torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: GUILTY.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot, What if? (E se...), Yaoi
Autore: haku-4 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/04/2008 21:00:37

Anche a smoker è giunta la notizia della reclusione di Ace. Ovviamente SmokerXAce. Spoiler Angst.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Guilty.

Note: Importante, ascoltatemi.
Per tutte/i coloro che amano questa coppia alla follia: non leggete, a meno che non vogliate rovinarvi la giornata.
Lo dico per voi.^^’

Note 2: Ringrazio : Midnight_erin , Yusaki, Shirlyn Majere, nina-nobodyxiii, kei87 e ad _ALE2_ Per il continuo sostegno, grazie mille ragazze! Anche se preferirei davvero che voi non leggiate questa fic, ma tanto so che la leggerete comunque per cui…>__>’
che lo dico a fare?XXD

Note3: tutto ciò scritto in corsivo si riferisce al Pv di Ace.

Cammino lentamente in questo luogo umido seguendo il marine davanti a me, passando attraverso il complicato intreccio di corridoi che si snodano in altrettante gallerie che conducono a centinaia di posti diversi. L’aria è pesante, quasi stagnante, mentre passo dopo passo supero decine e decine di celle.
Quanto mancherà ancora?!
Penso spazientito mentre mi accendo l’ennesimo sigaro della giornata cercando di calmare quel senso di inquietudine che da giorni sembra soffocarmi come le spire di un serpente.
“da questa parte“
La voce del marinaio mi riscuote dalle mie osservazioni girando per l’ennesima volta in un nuovo corridoio che subito si distingue dagli altri. Questo infatti è più oscuro, manca più luce e l’umidità è aumentata di parecchio, tanto che qualche volta piccole gocce d’acqua piovono giù dal soffitto.
“siamo arrivati”
Mi informano mentre fisso il giovane marine davanti a me girarsi verso l’interno della cella alla nostra sinistra.
Chiudo gli occhi traendo un profondo respiro mentre mi giro lentamente anche io.
Mi manca il fiato.
E’ vero dunque.
“lasciaci per favore.”
Dico soltanto prendendo le chiavi dalle mani tremanti di quel che non è altri che ancora un ragazzino, esattamente come te. Apro la porta della tua cella che con un cigolio lentamente mi fa entrare, non vedo la stanza, i miei occhi sembrano si siano incollati sulla figura incosciente davanti a me.
Mi avvicino ancora di qualche passo incredulo. Mentre il mio sguardo vaga sul tuo corpo addossato alla parete, ricoperto di lividi, tagli, escoriazioni e sangue.
Tanto sangue.
Sollevo il braccio allungando una mano nella tua direzione, come se non fossi sicuro che ciò che vedo sia la realtà,
accarezzandoti i capelli, sfiorandoti poi con dita incerte il viso nascosto da essi.

“Ace..”

Questa voce….
Una voce che dovrei conoscere bene mi sta chiamando.
Ma questo è impossibile, non può essere davvero qui….

….Devo smetterla di farmi del male in questa maniera….

Quante volte ho sognato il suo viso?
Quante volte ho sentito la sua voce che mi chiamava?
Vi prego basta,
Non mi avete torturato abbastanza?!
E questa voce, probabilmente esiste solo nella mia testa.


“Ace…”

Questa volta la tua voce sembra davvero un sussurro,
qualcosa di surreale, in cui avverto tutta la tua preoccupazione, mentre sento come un fantasma le tue dita scivolare ai lati del mio volto che sorreggi come se fosse fatto di delicato vetro soffiato.
Calore.
Qualcosa che non sento da tempo,
ho smesso di contare i giorni in cui sono stato rinchiuso qui dentro.
Socchiudo stancamente gli occhi cercando di mettere a fuoco la figura davanti a me.
Devo avere le allucinazioni,
Tu non dovresti essere qui.

Sei solo il frutto della mia immaginazione.
Ti prego, lasciami in pace, non torturarmi così.


Un lampo di serenità saetta nei tuoi occhi prima che essi siano dominati nuovamente dalla preoccupazione.
Non ti ho mai visto così preoccupato.
Sorrido, o almeno ci provo.
Tento di parlare, ma dalle mie labbra non esce alcun suono.


