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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: è un misto di molti libri fantasy
Titolo Fanfic: TERRE DI LADRI
Genere: Sentimentale, Azione, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sohi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/04/2008 10:20:14

I complotti politici per il potere e la vita di una giovane ladra s'intrecciano decidendo il destino di un regno
 
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PROLOGO- SOTTO LA LUNA
- Capitolo 1° -

PROLOGO







Era una notte buia e fredda. Nubi nere, premonitrici di tempesta, oscuravano il cielo. Alti faggi oscillavano cullati dalle forti lingue del vento, proiettando ombre lunghe e inquietanti sul terreno ricoperto di brina. Una densa foschia appesantiva l'aria e gettava ogni forma e contorno in un abisso vorticante che inglobava tutto il panorama in un piccolo universo confuso. Nel silenzio che avvolgeva la selva si poteva udire solamente il debole suono dello scalpitio di un cavallo. Il possente stallone nero trottava veloce attraverso i campi di nebbia, portando il suo padrone sempre più in profondità nel folto del bosco. L’individuo misterioso indossava un lungo mantello nero con un abbondante cappuccio, da sotto l’abito si poteva vedere un armatura di colore argento con un immagine d’oro di una spada sulla quale si ramificava una rosa rossa. Accanto al disegno spuntava un piccolo fagotto retto dalla sua mano possente, mentre con l’altra stringeva le redini del suo destriero. Alla vita portava una cinghia di cuoio rivestita con della stoffa blu notte e adornata con tre pietre di topazio celeste; ad essa era legata una spada coperta da un fodero nero dal quale spuntava l’elsa dorata della lama, dove era stata applicata una pietra d’acqua marina che dava all’insieme un tocco delicato e raffinato. Lo straniero superava sempre più velocemente le lunghe file di alberi, intento ad uscire presto dagli abissi inospitali di quel luogo. Qualcosa lo tormentava, lo spingeva a correre più veloce, con più vigore, verso un destino incerto, nell’ombra, dove nessuno avrebbe più chiesto, più parlato; un luogo che egli poteva definire casa, un posto sicuro dove le ferite si sarebbero rimarginate, le lacrime asciugate e dove la tirannia e l’oppressione di un nuovo padrone non si sarebbe troppo sentita. Ma il destino aveva ancora molte sorprese da rivelargli prima di concedergli pace eterna, perchè l’oggetto egli portava avrebbe segnato il destino di molti e così il fato gli diede ancora una volta l’opportunità di dimostrare al mondo la sua fedeltà ad una parola che stava per essere dimenticata, ad una realtà che ormai era sulla soglia di un baratro. Pace, possibile che il suo significato potesse essere diventato così futile da far dimenticare per fino a coloro che avevano passato la vita a difenderla, il suo tenore?
E proprio gli uomini che pensi siano per te come fratelli ti tradiscono per una manciata di monete, per un po’ di potere e non si rendono conto che è ciò che fai per aiutare il prossimo che ti rende potente. No. Ormai il mondo non è più così, non può essere più così, ma il cuore del cavaliere, forgiato dalle terre del passato e dalla mentalità dei suoi antenati, continuava a sperare che il mondo sarebbe tornato a splendere quando lui sarebbe riapparso con l’arma per riuscire a sconfiggere il tiranno che in una notte aveva sparso tanto sangue innocente. Si lui lo credeva! Ed era proprio questo che gli faceva spronare il suo cavallo ad un galoppo più veloce. Una volta superata la foresta un mondo lontano dalla politica, dalla crudeltà lo avrebbe inghiottito.
Nel silenzio che ormai gravava gia da molto su di lui si sollevò un crepitio e poi un fruscio. Prima che potesse rendersene conto due frecce sibilarono davanti a lui sfiorando appena il suo volto, poi altre due planarono alle sue spalle. Si guardò intorno, sapeva benissimo che volevano spingerlo in una trappola, ma ormai era così vicino alla meta che non poteva più tornare indietro; spronò nuovamente il cavallo al galoppo e proseguì la strada schivando le frecce che ormai piovevano a fiocchi. Il vento gli sferzava sul viso tirandogli giù il cappuccio e mostrando un volto sottile e biancastro dai lineamenti delicati. I suoi capelli castani, lunghi fino al mento, erano mossi violentemente dalla corrente e gli frustavano il viso finendogli davanti agli occhi celesti e coprendogli le folte sopracciglia marroni. Aveva due labbra fine e rosee ed un naso sottile. Le sue guance erano rosse per lo sforzo che comportava il suo viaggio. Spostò leggermente il braccio sinistro, che teneva le redini, in avanti e, seguendolo piano con la schiena, si protese verso