Incubi e come trovarli. Comincio io...
data: 03/05/21
scritto da: rottenblue profilo
Avrò avuto 9, 10 anni al massimo, ma non mi è mai più successo un incubo del genere, per questo ancora me lo ricordo:

Mi trovo su delle colline erbose, ma non ci sono colori, è tutto in bianco e nero, il cielo, nuvoloso, scorre troppo velocemente sopra la mia testa, come fosse stato ripreso in time-lapse; mi dirigo sulla collina più elevata, dove sulla cima sono posti i resti di quella che sembra essere stata un'abitazione piuttosto grande, fatta in mattoni e cemento; il tetto, gran parte delle pareti esterne così come la maggior parte delle stanze interne sono crollate, ma resistono in qualche modo ancora in piedi alcune stanze. Mi dirigo verso l'unica ad avere una porta chiusa e con le pareti sufficientemente alte da impedirne la visuale all'interno. Man mano che mi avvicino sento sempre più forte il suono di battiti cardiaci nelle mie orecchie, in breve, giusto il tempo che mi serve per raggiungere la porta, essi diventano quasi assordanti e sempre più rapidi... vorrei fermarmi, non voglio aprire quella porta, ma non sono io a guidare le mie azioni, qualcosa o qualcuno, che è dentro di me; lo capisco perché ogni volta che tento di fermarmi sento come delle fitte sempre più forti alle tempie, solo allora mi rendo conto che quei battiti sono i miei ed hanno raggiunto un ritmo frenetico, sento il cuore ormai al limite... lì, davanti a quella porta chiusa, vecchia e ormai logora, ma comunque imponente ai miei occhi di bambino, sento che il cuore mi sta per scoppiare assordato dai miei stessi battiti.
Il suono improvviso di un campanile interrompe quella pressione insostenibile, mi domando se la torre con in cima le campane sia sempre stata lì o sia comparsa solo adesso, non lo ricordo, ma di certo quel suono ha spezzato la frenesia dei miei battiti e mi rendo conto che quelli che mi circondano sono i resti di una chiesa. Di colpo la porta si spalanca e mi si pone davanti un prete, giovane e cupo in volto, tiene gli occhi chiusi, ma li apre quasi subito e sono rossi, vermigli in questo sogno fatto in gradazioni di grigi. A quel punto ho la certezza sia stato lui a guidare le mie azioni, a portarmi fin dietro quella porta, perché nello stesso istante in cui apre gli occhi sento una scarica insopportabile attraversarmi la testa, mille volte più intensa delle fitte che mi impedivano di fermarmi. Urlo disperatamente e finalmente mi sveglio. Sudato e tremante, ancora scosso dal sogno, comincio a chiamare mia madre, che dorme nella stanza accanto, mi sembra attendere un tempo infinito, poi finalmente la vedo spuntare alla porta, ma sono disorientato da quello che vedo; sembra stia spingendo una sedia a rotelle elettrica, ma nessuno vi è seduto sopra e lei, sebbene si trovi dietro la sedia, non è sufficientemente in alto rispetto a questa in base alla sua altezza. Avvicinatasi a sufficienza, decido di guardare dietro lo schienale della sedia a rotelle e vedo così che mia madre è stata collegata allo schienale con delle cinghie fisse su quest'ultimo e strette intorno alle sue gambe, ben al di sopra delle ginocchia, perché tutto quello che una volta stava al di sotto, le è stato mozzato. La sedia si muoveva elettricamente, non era lei a spingerla. La guardo in volto e lei mi guarda con un'espressione assolutamente tranquilla e serena, come se io stessi vedendo la cosa più normale di questo mondo. Vado nel panico più totale... urlo disperatamente e finalmente mi sveglio. Sudato e tremante, ancora scosso dal sogno, comincio a chiamare mia madre, che dorme nella stanza accanto, mi sembra attendere un tempo interminabile, poi finalmente la vedo spuntare alla porta...

Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti

  » Se il messaggio non rispetta il regolamento, clicca qui


  ISTRUZIONI