Apri gli occhi lentamente come se ti costasse un enorme fatica farlo.
Mi sento morire quando guardo quei tuoi occhi sempre vivaci trasformati in uno sguardo spento, stanco e sofferente.
Non sembri neanche tu mentre mi sorridi debolmente, quando le tue labbra rese mute pronunciano il mio nome.
“Dio, cosa ti hanno fatto?”
Ti sussurro cercando di guardare quei bracieri dove il fuoco ora è ridotto ad una piccola fiammella.
E senza accorgermene frugo nelle mie tasche…

Ti vedo frugare nel mazzo di chiavi che fino a poco tempo fa tenevi in tasca.
Cosa vuoi fare?
Sgrano gli occhi quando sento la serratura delle manette di seastone scattare per poi lasciarmi libero.
Le mie gambe si piegano sotto il mio peso, rifiutando di reggermi in piedi, le tue braccia fermano la mia caduta al suolo mentre mi avvolgi in un abbraccio protettivo, rassicurante.
Mi concedo un attimo, solo un attimo assaporando il tuo profumo, crogiolandomi nel calore del tuo abbraccio prima che la realtà mi strappi via da tutto questo.
Tutto questo è sbagliato.
Stai rischiando troppo e lo sai anche tu.
Se qualcuno dovesse vederci ora, tu….


Ti sento ritirarti dal mio abbraccio cercando di allontanarti da me, ma non te lo permetto.
So a cosa stai pensando.
“che diavolo stai combinando? Sei forse impazzito?!”
Cerchi di assumere un tono di rimprovero, ma la tua voce è appena un sussurro stanco.
“non preoccuparti” ti dico appoggiandomi alla parete, scivolando lentamente a terra trascinandoti con me.
Ti giri nel mio abbraccio guardandomi con uno sguardo indecifrabile….e nei tuoi occhi leggo ciò che non vi ho mai scorto.
Incertezza,
Preoccupazione,
Paura.
Con una mano ti scosto una ciocca di capelli dal viso raccogliendo un po’ di sangue che scivola dalla tua fronte.
“Pensa solo a riposarti”
Ti dico cullandoti tra le mie braccia posando un bacio tra i tuoi capelli prima che tu ti addormenti vinto dalla stanchezza.
Rimango a fissarti a lungo,
come quando mi svegliavo prima di te al mattino aspettando l’alba…
E mentre ti guardo,
Le mie labbra si increspano in un sorriso sarcastico.
Forse sono impazzito davvero.

********************************************


Mi dirigo lentamente nella stanza assegnatami mettendomi sul letto.
Presto riceverò visite.
Presto verranno a prendermi.
Non faccio nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che sento bussare alla mia porta con insistenza.
“Capitano Smoker! Mi apra la prego!”
La voce di Tashigi arriva sconvolta alle mie orecchie…..so già cosa mi dirà.
Mi alzo, andando ad aprire la porta scorgendo il viso della mia tenente in preda alla più ceca disperazione mentre calde lacrime corrono lungo le sue guance.
La faccio entrare guidandola sul letto, facendola sedere.
“Capitano, hanno un mandato di arresto per lei! Dicono che ha aiutato a fuggire un pirata! Io non volevo crederci! e—“
Le sue parole si bloccano non appena alzo una mano deciso a fermare quel suo fiume di parole misto a singhiozzi.
“Tashigi, ascolta….”
La mia voce risulta seria e chiara, mentre guardo il mio vice negli occhi ancora rossi dal pianto apprestandomi a dargli probabilmente il mio ultimo insegnamento….
“ tutto quello che hai sentito su tutta questa storia è vero.”
Dico lapidario accendendomi un sigaro, aspirando una profonda boccata di fumo.
“ non cercherò giustificazioni alle mie azioni, odio questo genere di cose, lo sai bene….”
I suoi occhi ora sono sgranati mentre tremante ascolta con attenzione ciò che gli dico ancora incredula.
“ …non sono pentito di ciò che ho fatto. Ho agito secondo quello che ritenevo più giusto” chiudo gli occhi riaprendoli sul paesaggio fuori dalla finestra. Quando un altro bussare ci distrae entrambi mentre vedo gli occhi di Tashigi sgranarsi dalla paura.
“Capitano Commodore Smoker, è pregato di aprire immediatamente la porta, per ordine del governo mondiale!”
“arrivo subito, un momento”
Dico rivolgendomi alla porta chiusa alle mie spalle per poi spostare nuovamente la mia attenzione su di lei.

“ E’ solo questo che voglio che tu capisca. Non eseguire sempre gli ordini per tutta una vita, ma pensa e agisci come credi sia più giusto. Mi hai capito?”
Domando guardando gli occhi della mia tenente riempirsi nuovamente di lacrime.
“si, Capitano!”
Mi avvicino posandogli una mano sulla sua testa in una carezza gentile per poi voltarmi
“e smettila di piangere, le lacrime non si addicono ad un ufficiale!”
Apro la porta con un colpo secco squadrando il marinaio tremante davanti a me.
Non mi volto, mentre richiudo la porta alle mie spalle.

