CHAPTER 1
- Capitolo 1° -
X&Y
Il caminetto acceso. Una poltrona. Un bicchiere semivuoto di whiskey nella mano destra. Le gambe rannicchiate contro al petto. Una sigaretta accesa nella mano sinistra. E un pugno di ricordi confusi in testa.
Si ricordava pochissimo di quella notte. Solo immagini sfocate e qualche flash nitido di particolari poco importanti.
Era un posto enorme, una specie di parco recintato. Pioveva forte, il terreno era coperto di fango, e scivoloso. Le gocce picchiavano forte sulla pelle e attraverso i vestiti. Faceva freddo. Nonostante fosse terribilmente buio, gli alberi riuscivano a mandare la loro ombra, grazie ad un raggio di luna che trapassava non si sa come la spessa coltre di nubi. Nere. Inquietante. Inquietante come tutto il resto, d’altra parte. Ma non aveva paura. Solo quel vago senso di angoscia, molto blanda, che sarebbe un crimine paragonare alla paura, alla paura vera. O forse sì, era paura. Ma non avrebbe mai potuto dirlo. Non conosceva la paura. Non conosceva nulla, in realtà. Solo se stessa, e tutto quello che poteva significare.
Cazzo. Perché non riusciva? Perché quella notte così importante se ne voleva restare così nascosta?
Un altro sorso dal suo bicchiere, e un altro tiro di quella sigaretta, ormai quasi finita.
Si sentiva male.
-Dobbiamo andare-
A svegliarla dai suoi pensieri fu un uomo vestito di nero, come lei.
-Dove?- buttò la sigaretta nel camino e vuotò il bicchiere.
-In giro, come al solito-
La prese per mano, e la fece alzare.
Lei prese il suo cappotto e si mise le scarpe. Lui le passò le armi, e la baciò a fior di labbra, delicatamente, come ogni volta prima di uscire.
Oltrepassarono la porta, chiudendosela alle spalle.
-Andiamo sorellina-
Il ragazzo si accese una sigaretta, e si rimise l’accendino di plastica nera in tasca. La ragazza lo guardava attraverso la sua frangia rossa, chiedendosi come sempre chi fosse veramente lui. Non capiva. Le aveva salvato la vita. La chiamava sorellina. E insieme, ogni volta, sfidavano le leggi morali della società. Più che altro se ne fottevano tranquillamente. Lei e suo fratello (ma lo era davvero poi?) erano una coppia. Non una coppia tradizionale comunque. Anzi, più che una coppia erano un duo. Una società. Una coppia.
Lui la guardò, e le indicò la strada con un cenno del capo, smuovendo il fumo che gli si era creato attorno.
Se ne andarono nella notte, fratello e sorella, tenendosi per mano, con i loro cappotti svolazzanti, abbracciati ai loro enigmi, ai loro perché. E ai loro proiettili in canna.
Nella stanza il fuoco si spense piano piano, sfumando in cenere.
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