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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Il Corvo (The Crow)
Titolo Fanfic: TRATTA DAL CORVO
Genere: Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Autore: ericdraven galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/11/2006 17:50:42

tutti i personaggi sono maggiorenni,i fatti e i personaggi non sono esistiti e o esistenti
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

GENERE SPLATTER
Ci sono cose alle quali gli esseri umani si sforzano di rimanere aggrappati quanto più a lungo possibile. Ci sono cose alle quali gli esseri umani non vorrebbero dover mai rinunciare. Sono cose soggettive, personalissime e troppo spesso differenti. Tuttavia, c’è una cosa che nessun essere umano sarebbe mai disposto a perdere : la Vita.
TRATTO DAL FILM
IL CORVO
“MANIFESTO DI LIBERTA’”
Zona portuale. I soliti aguzzini, la solita storia. Il solito povero piccolo sfortunato commerciante beccato da questi criminali mentre cercava di denunciarne le estorsioni alla polizia. E come al solito, prima della giustizia dei tribunali sopraggiungeva la giustizia del crimine. Quell’uomo, piccolo di statura, grasso e per niente bello, sarebbe morto quella notte stessa. Era destino che così accadesse. <<ti avevamo offerto la nostra protezione, ma no, tu hai dovuto fare l’eroe, sei dovuto andare dagli sbirri a spettegolare tutto, al nostro capo non piacciono quelli che non accettano il suo aiuto>>il killer, un uomo alto, magro, con gli occhi incavati, sembrava quasi divertito da quel suo modo di fare vita e morte. Si divertiva a respirare la paura.
Peccato per lui, che quella notte , non tutti , al porto , dormivano. C’era qualcuno di vigile, qualcuno che osservava le loro vicende dal tetto di un vicino hangar ed , in silenzio, attendeva l’evolversi. Qualcuno la cui esistenza era sospesa, la cui vita e la cui morte non sussistevano. Un angelo? Un diavolo? Forse entrambe le cose. Oppure, molto più banalmente : la Vendetta.
Quando il sicario caricò la pistola, parve molto sicuro, tuttavia, da troppo non avvertiva la voce del compagno. Si volse un secondo per controllare dove fosse e lo trovò li, steso a terra, con la gola tagliata da parte a parte. Spruzzava sangue, tanto sangue. << Gorge? Ma che cavolo…>> la paura. Quella stessa essenza chimica che a lui piaceva respirare era adesso prodotta dal suo stesso corpo. Qualcuno era stato tanto veloce da avvicinarsi, uccidere il suo compare e scomparire. Chi sarebbe stato il prossimo? Lui? Oppure lo sfortunato? Doveva sbrigarsi a finire il lavoro. Si volse verso il molo, ma l’ometto era svanito nel nulla. Dov’era finito?
La luce fioca dei lampioni non lo aiutavano. Intanto, sul tetto dell’hangar, il misterioso essere depose l’ometto, l’aveva afferrato per la giacca e l’aveva portato fin li facendogli provare il terrore puro di un volo nell’oblio. <<resti fermo qui e non dica una parola a nessuno, altrimenti il prossimo della mia lista sarà lei>> una minaccia. Una delle tante ormai, ma per qualche motivo molto più credibile.
Il sicario magro vagava lungo il molo. Cercava il suo bersaglio e nel contempo temeva per la sua vita. <<cerchi qualcuno?>>la voce che pervenne dalle sue spalle era vuota di ogni emozione, lo sospinse a voltarsi e a sparare direttamente verso tale fonte. Ma il proiettile, non sortì l’effetto desiderato. Anzi, gli fece provare ancor più paura. <<non ci siamo caro mio, con questi proiettili puoi uccidere semplicemente i vivi…>> l’uomo sparò ancora ed ancora. Tutti i colpi centrarono il bersaglio, ma nessuno uccise quel ragazzo dalla carnagione pallida e dal volto dipinto <<…ecco, adesso hai finito i colpi nel caricatore, mi credi adesso?>>
Il sicario era terrorizzato. L’odore della sua paura era talmente forte che l’avrebbero percepito centinaia di persone se solo vi fossero stati testimoni<<ucciderti con le mie mani, come ho fatto col tuo compare, non mi darebbe alcuna gratificazione, quelli come te sono semplicemente dei perdenti che giocano a fare i vincenti…tuttavia sei di carne e di sangue e sarai utile per sfamare i miei compagni…>>
<<compagni?>>c’era qualcosa che suonava minaccioso nella voce del ragazzo ed il sicario ripeté quella sola parola con molta paura. Il ragazzo dinnanzi a se, completamente vestito di nero, non eccedeva in massa o in statura, aveva una fisionomia normale di un ragazzo sui venti. Portava i capelli mossi e lunghi di un colore nero, proprio come i suoi abiti. Tuttavia, il suo volto bianco e quei disegni neri su di esso lo facevano sembrare un demone
<<si…loro…>>con semplicità il ragazzo alzò un dito verso i lampioni, il sicario, guardò e sbiancò. Centinaia e centinaia di grossi corvi dal becco seghettato e dagli occhi scintillanti lo scrutavano gracchiando<<non avere paura, la morte non è poi così terribile…>> Il sicario si mise a correre cercando al fuga, il ragazzo non si curò di fermarlo, ma al gesto dell’uomo ad alzarsi in volo furono tutti i corvi. Essi lo inseguirono, lo raggiungessero e lo aggredirono. Si cibarono di lui consumando ogni parte molle, lasciando sul terreno gli abiti e lo scheletro perfettamente spolpato di ogni più minima carne.
Il misterioso giovane tornò sul tetto, l’ometto era ancora li, aveva visto tutto e tremava non poco<<voi non dovete temermi fin quando sarete dalla parte giusta>>disse per tranquillizzarlo<<adesso reggetevi a me, vi riporto a terra>>l’ometto obbedì ed il ragazzo saltò giù dall’hangar, atterrendo in piedi. L’uomo lo lasciò. Era stato salvato da un demone o da che altro?
I corvi volarono via sotto lo sguardo fraterno del ragazzo. Poi anch’egli si volse ed imboccò un vicolo oscuro e stretto<<dimmi almeno il tuo nome!>>di fece forza di dire l’ometto. Il ragazzo si fermò, si volse verso di lui e sorrise.
<<mi chiamo Erik…>>un nome normalissimo. Un nome che come lui molti altri ragazzi portava, un nome che quell’ometto non avrebbe mai potuto dimenticare.
L’indomani, alla centrale di polizia, la detective Melissa Mao, incaricata di svolgere indagini su questo misterioso vendicatore, stava ascoltando il racconto dell’ometto. << non so come potesse controllare quei corvi signorina, le dico davvero, tuttavia sembrava che lo facesse!>>
<<insomma mi sta dicendo che sono stati dei corvi a divorare quei due sicari?>>chiese perplessa lei, l’ometto annuì, soggiunse anche un dettaglio, il nome del ragazzo. La ragazza sbiancò.<<avete detto …Erik?>>
<<si signorina>>disse l’ometto premuroso<<mi ha detto di chiamarsi così>>
<<bene>>sorrise lei rassicurata<<potete andare, per il momento non abbiamo altre domande per voi, ma vi prego di restare reperibile in qualsiasi momento, potete lasciare il numero al collega che vi accompagnerà>>
l’ometto andò via con un agente di polizia. La ragazza afferrò la tazza di caffè che aveva accanto e bevve. <<Erik Dreaven>>disse una voce alle sue spalle<<per quanto non ti piaccia l’idea esiste un solo dannato bastardo capace di tanto>> era il detective Kuno.
<<Kuno>>disse Mao seccata<<Erik è morto sedici anni fa! Come diavolo può andarsene in giro ad ammazzare criminali?>>la ragazza era solamente una bambina all’epoca. Era orfana e come tale Erik era divenuto il suo fratello maggiore. Lui era un ragazzo forte, coraggioso ed onesto. Desiderava per lei solamente il meglio, poi, una sera, lo ritrovarono in fondo al fiume Kes con sedici colpi di pistola nel petto.
