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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: C`ERA UNA VOLTA..
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Shounen Ai, Yaoi
Autore: ilakey galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/01/2005 00:08:02 (ultimo inserimento: 23/01/07)

yaoi- quello che succede se una bambina ti costringe a raccontare la storia del tuo incontro con lui
 
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C`ERA UNA VOLTA (PROLOGO)
- Capitolo 1° -

Idea che mi è venuta in mente mentre facevo il bagno nel bagnoschiuma allo zucchero °-° evidentemente lo zucchero mi fa andare in fumo il cervello...
Beyblade-YAOI
Non dico altro.. X°°D a parte il fatto che non so se e quando la continuerò!

1- C'era una volta... (Prologo)
Quando condividi l'appartamente con chi non ti aggrada, se poi ci si mette anche una piccola peste adorabile...
La odio, cioè non è che la odio nel vero senso della parola, diciamo solamente che non sopporto la sua presenza.
Eccola lì, vicino alla porta d'entrata che mi guarda beffarda con i suoi ingannevolmente innocenti occhi azzurri. Adesso li sta socchiudendo come se si divertisse a vedermi lanciargli occhiate infastidite.
Si avvicina al divano su cui sono comodamente seduto.
"Non ci provare, stammi lontano." le dico rabbioso mettendo su un bracciolo il libro che sto leggendo e piegando una pagina per tenere il segno.
Ma Lavanie non mi ascolta, figurarsi. Avanza con il suo passo da 'prima donna', testa alta, sulla bocca un sorriso beffardo.
Mi do delle stupido...come diamine fa a sorridere?
Do un'occhiata all'orologio appeso vicino alla libreria e noto con impazienza che è ancora troppo presto.
LEI sale sul rosso sofà e si siede accanto a me ignorando il fatto che io la sto testardamente ignorando a mia volta.
"Non ti coccolo tanto, non guardarmi in quel modo." le sibilo ad un certo punto notando che lei non si decide a scendere.
Questo rientra nella norma del nostro rapporto conflittuale, la mattina, nonostante siamo nella stessa casa, la ignoro e..bhè lo faccio anche durante il resto della giornata. Mi ricorda brutti momenti, ecco tutto, in realtà lei non mi ha mai fatto veramente niente, a parte i suoi soliti dispetti.
Mi riprendo il libro, ormai sono a metà e mi devo ricordare di passare in libreria per comprare il volume successivo. In realtà non mi sono mai piaciuti i libri 'in serie' ma ho comprato il primo e ora che faccio? devo leggere il seguito, altrimenti questo fardello peserà su di me per l'eternità!
Lavanie si è stufata di aspettare, così decide di scendere e proseguire il suo cammino verso la cucina per andare a curiosare, come se ci fosse qualcosa di interessante.
In questa casa c'è solo una cosa veramente interessante, e in questo momento non è qui.
Roteo gli occhi esasperato, eccola che ritorna. Ma non ha proprio niente da fare tutto il giorno?
"Non guardarmi così!" le dico voltandomi verso di lei "Vai a farti una passeggiata."
Mi alzo e le apro galantemente la porta e con un ironico inchino la lascio uscire. Lavanie mi lancia un'ultima occhiata poi scende veloce le scale del condominio, poi gironzola un po' nell'atrio ed infine esce in strada.
Faccio per richiudermi la porta alle spalle quando mi arriva la voce della piccola Dorothy che mi chiama allegra saltando gli ultimi gradini che ci separano.
"Garland!"
La guardo sorridendo e lei finalmente arriva davanti a me con il fiatone. Dorothy Bentley è una bambina di nove anni che vive all'ultimo piano del condominio, che praticamente è il quarto piano. Non usa mai l'ascensore, anche se è aperto a tutti, perchè ne ha troppo paura, e solitamente preferisce fare tutte le scale correndo.
Ha un piccolo visetto a cuore con due grandi occhi verdi e profondi che le danno un'aria quasi adulta mentre i capelli neri, come da contrappeso, sono legati in due codine infantili.
"Ciao, se stai cercando Lavanie è uscita." le dico indicando con un veloce cenno del mento la porta del condominio.
Lei scrolla le spalle poi inizia a frugare nello zainetto che si porta sempre dietro. E' uno di quegli zaini rigidi e di forma rotonda, questo è dipinto come se fosse una fragola e Dorothy ne va matta, tanto che non se ne separa mai.
