torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: GLI ALLIEVI DI ALBIONE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: andromeda80 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/02/2004 09:45:44 (ultimo inserimento: 06/02/04)

shun deve affrontare redha e salzius per l`armatura di andromeda, ma alla vigilia di una grande battaglia li ritroverà nuovamente sulla sua strada..
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
UN ALLIEVO PARTICOLARE
- Capitolo 1° -

INTRODUZIONE

Salve a tutti! E' la mia primissima fanfic che ho scritto, e ho voluto dedicarla ai miei eroi ( a uno sopratutto...). Protagonisti sono i quattro allievi principali del maestro Albione, all'Isola di Andromeda: il l'aggressivo Redha, l'assente Salzius, il timido Shun (Andromeda) e la premurosa June (Nemes). E' divisa in due parti: la prima é ambientata nei giorni finali dell'addestramento, dove Shun deve lottare contro Redha e Salzius per accedere alla prova ultima e diventare cavaliere, sostenuto dalla sua compagna June ; l'altra alla partenza di Shun per il Grande Tempio, quando si scontra prima con June, preoccupata per la sorte del ragazzo e reduce da una terribile esperienza, poi contemporaneamete di nuovo contro Redha e Salzius, che vogliono ucciderlo per ingraziarsi Arles . Mi sono attenuta molto alla serie animata sia per la descrizione dei personaggi e degli avvenimenti che per i dialoghi, ci sono inserimenti sia inventati da me che presi dal manga... spero di non essere stata troppo banale.


Ho usato per alcuni personaggi i nomi che hanno nel manga ...ma qui sotto metto l'equivalente della serie animata:

Shun = Andromeda
June = Nemes
Seiya= Pegasus
Hyoga = Cristal
Ikki = Phoenix
Shiryu = Sirio

Dimenticavo di dire che "SAINT SEIYA / I CAVALIERI DELLO ZODIACO" appartengono a : Masami Kurumada - Shingo Araki - Michi Himeno - Shueisha - Toei Animation; e che questa fanfic non é stata scritta a scopo di lucro.

Beh...buona lettura...(spero)


GLI ALLIEVI DI ALBIONE

CAPITOLO UNO: Un allievo particolare

Su uno spiazzo roccioso, sotto un sole a picco, due giovani guerrieri si stavano confrontando per una semplice sfida di addestramento, come tante ne avevano combattute fino ad allora. Erano entrambi molto magri, vestiti di una tenuta da addestramento, composta da una semplice tunica e un pantalone, verde chiaro una celestina l'altra; avevano entrambi delle protezioni ad una spalla e delle bende fasciavano le loro braccia dal gomito alle mani. Quello in tenuta verde aveva dei lunghi capelli castani rossicci e gli occhi verdi, e sul viso abbronzato aveva un'espressione fredda, sicura. L'altro, dall'espressione timida e infantile, aveva i capelli castani chiari e grandi occhi tra il verde e il blu. Il ragazzo fulvo era molto aggressivo nei suoi attacchi, e solo grazie ad una profonda concentrazione il suo avversario riusciva a pararli. Tuttavia si limitava solo a questo, a stare sulla difensiva...non un attacco era partito dalle sue membra esili e pallide.

In disparte, ad osservare lo scontro, due spettatori. Uno dei due era un uomo robusto, vestito di una corazza azzurro scuro, aveva i capelli biondi e due piccoli occhi azzurri, la sua carnagione era scura. Era lì da più di cinque anni, trascorsi a addestrare un gruppo di adolescenti, nella speranza che qualcuno di loro fosse degno di diventare un vero guerriero devoto ad Atena. La persona accanto a lui era una giovane ragazza, dai lunghi capelli biondi scuri, una tenuta d'addestramento rosa e gialla e una maschera d'argento a coprirle il volto.

La ragazza seguiva preoccupata lo scontro: fin da quando era arrivato su quell'isola dell'Oceano Indiano, aveva preso a cuore l'addestramento di quel ragazzino, dal carattere così sensibile e innocente, e lo aveva accompagnato in quei lunghi anni, spronandolo, confortandolo e a volte difendendolo dai suoi compagni, che andavano sempre pesanti in fatto di botte e insulti. Poteva fare questo perché non era una diretta concorrente del giovane Shun. Lei, June, giovane ragazza etiope di origine inglese, aveva capito che non era destinata all'armatura di Andromeda. In quegli anni era diventata quasi un'assistente per Albione, e assieme a lui osservava l'addestramento di Shun e degli altri pretendenti.

Albione, dietro un'espressione calma, quasi indifferente, era molto attento. Aveva capito, col passare degli anni, che solo tre potevano sperare di diventare Cavaliere di Andromeda.