<<conosci la leggenda del corvo?>>si fece sotto Kuno, un distinto quarantenne amante del paranormale<<dice che quando una persona muore con dei rimpianti, i corvi lo riportano in vita come spettro notturno. Dice che questi esseri non conoscono pietà e compassione e che assolvono al loro compito di vendicatori senza provare rimorso>>
<<stai vaneggiando>>disse Mao alzandosi<<e non ho altro tempo da dedicarti, devo vedermi con Thomas stasera>>la ragazza mise il cappotto ed uscì. Da quando Erik era stato ucciso aveva deciso di diventare una poliziotta. Era stata lei a beccare gli assassini di Erik ed era sempre stata lei a condurre molte indagini affini a quelle del suo amico. Era molto quotata e capace. Di recente, aveva anche raggiunto la felicità, aveva conosciuto un ragazzo di nome Thomas che, come lei, aveva venticinque anni ed un buon lavoro da portare avanti. Avevano deciso di mettere su famiglia ed erano entusiasti all’idea.
Quella sera, Thomas aveva deciso di presentare Mao ai suoi genitori. Era l’impegno solenne della sua decisione. Arrivò al parcheggio della macchina. Vi salì ed un corvo le atterrò sul cofano. <<ma guarda questo…vattene via bestiaccia!>>disse lei suonando il clacson. L’uccello volò via
<<vuoi mandare via anche me con un colpo di clacson?t’avverto, è molto più difficile…>>quella voce… la ragazza si volse di scattò e tirò un grido. Nel sedile del passeggero c’era Erik. Non aveva dubbi, quel ragazzo era davvero Erik Dreaven. <<non gridare>>disse lui, la ragazza si fermò, si guardò attorno e si rese conto di aver fermato gran parte della via che adesso, curiosa, guardava<<metti in moto e vai per la tua strada, non ti ruberò molto…>>
la ragazza obbedì, ma aveva paura. Stava parlando con un morto!<<non sono del tutto morto e non sono del tutto vivo, perciò non prenderti per pazza va bene?>>Erik poteva leggerle la mente<<si esatto, posso leggere i tuoi pensieri, perciò non mentirmi va bene Micia?>>
Mao sorrise all’udire quel nomignolo<<non mi chiamavano micia da sedici anni…>>disse<<Erik…come puoi essere qui? Ti ho visto morto, ti ho pianto alla veglia funebre…>> Erik annuì
<<si, lo so>>disse lui<<ho ricordi incredibilmente precisi del mio funerale>>non aveva espressione sul volto, scrutava davanti a se, freddamente<<tuttavia, già poche ore dopo mi sono rialzato e sono uscito dalla mia tomba…>>
<<passo dalla tua tomba ogni anniversario della tua morte, non mi sono mai accorta di niente…>>Mao cercava di stare calma, ma era, ovviamente, terrorizzata
<<non sono uno stupido, ho rimesso tutto esattamente come avevate lasciato>>disse lui sorridendo<<non devi avere paura di me Mao, noi due combattiamo la stessa battaglia>>
Mao pianse<<no Erik>>disse<<tu non stai combattendo la mia battaglia, tu uccidi chiunque compia un’ingiustizia, non cerchi motivazioni e giustificazioni, non dai attenuanti… la tua non è giustizia, ma è vendetta, proprio ciò che mi hai insegnato a non amare…>>
<<nella morte>>disse lui<<imparerai che queste due grandi forse coincidono più di quanto tu non creda>>disse freddamente<<la giustizia a cui ti appelli è una giustizia imperfetta, proprio come lo è la vendetta, tutto sommato ottengono dei risultati, risultati gratificanti…>>
<<Erik che cosa ti è successo?>>disse lei<<come puoi pensare che sia gratificante far divorare delle persona da degli uccelli?>> c’era un po’ di paura e di ribrezzo per la visione, Erik sorrise nuovamente
<<e te allora? Non hai forse trovato gratificante vedere friggere sulla sedia elettrica i miei assassini?>>sorrise , la ragazza sbiancò, già, aveva ragione lui<<io non ho motivo di essere qui, grazie alla tua efficienza i miei assassini sono stati uccisi ed io non potrò morire mai più…>>spiegò il ragazzo<<tuttavia, i corvi, mi hanno scelto come portatore di vendetta. Chiunque desiderai anche per un istante la vendetta verso qualcuno che fa del male, bene, io sarò li, giudicherò e colpirò…questa, adesso, è la mia vita>>
