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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Death Note
Titolo Fanfic: THREE DAYS BEFORE YOU
Genere: Sentimentale, Dark, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, What if? (E se...)
Autore: blacknana galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/04/2008 21:53:53

“Dopo che loro muoiono, il posto dove vanno è il Mu (Nulla) [7]”
 
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- Capitolo 1° -

-Three days before you-

In questo posto non esiste differenza fra cielo e terra,tutto è indistintamente grigio e nebbioso. I giorni passano,tutti uguali,all’infinito,noiosi:oggi è solo un nuovo ieri e domani sarà lo stesso. Non vivo da sempre in questo Olimpo morto,ci sono arrivata;ormai molti “oggi” fa. Ho imparato a sopportare il niente,il silenzio e insieme gli schiamazzi oziosi,stupidi,goliardici di Dèi mostruosi nell’aspetto e nell’animo. E stato il loro Re a volermi qui. Io ricordo solo una cosa: un quaderno. Dopo,una vita da Proserpina, alla corte degli Shinigami…
Questa mattina è bel tempo. Posso stare seduta qui,su una rupe a guardare lontano;l’aria è meno stantia del solito. Davanti a me,a perdita d’occhio, lande desolate,teschi e ossa immerse in una appena illuminata foschia. Sotto di me, un profondo abisso argenteo, continua nel suo eterno moto concentrico; ancora pochi giorni e il termine sarà scaduto,potrò attraversarlo di nuovo e tornare al mio mondo.
In questi lunghi anni, non l’ho mai dimenticato. Quei posti...casa mia…quella gente…i vivi…Devo resistere solo un altro po’.
Cominciava a fare fresco, dovevo alzarmi. In piedi,davanti a quel panorama nauseabondo,per l’ennesimo giorno chiusi gli occhi e mene andai,fingendo di non sentire le ossa scricchiolare sotto i passi,immaginando di essere in un silenzioso giardino incantato.
Mi dirigevo senza fretta all’unico posto dove ancora potevo avere un contatto con umani,anche se,non erano certo di grande compagnia.

“Dopo che loro muoiono, il posto dove vanno è il Mu (Nulla) [7]”

Aveva un gran cancello,dai sostegni torniti e dentro,un piccolo spazio chiuso dove cresceva una moribonda flora locale. Fui io a chiedere questo stentato abbellimento;non cresce molto in questo deserto,ma la mia gente doveva avere il meglio,doveva sapere che la principessa dell’Ade non li aveva abbandonati. Un pensiero futile,ne sono cosciente;eppure io di questo vivevo: dare aiuto a chi non ne aveva più bisogno,vegliare sul niente per sentirmi qualcosa. Varcai la soglia e mi addentrai nell’umidità proveniente dal baratro al centro.
Vi prego non urlate,vi scongiuro non piangete! I nuovi fanno sempre così…è il cambiamento che li terrorizza. Poi col passare del tempo,l’abitudine li acquieta.
Mi inginocchio sulla sponda di questo miracolo di cattiveria cosmica. Anche quest’oggi,voglio fare qualcosa per loro;almeno per uno,di loro. Allungo la mano verso quel ribollire,chiedendo per un’anima particolarmente sfortunata;una purezza annerita dalla frustrazione. Essa sarà salvata.
Gentilmente le mie dita si ritraggono,non c’è più bisogno del loro richiamo;il Mu ha udito la sua padrona e le obbedirà. Dalle profondità dei vuoti, risalga l’anima pia.
Non si muove niente…e non si sente niente...
Sembro ancora sola. Maledetto strumento demoniaco,non obbedisci più dunque?Guardo corrucciata oltre i pilastri di questo piccolo spazio. Ma qualcosa mi spinge a girarmi:eccola l’anima! Nella luce del Nulla,risplende fulgida. E un ragazzo,giovane,sta dormendo,appoggiato ad una pietra. Non si è accorto di essere uscito dalla schiera,il suo viso è rigato di lacrime,è rannicchiato,ginocchia al petto,chissà quanta sofferenza,poverino.
Mi avvicino e scosto quella dura pietra; le mie gambe sono un cuscino più comodo. Avrei potuto stare per ore a guardare i suoi capelli neri,le sue spalle larghe,la sua pelle bianca: non c’era dubbio che fosse una creatura pura. Ma allora,dove si nascondeva la frustrazione in lui?Cos’era il tormento che lo aveva portato a me?
L’anima aprii gli occhi. Mi guardava di sotto in su,non capiva ancora cosa stesse succedendo. Continuando a fissarmi con gli occhi sbarrati,si mise seduto. Che strano;mai in vita mia avevo visto un essere starsene così come stava lui: aveva mantenuto le ginocchia al petto,i piedi agitati,lo sguardo nel vuoto. Creatura interessante.
Gli spiegai ciò che silenziosamente mi chiedeva. Voleva sapere chi sono. Ebbene io sono Proserpina: Ostaggio del signore degli Shinigami,principessa dei morti,destinata a regnare su questo scempio finchè non avrò passato la metà della mia vita;che scadrà esattamente fra tre giorni. Chi sei tu,invece, anima?Lawliet: rappresentate della Giustizia,dell’Intelligenza arguta. Hai giocato a guardia e ladro perdendo te stesso,quando stavi quasi per vincere. La vita è ingiusta,è cattiva,piccolo. Si,almeno quanto sa esserlo un umano invasato,hai ragione. Era questo ciò che ti tormentava,avere un conto in sospeso!
Sorriso timido e abbozzato;così non vale… regalamene uno ancora, ragazzo,ti prego.
Troppo tardi. Ormai non mi ascolti più, guardi lontano, con un faccino triste,che è quasi pianto. Non lasciarla cadere. Se quella lacrima correrà sulla tua guancia,poi io verrò a fermarla…Dimmi cosa posso fare,per alleviare i tuoi dolori. Chiedimi qualsiasi cosa e sarà fatta. Non parli. Tanto lo sai già che ti leggo dentro. Tu vuoi una seconda opportunità per concludere la sfida;dimenticarti di quando sentivi quelle campane nella pioggia e respirare di nuovo. Ancora quel sorriso smorzato…lo fai apposta;ti diverti a farmi penare,a tenere in pugno il mio cuore. Osi mettermi in ridicolo? Perché no . Infondo,Lawliet,io e te siamo simili: una viva tra i morti,e un morto tra i vivi. Fai di me quello che vuoi.
Allontani le ginocchia dal tuo petto,carponi,sei davanti a me. Stringi piano il mio viso,sfiori le mie labbra. Che vergogna. Una dea soggetta ad una semplice anima…
Ora cos’hai?Non stai bene?Perchè ti tieni il petto,che succede?!
Pian piano,diventi sabbia luminosa,che scivola via dalle mie mani. In questa terra non si era mai alzato il vento,eppure,quello ti sta portando via da me,dritto verso il portale argenteo al mondo vivo.
Sorrido:altri tre giorni e potrò venire a cercarti. Nel frattempo,voglio gioire di un universo così perfettamente organizzato;in cui meno per meno…fa sempre più.

 
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