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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: CHISSà CHE SARò
Genere: Drammatico, Erotico, Dark, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, AU, Lemon, Shounen Ai, Yaoi
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/12/2023 21:25:00

MadaSasu; Madara x Sasuke Modern AU
 
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CHISSà CHE SARò
- Capitolo 1° -

Presente

All’alba Sasuke va a farsi una doccia. Gli piace sentirsi l’acqua scorrere addosso, adora grattarsi con la spugna insaponata fino a diventare rosso: lava via la vita. Ne sente il desiderio dopo qualunque azione, non deve restare nessun granello di polvere, odore o sudore di altre persone sulla sua pelle, particelle dei posti in cui è stato sui capelli. Il passato diventa tale appena smette di essere il presente e va buttato via, subito; Sasuke odia sentirsi inseguito da quella sensazione di sbagliato, di perdita, di ennesima occasione sprecata.
Ha trent’anni e non riesce a sorridere ai genitori da quando andava al liceo, ha smesso di dire mamma e papà già alle medie. Senti, dice per iniziare un discorso, oppure ascolta.
E di occasioni ne spreca ogni giorno, Sasuke. I genitori invecchiano, sa che se li lascia andare così, senza chiarire, senza ritornare a essere davvero un figlio, sarà divorato dal senso di colpa. Ma non ci riesce, non sa come iniziare.
Si era spezzato qualcosa, la comunicazione aveva smesso di funzionare, ma quando era successo?
Quando sorrisi e sguardi avevano cominciato a cadere nel vuoto? Da quanto si accumulavano le piccole disattenzioni così impercettibili da non essere degne per un motivo di discussione valido?
Sasuke ha sempre saputo di non poter piantare una grana per uno sguardo mancato o perché la mamma non lo ha fotografato in ogni poro della pelle il primo giorno di scuola. Non poteva pretendere certo i salti mortali a ogni bel voto portato a casa, se il papà non aveva mai esposto le coppe che si era aggiudicato nei vari sport in ufficio, nessuno poteva togliergli la vittoria.
La famiglia era stata povera per molti anni, Sasuke non aveva mai preteso cioccolatini e caramelle accompagnando la mamma a fare la spesa, il papà a Natale e ai compleanni aveva fatto solo regali utili, i giocattoli, ovviamente, non erano mai rientrati nella categoria. Tuttavia, non era stato questo. Carezze e sorrisi non costavano niente, ma Sasuke aveva sempre saputo che era meglio non chiederne. A volte erano arrivati, ma la mamma era distante e con gli occhi vuoti, il papà non perdeva mai le sopracciglia aggrottate pronto a scattare in sfuriate da un momento all’altro.
Sasuke aveva smesso di infilare la mano nella loro camminando per strada, se dovevano dargli attenzioni solo per farlo contento, preferiva cavarsela da solo piuttosto che stare immerso nell’ipocrisia.
Ma Sasuke era cresciuto e con lui la rabbia repressa e i problemi nascosti sotto il tappeto, ma a chi avrebbe potuto raccontarli? I genitori no, non sarebbero stati in grado di capirlo, fatica sprecata.
L’arida bolla di dolore gli si era gonfiata dentro senza via d’uscita, non aveva mai avuto un vero amico, fuggivano tutti appena Sasuke riversava loro addosso le sue grida di aiuto. Il sesso è uno sfogo, Sasuke scopa senza affezionarsi, non crede nell’amore. Favole e basta.
Da adolescente non vedeva l’ora di afferrare coltelli di ogni misura per aiutare il papà a scuoiare conigli, polli e agnelli, fino a che era andato al liceo la famiglia aveva prodotto a mano il sostentamento e comunque faticava a mettere insieme il pranzo e la cena. In quei momenti Sasuke era stato se stesso, la sua rabbia finalmente non era un fastidio per gli altri e il vuoto con cui sembrava essere nato trovava un effimero appagamento.
Ma ora si sta facendo la doccia all’alba perché non è a casa sua e il suo ospite lo ha tenuto inchiodato al letto tutta la notte.
Madara. Colui che si prende tutto senza bisogno di chiedere.
Dieci anni più di Sasuke, il cugino che ha sempre ammirato per la capacità di trasformare in oro tutto ciò che tocca.
Madara che ha le soluzioni per tutto.
Madara dalla bellezza disarmante e dal potere inarrivabile, se ti sceglie per passare una notte nel suo letto sei un privilegiato.
Madara che ha saputo mettere in piedi quell'azienda che ora sfama tutta la famiglia, la Doors, matrice del sistema operativo che sta mettendo in ginocchio mezzo mondo facendo concorrenza addirittura a Cina e America.
Già, porte aperte per tutti.
Sasuke è schifato da come i suoi genitori si sono fatti mettere nel sacco pur di lavorare alla Doors, amebe senza spina dorsale pronti a scattare a ogni schiocco di dita di Madara, messi a novanta senza nemmeno il privilegio di essere scopati da Madara nel vero senso della parola. Quando suo padre glielo aveva detto, Sasuke aveva sputato per terra disgustato di vederli annullati al Dio denaro senza avere altro scopo nella vita.
Felicità e serenità? Perdite di tempo.
Ma anche Sasuke si è fatto inglobare dalla Doors, il bisogno di soldi è reale, però lui non è come gli altri e Madara non potrà mai riuscire a mettergli davvero i piedi in testa. Se si è concesso a Madara è perché lo ha sempre desiderato.
La cabina della doccia si apre alle spalle di Sasuke e lui non ne è affatto sorpreso, attende con dignità fissando la parete di piastrelle che ha davanti.
