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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: IO NO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: simmy-lu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/03/2005 17:14:27

un treno e una partenza... sulle note di vasco
 
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SONG FIC
- Capitolo 1° -

IO NO


di Simmy-Lu


*
Ecco la mia prima song-fic. La vicenda si svolge alla fine dell’anno scolastico successivo a quello trascorso nel manga. In poche parole: la scuola è finita (per capirci e fare un esempio: Hanamici è stato promosso in terza e Ayako ha finito la scuola e conseguito il diploma).
La canzone che troverete nella fic è Io no di Vasco Rossi.
Tutti i personaggi di Slam Dunk appartengono a Takehiko Inoue.
Buona lettura!
*



Il telefono squillò richiamando l’attenzione della ragazza affaccendata in camera sua.
‹‹Pronto?››
‹‹Ayako?››
‹‹Hanamici?››
‹‹Sì…senti, devo dirti una cosa…››
‹‹E’ successo qualcosa?›› chiese la ragazza preoccupata mettendosi nervosamente una ciocca dei ricci capelli scuri dietro l’orecchio.
‹‹E’ oggi…adesso…››
‹‹Che cosa?››
‹‹Il treno.›› disse piano e serio il ragazzo dai capelli rossi dall’altra parte del ricevitore.
‹‹Cosa?›› chiese la ragazza sperando che Hanamici non volesse dire ciò che lei temeva, ciò che involontariamente aveva cominciato a capire.
‹‹Fra trenta minuti…il treno per…››
‹‹Oggi?›› chiese ancora incredula la ragazza, non poteva crederci…proprio quel giorno…fra trenta minuti….
‹‹…il diretto delle 17 e 50.››
‹‹Fra mezz’ora?››
‹‹Sì…ce la fai a venire?››
‹‹Ma…non lo so…›› disse confusa.
‹‹Lui non sa che te lo sto dicendo…non sapevo nemmeno se avessi dovuto farlo un minuto fa…››
‹‹…››
‹‹…ma pensavo che forse era meglio…ecco.››
‹‹…››
‹‹Ci vediamo alla stazione?››
‹‹Vedo di farcela, ciao Hanamici…grazie.››
‹‹Ciao, a dopo.››
Tutti e due riattaccano la cornetta pensando a quel treno. A quello che ancora non sembrava essere la realtà.

******

Hanamici guardò l’orologio appeso al muro; le lancette nere e affusolate segnavano qualche minuto in più delle 17 e 15…
Aveva fatto bene a dirglielo? Lui si sarebbe arrabbiato?
No, non pensava che si sarebbe arrabbiato…
Qualche minuto prima era combattuto nell’indecisione. Doveva chiamarla? Doveva chiamare la sua senpai e dirglielo?
Sì, era stato meglio così…forse.
Il ragazzo coi capelli rosso fuoco prese le chiavi di casa dal tavolino d’ingresso, si infilò le scarpe ed uscì avviandosi verso la stazione.
Uno dei suoi più cari amici, uno con cui aveva legato molto, uno fra i giocatori più in gamba di Kanagawa, stava per partire. Chissà quando lo avrebbe rivisto…

******

Ayako indossò in fretta e furia un paio di jeans e una maglietta. Trafelata infilò un paio di scarpe da ginnastica e uscì di casa tirandosi dietro la porta.
Si mise a correre.
Veloce, doveva essere veloce.
Se ce la faceva, poteva prendere il pullman delle 17 e 30 che la portava in un batter d’occhio ai pressi della stazione.
Doveva solo correre.
Non pensava ad altro; correre e prendere quel dannato pullman.
Quel giorno, lui sarebbe partito…lo aveva detto dieci giorni prima che lo faceva, ma non aveva detto quando.
Aveva salutato tutti quel giorno. Voleva partire senza uno di quegli strazianti addii. Non lo avrebbe sopportato.
Ayako correva, i suoi piedi veloci sull’asfalto di quelle strade percorse milioni di volte.
Quelle strade.
Quanti ricordi in quelle strade, quanti pensieri, quante emozioni.
Ayako correva e le veniva da piangere.
Le veniva da piangere per tutte le cose che erano successe, belle e brutte.
Felici o tristi. Comiche o commoventi.
Era finita.
Era finito tutto.
Il liceo era finito portandosi dietro i ricordi spensierati di anni troppo belli e troppo corti.
Ayako correva.
Correva per quel pullman. Per quel treno.
Correva veloce.
Correva per lui.

