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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: THE GAME IS OVER
Genere: Drammatico, Dark, Introspettivo, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Avviso: What if? (E se...)
Autore: iriel galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/10/2007 13:17:41 (ultimo inserimento: 13/06/08)

"...è soltanto un gioco..."commentate per favore ç.ç!!!
 
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PROLOGO:\"I START WITH...\"
- Capitolo 1° -

THE GAME IS OVER
Prologo:
I start with…
In una notte di luna piena,senza stelle,una figura oscura camminava barcollando per le innevate stradine di Mosca,una pistola fumante in una mano,l’altra a reggersi una spalla ferita…Ad un certo punto si fermò,poggiandosi stancamente ad uno dei muri che affiancavano il piccolo e sporco vicolo dove si trovava.
A fatica si porto l’arma ancora calda davanti al volto,la mano che reggeva la spalla era sporca di sangue…Sorrise,sorrise osservando e assaporando il suo sangue ormai freddo…
In quel mentre una frase,delle parole,riaffiorarono nella sua mente:
“Non esiste animale più cattivo di un lupo ferito…”solo un sussurro nulla di più…
“Ahahahah!!!Quanto è vero!”disse a se stesso,mentre un sorriso malvagio gli deformava il volto.
Anche quella notte aveva fatto il suo dovere ,però,non si aspettava una tale resistenza…La sua vittima aveva reagito…
FLASH BACK
Una stanza buia, due figure che si scrutano,una avvolta in un lungo cappotto nero,l’altra,fiera ed orgogliosa,se ne stava nell’ombra…Due scatti,due spari,un proiettile che si conficca in una spalla,un altro che,con la sua precisione mortale e il suo sinistro sibilo,colpisce il cuore,uccidendo…
FINE FLASH BACK
Spalancò gli occhi,risvegliandosi dallo stato di trance in cui era caduto…
Aveva rivissuto,per l’ennesima volta quella notte,ciò che aveva fatto qualche ora prima…
Non capiva perché la cosa gli pesasse tanto,in fondo non era la prima volta che uccideva…
Possibile che quegli occhi ametista,che per un attimo avevano mostrato delusione,e poi derisione,come se quel ragazzo sapesse chi lui fosse,e soprattutto per quale scopo fosse lì,lo avessero tanto colpito?
Possibile che in quegli occhi avesse,anche se solo per un attimo,scorto una scintilla di affetto!?
No impossibile,lui non conosceva l’affetto…come avrebbe potuto riconoscerlo?
Eppure…Scosse la testa,da quanto in qua si faceva tutti questi schemi mentali?Oh no,ecco che ricominciava…
Si sollevò a fatica da dove si era poggiato,la pistola nuovamente fredda fra le mani insanguinate,la spalla che doleva…
Ripose l’arma in una tasca interna del lungo cappotto nero che indossava,fu a quel punto che le sue dita sfiorarono qualcosa di circolare…
Sorrise ancora,estraendo una trottolina dal colore argenteo…
Questa volta il suo sorriso era diverso,non un ghigno,non una smorfia di derisione,ma un sorriso nostalgico,triste…
Si riscosse immediatamente da quello stato e da quei pensieri fastidiosi,da quei pensieri così “umani”…
Lentamente,riprese a camminare…Piccole gocce di sangue macchiavano la neve,lasciando chiare tracce del suo passaggio. Il dolore aumentava,ma doveva resistere:era quasi giunto alla sua meta.
Le strade quella notte avevano un’aria davvero spettrale,nell’ombra una giovane donna osservava con rammarico quel ragazzo che perdeva sempre più sangue,quel ragazzo che era stato tanto importante…Con occhi malinconici gli diede un’altra rapida occhiata,sorrise a un dolcissimo ricordo che in quel momento la sua mente aveva deciso di donarle,una lacrima solitaria le scese lungo la guancia,e scomparve nella notte, sussurrando queste parole:
“Era solo uno stupido gioco,hai deciso di giocare…ed ora stai pagando…”
Finalmente aveva raggiunto il posto…Dio quanto disgustava quel luogo!
Si trovava davanti ad un antico cancello nero,sormontato da due gargoyle in pietra,questo fungeva da ingresso ad una magnifica,quanto inquietante villa. Le ombre che la struttura creava sul vialetto di ingresso erano dei fantastici giochi di forme,chiunque si sarebbe fermato e avrebbe osservato con estrema attenzione lo scenario che aveva di fronte,ma lui,lui non era “chiunque”…
Spinse il cancello,che si aprì facilmente,e attraversò con fatica il vialetto fermandosi davanti alla grande porta di quercia intarsiata da mille ghirigori…
Anche questa si aprì con molta facilità sotto la sua spinta ed entrò nell’ingresso della grande villa. Nonostante l’oscurità regnasse sovrana all’interno della struttura,il troppo lusso era percepibile nell’aria.