Una mano d’acciaio lo afferra dalla spalla per farlo voltare. Sasuke si trova il viso di Madara a pochi centimetri dal suo, tiene le labbra piene socchiuse, l’acqua gli ha già appiattito la straordinaria chioma.
La mano di Madara si sposta dalla spalla di Sasuke alla sua testa, gli artiglia i capelli strappandogli una smorfia di dolore.
“Voglio un pompino” Madara lo preme verso il basso per farlo inginocchiare.
Mentre ubbidisce, Sasuke ammira il corpo statuario di Madara che gli passa davanti.
Madara non aspetta un attimo, dopo aver guidato la bocca di Sasuke davanti al suo cazzo già teso, gli affonda fino in gola con un colpo di bacino preciso al millimetro.
Sasuke respira solo nei momenti concessi da Madara, si ritira giusto un attimo prima che Sasuke soffochi, poi lo spiaccica ancora con la faccia sul suo pube. Madara decide se ucciderlo o farlo vivere, stabilisce quanta aria concedergli e quando.
I muscoli della gola di Sasuke si allargano al massimo, nonostante faccia del suo meglio ha iniziato a sentire sapore di sangue, Madara spinge così tanto che cadrebbe steso all’indietro se non fosse ancora trattenuto con forza dai capelli.
L’acqua porta via i lunghi fili di saliva che Sasuke rigurgita, la presa tra i suoi capelli si allenta qualche istante, giusto il tempo che serve a Madara per sospirare e concentrasti per non venire subito. I peli pubici di Madara sono ispidi e neri come il carbone, pizzicano il naso di Sasuke. Non riesce a trattenere un verso informe e strozzato quando Madara gli fracassa la gola per l’ennesima volta, sente il fresco dei suoi testicoli sotto il mento, tiene gli occhi aperti per ammirare le natiche muscolose di Madara tese nel movimento, accarezzate dalle punte dei lunghi capelli bagnati. La gola gli brucia, ma con quel poco di lingua che riesce a spostare, Sasuke raccoglie le goccioline salate del piacere di Madara.
Sasuke si afferra il cazzo con entrambe le mani, sperare di essere sfiorato da Madara è troppo.
Madara lo tira a viva forza dai capelli per metterlo in piedi, Sasuke è grato che l’acqua cancelli le lacrime versate a causa del dolore tagliente. Per voltarlo e spiaccicarlo sulle piastrelle, Madara usa la mano colma delle ciocche che gli ha strappato.
Gli oltre dieci centimetri di differenza permettono a Madara di scoparselo in piedi, gli entra dentro senza troppi riguardi e Sasuke si sente esplodere la prostata dalla prima spinta.
Quando Madara fa qualcosa, è sempre in grande.
Sasuke è pressato tra la parete e il corpo alle sue spalle, la guancia premuta sulle mattonelle, le mani di Madara ai lati della testa.
Madara gli sospira sul collo, glielo mordicchia, a Sasuke basta strofinare la punta del cazzo sul gelo della mattonelle.
Non c’è niente che a Madara non riesca.
Sasuke si inarca per far aderire le natiche al pube di Madara, l'unico momento in cui lo ha in pugno, come rendere vulnerabile il capo supremo della Doors, come schiavizzare il boss inattaccabile.
Ecco che Madara gli ghermisce i fianchi, lo vuole, ha bisogno di lui, Sasuke si gode i pochi istanti in cui può dirigere il gioco. Ora è lui a condurre il ritmo e a lasciare a Madara gli spazi per respirare quando e come desidera lui.
Madara trema e sospira a ogni pausa di Sasuke, grida ancora con le strizzate che gli lascia sulle natiche. Ma poi Madara si stufa, afferra Sasuke per affondarselo sul cazzo.
Il più giovane geme, Madara lo schiaccia sul muro per riempirlo di seme abbondante e caldo.
Sasuke viene sulle piastrelle furioso con se stesso perché, sì, ama essere dominato. Madara è l’unico che può farlo.
Non si può odiare Madara, così bello e intelligente.
Un uomo con le sue doti non può che essere un idolo e fare da esempio in barba ai difetti.
Ristabilito l’ordine, Madara si stacca all’improvviso, Sasuke scivola ansimante nella pozza d’acqua calda e sperma. Madara ha fatto i suoi comodi, ha marchiato la sua proprietà, esce dalla doccia senza una parola o uno sguardo. Sasuke lo sa che se anche restasse lì tutto il giorno, a Madara non verrebbe in mente di venire a controllare.
Meglio scacciarsi certi pensieri dalla testa prima di sedersi al tavolo della colazione con Madara, Sasuke si alza e lascia che l’acqua cancelli ciò che è già diventato passato.
Madara si scopa anche Obito, Sasuke ha visto tante volte le occhiate che si scambiano alle chilometriche riunioni, sa cosa succede alle noiose cene di lavoro quando Obito si alza dal tavolo per andare in bagno e Madara lo segue dopo cinque minuti.
Le malelingue dicono che Obito abbia le mani legate. Secondo quelli che lavorano gomito a gomito con Madara, la paternità del sistema operativo Doors sarebbe proprio di Obito, Madara se ne sarebbe appropriato dopo aver convinto Obito con la scusa di fare da prestanome.
Un furto contro cui Obito non può fare più niente, nessuno si sarebbe potuto permettere gli astronomici avvocati per vincere una causa contro la Doors. E così a Obito non rimane che lasciarsi scopare nei cessi dei vari ristoranti per continuare a campare.
Stronzate. Non era nient’altro che invidia verso quell’uomo inarrivabile.
Che Madara abbia dato una ripassata anche a suo padre? Sasuke non teme questa notizia, non si sconvolgerebbe sentendola arrivare.
Madara se lo può permettere.
Ma Sasuke no, non ha più fatto sesso con nessun altro da dodici anni.
Con un asciugamano stretto in vita, Sasuke si controlla allo specchio per scongiurare eventuali tracce di gelosia. O morse di dolore, perché se non si sbriga Madara non ci mette niente a fare colazione senza di lui.


