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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BANALE STORIA D`AMORE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: briareos galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/04/2006 06:02:48

cortissima,una one shot di 20 sec...non so neppure perchè l`ho scritto.un`ascesso di sentimentalismo.
 
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BANALE STORIA D`AMORE
- Capitolo 1° -



E è appeso alla finestra.
I rami degli alberi erano così lontani,così vicini.
E le gambe,al fresco,penzolano dalla finestra.
E le sue scarpe da ginnastica,e più giù le strade,tentacolari,e più su,i piani,trenta,tutti da scendere in un fiato,in un unico respiro.
E sono passati solo poco più di dieci minuti,nessuno l’ha ancora visto.e dieci minuti sono seicento secondi,ogni secondo sono un respiro e mezzo,se una persona è calma,due secondi se è molto rilassata.
Un secondo,inspirare
Due secondi,butta fuori
Tre secondi inspirare
Quattro secondi…
Pensa ai polmoni,pensa alla fine,pensa al cielo,pensa alla vita.pensapensapensa.
Gli
Ultimi
Tuoi
Respiri
E non ha paura.Non è una scelta,morire non è una scelta,è un diritto,è un’obbligo,è una forma di protesta,è una vendetta,è un verdetto,è una parola,è un’atto d’odio,è un’atto d’amore,è pazzia,è lucidità,è spreco,è genialità è pauroso è bellissimo.
E squarcerà il velo che copre il mondo,là,quando il suo corpo si frantumerà sul catrame,e il suo cervello correrà alla luce del sole,e gli intestini,e le ossa,oscenamente liberi,esposte al monossido di carbonio,alle mosche,e poi,via,mutazioni,mutazioni,larve è umidità,bachi e parassiti,

una scatola di legno foderata di velluto rosso

e poi una lapide in marmo,un uomo vestito da donna che chiameranno prete spargerà un’odore acre sulla sua ultima gabbia,e la caleranno,a tre metri,e la ricopriranno,e gli rimboccheranno le coperte,come faceva mamma,sì,mamma,sua madre che ancora ogni giorno lo aspetta a casa,che lo ha cullato per nove mesi e ventisette anni,e che ancora guida e consiglia.

E che pensa a lui.

E suo padre si accenderà l’ennesima sigaretta,bevendosi il suo caffè del pomeriggio,ignaro di tutto,proprio nell’attimo in cui lui avrà il suo primo e ultimo rapporto sessuale con l’asfalto.

E pensa al sesso,alla sua prima inevitabile volta
Che venne così come cresce la barba,improvvisamente,covando irresponsabile sotto il viso.e si ricorda Lei,che aveva molta più esperienza,e rideva del suo darsi un tono.e vedeva in realtà la sua paura,e stimolò malignamente il suo terrore.E fu un rapporto veloce e asettico,profanatore,deludete e sporco.Ma le prime volte è così,può anche essere così.

E poi ci furono volte in cui fu molto magico,momenti in cui il sesso veniva meno e nasceva questa dimensione eterica dove i sensi erano solo un fiume in cui naufragare,e il mondo,il mondo intero,e l’universo,e le coperte e le lampade,le briciole e i suoi seni,divenivano una città eterica,sospesa nel cielo,e il tempo s’incrinava nel suo cristallo,e si bloccava come un’orologio rotto.e creature simili a scintille scivolavano fra i palazzi,e i palazzi si smussavano dolcemente ai loro passaggio,e tutto era così bello e unico che sembrava non fosse possibile esistesse.così tanto amore da far impazzire.
E così lei divenne il mondo,e lei divenne il cielo e l’acqua,la terra e l’erba,e il terreno su cui posava i piedi.
E nel monolocale dove vivevano,ogni attimo era il re di un regno magnifico,e gli unicorni pascolavano meravigliosi sopra il comodino,ogni notte i nani estraevano diamanti dai suoi capelli,che ogni mattino brillavano come soli all’interno degli occhi di Lei.

Ed era tutto così esagerate bello che pareva fosse un quadro di vetro,pronto a spezzarsi sopra il suo stesso peso.
E così un giorno lei gli disse che se ne voleva andare,
Che era confusa.E il panico crebbe il lui,l’aria stessa diventò irrespirabile.Nei giorni che seguirono il mondo divenne una palude tetra e cattiva,e invivibile.

Cercarono di tirarlo su,senza parlare,con frasi usurate,con irritazione, fastidio,e alla fine aspettarono che ne uscisse da solo.Ma come avrebbe potuto spiegare loro di cosa era andato perduto?
Non era una macchina,non era una malattia non era una mutilazione.
Lei gli compariva davanti ogni oggetto.E la casa erano quattro stanze arredate a stento,alcuni poster,una sveglia,libri fumetti e vestiti.
Ed era tutto così vuoto,morto e sviscerato.
E il vuoto se lo inghiottì.decise che dal vuoto puoi fuggire solo volando.
Ma gli uomini non volano,non come fanno gli uccelli.
E per questo era alla finestra.
Vedeva che gli uccelli non decidano di volare,lo fanno come se fosse impossibile non volare.
E se gli uccelli volano,lui volava già nei suoi sogni.
Ora le sue gambe non penzolano più,sono nell’aria,sono con lui e nel vento lui scivola via,e i palazzi lo fanno passare,lo accompagnano e lo accolgono fra le braccia dell’asfalto.



 
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