torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ...QUANDO...FORSE...PERCHÈ...
Genere: Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: hellena galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/04/2008 20:50:36 (ultimo inserimento: 19/02/09)

...prenderesti tutto, e lo butteresti immediatamente nell'oceano più lontano da te, ma non ci riesci. Non ancora. Non sei pronta...
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

Quando stai guarendo, ed ogni giorno sei sempre più appagata da ciò che ti circonda, quando stai tornando a vivere, dopo una lunga permanenza in un orribile luogo, dove giorno e notte medici ti rivoltano come un calzino, riempiendoti di medicinali e assegnandoti continuamente ad esami clinici, chiamato ospedale, quando credi che finalmente la tua vita è tornata a risplendere. Quando riprendi a mangiare, quando riprendi a danzare sui pattini, quando riprendi la vita. La TUA vita, ciò di cui dovresti essere grato, ciò di cui dovresti essere felice, ciò di cui dovresti avere cura, fino alla fine dei tuoi giorni.
Quando finalmente tocchi il cielo con un dito, quando ti ritrovi con tanti amici che condividono le tue stesse passioni, i tuoi stessi dolori, i tuoi stessi problemi. Quando finalmente hai trovato un luogo per studiare che ti piace, che rende le tue giornate piacevoli, che ti fanno dimenticare i giorni in cui vedevi i tuoi compagni di stanza morire, quando vedevi la vita sfuggire dalle dita scheletriche dagli anziani che condividevano la saletta in cui alloggiavi, costretta al freddo letto fatto di metallo, su cui fissavano continuamente flebo e flebo, il ricordo di quando vedevi gli occhi colmi di sofferenza delle persone che vagavano senza una meta nei corridoi dell'ospedale, avvolti nei pigiami o nelle vestaglie, o quando vedevi corpi senza vita scendere dalle ambulanze ed essere trasportati in barella fino alla stanza dove si alloggerà per l'ultima volta.
Spesso ti ritrovi a pensare: ma che ci faccio io qui? Perchè non la facciamo finita immediatamente? Ma quando vedi gli occhi dei parenti di coloro che hanno varcato la soglia dell'obitorio, con il petto vuoto di qualsiasi suono, pensi a quello che potrebbero pensare quelli che ti hanno creato, e allora ti fermi, mentre il tuo cuore sanguina di dolore, per qualsiasi secondo passato in quell'ospedale. E, proprio quando credi che sia tutto finito, proprio quando credi che finalmente il destino ha deciso di sorriderti, rieccoti di nuovo con al posto del cuore un'immensa fasciatura impregnata di sangue, che continui a cambiare mentre l'acre odore di morte, di putrefazione, avvolge la tua anima, e ti ritrovi a galleggiare impotente nell'immenso oceano delle tue lacrime, attendendo la tua fine.

Una promessa infranta... mille anelli della catena che hai intessuto nei mesi di convalescenza che si spezzano... le amicizie che ti abbandonano. E così ti ritrovi a dover credere a qualunque stronzata ti venga detta, con la speranza che le poche parole di conforto fungano da cicatrizzante per la profonda ferita dove il coltello si è rigirato e continua a rigirarsi, ad ogni tuo movimento, ad ogni tuo respiro, ad ogni battito del tuo cuore.
Continui a pensare alla vita come ad una cosa che puoi cambiare come piace a te, come ad una cosa in cui l'amore è tutto, in cui i soldi non servono a nulla, continui a pensare alla vita sotto l'occhio di un ottimista, ma non trovi alcun conforto nemmeno piangendo in seno a tua madre, mentre lei ti accarezza la testa e continua ad inculcarti i suoi pensieri positivi riguardo alla vita, mentre lei ti spiega che grazie a te è diventata un'altra, mentre lei ti dice che per il suo cuore sei la cosa più importante.
Ma la notte, quando il buio avvolge il tuo viso, e quando la tua mente vaga per i territori dell'incoscienza, rieccoti lì, spaventata e confusa, mentre cerchi un appiglio nell'immenso baratro oscuro dei tuoi dubbi e delusioni. E, rimuginando su quello che ti ha detto tua madre, trovi continui controsensi, e finisce che pensi di essere impazzita, e quasi impazzisci veramente.
Forse, sei davvero impazzita. Forse, solo perchè il tuo cuore è stato preso da un che di irraggiungibile, cominci a pianificare di volerti uccidere, cominci a bramare vendetta, ma sai benissimo che non puoi fare assolutamente nulla. Così continui a rigirarti nel letto, ma ti sembra che le coperte siano un'immensa morsa, che continui a stringere il tuo corpo fino a stritolarlo. Ti scopri, cercando di sentirti più libera, ma solo alla vista delle pareti, del soffitto, del pavimento, ti senti in trappola. La tua stessa casa è una trappola, la tua stessa vita. E, dalla vita, non puoi scappare.
Cominci a piangere. Piangi. Piangi fino a vuotare il tuo corpo dalla più piccola goccia d'acqua rimasta, vomitando l'oscurità della tua anima attraverso i singulti che scuotono il tuo corpo inerme.
Forse, la vendetta è ad un passo da te. Ti basta poco per raggiungere il tuo obiettivo. Ma quando sei convinta di potercela fare, quando sei convinta che finalmente stai per uscire, quando sei arrivata in cima alla salita e vedi una luce, ecco che inciampi e ti ritrovi di nuovo ai piedi di quella montagna invalicabile, e dai tuoi occhi scende sangue, invece che lacrime.

Forse, una cosa sola può aiutarti a cambiare. I sogni. Ma chi ti dice che i sogni continueranno all'infinito? Sai benissimo che i sogni non durano in eterno, e sai anche che quando sei sul più bello ti risvegli, e allora ti tocca rimboccarti le maniche e prepararti alla giornata che ti attende.
E questo lo sai bene, perchè il sogno di tutta la tua adolescenza, il sogno per cui daresti tutto, per cui hai dato tutto e per cui continueresti a dare tutto, è andato in fumo. Colui che amavi ti ha abbandonato, ciò per cui vivevi si è rivelato una bugia.
Per altri potrebbero essere futilità, problemi talmente puerili da poter guardare avanti e vedere un futuro roseo, che ti sorriderà appena deciderai di sorridergli.
Ma le stesse futilità non riesci a lasciarle, NON VUOI lasciarle, perchè hai ancora bisogno di loro. E quindi cominci a disegnare sulla battigia un cuore, che continua ad essere cancellato dalle onde del mare. Come un simbolo del tuo destino: non potrai mai continuare a vivere, se prima non togli quel tuo peso dallo stomaco. Prenderesti tutto, e lo butteresti immediatamente nell'oceano più lontano da te, ma non ci riesci. Non ancora. Non sei pronta.

Così ti alzi, e con le gambe avvolte dalla sabbia, mentre il sole del tuo animo viene coperto dalle nubi che lasciano cadere la pioggia, cammini a capo chino, con le mani lungo il corpo, in attesa che arrivi il segno del tuo destino, che ti farà capire che è arrivata la tua fine.
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: