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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: LA MUTA
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC
Autore: rekishi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/03/2005 21:26:34 (ultimo inserimento: 05/05/05)

in questo mondo esistono ancora gli angeli? si possono vedere o si nascondono sotto altre sembianze? sotto le sembianze di chi ha sofferto?
 
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UNA STRANA RAGAZZA
- Capitolo 1° -

CIAOOO! Questa è una FF molto filosofica, piena di seghe mentali di un pò tutti i personaggi...quindi se non vi piacciono le FF di questo genere non leggetela, non mi offendo (NOOO! VI LINCIO SOLAMENTE!!!). Comunque, la protagonista si chiama Nyu, non è un personaggio realmente esistente nel fumetto e il primo capitolo è un pò lento, spero che non vi annoi, ma è necessario che fosse così...se non altro per presentare il personaggio. Vi prometto che dopo l'intreccio si vivacizzerà un pò, anche se per ora è veramente lento...^_^""""""
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Il jonin stava ritornando dal villaggio. Come sempre, ogni mattina, era andato a far visita alla lapide su cui erano incisi i nomi degli eroi caduti in missione. Come sempre si era inginocchiato là davanti e aveva pregato per il suo migliore amico, il cui nome era inciso su quella pietra fredda. Come sempre gli aveva chiesto scusa per quanto era successo. Si era sempre sentito responsabile dell’accaduto. La morte del suo amico gli schiacciava il cuore come un macigno, del tutto simile a quello che aveva causato la sua morte. E ogni giorno, il peso del dono che gli aveva fatto quando era in fin di vita, aumentava sempre di più. Non c’era motivo di piangere. Era morto come un eroe, ma possibile che per essere considerato un eroe, il suo amico, che un tempo era stato considerato l’imbranato del villaggio, aveva dovuto stringere le fredde braccia della morte?
Come sempre, era lì, a riflettere. Come sempre, era in ritardo a lavoro. Sospirando, stava per varcare le porte del villaggio, quando lo sguardo gli cadde su una macchia di sangue per la strada. Si guardò intorno, in cerca della persona ferita e, seguendo le tracce, trovò una bambina semi svenuta tra i cespugli. Non doveva avere più di dieci anni. Indossava una semplice maglietta bianca, con pantaloni lunghi di lino, dello stesso colore. La maglietta era sbracciata, dalla parte destra, mentre la manica sinistra arrivava a tre quarti del braccio. Entrambe erano sfrangiate alla fine. Il braccio destro era stretto in una benda, di cui spuntava solo una parte sull’avambraccio, mentre dal gomito fino a metà mano, portava una specie di manicotto a righe bianche e arancioni. I pantaloni erano impolverati e alla gamba destra portava legato un porta – shuriken, il cui contenuto era sparso lì intorno. I capelli neri, tagliati a caschetto, appena sotto le orecchie e scalati, erano incrostati di sangue e terra, mentre il volto era pieno di graffi sanguinanti. Ma la cosa che fece temere al ragazzo per la vita della bimba era una grossa ferita alla tempia, che non cessava di sanguinare. Tamponò la ferita con un fazzoletto, asciugandogliela e fermando il flusso del rosso liquido, poi la prese in braccio, per portarla dai ninja guaritori. Si stupì di quanto fosse leggera.
Si affrettò a portarla da un medico che, dopo averla curata, gli disse di lasciarla riposare, ma lui non se ne andò. Rimase tutta la notte a vegliarla, mentre la bambina gemeva per la febbre alta. Non sapeva il perché, ma non voleva staccarsi da quel corpicino febbricitante che si agitava nel letto, senza emettere un solo lamento. La prima cosa che aveva provato quando l’aveva vista era stata una sensazione di pace. Una pace di cui si era dimenticato l’esistenza. Le tamponò la fronte sudata con una pezza bagnata, e la bambina smise di agitarsi.
Passò diversi giorni con la febbre alta. Giorni in cui il ragazzo non si scollò per un momento dal suo letto, vegliandola giorno e notte. Finalmente, all’alba del quinto giorno, la bambina aprì gli occhi. Occhi di un arancione intenso, pieni di paura e di stupore. Fissò il ragazzo senza emettere una parola. Aveva paura. Il terrore le si leggeva in faccia. Il ragazzo non capì il perché di quella reazione spaventata, così provò a parlarle.