******

Un ragazzo si sedette su una delle panchine lungo il quinto binario della stazione, poggiando sul freddo marmo grigio della panchina il suo borsone.
Appoggiando le braccia sulle ginocchia si guardò intorno.
Poche persone intorno al lui, in quello strano martedì.
D’altra parte era ancora presto, era arrivato presto per fare tutto con calma. Voleva assaporare da solo gli ultimi attimi. E pensare.
Aveva detto solo ad Hanamici il giorno e l’ora della sua partenza. Non aveva voluto neanche i suoi.
Lui e l’amico si sarebbero salutati e lui sarebbe salito su quel treno che lo avrebbe portato lontano.
Lontano dai luoghi della sua infanzia. Dallo Shohoku. Da lei.
Guardò lontano verso i binari che correvano perdendosi poi alla vista.
Era troppo presto, il treno sarebbe arrivato fra un po’.
Ancora non ci credeva. Non poteva crederci, eppure era vero. Ce l’aveva fatta. Era stato ammesso.
Una buona università e un altrettanto buona squadra di basket.
Come voleva lui. Quella che voleva lui.
Sorrise al cielo azzurro di quella giornata temperata lasciando che una leggera brezza gli accarezzasse dolce la faccia, che un leggero senso di malinconia trasparisse dai suoi occhi.
Che quel filo di tristezza si legasse a quella giornata, scosso solo da una tiepido alito di vento.

******

Ayako correva.
Ormai non pensava più, correva e basta.
Ancora pochi metri…
Dietro l’angolo c’era la fermata del suo pullman…
Era stanca.
Girò l’angolo veloce.
Perse l’equilibrio.
Rallentò.
Ma non cadde. Riprese a correre.
Vide il pullman che se ne stava andando.
Rallentò. Si fermò.
Era troppo lontano.
Appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Guardò ancora il bus allontanarsi.
L’aveva perso.
Due grosse lacrime le scesero sulle guance rosse per la corsa.
No. Non poteva rinunciare.
Guardò l’ora.
E in un momento decise. Si rimise a correre. Non aveva importanza se era stanca.
Doveva arrivare in stazione.
E si rimise a correre con foga.
Per quel dannato treno.
E per lui.

******

Hanamici arrivò in stazione.
Avvicinandosi ai binari controllò il tabellone delle partenze.
E si avviò verso il binario cinque.
Camminò lento fra le persone. Fino al quinto binario.
Si avvicinò all’amico seduto sulla panchina aumentando la velocità dei suoi passi.
‹‹Ciao, Ryo-chan!›› disse abbozzando un sorriso.
‹‹Ciao!›› rispose Ryota.
Parlarono del più e del meno senza emozione; il loro animo era in tensione e in attesa.
Poi una voce metallica e fredda annunciò che il treno che stavano aspettando era in arrivo.
Ryota era in piedi e guardava nervosamente e distrattamente in lontananza, in attesa.
Una nervosa estenuante attesa.
Hanamici sbirciò altrettanto nervosamente dalla parte opposta.
‹‹Hanamici, che hai?››
‹‹No, niente, perché?›› chiese colto con le mani nel sacco.
‹‹Perché guardi di là?›› chiese sospettoso il playmaker.
‹‹Così.››
‹‹L’hai detto a qualcuno?›› chiese centrando la risposta.
‹‹Ma no!››
‹‹Hm.››

******

Ayako si fermò guardandosi intorno, in cerca di un qualche aiuto.
Era arrivata ai pressi della fermata di un altro pullman.
Se riusciva a prenderlo era fatta. Poteva riuscire ad arrivare in tempo.

******

Il treno arrivò rumorosamente al binario cinque.
Muovendo in torno a se aria calda.
‹‹Eccoci qui.›› disse Ryota tristemente accingendosi a prendere il suo borsone.
‹‹Già.›› disse piano Hanamici, malinconico.
‹‹Allora…mi raccomando, eh?›› gli intimò guardando il suo bagaglio.
‹‹Sì, stai tranquillo…››
‹‹Non farmi pentire di aver consigliato al signor Anzai…››
‹‹Sì capitano.›› disse con le lacrime agli occhi Hanamici, abbassando lo sguardo.
Ryota era stato il capitano per quell’anno, un buon capitano, secondo lui. Ad Hanamici vennero in mente tutti i momenti passati insieme.
Decise di non pensare. Altrimenti quel velo di tristezza sarebbe scivolato in quella difficile situazione.
Rialzò gli occhi e guardò quelli dell’amico.
Lucidi. Gli occhi di Ryota erano lucidi.
‹‹Piantala, stupido! Ora sei tu il capitano!›› disse con la voce rotta dalla commozione ‹‹Sei il solito idiota, Hanamici! Cos’è ci mettiamo a piangere ora?››
‹‹Che palle che sei, Ryo-chan! Sempre il solito!››
Risero.
Una voce annunciò che il treno era in partenza e che i passeggeri dovevano affrettarsi a prendere i posti.
Hanamici guardò speranzoso lontano. Ayako non era ancora arrivata. Probabilmente non ce l’aveva fatta. Peccato.
‹‹Che c’è?›› chiese Ryota guardando nella stessa direzione dell’amico.
‹‹Niente…così.›› disse il ragazzo dai capelli rossi facendo spallucce.
Ryota lo guardò sospettoso.
Hanamici non disse nulla, se gli avesse detto che aveva avvisato Ayako, ma lei non era riuscita a venire, il suo senpai ci sarebbe rimasto male.
Sì, male. Ma non come una volta.
Perché le cose erano cambiate da un po’ di tempo.

******

Ayako scese dal pullman correndo.
Era riuscito a prenderlo e adesso entrava in stazione cercando di fare il più velocemente possibile.
Evitando le persone intorno a lei.
Una voce dall’altoparlante risuonò nella stazione…
‹Il diretto delle 17 e 50 per…›
Ayako si fermò.
‹…è in partenza dal binario cinque.›
Riprese a correre più veloce avviandosi verso quel binario.