Dodici anni prima

Aveva diciotto anni, Sasuke. Il viso eternamente contorto da quelle emozioni che non poteva esprimere perché inutilmente fastidiose per la famiglia che già aveva così tanti problemi.
Però, almeno in qualcosa aveva sfondato. Madara, il cugino maggiore bello intelligente e dotato, brillante laureato in Informatica che ancora stava perfezionando il geniale intuito, lo aveva scelto per andare nel bosco a costruire un capanno di caccia.
Non aveva scelto Obito, il fratello Izuna o Shisui. No, aveva voluto proprio lui. Da solo.
Madara, il suo idolo da sempre.
Aveva ventotto anni, Madara; l’unica richiesta fatta a Sasuke prima di avventurarsi era stata quella di portare una roncola.
Camminavano lungo un sentiero in bilico su un terreno che declinava in modo spaventoso, impossibile arrampicarsi sulla scoscesa parete a sinistra, nemmeno aggrappandosi ad alberi e arbusti. I ciottoli tondi e levigati che sbucavano dalla terra friabile e profumata di funghi e humus, minacciavano la stabilità dei piedi a ogni passo, Sasuke aveva deglutito a vuoto lanciando un’occhiata allo strapiombo sulla destra, in caso di caduta il muro di alberi ad alto fusto non sarebbe serviti a niente.
Solo Madara riusciva a muoversi sicuro in posto del genere senza mai un dubbio sulla direzione da seguire.
Madara aveva voluto lui, il cugino più giovane che abitava in quella che era poco più di una baracca e che si divertiva a fare scempio di se stesso sgozzando animali.
Madara gli riconosceva forse delle capacità?
“Allora, Sasuke, aspiri ancora a diventare un vivisettore?” Madara aveva parlato per la prima volta quando ormai erano immersi nel bosco.
La lingua di Sasuke non riusciva a spiccicarsi da palato arido, rischiava d’inciampare in ogni ramoscello a causa delle gambe tremanti. Madara, che apriva la strada, si era girato di tre quarti per guardarlo da sopra la spalla, il sorriso appena accennato gli aveva messo in evidenza il rigonfiamento delle palpebre inferiori. Gesto che faceva spesso consapevole del potere racchiuso nel piccolo difetto.
Madara si era voltato di nuovo in avanti, portava il fucile a tracolla, Sasuke sperava che gli insegnasse anche a sparare. Era tutto pazzescamente eccitante. I lunghi capelli di Madara sfioravano il grilletto, quelle ciocche avevano l’aria di essere abbastanza pesanti e Sasuke si chiedeva se avrebbero potuto far partire accidentalmente un colpo. Non era così esperto da capire se la sicura fosse inserita o no.
“Ehm” Sasuke si era schiarito la gola desertica, deludere Madara era l’ultima cosa che voleva “Era solo un'ispirazione presa da un libro.”
“Lo avevi detto a undici anni, Sasuke” stavolta Madara non si era girato, aveva lasciato a Sasuke solo l'immagine delle sue natiche perfette che si muovevano nei pantaloni marroni. Il giovane lo fissava impunemente, Madara stava benissimo con la camicia grigioverde. Sasuke accettava il rischio che Madara lo beccasse in flagrante mentre se lo mangiava con gli occhi “Tu leggevi libri sulla vivisezione in prima media?”
“Lo sai che mamma e papà non navigano nell’oro, Madara. Ho sempre dovuto accontentarmi di quello che passava la libreria.”
Madara si era arrestato di colpo, si era girato per squadrarlo, le mani incrociare sul petto e lo sguardo tagliente. Già, era troppo intelligente per bersi la scusa, ma Sasuke non aveva saputo inventarsi niente di meglio in così pochi secondi.
Perché lui aveva sognato davvero di diventare un vivisettore. In fin dei conti il papà non lo pagava per sgozzare e scuoiare agnelli, polli e conigli; però, quando aveva saputo che una mansione del genere esisteva sul serio, Sasuke non aveva creduto alle proprie orecchie.
“Questo posto è perfetto” Madara aveva indicato una roccia piatta davanti a loro; con grande sollievo di Sasuke, aveva lasciato perdere i discorsi su passato e vivisezione erano “Possiamo usare quel sasso come tavolo, il capanno lo costruiremo intorno.”
Sasuke era entusiasta di ubbidire agli ordini di Madara, tagliava e puliva qualunque tronco servisse a Madara per realizzare lo scheletro del capanno. Fronde di quercia formavano tetto, porta e pareti. Madara aveva apportato gli ultimi ritocchi ricavando finestrelle strette e lunghe con un paio di cesoie uscite fuori dal suo gilet, la canna del fucile sarebbe passata di lì.
