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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: VIAGGIARE
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: chibikiss89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/01/2008 18:05:48

è molto molto breve, e parla di un breve momento di una persona.. è una vita che non scrivo. enjoy
 
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- Capitolo 1° -

i personaggi (?!) sono una mia invenzone, bla bla bla.
se avete qualche commento il mo fp è a disposizione, e detto questo buona lettura!

















In viaggio. Il biglietto c’è, qui, vicino ai soldi che ha preso.
Basteranno per pochi giorni, poi cercherà un lavoro.
Non sa nemmeno dove andrà, ha chiesto il biglietto per il primo volo che partiva, non le interessava per dove.
Non l’ha nemmeno voluto sentire.
Un biglietto e basta.
E andare.. lasciarsi indietro tutto, lavarsi di dosso tutto con aria nuova.
D’altronde è sempre stato il suo sogno.
Non l’ha mai detto a nessuno, ma non è per vigliaccheria.. non sapeva a chi dirlo.
Ora che tutti l’hanno lasciata sola, ora che tutti sono scappati.
Ora è il suo turno.
Nel suo bagaglio ci sono solo pochi ricambi e un diploma di un corso di fotografia.
Addosso ha di valore solo le sue scarpe preferite, consumate dalle passeggiate per scoprire qualcosa di nuovo, per scoprirsi nuova, ma non ci vuole pensare.
Quello è passato, solo passato, tutto passato.
I capelli le danno fastidio raccolti nella coda, non ci è abituata, continua a sistemarseli.
Fissando il riflesso di una vetrina non si riconosce.
Sorride, forse amaramente, o forse ha solo paura di arrivare in ritardo ad un nuovo appuntamento con se stessa.
Lo sportello è aperto, automaticamente ha già fatto tutto, come chi è abituato a scappare.
Sta seduta aspettando di imbarcarsi, ma non ha ancora scoperto dove andrà.
Gliel’hanno detto ma non ha ascoltato.
Va bene così.
Il bagaglio è talmente piccolo che non l’ha imbarcato, e ora lo tiene vicino alle gambe, anche se le fa caldo.
E osserva la gente che come lei sta aspettando di evadere.
Sembrano tutti impazienti, sembrano tutti felici.
Si rende conto che sono tutte coppie, il pensiero la ferisce colpendola, ma lo scaccia rapidamente.
Evita di pensarci.
Si distrae ascoltando delle persone che conversano in inglese di fianco a lei.
Le piace l’inglese, è portata per le lingue.
E forse è anche un po’ impertinente, non si fa problemi ad ascoltare le conversazioni altrui.
Dall’accento si direbbero americani.
Rimane ad ascoltarli finchè non s allontanano, poi sposta la sua attenzione.
Una ragazza davanti a lei ascolta la musica mentre quella che probabilmente è la madre controlla di non aver dimenticato nulla.
Anche lei vorrebbe poter ascoltare la musica, ritornare a quelle emozioni.
Per paura di cadere in tentazione non aveva portato il lettore.
Evita di pensarci.
È quasi il momento.
Non pensarci.
Non pensarci.
Non pensarci.
Ha fatto molti viaggi, ma mai come questo.
Si è affidata al destino perché vuole rivivere, e lì non può farlo.
Non ci ha pensato seriamente, l’ha fatto e basta.


Ma è convinta di non aver sbagliato.
O almeno, cerca d non pensarci.
Si sta imbarcando, e per un momento è costretta a farsi forza.
Beh, addio, si dice così.
non sa nulla del suo futuro, ma per ora non ha intenzione di tornare in quella città, dove i ricordi camminano accanto alle persone e tutto riconduce all’abbandono.
È come se qualcosa si fosse rotto, dentro di lei, tempo fa, ma da quel momento la sua anima s è spenta, e non ha più voluto provare nulla.
Sentire nulla.
Gli occhi grandi fissati nello stupore, il cuore batte sempre forte, come dopo un forte spavento, ma le mani sono fredde.
La mente è talmente impegnata ad evitare di ricordare, che s è spenta.
È puro istinto di sopravvivenza, che la obbliga a fuggire chissà dove.
La vecchia lei cammina tra i ricordi, e non è sola.
Questo fa male più di tutto il resto.
E quindi basta, scappare, aria nuova, odori nuovi, viste nuove.
Persone nuove no, non è ancora pronta ai contatti umani.
I primi giorni cercherà un posto a buon mercato, poi subito un lavoro.
Non ci ha ancora pensato bene, non le importa come sarà sistemata.
La ragazza che ascolta la musica la guarda insistentemente.
Ricambia lo sguardo, ma qualcosa in quello che ha visto deve aver spaventato l’altra, mentre con un brivido distoglie lo sguardo.
L vento, il rumore, i gradini e il suo posto.
E dunque, eccola.
Seduta vicino al finestrino ad aspettare.
Sono in pochi sull’aereo, di fianco a lei nessuno.
La madre rimprovera la ragazza della musica per qualcosa che non capisce.
Era da tanto che non sentiva un rimprovero.
Evita di pensarci.
Chiudere gli occhi, concentrarsi sull’essere che, privo di determinazioni, sfocia nel nulla.
Chiudere gli occhi e fissare il vuoto.
Chiudere gli occhi… ma non dormire…
Non dormire…
No…



Un’ora, due, mille anni dopo, si sente riemergere.
Non riesce ad aprire gli occhi, tutto quello che sente è il rumore assordante del suo cuore che pulsa, e una sensazione di freddo mortale e contemporaneamente un incredibile sollievo a livello delle costole.
Non apre la bocca, ha paura di vomitare tutte le sue emozioni, non apre gli occhi, ha paura di piangere tutto il vuoto che l’aveva invasa.
Il suo corpo non si muove, mentre la sua mente rifiorisce, mentre il suo cuore ricomincia a pulsare regolarmente, mentre ogni singolo nervo smette di tremare.
Mentre la sua anima riesce a ripercorrere vecchi cammini.
Riesce a fissare il suo occhio interiore per pochi secondi su un ricordo dagli occhi che brillano mentre le dice che l’ama, e sul suo sorriso, proprio com’era in quel momento.
Si fa forza, lo rincorre mentre fugge da una situazione all’altra.. quando andavano in collina a guardare il cielo di notte, lui con quelle mani sempre calde e l’alone di una sigaretta.
Il giorno di quell’improvvisata sotto casa per portarla una giornata al mare.
Il giorno in cui si è presentato con un anello..
Il giorno in cui era lì, e poi… poi nulla… una bara e pochi parenti.
E poi più nulla, più nulla.
Ma non riesce più ad evitare di pensarci.
Non vuole più evitare di pensarci.
Non ha mai pianto per lui.

L’aereo atterra, tutto accade in fretta per lei, perché questa volta sa cosa deve fare.
La ragazza della musica la guarda.
Lei le fa un gesto leggerissimo con la testa, ma è molto più di quello che ha mai fatto per nessuno.
I gradini, il vento, il rumore.
L’aeroporto.
Non corre, si avvicina ad un banco.
Non ha mai pianto per lui.
E lui si meritava molto di più di questo.
E lei si meritava molto di più che scappare.
Perché non ci si abitua mai al dolore, ma si può imparare a convivere con i ricordi.
Perché stava cercando di scappare dalla vita, ma questo non poteva permetterselo.
Perché non ha mai pianto per lui e lui se lo meritava.
E lui si meritava che lei non gli fuggisse.
La donna del banco le sorrideva di circostanza, mentre lei piangeva di liberazione.

 
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