il collo del destriero per coprire il fagotto che teneva in grembo. Ormai era vicino, lo sentiva, ancora qualche metro e sarebbe stato salvo. Sbucò in un’ampia radura. Le grigie nubi, annidate nel cielo, impedivano al chiarore lunare di illuminare la veduta ma il guerriero sapeva bene che l’occhio del nemico incombeva su di lui. Ad un tratto, da dietro le file degli alti faggi al lato opposto della radura, sbucarono venti fanti armati di spade e scudi d’argento, capitanati da un cavaliere in sella al suo destriero corvino. Il pelo scuro e sporco si mimetizzava perfettamente con il panorama tetro della foresta. L’uomo che lo montava era forte e robusto, dalle spalle larghe e il petto scolpito sotto l’armatura nera che indossava. Portava un lungo mantello blu pece, dalle due estremità superiori legate al collo della corazza, su questa ultima vi era disegnato un teschio d’argento avvolto da lunghe lingue di fuoco rosse. Indossava dei guanti di pelle con quattro punte che uscivano dall’estremità delle nocche. Il suo viso era fino e così pallido che il fazzoletto di una dama sarebbe sembrato imbrattato al confronto. I suoi capelli erano corti, unti ed appiccicati alla pelle. L’unica nota di colore sul suo volto erano le labbra sottili e rosse come il sangue che gli usciva dai vari spacchi attorno ad esse. I suoi occhi erano scavati nel viso e cerchiati da lunghe occhiaie, mostravano un colore grigio metallizzato con una piccolissima nota di celeste intorno all’iride mentre la cornea era come iniettata di sangue. L’uomo si fece avanti trottando brevemente con il suo stallone. Con un sorriso maligno sul viso fermò il cavallo e iniziò a battere le mani, incoraggiato dal suo plotone. Pochi minuti dopo smise facendo tacere così anche il coro proveniente dal suo esercito.
“Devo dire che da te mi sarei aspettato qualcosa di meglio!”
Fece un altro sorriso malizioso e continuò puntando i suoi freddi occhi verso il guerriero.
“Insomma, il grande e valoroso Galdor discendente della dinastia Feroth, che cade in una trappola da pivellini!”
Le sue parole vennero seguite da un coro di risate e schiamazzi che si zittirono non appena egli riprese la parola.
“Puoi ancora salvarti Galdor! Il nostro signore supremo sarà clemente con te! Devi solo consegnarmi la bambina e saranno messe a tacere tutte le accuse che si muoveranno contro di te! Potrai avere tutto! Gloria, potere, qualsiasi cosa tu brami, devi solo darmi quello che voglio!”
Il destriero di Galdor s’impennò e nitrì forte, ma non quanto le parole del cavaliere echeggiarono nella radura.
“Potere…gloria…è per questo che hai tradito il tuo re? È per questo che hai assassinato i tuoi fratelli di spada?”
“Non è forse questo ciò che ogni uomo brama di più al mondo?!”disse quieto.
“Il grande sovrano Bowung ci concederà poteri oltre la tua immaginazione, i poteri del suo popolo!” “Non metterò mai il piacere materiale davanti ai miei principi, ne tanto meno a scapito di una causa così futile!” dichiarò spavaldo il guerriero.
L’uomo si prolungò in una rauca e lenta risata seguita da altri schiamazzi dei fanti alle sue spalle.
“Il solito vecchio Galdor!”disse riprendendo il controllo di se.
“Sempre pronto a difendere il bene, la giustizia e la libertà!” aggiunse scandendo bene l’ultima nota con disprezzo.
“Un tempo era anche il tuo credo Einor!”rispose amareggiato.
“Ah! Non capisci che il tuo mondo è finito! Bowung forgerà un nuovo impero fondato sull’obbedienza e il rispetto, non importa quanto lontano fuggirai, lui ti troverà e colorerà l’oceano con il sangue della bambina! Segui la giusta via Galdor, se mi ascolti lui, il saggio, dividerà le sue conoscenze della magia e le sue vittorie in battaglia con noi!”
“Non mi corromperai con le tue promesse!” ribatté secco.
Einor fece un cenno con il capo: “allora non uscirai vivo da questa foresta!”
Sollevò la mano destra e i suoi uomini iniziarono ad avanzare accerchiando il cavaliere. Galdor impugnò la spada e la sollevò verso il cielo grigio, pronto allo scontro.
Ma, improvvisamente dalle nubi che affliggevano il cielo grigio partì un fulmine verde che lo colpì in pieno facendolo sparire nel nulla. Con un grido acutissimo Einor spronò il cavallo ad un galoppo deciso verso il punto in cui la saetta aveva colpito il suolo. Il plotone accerchiò il suo generale per vedere meglio. L’intera radura fu invasa dal silenzio finché un soldato uscì dalle file e si diresse al cospetto del cavaliere.
“S-signore cosa facciamo con Galdor?”
Lo sguardo freddo dell’uomo si posò su di lui.
“Galdor…”disse flebile.
“Galdor non esiste più, abbiamo ucciso lui e la bambina e lasciato i loro corpi in pasto ai lupi del bosco!”.


 
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