Uno era l'aggressivo Redha, freddo e spietato, l'altro era Salzius, un ragazzo dall'aria apparentemente assente ma che sapeva combattere bene, aiutato da un'eccellente costituzione fisica. Poi c'era il misterioso Shun: Albione lo aveva sempre tenuto d'occhio fin dall'inizio. Sembrava tutto l'opposto del tipico guerriero: sensibilissimo, esitante, a volte indifferente e rinunciatario, subiva gli avversari, limitandosi a una fragile difesa, che il più delle volte non bastava a evitargli delle pesanti batoste. Tuttavia resisteva, giorno dopo giorno, con grande stupore dei suoi compagni, ad eccezione di June (che sapeva cosa spingesse il ragazzo a tener duro) e Albione, che credeva di aver intuito il suo segreto: non era riuscito ad acquisire una grande forza fisica, né la sicurezza in battaglia, ma forse, era riuscito ad acquisire quel qualcosa che per un cavaliere di Atena era determinante, anche se non lo aveva ancora espresso esplicitamente, o forse non ne era ancora pienamente consapevole. Era ormai giunto alla fine dell'addestramento, contro ogni pronostico, e l'indomani si sarebbe scontrato con Redha e Salzius, e se fosse uscito vincitore avrebbe affrontato la temibile Ultima Prova.

Albione osservava anche adesso lo strano comportamento del suo allievo: non capiva come mai Shun non portasse attacchi a Redha, visto che riusciva ad anticipare i suoi colpi.

- Riesce a prevedere i colpi del suo avversario, eppure non lo attacca... Perché? -

Alla fine Redha riesce a sfondare le difese di Shun. Lo colpisce al volto con un pugno, cogliendolo alla sprovvista; lo getta a terra e infierisce su di lui colpendolo ripetutamente ad un fianco con dei calci. Con preoccupazione quasi materna, June ferma a gran voce i due contendenti.

- Smettetela, vi prego! -

Redha prende fiato, scocciato per l'interruzione. La ragazza si precipita dal giovane Shun, che giaceva al suolo dolorante e con gli occhi chiusi.

- Tutto bene, Shun? Non hai ferite gravi, vero?! - gli domanda maternamente, anche se Shun non può rispondergli.

June alza gli occhi verso l'impassibile Albione, (anche se quando aveva visto Shun a terra dolorante, con la coda dell'occhio, June lo aveva visto sudare freddo, forse per la preoccupazione), e per l'ennesima volta, gli chiede di sospendere la lotta.

- Maestro Albione, interrompete la lotta; Shun non é in grado di continuare a combattere, lasciate che mi prenda cura di lui... -

Redha interviene bruscamente e si rivolge a June e ad Albione, protestando per la loro indulgenza nei confronti di Shun.

- Sempre a proteggerla, quella nullità...- protesta Redha - Perché mi devo sempre fermare quando stò per dare a quell'imbelle quello che si merita? Lo avete mantenuto in vita cinque anni, per cosa? Per vederlo morire domani, forse?

- Redha, fai attenzione a quello che dici. - rispose calmo Albione - Un cavaliere di Atena rispetta sempre il proprio avversario, perché a volte le apparenze ingannano; e non lo attacca mai quando é a terra o quando non si può difendere, é un'atto di crudeltà che non si addice a un cavaliere che persegue la pace e la giustizia.

Albione non rispose alla domanda di June, ma il rimprovero a Redha era stato un suo tacito consenso. June prese delicatamente in braccio il giovane allievo e se ne andò in direzione degli alloggi degli allievi. Rehda rimase zitto, ma pensava che domani Shun avrebbe dovuto combattere senza aiuti esterni, e allora si che si sarebbe potuto sfogare senza essere ostacolato.

****

L'Isola di Andromeda, dove Shun era arrivato cinque anni prima, era situata nell'Oceano Indiano occidentale,nel mare settentrionale della Somalia; era un'isola leggendaria, creata da un'antica esplosione avvenuta in Etiopia. Di giorno la temperatura poteva sfiorare i 50 gradi; di notte poteva raggiungere anche i 20 gradi sotto zero. Le terre emerse non erano altro che rocce e paludi melmose. Sia di giorno che di notte, sia la luce che le tenebre costringevano gli esseri viventi a vivere in condizioni atroci. Questa era l'Isola di Andromeda.

