuno dei due aveva il coraggio d’intromettersi. Draco aveva il tono di quando ricordava Harry…

*


Maledetti ospedali babbani! Lui era un mago! Che ci stava a fare in un ospedale babbano? Eh? Ma perché il suo adorato marito non sapeva bene come procedevano i prelievi al San. Mungo e, per questo, ora, si ritrovava su di un lettino, affianco a se, a un letto in là, Harry, ad aspettare di essere dissanguato.
Non ci poteva pensare che stava per farsi infilzare da un ago… in per di più non magico. Non che Harry fosse tanto felice all’idea di farsi trapassare da un ago, però…
Gli aveva detto che erano solo tranquilli controlli, normali, che si fanno ogni tanto per vedere se va tutto apposto… Ma apposto di che? Mica lui aveva bisogno di farsi togliere il sangue così, a brullo, per sapere se sta bene o meno!
Ma per amore si fa questo ed altro, no?
Le infermiere misero ad entrambi una specie di doppia presa all’incavo del gomito alla quale appicciarono mille e più tubicini trasparenti. Draco iniziò ad impallidire…
Harry si girò verso di lui, poi verso l’infermiera;
-Guardi che si sta sentendo male!- riferito a Draco.
-No- rispose secca la donna.
-Si sta sentendo male- ripetè Harry con tono saputo e critico alla signora col camice bianco. Ma quando questa gli rispose di nuovo di no per la seconda, senza pensarci sue volte, si staccò tutto l’arsenale mentre stava facendo l’esame, lo buttò all’aria, scese dal letto e si precipitò al capezzale di Draco, prendendogli la mano e sussurrandogli parole dolci…


*


-Si è staccato tutto, mentre il suo esame era in corso ed è venuto da me…- ripetè Draco come se fosse in un altro pianeta, fatto di lacrime e di troppo dolore represso, perfettamente udibile nella voce molto simile a quella rotta dal pianto -…Quanti lo farebbero?...- domandò più a se stesso che ai due amici. Tuttavia entrambi erano persi nei ricordi…
Ron a quando sfrecciava nei cieli con Harry, sorridente, sudato e scavezzacollo.
Hermione a quando passava i giorni a dire a Harry di studiare per il proprio futuro.
Draco si guardò la fede d’oro che splendeva ancora sul suo anulare sinistro anche dopo due anni…
Sorrise dopo poco e ondeggiò piano a mezz’aria quella mano; un volto malinconico e pazzo d’amore perduto.
-Fa nulla, dimentichiamo tutto… adesso non importa…-
E allora perché Draco, perché non sai deciderti se cambiare casa o meno… quella casa piena di troppi ricordi dolorosi… come quella notte che, mentre dormivi, Harry ti diede una manata in faccia, oppure di quella volta che nel girarvi di siete dati una zuccata da primato oppure… quel divano bianco con la sua forma, sulla quale Harry passava la maggior parte del suo tempo… tutte le foto che gli ha fatto, ridendo di lui e di tutte le volte che lo da depilato e messo lo smalto, nel sonno e di quando… si, troppi ricordi. Ma non vuole ammettere che semplicemente il fatto che ora non c’è più, perché non è possibile cazzo, non è possibile che non ci sia più! E’ sopravvissuto a Voldemort e il loro amore li ha salvati… ma, a quanto pare, il suo amore per Harry non è stato abbastanza per salvarlo da quella caduta vertiginosa. Eppure glielo aveva detto, eccome!
-Harry, non volare così in altro, vai più piano…-
E la Firebolt che ora giace inerme e inutilizzata da due anni, rossa, nello sgabuzzino. Nello stesso tempo che essa si è rotta, la vita di Draco è andata a quel paese…
L’unica cosa che gli impediva di impazzire era il pensiero che, in cuor suo, Harry era divenuto il suo angelo custode, come lo era sempre stato da vivo, e non vedeva l’ora che arrivasse anche la sua, di ora, la sua morte, anche se Harry non ha potuto scegliere, e questa è una vera ingiustizia!
Perché gli mancava l’aria…
Perché gli mancava il suo odore di ribelle…
Perché voleva di nuovo riempirlo di se…
Perché gli mancava i loro litigi…
Perché gli mancava il suo eroe personale, il suo piccolo, il suo cucciolo…
Gli mancava il suo Harry, semplicemente, gli mancava.

 
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