“Che aspetti, Sasuke? Entriamo e vediamo se funziona.”
Sasuke non aveva potuto trattenere un saltello di felicità, poi aveva seguito subito Madara dietro la porta di frasche.
La frescura all’interno rendeva ancora più gradevoli i placidi rumori del bosco, Sasuke si era abituato alla penombra più lentamente di Madara, il maggiore si era già tolto il fucile per appoggiarlo alla parete interna.
“Non sei contento, Sasuke, che ho scelto proprio te?” Madara gli era andato incontro, l’improvviso cambiamento del suo sguardo aveva inquietato Sasuke. Era lucido, come in preda alla febbre. Le labbra di Madara erano socchiuse, il viso ancora più pallido.
Sasuke era indietreggiato d'istinto, ma Madara era avanzato ancora, gli erano bastati pochi passi per incastrarlo tra il suo corpo e il sasso che avrebbero usato da tavolo.
“Hai fatto un ottimo lavoro, Sasuke” la mano di Madara si era alzata tremante per scostargli la frangia, il respiro bollente lo aveva lambito “Lo sapevo che saresti stato perfetto.”
Il corpo di Madara gli premeva addosso, Sasuke sentiva l’erezione del cugino sul ventre attraverso i pantaloni.
Gli occhi di Sasuke si erano sgranati quando le labbra di Madara si erano impossessate delle sue, poi si era rilassato espirando dal naso, il cazzo gli era esploso nei boxer contro la sua volontà.
Madara ora gliele divorava le labbra, gli ansimava sul viso mentre lo spogliava, Sasuke doveva assecondare i suoi movimenti con la lingua per non essere morso.
Il suo primo bacio. Con suo cugino. Madara, il suo idolo.
Sasuke era fortunato, si era avvinghiato con le gambe al corpo statuario di Madara mentre si sentiva sdraiare di schiena sulla roccia fredda e liscia. Non aveva mai visto Madara nudo e avrebbe potuto venire solo ammirandolo.
Madara lo masturbava mentre gli si sdraiava sopra, Sasuke inarcava la schiena per chiederne ancora.
Madara per un po’ lo aveva accontentato illudendolo che fosse lui a condurre il gioco; poi, quando Sasuke proprio non se lo aspettava, lo aveva girato a pancia in giù sul sasso. Madara gli era salito sopra, gli pesava addosso per non farlo muovere, gli mordeva il collo per distrarlo dal dolore di una penetrazione fatta senza preparazione. Madara non aveva tempo da perdere in preliminari.
La prima volta di Sasuke, aveva perso la verginità con suo cugino, ma ne era stato felice, adorava Madara da tutta la vita.
Sasuke era venuto sul sasso mentre Madara lo cavalcava con grugniti, sospiri e pensando solo a se stesso. Se ne vergognava, Madara era soddisfatto di vederlo godere dell’umiliazione che gli infliggeva.
Quando Sasuke si era alzato, dopo essere stato riempito dall’abbondante seme di Madara, aveva visto il cazzo del cugino sporco di sangue. Era rimasto lì, tremante e accartocciato sul sasso mentre Madara si rivestiva ghignando.
“Sei il migliore, Sasuke. Tu non hai bisogno di convincere gli altri per risultare gradevole come deve fare, per esempio, Obito” l’ultimo gesto di Madara era stato chiudersi la patta dei pantaloni “Io conosco il valore di Obito, nonostante il viso rovinato, ma ti assicuro che sono un caso su un milione. Obito mi tiene stretto per questo.”
Sasuke si era accartocciato ancora di più, la faccia spaurita. Dunque non era l’unico: “Non dirmi che sono il migliore se non lo pensi davvero, Madara.”
“Sasuke, siamo cugini” visto che non si decideva a muoversi, Madara gli aveva lanciato addosso i suoi vestiti “Sei il cugino migliore, ma dovresti saperlo anche tu che non possiamo avere un futuro… in quel senso.”
“Cosa è successo a Obito?” Sasuke, finalmente in piedi, si abbottonava la camicia. Era sollevato, anche Obito era un cugino di conseguenza relegato a quella che non poteva definirsi relazione.
“Beh, sai, quando si è poveri si finisce facilmente per dare fastidio a qualcuno” Madara aveva impugnato il fucile. Dopo aver caricato e chiuso un occhio per mirare, aveva puntato la canna verso Sasuke “Che ne dici di provare?”
Incredibile come Madara riuscisse sempre a mettersi nelle condizioni di non ricevere un no.
Tuttavia, Sasuke non sarebbe stato in grado di rifiutargli niente.