E' calata la notte. In una capanna ricavata nella roccia, Shun dorme vegliato da June. Il ragazzo non si é ancora ripreso dalla battaglia contro Redha. Tuttavia June lo sentiva lamentarsi nel sonno, forse era in preda ad un brutto sogno, forse era la botta ricevuta contro Redha a dolergli ancora. Parlava, anche: nominava frequentemente il nome del suo amato fratello, di cui Shun gli aveva parlato spesso, specie nei primi tempi. Nel sonno ripeteva, come se stesse parlando al fratello, la promessa di superare le ultime difficoltà che si ponevano sul suo cammino, e ritrovarlo, così, dopo anni di separazione. June era intenerita da questo legame a distanza, che aveva permesso Shun di superare molte difficoltà. Tuttavia pensava anche alle condizioni fisiche in cui versava l'esile ragazzino. Aveva un grosso ematoma sul fianco martoriato da Redha, all'altezza dello stomaco, e nonostante le cure, gli faceva ancora male.

" Domani dovrà affrontare sia Redha che Salzius, e se riuscisse a sconfiggerli, la Prova Ultima, nello stesso giorno...gli serviranno tutte le sue forze...e lui mi sembra così fragile e debole ora... " pensava preoccupata la ragazza "...se riesco a convincerlo a rinunziare per questa volta, Albione, che é molto comprensivo nei suoi confronti, avrebbe consentito un piccolo rinvio, anche di qualche giorno...giusto il tempo di rimettersi in forma. Gli altri forse avrebbero protestato, ma alla fine avrebbero accettato la sua decisione.."

June vedeva Shun come un fratellino da proteggere e guidare; e Shun da lei si lasciava proteggere e guidare, anche se a volte provava un certo imbarazzo. Questo legame e il costante pensiero del fratello maggiore erano stati la sua forza, nelle lunghe e terribili giornate dell'addestramento.

La luna era salita molto in alto nel cielo stellato quando Shun finalmente aprì gli occhi. Pensando di essere ancora nel campo dove era stato massacrato come sempre da Redha, fece un moto per sollevarsi sulle braccia, ma il dolore al fianco si riaccese, e con un gemito Shun ricadde sdraiato. Il ragazzo si stropicciò gli occhi e osservò meglio l'ambiente che lo circondava; si accorse così di essere nella capanna dove passava, al riparo, le brevi e gelide notti dell'isola. Accanto al suo letto, semplice, fatto di legno, con un sottile materasso, un lenzuolo, una coperta e un duro cuscino, stava seduta una donna che accolse affettuosamente il suo risveglio.

- Ti sei svegliato, Shun...? - gli chiese la ragazza, seduta su una sedia affianco al letto, le braccia mollemente appoggiate sulle gambe.

Riconoscendo la ragazza, ricordò l'accaduto: stava combattendo contro Redha; era sceso in campo molto concentrato e grazie ad un qualcosa che lo stesso Shun non riusciva a capire cosa fosse, era riuscito, in una delle rarissime volte in tutto l'addestramento, ad anticipare i colpi velocissimi portati dal suo avversario. Avrebbe potuto anche tentare un attacco, ma la paura di fare seriamente del male a Redha lo aveva spinto a rinunciare, e a limitarsi ad una difesa attenta per contenere i danni. Però quello non era bastato ad evitare l'ennesima batosta. Redha lo aveva stordito con un pugno al mento, scaraventandolo a terra. Poi aveva iniziato a colpirlo con dei tremendi calci al fianco. Il dolore intenso gli aveva adombrato la mente, e alla fine doveva essere svenuto. Capì che se si trovava ancora vivo e al caldo, lo doveva solo a lei, alla sua amica June, che come sempre lo aveva portato nella capanna e curato...

- June, ti sei presa ancora cura di me? - gli chiede tra lo stupito e il riconoscente.

La ragazza rispose affettuosamente.

- Naturalmente...di notte la temperatura scende anche di parecchi gradi sotto lo zero: se fossi rimasto svenuto là fuori, saresti morto per il freddo... -

Shun sorrise imbarazzato...June lo proteggeva come un tempo lo faceva suo fratello.

- Ti ringrazio...ormai ho perso il conto di tutte le volte che mi hai salvato, da quando sono arrivato qua... -

Dopo aver ringraziato la sua amica, Shun chiuse gli occhi e tacque, pensieroso. June cercò di intuire i suoi pensieri. Forse stava pensando all'immediato futuro, al bivio in cui si sarebbe trovata la sua vita tra non molte ore...oppure al fratello, per chiedergli di essergli vicino spiritualmente, ripetendo mentalmente la solenne promessa che lo aveva sempre spronato a reagire… infatti, leggeva nei suoi lineamenti timore, insicurezza, ma anche una fiduciosa fermezza... Forse non sarebbe stato facile convincerlo a rinunciare.