Finalmente riesce a trovare quello che stava cercando, è uno di quei contenitori di plastica semitrasparenti e con i coperchi colorati. Lei me lo porge raggiante.
"Ieri sera io e la mamma abbiamo fatto dei biscotti, ve ne ho portati alcuni, ci sono quelli al cioccolato e quelli con la vaniglia."
"Scommetto che saranno buonissimi."
La vedo che sbircia dentro casa. "Dov'è Boris?" mi chiede guardandosi intorno.
"All'università." rispondo "dovrebbe tornare fra una ventina di minuti. Vuoi entrare?"
Lei annuisce e con un saltello supera il confine della porta che richiude poi dietro di se. Io la precedo in cucina per fare del te al limone, so che le piace.
"Devo controllare che lasci qualche biscotto anche a lui." mi spiega con aria saggia, sedendosi su una delle quattro sedie attorno al tavolino.
La cucina non è molto grande ma la cosa che preferisco di questa stanza è il fatto che è luminosa a causa della porta finestra che è quasi sempre aperta e su cui splende la maggior parte delle volte il sole.
Dorothy si guarda intorno come a voler controllare la reale assenza di Lavanie.
"Perchè ti sta così antipatica?" mi chiede mentre le porgo il bicchiere di te e mi siedo davanti a lei.
"Non mi sta antipatica."
"Sì invece, ma è tanto carina."
Storgo la bocca "Sì lo ammetto, è tenera e carina."
"Perchè te l'ha regalata tua madre?" mi domanda sorridendo furbescamente.
"Credo di sì, sotto qualche aspetto è come lei. Sempre a ficcare il naso." aggiungo notando lo sguardo interrogativo della bambina.
Improvvisamente sento un rumore sottile come di qualcuno che gratta sul legno. Subito dopo giunge il suo miagolio e vedo Dorothy che corre alla porta di ingresso e fa entrare Lavanie.
"Eccoti qui." le dice accucciandosi accanto a lei e accarezzandola, mentre la micia inizia a fare fusa rumorose.
La bimba si avvicina all'orecchio della gatta "stavamo parlando di te, e di quanto Garland ti voglia bene." ridacchia abbracciandola, poi si slega il nastro di una codina e con quello inizia a giocare con l'allegra Lavanie.
"Se non fosse stato per lei." esclama ad un tratto la bambina.
"Cosa?" le domando anche se so benissimo dove vuole andare a parare.
Lei mi strizza l'occhio"Se non fosse stato per Lavie" mi spiega usando il soprannome preferito della gatta "non saresti qui."
Io devo aver fatto una faccia scettica perchè lei scoppia a ridere.
"Non fare così! se tua madre non ti avesse dato Lavanie come avresti fatto ad incontrare Boris?"
 In effetti non ha tutti i torti, in realtà questo è l'unico motivo per cui sopporto ancora la micia. Perchè oltre ad essere dispettosa, a voler uscire di casa in momenti impossibili (a volte persino quando è notte) e ad impicciarsi in tutto quello che accade si aggiunge anche il semplicissimo fatto che fin da bambino non ho mai sopportato i gatti.
Lavanie mi guarda con i suoi occhi azzurri e sottili mente con una zampina inizia a lavarsi il muso.
E' una gatta persiana che in realtà non è grossa come sembra perchè è tutto pelo, è quasi completamente nera perchè la parte sinistra del corpo è formata da striature bianche e grigie mentre la coda è bianca.
"Garland." mi chiama Dorothy risvegliandomi dalla contemplazione.
"Sì?"
"Mi racconti ancora una volta come vi siete incontrati?"
Sbuffo fintamente seccato e mi siedo sul pavimento accanto a lei. "Guarda che sono i vecchi che raccontano le storie, io ho solo ventiquattro anni!" dico mettendo il broncio.
"E allora?"
"Boris mi ha detto che te l'ha già raccontata lui.."
"Voglio vedere se la versione dei fatti è la stessa." prorrompe diabolicamente.
"A volte mi fai paura..." rispondo ridacchiando.
Lei mi sorride alzando il nastrino che ha nella mano destra come se fosse un'arma "E allora racconta, o ti trasformo in un gatto."
Mi appoggio al tavolino di legno che è proprio dietro di me. "Da dove inizio?"
Dorothy prende tra le sue braccia Lavanie e sorride trionfalmente.
"Da 'c'era una volta' o no?"
 
Continua nel capitolo:


 
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