<<Calma…non voglio farti male…>> la rassicurò, prendendole la mano. La bambina la ritrasse, sempre più terrorizzata. Non voleva essere toccata. Non voleva. Ogni volta che qualcuno l’aveva toccata aveva provato solo dolore…eppure il tocco di quel ragazzo che la fissava spaesato non era cattivo…e poi, nella febbre, aveva avvertito la presenza di qualcuno che si prendeva cura di lei, con una dolcezza che non aveva mai conosciuto. Fissò il ragazzo con più attenzione. Indossava una maglia nera, di cui aveva abbassato il collo alto, in modo da lasciar scoperto il viso, e su cui portava un gilet verde militare con tasche porta – rotoli. Aveva un coprifronte con sopra una foglia abbassato sull’occhio sinistro e i capelli erano…beh, non avrebbe saputo dire di che colore erano, ma non importava. Titubante, allungò la mano, prendendogli la sua. Il ragazzo le accarezzò una guancia.
<<Calma…non succederà niente. Stai calma.>> le ripeté con voce gentile. Lei rabbrividì quando lui la accarezzò. Immagini violente le apparvero davanti agli occhi, come sempre ogni volta che aveva un contatto con qualcuno, ma il tono gentile della voce del ragazzo ebbe l’effetto di calmarla.
<<Come ti chiami?>>
Provò ad aprire la bocca per parlare, dire almeno il suo nome, ma non ne uscì un suono, solo un mugolio strozzato. Non riusciva a parlare. Ogni volta che ci provava le si bloccava la voce in gola. Non sapeva cosa le era successo, non lo sapeva proprio. Sapeva solo che qualcosa le impediva di emettere suoni, qualcosa o qualcuno che non voleva che lei parlasse.
<<Non puoi parlare?>>
Lei annuì, poi gli batté il piccolo pugno sul petto, per sapere il suo nome.
<<Kakashi.>> rispose lui <<Kakashi Hatake.>> lei annuì, per dire che aveva capito. Provò nuovamente a dire il suo nome, ma ancora una volta la voce le morì in gola. Il ragazzo rifletté un attimo, poi, sorridendo, si alzò, andando a prendere carta e penna. La bambina sorrise quando glieli porse. Nel vedere il suo sorriso così spontaneo, Kakashi si sentì inspiegabilmente felice. Chi era quella bambina muta che sembrava rasserenarlo ogni volta che la guardava? La bambina tracciò qualche segno sul foglio, poi glielo porse.
Kakashi lesse.
<<Nyu…è il tuo nome?>>
La bambina annuì.
<<Nyu e basta?>>
di nuovo assenso.
<<Bene…Nyu. Quanti anni hai?>>
le porse nuovamente il blocchetto, ma Nyu non lo prese.
Alzò tutte e due le mani, mostrando dieci dita e poi aggiungendone un altro.
<<Undici?>> chiese Kakashi. La faceva più piccola. Lui ne aveva diciannove.
La bambina annuì. Kakashi continuò a farle domande, ma, a parte il suo nome e l’età, Nyu non si ricordava più nulla del suo passato. Ogni volta che ci provava, vedeva solo una grande macchia scura e l’ombra di un uomo su di lei.
Eppure ora si sentiva al sicuro, protetta. Ed era merito di quel ragazzo. Avrebbe voluto esprimergli la sua gratitudine, ma non poteva con le parole. Sorrise e il ragazzo ricambiò. Non c’era ombra di ostilità in lui…anzi.

Cinque anni dopo…
Il ragazzo moro entrò scocciato in classe, mettendosi a sedere e aspettando annoiato che iniziasse la lezione, mentre i suoi compagni facevano casino tutt’intorno. C’era una grande agitazione perché il giorno dopo ci sarebbero stati gli esami per diventare Genin, ma a lui non importava. No. L’unica cosa che gli interessava era migliorarsi sempre di più per poter uccidere suo fratello, Itachi Uchiha che nove anni prima aveva sterminato il clan. Intorno a lui i compagni non la smettevano di far confusione, come è tipico dei ragazzi quando non sono sorvegliati. Lui, come al solito, sedeva in disparte, fregandosene di tutto e di tutti. Nella sua testa c’era posto solo per la vendetta e nient’altro. In quei nove anni non aveva fatto altro che allontanarsi sempre di più dai giochi della sua età e dai suoi coetanei per chiudersi in se stesso e non distogliersi dall’obiettivo che si era prefisso. Nove anni passati solo a cercare vendetta.
Sospirò, mentre la porta si apriva e, finalmente, entrava il maestro Iruka a ristabilire, si fa per dire, un po’ d’ordine.
<<Salve ragazzi!>> salutò <<Da oggi avete una nuova compagna…Vieni Nyu!>>
una ragazza varcò timidamente la porta. Indossava una maglietta bianca, con maniche a tre quarti e svasate e dei pantaloni di lino dello stesso colore che le arrivavano appena al ginocchio. Da due scaldamuscoli arancioni, spuntavano fuori delle fasce che le arrivavano fino al ginocchio, lasciandogli scoperto solo quel pezzo di gamba. I capelli neri erano tagliati sotto le orecchie e completamente spettinati, mentre i grandi occhi arancioni guardavano intimiditi la folla di ragazze e ragazzi, di cui alcuni si erano alzati per vederla meglio.
<<Ragazzi, questa è Nyu Hatake.>> la presentò. <<Ha la vostra età e, in questi anni, si è allenata per conto suo ma ora deve sostenere l’esame, quindi si è convinta a venire in accademia.>>
Sasuke si chiese come mai non si presentava da sola, ma poi lasciò cadere la questione. Aveva altro a cui pensare, però…quella ragazzina lo incuriosiva. Aveva qualcosa che lo attirava profondamente, sebbene non sapesse cosa…forse quella sua innocenza che traspariva così nitidamente anche solo dall’aspetto o dall’atteggiamento. O forse era per la sua apparente tranquillità? Solo apparente, visto che dietro la schiena, dove nessuno poteva vederla, tormentava in modo incredibile le cinghie del suo zaino arancione con lo stemma della foglia cucito sopra. Era nervosa. Incredibilmente nervosa.
<<Bene Nyu…vai pure a sederti dove vuoi.>>
La ragazza annuì, poi procedette spedita verso le ultime file. Sasuke notò che qualche ragazzo si tirava più in là per farle posto, ma lei non si sedeva. Procedeva dritta e decisa verso di lui e si mise a sedere lì accanto, tra lui e Naruto Uzumaki.
Si sentì qualche suono di disapprovazione nella classe, sia dal versante maschile che da quello femminile, ma Iruka li mise ben presto a tacere, iniziando la lezione.
Sasuke non poté fare a meno di lanciare un’occhiata incuriosita verso la ragazza che ascoltava attentamente. Nyu se ne accorse e gli sorrise. Il ragazzo si affrettò a distogliere lo sguardo. Non sapeva perché, ma si sentiva in imbarazzo. Subito sentì la voce di Naruto che chiedeva alla ragazza come si chiamava, sebbene Iruka lo avesse già detto, ma al ragazzo biondo poco importava…non stava mai attento a quello che diceva Iruka, quindi non lo aveva sentito, come al solito. Nyu non rispose, ma prese un foglietto di carta e scrisse il proprio nome.
“Nyu”.
Poi chiese a gesti al ragazzo biondo il suo.
Naruto non capì. Non aveva mai incontrato nessuno che utilizzasse l’alfabeto dei segni prima d’ora e non lo comprendeva.
Le chiese più volte cosa volesse dire, ma la ragazza non parlava. Non sapeva come fare a spiegarglielo. Kakashi le aveva raccomandato di fare amicizia con qualcuno, le aveva consigliato di andare in Accademia per incontrare gente e conoscerla, ma non aveva previsto che nessuno di loro conoscesse il linguaggio dei segni. E lei non poteva parlare. Non ne era capace…cercò di far capire la domanda al ragazzo in un altro modo, ma lui continuava a guardarla con aria perplessa. Non ce la faceva più. Quella faccenda la scoraggiava. Come avrebbe potuto fare amicizia con le persone se loro non riuscivano a capire il suo linguaggio? Non poteva sempre affidarsi alla carta stampata! Sconsolata, stava quasi per mettersi a piangere, quando il ragazzo moro, seduto alla sua sinistra, intervenne.
<<Ti sta chiedendo come ti chiami…>> suggerì a Naruto, con tono piatto <<O così credo.>>
Nyu sorrise ed annuì. Allora qualcuno capiva quello che diceva!
<<Ah…ma perché non parla?>> chiese il ragazzo biondo.
Nyu spiegò a gesti.
<<È muta. Non può parlare. Rispondi alla sua domanda però…>>
<<Scusa…io mi chiamo Naruto Uzumaki!>> si presentò il ragazzo.
Nyu annuì, segno che aveva capito e fece un gesto che significava “Naruto”.
<<E ora che dice?>>
Il ragazzo moro si fece ripetere il gesto.
<<Credo sia il tuo nome…>> disse, con tono dubbioso. Non era sicuro di quello che traduceva. Conosceva un poco l’alfabeto muto, ma non bene. Nyu annuì soddisfatta.
<<Conosci il mio alfabeto?>> gli chiese a gesti.
<<Un poco…però non tutto>> ammise Sasuke, arrossendo. Perché quella ragazza gli faceva quell’effetto? Sembrava quasi che potesse leggergli dentro. Si sentiva strano.
<<Come ti chiami?>> gli chiese.
<<Sasuke Uchiha.>>
Nyu pensò un attimo, poi fece il segno corrispondente, con un gran sorriso.
La lezione passò molto lentamente per i ragazzi, che lanciavano continuamente delle occhiate verso i banchi in fondo, in cui si trovava l’ultima arrivata. Quella comparsa improvvisa aveva suscitato in loro delle reazioni strane. Era come se tutti i loro segreti fossero venuti a galla e svelati al mondo intero.
Si sentivano agitati come non mai. Quella ragazza esercitava un’attrazione impossibile da ignorare.
La stessa attrazione che esercita un animale indifeso sul cacciatore inesperto che, appena vede gli occhi grandi del minuscolo essere caduto in trappola, invece di sparargli si fa prendere dalla commozione e, accarezzando la preda con fare rassicurante, lo lascia andare, soddisfatto della sua azione.
Le lezioni di Iruka non erano mai state così noiose quanto quella mattina. Perché non si decideva a concludere?
Tutti aspettavano il suono della campanella per parlarle, per avvicinarla. Tutti attendevano con ansia che la ragazza pronunciasse qualcosa. Volevano sapere se anche la voce avrebbe avuto quella potenza magnetica che aveva il resto, o se avrebbe rovinato l’immagine perfetta della ragazza.
Il silenzio. Era il silenzio di quella ragazza che aveva aperto i loro cuori. Una voce, per quanto bella, era pur sempre umana, ma il silenzio…quello no. Quello era una cosa più alta. Non apparteneva alle caratteristiche dell’uomo, ma a quelle dell’angelo. E la ragazza, Nyu, con il suo incedere silenzioso, come chi non si rende conto della propria bellezza, ma non può nasconderla per il semplice fatto che essa non è solo fisica, ma traspare dall’anima appariva proprio un angelo.
Tuttavia, quando finalmente la quanto mai attesa campana suonò, Nyu, così come era stata l’ultima ad entrare, fu la prima ad uscire.
Scese infatti le scale che portavano verso i banchi in fondo, a viso basso, per non incrociare gli sguardi dei compagni e, dopo aver accennato un saluto a Sasuke e Naruto, scomparve dietro la porta.
La ragazza rientrò a casa, posando lo zaino arancione in un angolo.
Era agitata. Aveva corso fino a casa dall’uscita della scuola. Non sapeva il perché lo avesse fatto, ma si sentiva mancare il respiro.
Troppa…troppa gente. Troppi sguardi fissi su di lei. Troppe possibilità di contatto…
Quegli sguardi…quegli sguardi scrutatori che si posavano su di lei, che la fissavano estasiati. Perché tutto quell’interesse? Che cosa aveva di così particolare da dover essere osservata ovunque andasse?
Ancora una volta provò la sensazione che la sua macchia fosse visibile. Che tutti la guardassero per rimproverarla dell’abominio che aveva ricevuto il suo corpo cinque anni prima.