La ragazza rimase in silenzio, ma i suoi pensieri furono ben lungi dall’essere personali<<mi dispiace tanto Mao che tu stia pensando questo>>Erik le accarezzò i capelli, la sua mano era calda, il suo corpo era caldo, non freddo da morto<<avrei voluto continuare ad esserti amico, ma se tu pensi di potermi fermare con le tue sole forze, mi dispiace, ma stai davvero sbagliando tutto, non puoi fermarmi, potrai solo continuare a cercarmi, ma ricorda, sarò sempre e solo io a ritornare da te…>>
Mao si volse per replicare, ma Erik era svanito nel nulla. Accostò la macchina e rimase ferma. Nel sedile del passeggero, una piuma nera. Sorrise <<va bene Erik>>disse<<continua pure a tornare da me…>>
Tarda serata. Quartiere popolare. In un palazzo abbandonato si erano dati appuntamento i sedici capi banda più pericolosi dell’intero quartiere. Motivo di tale riunione? I misteriosi omicidi che vedevano come vittime gli assassini da loro stessi assoldati. Era una riunione particolarmente tesa, c’erano molte armi e tutti erano pronti ad uccidere gli altri. Regnava un clima di sospetto e nel contempo di sfiducia. Poi, dall’unica finestra aperta entrò un Corvo. <<cacciate via quella bestiaccia!>>intimò uno dei boss
<<ma no, lasciatelo qui! A me piacciono i corvi!>>replicò un altro, indispettito dal dire dell’altro boss, all’improvviso una risata quasi satanica fece volgere tutti. Seduto su una poltrona vecchia e sporca c’era lui, Erik.
<<ti piacciono i corvi?>>disse divertito il vendicatore<<questa è davvero forte e sai perché? Perché te non piaci a loro!>> quello strano individuo da dove diavolo era entrato? I boss estrassero le armi e le puntarono tutte contro Erik, il quale smise di sorridere<<v’avverto sarebbe uno spreco di proiettili…>> il suo saggio consiglio non fu seguito. I boss gli rovesciarono contro tanto di quel piombo da uccidere perfino una mandria di bestiame. Tuttavia, quando tutti i caricatori smise di tuonare, Erik sorrise<<io, vi avevo avvertito, ma voi no, non mi avete voluto dare retta…>>
I boss arretrarono di qualche passo mentre lo strano ragazzo immortale s’alzò. I proiettili caddero a terra, non avevano nemmeno trafitto il suo corpo. Erik sorrise, contò qualcosa come milleduecento proiettili. <<eh già, avete sparato davvero tanto!peccato, avreste potuto conservare queste pallottole per voi stessi risparmiandovi tanto ed inutile dolore…>>
<<ma chi credi di spaventare razza di bastardo!>>un boss afferrò un coltello e con esso si lanciò contro Erik trafiggendolo al cuore. Ancora una volta, Erik non si mosse. Estrasse la lama dal proprio petto e sorrise. Era una lama pulita, priva di sangue. Niente sangue? Ma chi diavolo era quello?
Erik sorrise, guardò i boss <<adesso tocca a me giocare…>>
L’indomani. Mao entrò nell’edificio. Ad attenderla c’era Kuno. Lo scempio era disarmante anche per collaudati agenti. C’erano sedici cadaveri a terra, sedici pregiudicati pericolosi per tutti. orribilmente uccisi da tante coltellate inferte con ferocia inaudita. C’era anche l’arma del delitto, un piccolo coltello da tavolo. Chiunque avesse usato quell’arma possedeva una forza erculea perché aveva frantumato ossa e muscoli come burro. Tuttavia, non c’erano impronte.
<<sono stati sparati milleduecento colpi>>disse Kuno<<nessun essere vivente potrebbe sopravvivere ad una simile potenza di fuoco, Mao, sei ancora convinta che il corvo non esista?>>
Mao questa volta non parlò. Sapeva che dietro alle follia omicida di quella notte c’era la mano di Erik, lo sapeva, perché sul pavimento vi erano nere piume, nere, proprio come quelle trovate da lei quando Erik era svanito dalla sua macchina.