***

Vengo scortato da un intero plotone; a testa alta mi avvio verso la cella che è stata riservata per me.
Un sorriso sarcastico anima il mio volto non appena mi ci trovo davanti, riconoscendo questo luogo come quello in cui prima ti ospitava.
Certe volte il destino è davvero beffardo.
Mi sembra quasi incredibile il fatto che passerò le mie ultime ore nella tua stessa cella.
Entro nella stanza con passo sicuro voltandomi poi verso i marinai.

Nessuno osa toccarmi.
Nessuno sembra intenzionato a muoversi di un solo centimetro.


Sbuffo impaziente, mentre sottile fumo bianco esce dalle mie labbra disperdendosi nell’aria.
“che vi prende!?devo forse incatenarmi da solo!?”
Al suono della mia voce tutti i marinai sobbalzano mentre due di loro con aria incerta si avvicinano a me.
Li squadro sovrastandoli con la mia altezza per poi allungare i polsi verso di loro; e mentre vengo incatenato con le braccia tese verso l’alto con della seastone, non posso far a meno di pensare a te e al luogo in cui ti trovi.
Chiudo gli occhi aspirando l’ultimo tiro prima di far cadere il mozzicone a terra schiacciandolo sotto la suola delle scarpe.
Domani sarà il mio ultimo giorno.

Sbuffo in silenzio mentre continuo a guardare il cielo cosparso di stelle.
Cerco di stirare le mie braccia ormai intorpidite a causa probabilmente dell’arresto di sangue causato dalle manette troppo strette, sospirando prima di riconcentrarmi sul manto stellato dominato dalla luna che con i suoi raggi pallidi mi accarezza la pelle.
Sono ore che fisso il cielo, guardando ogni sua leggera sfumatura mentre cambiava:
dal cielo pomeridiano azzurro pastello, al tramonto e ai suoi colori accesi… fino al chiaro-scuro della notte illuminata di stelle.
Ho una voglia matta di accendermi un sigaro, ma temo che non mi sia possibile; mentre la mia mente vaga portandomi ancora alla mente il tuo viso.
Non sono pentito.
Come non ho rimorsi di alcun genere….nemmeno quello di aver disobbedito alla mia posizione, conducendoti lontano da qui, al sicuro.
L’unico mio rammarico è di non poterti più stringere a me, di non sentire più tuo profumo; e di non sentire più la tua voce che mi chiama con quel solito appellativo che io detesto.
Un impercettibile sorriso si fa strada sulle mie labbra.
Penso che mi mancherà tutto questo.

Un rumore di passi mi avvisa che presto non sarò più solo mentre il mio sguardo torna al cielo in via di schiarimento,
L’alba si avvicina, così come l’ora della mia esecuzione.

Ancora una volta l’alba ti porterà via da me….
solo che questa volta sarà per un periodo molto più lungo.


Volto il mio sguardo osservando i due marinai venuti a prendermi,
Tranquillo, mi faccio scortare da loro, mentre la tua immagine rimane impressa nella mia mente.
Non odiarmi per questo.
Ho sbagliato come marine, è giusto che paghi.


***

Mi sveglio di soprassalto guardandomi in torno, osservando una stanza che non riconosco.
Dove sono?
Anzi…
Dove sei?
Cerco di alzarmi a sedere, sentendo immediatamente una fitta al petto che mi costringe a tossire e a respirare pesantemente, ma mi alzo ugualmente; notando che tutto il mio corpo è ricoperto di bende.
Rimango a fissare il tessuto bianco ancora per un po’ ipnotizzato da tutto quel candore, per poi spostare il mio sguardo ora catturato da un altro oggetto lasciato sopra le coperte: la tua giacca.
Corrugo la fronte, mentre me la porto al volto aspirando il suo profumo.
Strano, solitamente non vai mai in giro senza.
Mi alzo dal letto, avvicinandomi ad una sedia poco distante da me con sopra dei vestiti e un biglietto.

‘Appena riprendi conoscenza vattene immediatamente da qui.’

Una calligrafia pulita ed elegante,
Proprio da Smoker; e in effetti non si poteva aspettare niente di meno da lui.

Aprì la grande finestra che dava sulla piazza principale, dove nonostante l’ora, si era radunata un bel po’ di gente…
Si vestì con i nuovi vestiti prima di infilarsi il biglietto in tasca ed uscire dalla stanza calandosi il cappuccio della maglietta sul volto.
Si guardò in torno nel luogo che presto riconobbe come una locanda, non trovando nessuno.
Non una singola persona nei paraggi…
Strano
Pensò la sua testa, ma infondo era meglio così no?
Si decise ad uscire dall’edificio, ormai mancava poco all’effettivo sorgere del sole.
Si avviò verso una stradina secondaria, quando un rullo di tamburi non attirò la sua attenzione; guardò meglio al centro della piazza dove il grosso telo sul patibolo veniva tolto rivelando proprio sotto i suoi occhi una grande ed imponente ghigliottina.
Mi avvicino con fare circospetto, mischiandomi alla folla, guidato unicamente dal mio istinto.
E mentre la mia mente urla che c’è qualcosa di strano, vedo il cancello della prigione aprirsi, facendo avanzare la scorta in città.