Cercando di non far rumore si avviò verso le scale,ma una voce dall’oscurità richiamò la sua attenzione:
“Sei in ritardo…”dall’ombra comparve un uomo di mezza età:lineamenti marcati,capelli violetti e profondi occhi neri come la notte,che si rispecchiarono e vennero risucchiati dal mare di zaffiro che ricambiò lo sguardo.
“A te cosa importa?”chiese con aria di sfida il ragazzo…
Grosso errore…L’uomo gli si avventò contro,tirandolo per i lunghi capelli rossi e scagliandolo contro un muro. Il ragazzo non ebbe modo di rispondere all’attacco,troppo debole a causa della ferita alla spalla.
Un rivolo di sangue gli colò dalla bocca,sangue che subito leccò via…Si rialzò poggiandosi al muro che aveva macchiato di quel colore che tanto amava e che tanto lo rappresentava,senza dire una parola,non un lamento,nonostante il dolore alla spalla fosse aumentato sommato,adesso,alle fitte alla testa.
“Sei ferito,Hiwatari ha opposto resistenza…”sorrise malvagio l’uomo.
Ma il ragazzo non fece caso al ghigno che si era formato su quel volto tanto odiato,nella sua mente risuonava quel nome appena pronunciato:
“Hiwatari,Hiwatari,Hiwatari…”
Una scossa elettrica gli attraversò la spina dorsale e un incredibile malessere si impossessò di lui. Ignorando le risate malvagie dell’uomo che godeva nel vedere lo stato in cui il ragazzo era caduto dopo aver sentito quelle parole,si precipitò su per le scale arrivando al secondo piano della villa,dove vi era la sua camera e dopo aver attraversato il lungo corridoio di corsa e dopo aver aperto con forza l’ultima porta a sinistra,corse all’interno della stanza ed entrò in bagno,rimettendo l’anima dopo essersi sporto sul water…
Si rialzò lentamente…Ma che diavolo stava succedendo!?Perché appena udito quel nome si era sentito così male?Possibile che sentisse i cosiddetti “sensi di colpa”!?No!Lui non conosceva quel tizio…Probabilmente era tutto una coincidenza,quel malore era dovuto sicuramente alla ferita alla spalla e si era sentito male nello stesso momento in cui Vorcof aveva pronunciato quelle parole…Eppure c’era qualcosa di familiare…In fondo lui non ricordava nulla del suo passato…E se…?
Basta!!!Quella notte l’immaginazione gli stava facendo troppi brutti scherzi…
Con delicatezza si tolse il cappotto e il maglione nero a collo alto zuppo di sangue che indossava,rimanendo a torso nudo. Raccolse i lunghi capelli rossi in una coda,lasciando alcune ciocche di fili ramati libere di accarezzargli il volto…Osservò il suo riflesso allo specchio:uno sguardo di ghiaccio lo fissava prepotentemente…
Un’improvvisa fitta alla spalla lo costrinse ad appoggiarsi ai lati dello specchio…
Meglio pensare ad estrarsi quel maledetto proiettile,piuttosto che perdersi in stupide teorie senza senso…
Si chinò su un mobiletto lì di fianco e ne tirò fuori un paio di pinze,del disinfettante,dei batuffoli di cotone,ago e filo.Bagnò con l’alcool uno dei batuffoli e cercando di ignorare il dolore lo passò sulla ferita.Ripetè più volte questa operazione senza emettere alcun suono…
Si portò,poi,davanti al volto le pinze, che sterilizzò con la fiamma dell’accendino che portava sempre nella tasca dei pantaloni…Il fumo era proprio uno dei suoi vizi più brutti,se non anche l’unico…
Finita l’opera di sterilizzazione e stringendo i denti,portò le pinze alla ferita cominciando a cercare all’interno della carne il proiettile…
Il sangue scorreva lentamente lungo la sua schiena e il suo petto sporcando il pavimento bianco…Finalmente trovò ciò che stava cercando da alcuni minuti nella sua povera spalla e tirò con forza estraendo l’odiato proiettile.
Lo ripose sul piano del lavello,poi riprendendo l’alcool e i batuffoli di cotone riprese a disinfettare la ferita,dopodiché con l’ago,precedentemente sterilizzato come con le pinze,e il filo,cominciò a ricucire con estrema delicatezza la carne. Quando ebbe finito ripose il tutto nel mobiletto.
La sua attenzione ricadde,poi,sul proiettile appena estratto. Lo prese tra le mani,lo osservò attentamente,poi aprendo l’acqua del lavandino lo sciacquò.
Quando il sangue fu completamente defluito da quel piccolo aggeggio che con tanta facilità riusciva a strappare la vita,se lo portò davanti agli occhi…
Un ghigno divertito gli si formò sul volto…Un proiettile d’argento!Quello era un proiettile d’argento!
Le leggende raccontavano che fosse l’unica cosa in grado di uccidere un lupo mannaro…
Osservandolo più attentamente notò una piccola incisione in cirillico sulla sua superficie:
“Per te…”
Incredibile!Quel tipo,quell’Hiwatari,aveva caricato quel proiettile nella sua pistola apposta per lui!...Ma perché?...
