+ PROLOGO: L’INFANZIA + - Capitolo 1° -
Ci sono favole e leggende a lieto fine, che parlano di fate e folletti, di boschi incantati e principi azzurri; quelle che ti raccontavano da bambino prima di addormentarti, o in una gelida serata invernale, accoccolati accanto al caminetto, mentre fuori imperversava la tempesta, o la neve imbiancava tutto il paesaggio, rendendolo ovattato e quasi irreale agli occhi dei radi lavoratori ritardatari che, avvolti lei loro pesati cappotti, con passo affrettato si dirigevano verso la propria abitazione. E poi ci sono le leggende più cupe, quelle che parlano di persone scomparse, di ombre senza riposo che vagano nell'oscurità, di spiriti anonimi rinchiusi a lungo in vecchi sottoscala abbandonati alla polvere e al tempo; quelle che finiscono irrimediabilmente con una tragedia, con innumerevoli morti, in cui non comprendi mai fino alla fine chi sia ad avere davvero ragione e chi torto in tutto ciò. Forse tutti; forse nessuno. Quelle leggende che ti raccontavano per farti paura, e probabilmente un po’ anche per prenderti in giro e per darti qualche importante velato avvertimento verso il mondo esterno, mascherato da storia dell’orrore.
Se io appartenessi all’una o all’altra categoria, però, ancora non potevo saperlo in quel periodo; ero solo un bambino irrequieto, introverso e scontroso, affamato di storie, che credeva ciecamente in quei racconti di fate e folletti narrate dal nonno, accanto al fuoco, nelle notti più oscure. Pendevo letteralmente dalle sue labbra, non mi saziavo mai di sentire nuove fiabe e racconti; anche se la maggior parte di ciò che mi narravano apparteneva alla prima categoria. Ma poi, quando tutti dormivano, io, nella cupa oscurità della mia cameretta, che nemmeno la luna riusciva a rischiarare, passavo lunghe ore a fantasticare. Certo, lo fanno tutti i bambini, direte voi; ma io ero diverso, perché mi sentivo tale e, infondo, a ripensarci ora lo ero davvero; le mie fantasie terminavano sempre con qualche catastrofe, con la fine di qualche cosa d’importante, con morte, sangue, o con la fine vera e propria. Quella assoluta.
Perdonatemi ora, non era mia intenzione annoiarvi con inutili aneddoti sulla mia infanzia, no; quello che mi preme di farvi sapere accadde ben più avanti nel tempo; dopo 18 anni dalla mia nascita. In quel periodo ero completamente immerso nella mia catastrofica immaginazione, ero senza amici, sempre solo per mia volontà; non sopportavo la compagnia altrui, per me era come essere parte di un’altra razza, non mi riconoscevo in quegli squallidi esseri umani che si crogiolavano nello “strisciare” ai piedi di qualcun’altro e si sentivano appagati nello sguazzare nel fango. Fu in un giorno di quelli, d’inizio autunno se non ricordo male, che decisi di abbandonare la mia “rassicurante” vita in Valle Ambrata al solo scopo di recarmi verso qualche cosa d’ignoto, ma che pur non conoscendolo sapevo esistere; forse fin troppo convinto in quello che la mia testa irrazionale elaborava, alla ricerca di un qualcosa che avrebbe terrorizzato chiunque altro; ma non me. Ricordo che nemmeno i miei genitori furono molto dispiaciuti dalla mia partenza e, ora, alla luce dei fatti come biasimarli? Ero considerato dai più come un pazzo visionario, come un adoratore del male; e in fin dei conti persino io mi sentivo come un automa agli ordini di un qualche invisibile superiore malefico e perverso, dalle quali labbra io pendevo; anche se in quei tempi ero convinto d’essere l’unico, in quello squallido mondo, ad agire in completa libertà.
Probabilmente fu quello l’inizio della mia rovina.
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Ho scritto questa introduzione di getto, senza aver premeditato nulla prima; è nata da sola. …prima ancora di rendermene conto l’avevo già scritta; come una creatura a sé stante, dotata di una sua “volontà”. Rileggendola devo ammettere che ne sono abbastanza soddisfatta, perché è diversa dalle mie solite storielle; e mi piace l’idea di narrare in prima persona la vita di questo mio intricato ed oscuro personaggio che, alla luce del suo presente ci racconta il suo passato, e si rende conto degli sbagli, degli errori numerosi che ha compiuto; ma non vuole che la sua storia vada perduta; vuole che tutti sappiano. Non so quando aggiornerò, devo attendere l’ispirazione; non vorrei essere affrettata. Anche se ammetto che qualche vaga idea su come far svolgere la vicenda mi gironzola già per la testa. Non ho pretesa di esigere che voi leggiate la mia storia o che commentiate; anche se devo ammettere che mi farebbe molto piacere sapere il parere di chi, per noia, curiosità o anche per errore, girovagando per il sito si è imbattuto in questa mia storia. Non so se trasmette qualche cosa o meno ma spero che almeno a qualcuno possa interessare.
Kyaelys
|
|