Con voce preoccupata e dubbiosa, June tentò di dissuaderlo.

-Non hai ancora cambiato idea? Vuoi sempre affrontare quello che ti aspetterà domani, anche nelle tue condizioni? - gli chiede la ragazza.

Shun si riscuote e la ascolta...June aveva ragione, non era al meglio delle sue condizioni, e la Prova Ultima, l'ultimo ostacolo per essere un cavaliere, era una prova difficile, che forse andava oltre le sue possibilità...il maestro e June gliene avevano accennato qualche volta...Tuttavia non voleva che si rinviasse solo per lui, era anche per causa sua se usciva dagli scontri sempre così malconcio, e doveva prendersi le sue responsabilità... doveva affrontare le difficoltà senza tirarsi indietro... Perciò rispose alla sua amica, di cui intuiva la preoccupazione per lui, con un tono di voce tra il rassegnato e il dignitoso.

- Non posso, devo tentare il prima possibile. Mi dispiace, ma non posso tirarmi indietro proprio ora.

L'espressione risoluta del ragazzo non ammetteva repliche, tuttavia June provò ancora... giocando una carta che gli avrebbe insinuato qualche dubbio, visto il suo carattere...

- E chi lo ha detto hai solo domani? Pensa a guarire, per ritornare in forma, e poi potrai tentare di nuovo. Ricordati che non dovrai affrontare solo il Rituale: devi anche sconfiggere sia Redha che Sanzius, gli altri due pretendenti -

Shun alzò gli occhi verso il soffitto: l'espressione risoluta scomparve, sostituita da un più malinconica. - Redha e Salzius...é vero, dovrò affrontare anche loro... -

June aveva colto nel segno. Sapeva che Shun era di animo mite e odiava combattere, specie se si trattava di persone che considerava amiche... June continuò nel suo tentativo, nella speranza che quest'avversione minasse la sicurezza del ragazzino, e gli facesse cambiare idea.

- Li avevi dimenticati... ma non mi sorprende; tu non vuoi batterti contro di chi consideri dei compagni. Non é nella tua natura, tu sei troppo gentile. Non vuoi batterti per diventare Cavaliere di Andromeda, i tuoi rivali sono per te degli amici. Forse dovresti rinunciare all'investitura e tornare a Nuova Luxor. Rinuncia ad essere Cavaliere.

Il ragazzo la ascoltò attentamente, senza interromperla...Ma quando gli propose di rinunciare all'investitura, Shun si sollevò su un gomito, e il suo viso assunse un'espressione talmente risoluta e orgogliosa, che June si accorse che il suo discorso aveva provocato in lui un effetto opposto a quello desiderato. Aveva toccato un tasto che aveva riacceso in Shun la determinazione e l'orgoglio.

Non era la prima volta che gli aveva fatto quella proposta. Quando lo vedeva in difficoltà, June cercava di convincerlo a tornarsene in quella lontana città del Giappone da cui era arrivato. Shun forse pensava al fratello, alla sua promessa, e in lui scattava una molla: avrebbe preferito sopportare le più atroci sofferenze, piuttosto che rinunciare e tradire così la fiducia che il fratello aveva riposto in lui, dopo il suo sacrificio nell'andare in quella terribile isola al posto suo...

Dopo l'ultima frase, con un rapido movimento, tenendosi il fianco ferito con un braccio, si alzò dal letto e la raggiunse. E il suo sguardo, la risposta che le dette, il tono con cui le rispose, cancellarono definitivamente ogni speranza in June.

- Non posso June, lo sai cosa mi spinge. Non voglio discutere. Non tornerò mai a Nuova Luxor senza le sacre vestigia di Andromeda. -

Shun la superò e uscì fuori dalla capanna. Erano in una zona riparata dell'isola, non c'era molto freddo. In alto, la luna e le timide stelle illuminavano l'ambiente spoglio e arido. Shun alzò gli occhi all'astro, e il suo pensiero corse per l'ennesima volta all'amato fratello.

" Non ho mai smesso di pensare a te, mio amato fratello. Come posso dimenticare ciò che hai fatto per me, per proteggermi? Sei persino andato all'Isola della Regina Nera al posto mio... Che cosa hai trovato in quel luogo maledetto?! Là é ancora peggio di qui, di quest'Isola di Andromeda... Come stai, Ikki?? Ti prometto che diventerò Cavaliere, così potremo rivederci, e nessuno ci separerà mai più"

June lo osservò, appoggiata allo stipite della porta. Non era riuscita a convincerlo. Shun sarebbe andato incontro al suo destino.

"Che ne sarà di lui?!" pensò, preoccupata e rassegnata.



 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: