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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Generation Basket
Titolo Fanfic: GENERATION IN LOVE #1
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mior galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/12/2001 21:59:47

ff su hiragi e ....
 
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UNA RAGAZZA DAL PASSATO
- Capitolo 1° -

Generation in love # 1
Autrice (oppure responsabile dello scempio… ^^) Laura


Nota dell’autrice: i personaggi della fan fic appartengono a Hiroyuki Asada, ma Sakura Minegawa, Miyuki, Sei-chan, Kayoko e Toshio appartengono a me. la scrittrice declina ogni responsabilità in caso di malesseri dovuti alla lettura di questo documento.

Capitolo uno “una ragazza dal passato”


*Tokyo, palestra del liceo Kouzu*

Hitonari Hiragi palleggiò un paio di volte e alla fine tirò a canestro. La palla entrò nel cerchio metallico senza sfiorarne nemmeno i bordi. Cadde a terra e rimbalzò rumoro-samente. Fu allora che Hiragi si accorse di essere solo in palestra. Fino a poco prima c’era tutta la squadra.. cioè tutta meno Tachibana, l’ultima rissa aveva indotto al pre-side a rifilargli due giorni di punizione, divenuti tre dopo la reazione di Tachibana. *non cambierà mai.* pensò Hiragi *ma forse l’atteggiamento del preside, che gli im-pedisce di allenarsi con la squadra in caso di risse, potrebbe indurlo a limitarle a fuori dalla scuola.* Un urlo di Minefuji lo strappò dai suoi pensieri. La coach stava salutando a gran voce qualcuno. Infastidito da tutto quel fracasso il ragazzo biondo si sporse dalla porta con la palla sotto un braccio. In cortile trovò tutta la squadra circondare Minefuji che stava tentando di soffocare una ragazza… anzi no, la stava _solo_ ab-bracciando. Ma chi era quella ragazza? Da lì riusciva a vedere solo la schiena, i capelli neri lunghi raccolti sulla testa con un mollettone, uno zaino azzurro dell’Eastpak con appesa una piccola aquila di peluche, un paio di jeans scoloriti un po’ troppo lunghi che coprivano quasi del tutto un paio rollerblade argentati. Da lì riusciva a vedere tut-to ma non riusciva a distinguere le parole. “Era da tantissimo che non ti vedevo, si può sapere dove sei stata?” stava esclamando Minefuji, e un sussurro soffocato fu la risposta. Fu il capitano sostituto Kanemoto a staccare Minefuji dalla ragazza con un “mi sa che non riesce a risponderti con le tue braccia intorno al collo, che dici?” lei gli rivolse un sorriso e disse “Grazie, cominciavo a soffocare, Minefuji è molto affettuosa, forse un po’ troppo! Comunque mi presento; il mio nome è Sakura e mi sono appena trasferita. Mi vedrete spesso qui intorno perché frequenterò il Kouzu. Minefuji mi co-nosceva perchè mio fratello è un suo amico. “

“Sakura, dimmi, allora dove sei stata in questo tempo, saranno almeno due anni che non ti sento!!! Non ti sembrava il caso di farti viva, eh? E il basket, lo pratichi anco-ra?” una miriade di domande simili a proiettili colpirono Sakura, che però fu salvata dallo squillo del cellulare, la suoneria (ebbene sì, era il jingle di Kodocha) annunciò una chiamata… “Akira… che palle, anche adesso?” mormorò lei; il cellulare non accen-nava a smettere di squillare, così alla ragazza non restò che rispondere, molto gentil-mente, con un (ironico) “ciao Akira… che sorpresa sentirti, dopotutto mi chiami solo due volte al giorno…” pausa “ si… no… sono andata a trovare… NO!!!!! Ma ti fidi di me?…sì, sì… no…Minefuji. Sì, ok, riferirò. Ok…ok…arrivo… ciao!” poi la ragazza con uno sbuffo rimise il cellulare nello zainetto e con un sorriso stanco disse “mi dispiace, ma devo andare… devo andare a casa…” Minefuji le rispose “beh, sì, certo, tua madre ti vorrà a casa per cena” “no, non è per questo, è che è sono a Tokyo da quattro giorni ormai, ma, andando a trovare le varie amiche e dormendo da loro, ho passato a casa una sola notte… è il caso che mi faccia vedere! Ah, dimenticavo, Akira ti saluta, dice che gli sei mancata” sorrise lei correndo via sui roller “ciao!”
Hiragi rimase fermo alla porta della palestra a guardare quella figura uscire dalla sua vista, incantato *ma chi è?* Minefuji e gli altri tornarono in palestra, gli uni ad alle-narsi, l’altra al suo ruolo di coach strepitando ordini, ma l’allenamento era quasi fini-to.

 
Continua nel capitolo:


 
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