Guardo i cancelli aprirsi impassibile mentre mi scortano verso la mia ultima destinazione.
Avanzo con passo sicuro fissando dritto davanti a me e il destino che mi attende, troncato senza via di scapo dalla lama della giustizia, fino ad arrivare sotto il patibolo.
Aspiro profondamente l’aria fresca del mattino chiudendo per un attimo gli occhi, prima di riaprirli e salire sugli scalini arrivando in cima.

“Per decreto:
Qualunque marine accusato di diserzione e tradimento,
sarà punito con la legge marziale, che prevede lo sconto della pena,
Con la morte.
Capitano, Commodore Smoker!
Lei è accusato di estrema fraternizzazione con un pirata,
Aiutandolo a scappare dalla città di Impeldown.
Ha qualcosa da dire in sua difesa?”

Per la prima volta da quando sono salito qui sopra, apro gli occhi alla luce del giorno, osservando la piazza gremita di folla.
Tu sicuramente ora sarai lontano.

“No, niente.”

Dalla mia bocca aperta non esce alcun suono, mentre ti guardo tranquillo, come se niente fosse in piedi in mezzo al patibolo, lo sguardo che guarda lontano .
Nella mia mente una sola domanda:
Perché!?
Perché sei rimasto?
Eppure sapevi che sarebbe andata a finire così.



“Capitano, Commodore Smoker,
Lei è giudicato da questa corte:
Colpevole.
Allo scopo di punire il suo comportamento,
lei è condannato alla pena capitale,
affinché sia da esempio per tutti coloro che, come lei,
vogliano compiere questo gesto orribile di alto tradimento nei confronti del governo mondiale.”

Ci siamo.

Ti guardo con il cuore in gola mentre ti conducono dinnanzi alla ghigliottina.
Mi gira la testa mentre ti vedo inginocchiarti appoggiando la testa pronto a quello che sta per accadere.
Per la prima volta in tutta la mia vita non so cosa fare.
So perfettamente che sei stato tu a sceglierti questo.
Cazzo,
Stupido marine del cazzo!
Sento pungermi gli occhi dalle lacrime,
ma non distolgo lo sguardo.

Infondo lo sapevo,
l’ho sempre saputo….
Sapevo cosa sarebbe successo nello stesso momento in cui mi hai liberato,
come lo sapevi tu.
E sapevo che sarebbe finita così, anche se non volevo crederlo.

Tu sei decisamente troppo buono per essere un marine,
troppo marine per fuggire,
troppo legato ai tuoi principi di giustizia, lealtà e senso del dovere….
per scappare via con me.

MALEDIZIONE!
Alzo lo sguardo al celo, dove vedo scintillare con la coda dell’ochio la lama che presto calerà su di me.
Sospiro guardando dritto davanti a me mentre il tuo volo si staglia nuovamente davanti a me, ma questa volta non sei un illusione.
Cosa ci fai qui?
Saresti dovuto partire, andartene lontano da qui.

“procedete”

Ecco, ci siamo,
ancora pochi secondi…
Fa che tutto finisca in fretta.

Tutto questo non può accadere,
ditemi che non sta accadendo.
Sento le lacrime scivolare via sulle mie guance quando il tuo sguardo si posa su di me;
e mentre sento il tuo sguardo sfiorare la mia pelle in una dolce carezza,
L’ultima.
La consapevolezza si fa largo dentro di me come un coltello impiantato nel mio cuore.
Non vuoi essere salvato.

“Nooooo!!”

La tua voce straziante di dolore riempie la piazza, facendo scendere un silenzio surreale.
E come in una scena a rallentatore…
Sento il rumore metallico della lama scendere implacabile, mentre il mio sguardo per un attimo incrocia il tuo, rosso dal pianto.
Sorrido.
Non piangere.
………………………….
………………….
….

[End]


In effetti non ho parole….solo….ok….sono pronta al linciaggio ç.ç
Kiss

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
americanpeople95 07/02/09 17:47
ma ke linciaggio?!?!? è bellissima sta storia! commovente proprio come piace a me! Poi è scritta proprio bene... WONDERFULL ! congratulations
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

sellenegatto - Voto: 11/05/08 18:19
é stupendaç___ç Mamma mia,è semplcemnte stupenda,non ci sono parole. Sei un mitoç_ç
Sellene
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: