da una serie originale:
"NESSUN TITOLO PER ORA.."
una fanfiction di:

Genere:
Sentimentale
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
-

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 21/08/2002 14:32:32
 
ABC ABC ABC ABC



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Questo é un esperimento... é la prima volta che scrivo nel presente... e a parte che ho fatto un macello coi tempi verbali, perché ho scritto di fretta senza pensarci, vorrei sapere che ne pensate... tanto per rendermi conto se ho sprecato mezz´ora della mia vita ^__^
Un ringraziamento a tutti coloro che la leggeranno senza sboccare ^___^


Una leggera fresca brezza gli scompiglio i capelli, che solitamente ricadevano sulle sue spalle, in riflessi dorati. I suoi occhi, dell´azzurro del profondo mare, erano fissi lontano, a ricercare qualcosa che forse ancora sfuggiva alla sua mente. Superava i tetti piú alti delle case che circondavano la scuole, superavano i tralici dell´alta tensione, abominevole costruzione contro un paesaggio distrutto negli ultimi quarant´anni di sviluppo di una societá che aveva perso la sua anima senza nemmeno accorgersene e che ora si catapultava nel nuovo millennio senza sicurezze, ad accarezzare stralci di nubi candide, a cui da bambino aveva assegnato variegate definite forme, ma che ora gli apparivano per ció che erano, solo profnode ferite di un cielo terso, e poi, a cavallo del cinguettio degli uccelli, rimirando i ciliegi in fioritura alla metá di un fresco aprile, a toccare il sole, e poi a superarlo. Quale fossero i sentimenti che lo animavano in quel momento non erano chiari nemmeno a lui, le braccia, lasciate ricadere lungo i fianchi, a lambire le pieghe della camicia bianca dell´uniforme scolastica si contraevano, facendo stringere ritmicamente i pugni, a sbiancare le nocche, come se in ogni momento il suo spirito fosse pronto a fronteggiare il suo nemico, pur senza mai scorgerlo, pur senza mai riconoscerlo.
E la sua mente si liberó e libró nuovamente nell´aria, ma questa volta non era circondato né da costruzioni né da alberi, e non si udivano uccelli cantare, o ragazzi parlare e gridare. Era solo, tra le ombre delle tenebre del suo cuore, solo, come era sempre stato, nonostante molte persone lo circondassero e lo accogliessero con vuoti sorrisi.
Quei sorrisi, pensó, quale inganno si celava dietro di essi, quale meschinitá dimostravano e quale dolore mi arrecarono. I suoi ricordi riaffiorarono dalla memoria, rivide i volti di vecchi amici, di bambini con cui giocava nel piccolo parco dietro il condominio. Amavano giocare a baseball, come tutti i bambini, ricalcando le gesta di grandi professionisti, imitando protagonisti di cartoni animati. Eppure quel tempo era fuggito via, lontano, lasciando dietro di se solo dolore e solitudine.
Ancora chiaro era, ai suoi occhi, il giorno del trasoloco e le calde lacrime che rigarono il suo fanciullesco volto quella calda mattina, mentre suo padre lo scuoteva e lo trascinava lontano dalla sua casa, dai suoi amici, dalla sua vita.
Le mani si strinsero saldamente alla ringhierá e i gomiti si fletterono un momento. Un velo di tristezza caló sui suoi occhi, mentre la brezza si assopiva in un alito appena percettibile, i capelli biondi ricadevano sulle spalle curve.
Poi era arrivata lei, Wakanae, a sconvolgere la sua vita. Come poteva dimenticarla, come poteva non pensarla, distogliere la mente da quel volto, da quei capelli rossi amaranto, da quegli occhi profondi, dolci, specchio di un animo nobile che immediatamente lo rapí e lo trasse con se, trattenendolo, giocandoci, per poi abbandonarlo.
Ogni sentimento muore nel tempo, nulla puó resistervi. Noi stessi non continuiamo ad esistere se non attendendo che il tempo si faccia nostro mietitore. E con quale foga rifuggiamo quel momento e lo temiamo, senza pur capire quanto essa sia la nostra meta dalla nascita.