Intanto, in un vicolo. <<e dai non ti opporre puttanella!>> due ragazzi di colore, grandi, forti, strattonavano una studentessa, volevano strapparle i vestiti. Lei combatteva, ma era debole. Nel suo cuore, cresceva la paura e la vendetta, poi, proprio quando i due ragazzoni sembravano averla sconfitta, dinnanzi a lei comparve un corvo. I colossi di colore si fermarono, e guardarono la bestia, la quale, senza pietà, li assalì. Non fu una lotta difficile, i due agguantarono il corvo e gli tirarono il collo, uccidendolo. Stavano per riprendere la ragazza, quando qualcuno, delicatamente, raccolse l’uccello ucciso. I due ragazzi di colore osservarono il nuovo giunto con sospetto. Era un figuro dalle movenze lente, quasi compassionevoli. <<ma chi cavolo è?>> chiese uno dei due.
Erik lo scrutò <<per te, io sono la morte…>>i due ragazzi di colore rimasero fermi, scrutarono Erik, quando questi, improvvisamente corse contro di loro, lo fece con una velocità incredibile. Poi, accadde, Erik saltò pose le mani ai lati delle teste dei due e con violenza li fece scontrare. La ragazza assistette a tutta la scena con orrore. Le teste dei due ragazzi quasi si fusero dall’impeto dell’impatto. I loro grossi corpi caddero al suolo ancora caldi, mentre Erik, elegante, atterrò su un cassonetto e li si appollaiò a scrutare lei. <<ehi tu, stai bene?>> nonostante tutto, con lei fu gentile.
La ragazza si alzò, aveva la camicia stracciata ed era spaventata. Erik si tolse dunque il lungo cappotto di pelle e lo lanciò alla ragazza<<g-grazie>>disse lei infilando l’indumento. Le era lungo, molto lungo, tuttavia era caldo e pulito, si sentì al sicuro
<<sicuramente tu ne hai maggior bisogno di me>>sorrise Erik alzandosi in piedi e scendendo agevole dal cassonetto<<le ragazze non dovrebbero stare da sole in questi quartieri, è troppo pericoloso>>
<<lo so, ma ero in ritardo…>>disse lei in difesa, poi lo guardò<<tu…sei un corvo vero?>>era la prima a capirlo. Erik rimase fermo a guardarla senza dare risposta alcuna, fu lei a parlare ancora<<conosco la leggenda, si dice che voi corvi torniate in vita per vendicarvi dei torti subiti, ciò nonostante, tu, mi hai protetta…>>
<<il mio è un caso un po’ particolare>>Erik fu deciso nel tono<<tuttavia tu sei la prima a capirlo>>poi si volse e si diresse verso l’ombra
<<no aspetta!>>gridò lei, Erik si fermò senza però volgerle sguardo<<ti prego, non lasciarmi da sola, io…io ho paura…>>il ragazzo si volse e la guardò incuriosito<<n-non è che mi potresti accompagnare a casa?>>
Quella sensazione…
Erano anni che Erik non la provava, fu come se il suo corpo tornasse a vivere per qualche secondo. Le sue labbra di nero tinte sorrise<<ma certamente…>>e così dicendo si accostò alla ragazza<<…dove abiti?>>
La ragazza sorrise dolcemente<<poco distante>>
I due percorsero la strada tranquillamente. Alla fine giunsero al portone di lei. La ragazza si slacciò il cappotto, ma Erik la fermò<<no, non mi serve…>>
<<ma fa freddo e tu non hai un posto dove andare…>>disse la ragazza preoccupata più per Erik che per se stessa
<<come tu stessa hai detto sono un corvo, io sono già morto una volta…>>poi un sorriso rese quasi amichevole il volto di Erik<<…non si può morire più di una volta…e poi, ho ancora molte persone da trovare questa notte, rischierei di rovinarlo…>>
La ragazza abbassò il capo<<ucciderai ancora non è vero?>> Erik annuì lentamente<<suppongo che questa ormai sia l’unica tua vita, va bene, non voglio fermarti, ma ti prego, se proprio devi farlo, continua ad uccidere quei bastardi>>
Erik annuì e sorrise, quindi si volse e si allontanò di corsa, saltò su una macchina e spiccò un grande salto. La ragazza corse appena fuori il portone per guardarlo. Ma al posto di Erik vi era un corvo, un corvo nero dagli occhi scarlatti. Uno come tanti. Eppure così meravigliosamente unico.