Presente

Dodici anni, sono diventati ricchi, possono avere tutto quello che desiderano con uno schiocco di dita, ma non è cambiato niente.
Madara è sempre lì a tenere i fili delle sue marionette.
Sasuke è sempre lì che lo adora.
Obito è sempre lì pronto a perdonargli tutto e a tenerselo stretto perché è l’unico che sa guardare oltre il suo viso disintegrato.
Sasuke spesso si chiede se davvero sia disposto a passare così il resto della vita, ma l’unica cosa di cui è certo è che non potrà mai fare a meno di Madara, non solo perché gli ha fatto il favore di accogliere lui e i genitori nella Doors.
Sasuke non può rinunciare alle briciole di quella che non potrà mai diventare una relazione perché vengono dal dolce più delizioso del mondo. Madara sa quando fargliele mangiare e quando togliergliele con una maestria perfetta. Madara sa farsi cercare, ma sa anche mettere i paletti quando la distanza si accorcia troppo. Un equilibrio impossibile da spezzare perché nessuno riesce a trovare un motivo per farlo.
Sasuke si sente vuoto da quando è nato, con un pezzo mancante a cui non riesce a dare un nome o una spiegazione, ma Madara è riuscito a riempire sapientemente quel nulla di sé. Sasuke sarebbe diventato i desideri di Madara e andava bene così, perché da solo era un niente. Solo un bellissimo guscio vuoto.
Porsi domande non serve, Sasuke decide di vestirsi e scendere, ha già sentito Madara mescolare il caffè.

 
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