Ricevuto…ma Nyu non lo aveva mai inteso in quel senso…
Per lei non era stato un ricevere…la colpa non era stata degli uomini che avevano rotto i fragili petali del suo fiore che doveva ancora sbocciare. Era stata sua. Solo sua. Era il suo corpo l’unico colpevole. Quel corpo. Quel corpo che gli altri desideravano. Quel corpo che lei odiava con tutta se stessa e che avrebbe voluto bruciare, torturare. Quel corpo che fungeva da contenitore alla sua anima. Quel corpo che era la cosa più importante della sua vita, senza il quale non avrebbe potuto comunicare.
Lo odiava, ma le serviva. Se ne sarebbe voluta liberare, ma non poteva. Le macchie…doveva lavare le macchie. Doveva togliere lo sporco che vi era rimasto attaccato sopra. Solo così avrebbe avuto un po’ di pace.
Freneticamente, si spogliò, andando in bagno e cominciando a strusciarsi con la spazzola apposita per lavarsi. Premeva. Premeva forte. Voleva pulirsi. Togliersi quello sporco che si portava dietro da cinque anni. Così forse avrebbero smesso di guardarla…avrebbero smesso…
Il gesto era agitato, frenetico. La spazzola, usata con troppa forza, aveva arrossato la pelle chiara della ragazza, fino a farle male.
Ma lo sporco non veniva via. Nyu non si sarebbe mai sentita pulita.
Gli sguardi…perché quegli sguardi. Nemmeno i vestiti riuscivano a nascondere lo sporco? Perché…perché si doveva vedere? Come poteva fare per nasconderlo?
Sentì la porta che si apriva. Suo fratello era tornato. Sentiva la sua voce calda che la chiamava. Era l’unico…l’unico uomo che potesse toccarla. L’unico di cui si fidasse, di cui era sicura che non le avrebbe mai fatto del male.
Tuttavia non gli andò incontro. Ormai era in preda al suo incubo. Doveva togliersi lo sporco…doveva…doveva tornare pulita…
Kakashi chiamò ancora una volta Nyu. Aveva visto lo zaino, quindi doveva essere in casa, ma quando non la trovò da nessuna parte capì dove doveva essersi cacciata.
Sospirò, bussando ed aprendo la porta del bagno.
Vide la sua sorellina che si lavava. Che si lavava con una foga tale da dare l’impressione di volersi staccare la pelle.
E mentre si lavava piangeva. Le lacrime scendevano ad arrossare gli occhi arancioni e a lasciare righe indelebili sul volto della ragazza.
Non era la prima volta. Era sempre così. Ogni volta che conosceva gente nuova.
La abbracciò da dietro, e la ragazza si calmò un attimo, per poi cominciare a singhiozzare fortissimo. Quei singhiozzi silenziosi che avrebbero fatto impallidire chiunque per la loro violenza. Il volto deformato nell’atto di urlare, ma senza che dalla bocca uscisse il più piccolo suono. Kakashi rimaneva ogni volta sconvolto da quello spettacolo. Il silenzio era opprimente. Vedere il rumore, ma non sentirlo…vedere la sua sorellina in quelle condizioni. Lei, la sua oasi di pace, il suo supporto. L’unica cosa che gli aveva permesso di andare avanti, che aveva riportato un po’ di calma nella sua vita turbolenta…lei. Nyu. La piccola Nyu, ora stava male. E lui, come al solito, non sapeva mai cosa fare per aiutarla.
Strinse forte a sé il corpo nudo della ragazza che tremava, scosso dal pianto.
Dopo un tempo che sembrò un’eternità, Nyu si calmò.
Si asciugò le lacrime, alzandosi e rivestendosi, per poi andare in cucina.
Kakashi la seguì, sospirando.
Avrebbe voluto chiederle cosa fosse successo, ma era inutile, perché sapeva benissimo che non era successo nulla. Erano solamente i ricordi repressi di Nyu, quelli che aveva dimenticato, cancellato, che si facevano sentire, come per protestare di essere stati chiusi in un cassetto della memoria della ragazza.

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
Rif.Capitolo: 1
giorgia90 - Voto:
06/12/08 00:05
molto bella questa storia
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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