Al commissariato, intanto, Mao e Kuno stavano guardando le foto di quel massacro. <<Kuno…>>per un istante Mao fu quasi tentata di dirgli tutto, poi si fermò<<… no niente, credevo di aver visto qualcosa…>> era strana, ma lei lo era sempre. Ogni volta che si affacciava ad un nuovo caso<<come faccio?>>pensò lei<<come faccio a tradire Erik? E poi chi mi crederebbe? Un morto che se ne va in giro ad ammazzare gente, solo Kuno potrebbe crederci! Già, ma lui è uno scemo…>>
La ragazza tornò a casa. Il tavolo era pronto per la cena ed un lieve profumo di cibo stava diffondendosi per la sala. Thomas, il suo unico grande amore. <<ciao tesoro>> il ragazzo accolse la giovane con un piccolo bacio sulle labbra<<dai preparati, ho preparato il tuo piatto preferito…>>
<<sei un angelo>>la ragazza si diresse verso la loro camera, ma lungo il corridoi si fermò davanti alla foto di Erik. Già, come dimenticare quella foto? Quando Erik stava insegnando a Thomas a cucinare, non l’avrebbe mai potuta scordare, era stata lei a scattarla.
<<Mao…>>disse Thomas vedendola assorta davanti alla foto<<qualcosa non va tesoro mio?>>il ragazzo si preoccupò
<<Thomas…>>disse la ragazza scoppiando a piangere<<…è Erik…>> Thomas non comprese subito, ma s’avvicinò alla ragazza e la strinse con forza. <<…l’assassino, è lui che sta uccidendo Thomas!>>
<<melissa, ma cosa stai dicendo?>>disse Thomas perplesso<<Erik è morto sedici anni fa! Abbiamo visto il suo funerale non ti ricordi? Non è che stai lavorando troppo?>> Mao lo guardò. Gli raccontò la leggenda del corvo e poi gli mostrò le piume nere. Thomas ne fu sconvolto. Accolse le piume fra le mani e come Mao ne avvertì la solitudine. Barcollò fino ad una sedia e vi si sedette. Erik, l’eroe di entrambi era tornato ed era divenuto un assassino…
<<Thomas, io non so che cosa fare>>disse la ragazza sedendosi davanti al ragazzo<<Erik è mio fratello! È lui che mi ha cresciuta ed è stato lui a presentarci! Come posso tradirlo e dargli la caccia?>>
Thomas la guardò, guardò le piume<<devi farlo Mao>>disse con aria affranta<<sono sicuro che se Erik fosse qui ti direbbe la stessa cosa>>poi la guardò ancora<<probabilmente l’Erik che entrambi amavamo è sepolto da qualche parte e quello che hai visto è un mostro senza cuore, devi provarci, provare a fermalo, ma promettimi una cosa Mao…>>la ragazza lo guardò<<…non ucciderlo…>>
Sembrava facile a dirsi. Ma infondo, nemmeno Melissa Mao poteva uccidere Erik Dreaven.
Erik il quale appollaiato sul tetto del palazzo adiacente a quello della coppia, aveva sentito tutto. Un corvo si poggiò sulla sua spalla e lo guardò. Una salata lacrima cadde dal volto del vendicatore. Una lacrima. La prima da sedici anni. Il simbolo del suo passato ormai smarrito. Il corvo gracchiò, Erik sorrise mentre ancora la lacrima discese<<già amico mio>>disse in quel falso sorriso<<quello è il mio passato>>poi si alzò<<ma adesso, io non ho più un passato>>
D’improvviso, Erik si lasciò cadere. Un volo di quasi cento metri verso terra, poi, poco prima di toccare il suolo, Erik svanì e ricomparve il corvo, che volò via.
