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MANGA.IT RECENSIONI
Titolo: CURE (KYUA)
Casa editrice: ASIAN FILM NETWORK
Autore: KIYOSHI KUROSAWA
Anno: 1997
Categoria: FILM GIAPPONESI: Fantasy-Horror
Formato: DVD
Versione: JAP
Durata: 111
Prezzo: 23 Euro

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ryo76 scrivi - profilo

``tu chi sei?``
 
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Recensione
Tokyo è sconvolta da una serie di efferati omicidi, tutti accomunati dal fatto che le vittime vengono ritrovate con una macabra X incisa sulla base del collo in modo da recidere sia la carotide che la giugulare: gli indizi potrebbero far supporre in un primo momento ad un unico serial killer, se non fosse per il fatto che l’esecutore in realtà è una persona differente ogni volta e, sebbene i delitti vengano commessi con scrupolosa meticolosità, ciascun assassino viene ritrovato dalla polizia generalmente a poca distanza dal luogo del misfatto, consapevole e sconvolto dal gesto commesso ma del tutto all’oscuro dei motivi che lo hanno spinto a farlo. L’investigatore Takabe comincia a formulare l’ipotesi che al di sopra di tutto vi sia un unico mandante, il quale in qualche modo riesce ad ipnotizzare gli inconsapevoli sicari per far compiere poi in sua vece gli efferati crimini. Nel frattempo un insegnante incontra su una spiaggia desolata uno sconosciuto apparentemente sofferente di un’acutissima forma di amnesia che non gli consente di ricordare neppure fatti accaduti pochi istanti prima (qualcuno ha detto Memento?^^). L’unica cosa che il vagabondo sembra conservare è la consapevolezza che "qualcosa" al suo interno è fuggito, lasciandolo completamente "vuoto". L’insegnante, temendo per la salute dell’estraneo date le sue disperate condizioni, lo accoglie in casa propria assieme alla moglie, trascorrendo con lui una difficile serata durante la quale Mamiya (questo il presunto nome del vagabondo) gli pone di continuo la stessa domanda: "Tu chi sei?"

Ispirato a un romanzo dello stesso regista, Cure rappresenta il vero debutto oltreoceano di Kiyoshi Kurosawa che sfruttò così la borsa di studio vinta al Sundance Institute che gli permise di studiare le tecniche registiche statunitensi. L’idea del film è nata dall’esame di molti casi di cronaca nera: Kurosawa era rimasto colpito nell’ascoltare testimonianze portate da amici e conoscenti di un insospettabile assassino, i quali non mancavano mai di evidenziare quanto in realtà quella determinata persona fosse pacata, tranquilla, non avesse problemi di sorta e si mostrasse sempre amichevole con tutti. Proprio per questo i colpevoli degli omicidi iniziali di Cure sono individui rispettabilissimi, al di fuori di ogni sospetto, persone di cui chiunque si fiderebbe e dalle quali non ci si aspetterebbe mai un crimine del genere. Il tema del film è dunque l’esplorazione del “lato oscuro”, la metà più crudele e primordiale dentro ognuno di noi che mai nessuno avrebbe sospettato di vedere un giorno saltar fuori all’improvviso, talmente rifiutata dal nostro ego che se ne arriva a cancellare anche il solo ricordo.
Tra le interpretazioni da segnalare quella di Masato Hagiwara nei panni di Mamiya, attore proveniente dagli sceneggiati televisivi e abituato a personaggi positivi, qui invece chiamato a interpretare per la prima volta un ruolo oscuro. Una scelta non casuale la sua, dunque.
Lo stile di Kurosawa si presenta qui già ben definito come quello che si ha modo di vedere nelle sue opere successive: gli scenari sono i veri protagonisti dello schermo, ampie inquadrature che esaltano il contrasto tra splendidi paesaggi naturali e freddi complessi industriali.
I diritti di Cure sono stati recentemente acquistati dalla United Artists per realizzarne un remake che verrà prodotto dal cantante dei R.E.M., Michael Stipe, l’ennesima conferma della povertà di idee del cinema hollywoodiano che ultimamente continua ad attingere spesso dall’area giapponese (anche di Kairo, dello stesso Kurosawa, dovrebbe essere fatto un remake ad opera, a quanto si dice, del “papà” di Freddy Kruger, Wes Craven).
Voti
Regia: 8
Sceneggiatura: 8
Effetti speciali: 6
Attori: 8
Storia: 8
Musiche: 7
Adattamento italiano: non classificabile
Doppiaggio: non classificabile
Originalità: 8
VOTO GLOBALE: 7.5


Commento finale
Definito come il film che ha saputo rielaborare alla perfezione il concetto di thriller psicologico e anche come la pietra tombale del genere serial-killer, Cure rappresenta la metafora dell’auto-estraniazione, dell’irrazionalità, una fredda e lucida riflessione sulla perdita d`identità. Un film in cui quasi si respira un gelido senso d’inquietudine e che, scusate se è poco, fa paura.

 
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