Lo sorprese un’altra fitta al capo…Ok,per quella notte ne aveva piene le scatole,decise di farsi una doccia…poco importava se i punti alla spalla saltavano,li avrebbe ricuciti:al momento doveva riordinare le idee.
Aprì l’acqua calda all’interno della doccia e dopo aver sciolto i capelli ed essersi sfilato i pantaloni di pelle nera che indossava,e i boxer dello stesso colore si mise sotto il getto dell’acqua.Inclinò la testa all’indietro lasciando che l’acqua gli bagnasse il volto,la spalla pulsava,ma ormai aveva imparato ad ignorare quel dolore…
Il sangue scivolava via dalla sua pelle,mischiandosi con quel liquido tanto puro quanto importante per la vita.
Quando ebbe finito chiuse l’acqua,si legò un asciugamano intorno alla vita,mentre con un altro cominciò a strofinarsi i capelli.
Aprì la porta del bagno entrando nella sua stanza,avrebbe ripulito dopo,ora voleva solo riposare.
La sua camera,diversamente dal resto della villa,era la meno lussuosa,ma forse lo era fin troppo per i suoi gusti…
Un grande letto a baldacchino con tendaggi di seta rossa si trovava al centro della stanza,morbide lenzuola di seta nera,invece,fungevano da copriletto. Il legno di quercia che formava la testata e le colonne del letto era intarsiato,e rappresentava delle magnifiche composizioni floreali.
Un cassetto dello stesso legno e dalle stesse decorazioni era di fianco al letto. Un antico armadio si trovava sulla parete di sinistra,un magnifico specchio con intarsi d’oro era invece sulla parete a destra,infine vi era una bella scrivania ai piedi della finestra.
Gettò stancamente l’asciugamano che stava usando per i capelli sul letto,andò verso l’armadio per tirarne fuori dei vestiti per la giornata…Ormai l’alba stava per sorgere…
Non facendo caso a quali vestiti avesse preso,si ritrovò a fissare allo specchio la sua immagine vestita con una familiare,fin troppo familiare,tuta bianca…Eppure,lui non ricordava di avere un capo simile…
Stava per sistemarsi i capelli nella sua solita coda,quando,ipnotizzato da un qualcosa che nemmeno lui riusciva a definire,si ritrovò a sistemarsi capelli in un modo assurdo,simile a delle corna…
Rise di gusto,poi come se si fosse reso conto di ciò che aveva appena fatto,si sfiorò le labbra con le dita…Lui,lui aveva riso!?Era davvero divertito e allo stesso tempo felice di ciò che vedeva riflesso in quello specchio!?
In effetti doveva ammettere che era davvero ridicolo conciato in quel modo,scosse la testa…Ma che diavolo andava a pensare!?
Quell’immagine di se stesso,però gli richiamava alla mente qualcosa…
Riprese la spazzola e si risistemò i capelli in modo più normale,ovvero legandoli per l’ennesima volta,in una coda,poi sfinito si gettò sul letto,cominciando ad accarezzare lentamente la seta nera delle lenzuola.
Rimase così per qualche minuto,poi la sua attenzione fu catturata da un luccichio poco distante. Si alzò lentamente,ignorando la spalla e la testa che giustamente reclamavano il riposo che meritavano,e si chinò sul pavimento per raccogliere la trottolina argentea che aveva nel cappotto…Si ristese sul letto,osservandola attentamente,probabilmente gli era caduta mentre correva verso il bagno.
Posando la trottola al suo fianco allungò una mano verso il comodino,dove vi erano poggiati un pacchetto di sigarette e un accendino. Prese una sigaretta e l’accese cominciando a dare lunghe boccate…
Riprese il beyblade tra le mani…si,sapeva benissimo cos’era quella trottolina,e ricordava anche il nome che gli aveva dato:Wolborg…
Queste erano le sole e uniche certezze del suo passato.
Osservò il bit-chip del bey,dove,fiero e maestoso,si ergeva uno splendido e candido lupo alato…
Un’altra fitta al capo gli fece scivolare via di bocca la sigaretta,che cadde a terra e lo costrinse a lasciare andare il bey e a sedersi tenendosi la testa fra le mani….
Gli occhi sbarrati,il respiro affannoso…Il ragazzo si lasciò cadere all’indietro sul letto,e senza alcun apparente motivo calde lacrime cominciarono a rigargli le guance.
Stava piangendo…Lui Yuriy Ivanov,stava piangendo per la prima volta da quando aveva perso la memoria…
La ragione?I suoi ricordi…I suoi ricordi stavano tornando,lentamente,dolorosamente si facevano spazio nella sua mente, in quella notte che aveva giocato talmente sporco contro di lui…
Una figura avvolta in un mantello stava osservando la scena da un albero di fronte alla finestra della camera del ragazzo…
Un sorriso si intravide da sotto il cappuccio del mantello,seguito da queste parole:
“Il gioco…Sei quasi arrivato alla fine,Yuriy…resisti,puoi farcela…”
Un bacio nel vento,profumo di rosa nel gelido inverno russo…





 
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