******

Ryota salutò per l’ultima volta Hanamici e si voltò per salire sul treno.
Quel treno lo avrebbe portato lontano da tutto ciò che era stato, ma verso il suo sogno e il suo futuro.
Ma quanto era triste questa partenza.

******

‹‹RYOTA!!!›› gridò Ayako vedendo il ragazzo che stava salendo sul treno.
Ryota si voltò.
E la vide.
‹‹Ayako!›› disse.
Scese dal treno.
‹‹Che fai qui?›› chiese alla ragazza che gli si era avvicinata fermando la sua corsa.
Ayako aveva il fiatone e lo guardò per alcuni secondi senza dire niente.
‹‹Hanamici mi ha…detto…e così…sono venuta qui…per salutarti…ho perso il pullman.››
Ryota la guardò e sorrise.
‹‹Grazie…›› disse.
‹‹Ragazzo, il treno sta partendo ti conviene salire.›› gli disse un uomo sopra il treno.
‹‹Vedi di scrivere, d’accordo? Altrimenti io…›› cominciò a dire Ayako, ma si fermò.
E cominciò a piangere.
‹‹Stai tranquilla.›› disse Ryota abbracciandola, commosso anche lui.
‹‹Ci mancherai…Mi mancherai!›› gli disse lei con un filo di voce.

Quando penso come...
alla fine mi hai ridotto tu
lo capisco "dove"
mi ci avresti sì portato tu...

Ryota ripensò a quegli anni e a tutto il tempo che era stato innamorato di lei.
A come lei non gli aveva mai dato retta.
A tutti i momenti trascorsi insieme con la squadra.
Ai loro sogni.
A come avrebbe potuto essere.
A come avrebbero potuto essere felici insieme.
A tutto ciò che non c’era mai stato.
Ci pensò calmo e sereno. Ormai le cose non erano più come prima.
Però.
Però adesso lei era lì, per lui. Abbracciata a lui. Come aveva sempre desiderato.
E un pensiero gli attraversò la mente.
Restare.
Restare per lei.

Quando penso "a come"
mi hai preso in giro però
lo capisco come...
sia difficile sbagliare più
...io no...io no...io no...
IO NON TI LASCERÒ MAI
io no! io no!...."sarai" te!...

‹‹Devo andare, Ayako!›› le disse piano all’orecchio e lei si staccò da lui.
No. Non più. Non era più come prima. Ne avevano passate tante insieme.
E lui aveva capito.
Aveva capito che non ci sarebbe mai stato nulla. Che aspettava invano che lei…

Ed aspettavo come....
come un cane quando non c'è più
non c'è più il padrone
contro il vetro per guardare giù

Tutto l’amore che aveva provato per lei si era lentamente trasformato in una bella amicizia.
E per questo non aveva rimpianti.
Le era stato vicino nei momenti difficili. L’aveva aiutata.
Chiedendosi però come sarebbe stato.
Come sarebbe potuto essere.
Con lei.

E mi chiedevo come...
avrei vissuto se tu....
e se quel "magone"...
mi sarebbe mai "andato giù"!


Ma adesso, no.
Adesso era tardi.
Tardi, troppo.
E lui doveva rincorrere il suo sogno.
Il basket. Giocare a basket, perché era la sua vita.
Ma non avrebbe mai dimenticato.
Mai.
Sorrise salutando i suoi amici.

io no...io no...io no....
NON TI DIMENTICHERÒ...
io no! io no!.....vedrai che....

No. Non avrebbe dimenticato.
Ma era tardi e non poteva più aspettare.
Aspettare Ayako.
Era tardi.
Erano passati tre anni, ma lei…

IO NO! IO NO! IO NO!
NON TI DIMENTICHERÒ!
IO NO! IO NO!.....VEDRAI CHE...
IO NON TI ASPETTO PIÙ!
....YEEEH!…

…lei non si era mai accorta di lui.
Ci era stato male. E tanto.
Ryota salì sul treno e si affacciò dal finestrino.
Non avrebbe dimenticato.
Il treno si mosse lentamente.

Quando penso come...
alla fine mi hai ridotto tu
non capisco "dove"?!?
se ho sbagliato...si!
....puoi dirlo tu!?!....

Più volte si era chiesto dove avesse sbagliato.
Si era posto mille domande e mille perché.
Salutò Hanamici e Ayako con la mano.
Era felice.
Ayako avrebbe avuto sempre un posto speciale nel suo cuore.

Quando penso a come
mi hai preso in giro....però
non capisco "come"!?!
Che cos'è!?...che tu!?
....e un'altra no!....
IO NO....IO NO....IO NO....
NON TI DIMENTICHERÒ
IO NO! IO NO!.....VEDRAI CHE.....

Il treno si allontanò veloce. Ryota si sedette.
Un nuovo capitolo della sua vita stava cominciando.
Il basket aveva diretto il treno della sua vita verso una via.
Ancora una volta.

Fine.

 
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