Il piede destro, stretto nelle scarpe luccicanti, appena lucidate, si appoggió sulla base della ringhiera. Le braccia cominciarono a fare leva.
Aveva riposto ogni cosa in lei, i suoi sentimenti, le sue emozioni, ogni suo pensiero era rivolto al suo benessere, alla sua tranquillitá. Ed aveva un tempo creduto che tutto ció lo avrebbe reso felice. Felicitá, quale fuggevole pensiero. Nessuno puó definirla, nessuno é in gardo di concepirla. É l´utopica meta che l´uomo ha assegnato a se stesso, ed é per raggiungerla ch´egli soffrirá giorno dopo giorno, senza comprenderne il motivo. Poiché il dolore muta, ha mille e mille volti, si cela in ogni cosa che ci circonda, uomini, donne, amici, in ogni cosa noi lo vediamo e lo combattiamo, stolti a non accorgerci che noi stessi lo proiettiamo sul tutto.
L´altro piedi si levó da terra, a scavalcare la bassa protezione in metallo, che riluceva sotto i raggi d´uno stanco sole, unico giudice delle azioni umane.
Ma ora ogni cosa si era rivelata per ció che era. Solo dolore e sofferenza accompagna l´esistenza. Questo aveva imparato dai suoi sentimenti per quella ragazza. Aveva aperto il suo cuore, parlando con franchezza. Eppure tutto questo non era servito. Era stato usato, da lei come da coloro che si professavano amici. Che forse Hisashi non lo reputava un amico? Certo si nascondeva dietro belle parole, certo il suo sorriso era in grado di rifuggire ogni sospetto, ma solo fino a quando gli esami di inizio anno erano passati. Solo parole gentile, parole senza significato che si lasciavano trasportare nell´aria. Quale grande arma é rappresentata dalle parole, le piú ingannatrici e subdole creazioni umane. In grado di celare sentimenti e pensieri, in grado di nascondere ogni persona, in grado di sfuggire ad ogni controllo e superare ogni barriera.
Si sedette un momento sulla ringhiera, rimirando ancora il paesaggio circostante pur senza vederlo. Nel frattempo affrettati passi provenivano attutiti da poco lontano.
Un tempo credevo in quelle parole, ma ora... ora comprendo che non sono nulla. Tutto ció che mi circonda muta, divenendo ció che i miei occhi vogliono vedere. Ma come posso vedere la realtá, quella realtá che si cela oltre l´apparenza? Non posso continuare ad essere ingannato, a vivere tra falsitá ed illusioni, tra amicizie ed amori che sono tali solo nel mio spirito per il fuggevoel trascorrere di un istante.
Le mani ancora strette intorno alla ringhiera, le braccia si piegarono per fare forza, e lentamente si sollevó. In quel momento la porta che dava sulla terrazza si spalancó all´improvviso. Cinguettii irritati la accompagnarono e poi tutto piombó in un irreale silenzio che regnava incontrastato. Il ragazzo non vide chi lo aveva raggiunto, né udí il suo nome gridato nell´aria.
Prima di lasciarsi andare, il ragazzo si voltó ancora un momento ed i suoi occhi incrociarono quelli di colei che aveva amato. Un sorriso si dipinse sul suo volto nel vedere calde lacrime bagnarle le liscee rosate guance, il corpo scosso dal fiato corto e da singhiozzi, mentre un altro grido le moriva in gola, ricacciato nel suo profondo dalla disperazione, e dalla paura.
Ora tutto finirá, per la prima volta saró io a decidere della mia vita, e per la prima volta potró incontrare me stesso e comprenderlo per ció che é, senza che la realtá distorca i miei pensieri, senza che nessuno mi disturbi, mai piú.
La snella figura del ragazzo scivoló oltre la ringhiera, sostenuto per un lungo, eterno istante nell´aria, prima di ricadere velocemente verso il largo piazzale porfido.
Nessun rumore venne udito da Wakanae, che rimase immobile ad osservare il nulla, mentre la sua mente vedeva ancora Sei sospeso nell´aria.



 
 
 
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