Area industriale. Alcuni uomini si erano introdotti nella fabbrica di farmaci della città. Stavano depredandone i preziosi prodotti, quando comparve Erik. Il ragazzo sedeva nel cassone del loro furgone e sorrise quando li vide <<mossa sbagliata amico, non dovevi immischiarti!>>un rapinatore estrasse un fucile a pompa, Erik sorrise.
<<la mossa sbagliata è stata la tua, non saresti mai dovuto nascere stupido…>Senza soggiungere altro, ancora una volta, Erik adempì alla sua missione di vendicatore. Ancora una volta, l’ennesima di una serie che non sembrava avere fine. Ovunque vi fosse qualcuno nell’ingiustizia, egli compariva ed ovunque egli ripagava il male con il male. La sofferenza con la vendetta. Perché questo era il suo destino. Il destino di Erik Dreaven.
Alba. Il sole stava sorgendo dietro i grattacieli. Era tempo, per Erik, di riposarsi dalle fatiche di quella notte lunghissima. Andò a sedere su un grosso albero nella villa cittadina. L’aria fresca, il giocare dei bambini. Si, sicuramente vi fu un tempo in cui apprezzò tutto questo. Ma quel tempo era ormai trascorso.
<<ehi, pensi di stare li appollaiato ancora per molto?>>la voce della studentessa. Erik la riconobbe e guardò in basso. Già, era proprio lei<<guarda che se non vieni giù te vengo su io…>>era più sicura dell’altra sera, forse il fatto che Erik l’avesse salvata ed aiutata le dava forza. Comunque Erik le fece cenno di salire. La ragazza si sfregò le mani e cominciò ad arrampicarsi.
Dopo venti minuti raggiunse la postazione di Erik e si sedette su un grosso ramo laterale non distante da quello del giovane, che, tranquillamente la guardò<<che cosa sei venuta a fare qui? Non dovresti essere a scuola?>>
<<ci stavo andando, ma poi ho sentito una cosa che mi ha spinto a venire qui…>>la ragazza sorrise, indossava l’impermeabile di Erik, come se ormai fosse divenuto parte di lei
<<e cosa avresti sentito?>>chiese Erik, la ragazza sorrise ed indicò i corvi vicino al ragazzo<<oh…loro…>>disse Erik guardando i fidi uccelli<<fanno troppo rumore durante il giorno, io lo dico sempre…>>
<<a me stanno simpatici! Hanno qualcosa da dire se gracidano>>disse la ragazza, Erik la guardò nuovamente<<e te? Non hai niente da dire?>>
<<un morto che uccide i vivi non ha molto da raccontare…>>disse il ragazzo<<…non credi?>>la ragazza annuì, ma sembrava paziente con lui, forse provava qualcosa, Erik la scrutò a lungo e sorrise <<mi dispiace ragazzina, ma non posso provare amore e non posso odiare…>>
la ragazza arrossì, allora era vero che i corvi leggevano nella mente<<beh, pazienza, mi accontento di far parte del tuo presente>>disse lei<<allora? Sei stanco? Affamato?>>
Erik la guardò<<io non provo e non sento niente ragazzina>>disse<<tu piuttosto, dovresti andare a scuola…>>
La ragazza annuì con convinzione<<infatti adesso vado, tuttavia voglio che tu mi prometta una cosa>>Erik la guardò<<promettimi che un giorno tornerai a trovarmi a casa da me! Potrei aiutarti a capire perché i corvi ti hanno ridato la vita, magari non è per uccidere la gente che vivi…>>
Erik la guardò e sorrise<<adesso vai ragazzina…>>disse<<stai facendo tardi davvero…>>
La ragazza scese dall’albero e corse via. Erik la guardò e sorrise. Un corvo gli gracchiò qualcosa e lui lo guardò<<già, gli umani sono davvero strani, sono irrimediabilmente attratti dalla morte, eppure, quando è la loro ora, hanno paura…>>ancora un gracchio<<no, questo non so proprio come commentarlo…>>
MANIFESTO DI LIBERTA’
END OF PART ONE


 
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VOTO: (0 voti, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
ninjadellanebbia 27/10/10 11:34
Interresante.
Ottimo lavoro complimenti.
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