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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: I TUOI PENSIERI SONO I MIEI
Genere: Sentimentale, Romantico, Avventura, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, AU, What if? (E se...), Shounen Ai
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/10/2023 12:40:44

KisaIta. Kisame x Itachi Canon. Riepilogo a inizio capitolo.
 
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I TUOI PENSIERI SONO I MIEI
- Capitolo 1° -

Riepilogo

Dal testo:
Kisame sorrideva, ora era libero.
Non avrebbe mai immaginato che non avere più niente da perdere lo rendesse così sereno.
Rabbia e dolore si erano sfogati, aveva smesso di usare Samehada per frantumare rocce, tagliare alberi e scavare crateri nel terreno. Adesso una beatitudine estrema si era impadronita di lui.
La bellezza lo risucchiava in un imbuto, sentiva i piedi staccarsi da terra.
“Non sentirai più dolore, amore mio. E nemmeno io.”


Kisame x Itachi; KisaIta




Kisame sorrideva, ora era libero.
Non avrebbe mai immaginato che non avere più niente da perdere lo rendesse così sereno.
Rabbia e dolore si erano sfogati, aveva smesso di usare Samehada per frantumare rocce, tagliare alberi e scavare crateri nel terreno. Adesso una beatitudine estrema si era impadronita di lui.
La bellezza lo risucchiava in un imbuto, sentiva i piedi staccarsi da terra.
“Non sentirai più dolore, amore mio. E nemmeno io.”
La mano si era stretta sull’impugnatura di Samehada, le lacrime gli si erano asciugate sulle guance, non c’era motivo di piangere ora che era tutto risolto. Kisame rideva sollevato come non lo era mai stato.

Eppure, Kisame prima aveva lottato. Tanto.
Avevano sbattuto Itachi su una barella dicendo che tanto non c’era più niente da fare. Sarebbe potuta passare una settimana, un mese, due ore, ma sarebbe morto.
Itachi aveva il cuore malandato da anni, ma nessuno se ne era accorto. Lo aveva tenuto nascosto a tutti, compreso Kisame.
Kisame a volte lo aveva visto stanco, senza appetito, ma se avesse saputo la verità avrebbe provato a salvarlo.
Se avesse saputo la verità, Kisame avrebbe parlato.
Era stato un madornale errore rimandare il momento per dichiarare i sentimenti, ora era troppo tardi.
Kisame aveva preso un profondo respiro, lo aveva trattenuto, poi aveva iniziato ad avvicinarsi a Itachi. Ma stare in apnea era sbagliato, così si era sforzato di tornare a respirare.
Vedere Itachi in quello stato faceva male. Il petto colmo di elettrodi, circondato da monitor per controllare Dio solo sa cosa. Avevano detto a Kisame che la linea dell'elettrocardiogramma era stata piatta per cinque minuti.
Itachi era morto cinque minuti, poi era tornato. Però non c’era.
L’ago della flebo sul dorso della mano. Gli avevano rimosso lo smalto viola ma questo non rendeva le dita meno eleganti. Un grosso tubo infilato in bocca, sotto le labbra vellutate si scorgevano appena i denti appoggiati sulla plastica. Se non fosse stato per tutto quell'armamento Itachi sembrava dormire. Kisame aveva allungato le dita per accarezzargli delicatamente una guancia scavata. Aveva sfiorato le folte ciglia abbassate.
Kisame aveva paura di non vedere più l’ossidiana del tuo sguardo, e gli dispiaceva perché non l’aveva guardata abbastanza.
“Ehi” la voce di Kisame tremava mentre racimolava il coraggio di accarezzare i capelli di Itachi.
Non puoi lasciarmi. Non ce la faccio senza di te.
“È tutto a posto, sono qui con te.”
Ti prego, non morire!
Kisame stringeva le mani di Itachi facendo attenzione all’ago, si chinano per sfiorarle con le labbra. Due lacrime avevano colpito la pelle candida di Itachi, Kisame le asciugate con la punta del dito. Kisame aveva baciato l'angolo della bocca di Itachi facendo attenzione al tubo.
Avrebbe voluto che il primo bacio fosse diverso.
“Ti amo” Kisame aveva baciato la fronte di Itachi.
Avrebbe voluto dirlo prima.
Non lasciarmi o ti seguirò tra pochi minuti.

Kisame aveva sollevato Samehada per puntarsela alla gola, se avesse rifiutato di sgozzare il suo padrone, Kisame avrebbe fatto qualcosa per farsi odiare dalla spada. Si sarebbe cercata un nuovo proprietario, per lei non era un problema.
Era stato lui a dare il consenso a Kabuto, Kisame aveva permesso a quell’individuo di infilare le mani flaccide dentro Itachi per provare a salvargli la vita.
Ma Kisame era stato egoista, lo aveva fatto solo perché avrebbe voluto baciare Itachi e dirgli “ti amo”.
Avrebbe dovuto farlo quando era in vita, ora era il momento di lasciarlo andare. Si sarebbero rivisti tra poco.


Kabuto aveva operato Itachi, Kisame non aveva avuto il coraggio di chiedergli quale schifoso sistema avesse usato. Kabuto aveva accettato solo perché si era fatto promettere in cambio l’anima di Itachi.
Kisame non aveva capito cosa intendesse dire, pensando che fossero farneticazioni di un pazzo, aveva permesso a Kabuto di procedere.
Il petto di Itachi era bendato, Kisame lo sfiorava con la punta delle dita. Itachi era ancora collegato a elettrodi e flebo.
Kabuto aveva detto che dopo l’operazione Itachi si sarebbe svegliato, ma erano passati tre giorni ed era ancora in quello stato.
“Ehi, mascalzone, me li farai vedere ancora questi bellissimi occhi?”
Kisame aveva sfiorato le labbra di Itachi con le sue. Si era soffermato ancora qualche istante per guardarlo respirare. Itachi non poteva non svegliarsi mai più. Non doveva.

Kabuto si era preso l’anima di Itachi e Kisame glielo aveva permesso. Accecato dai rimorsi, Kisame non aveva capito che era stato un inganno.
Samehada non protestava sulla gola di Kisame.

Come faceva a lasciare Itachi da solo? Se si fosse svegliato non avrebbe trovato nessuno al suo fianco. E Kisame avrebbe voluto che Itachi vedesse il suo viso.
Gli occhi di Kisame si erano riempiti di lacrime.
“Itachi, svegliati maledizione!” Kisame lo aveva afferrato dalle spalle.
“Sono qui, mi senti? Itachi, non puoi lasciarmi!” Kisame lo scuoteva con violenza, il collo di Itachi si era quasi spezzato.
Le grida avevano messo in allerta il personale dell’ospedale.
“Itachi, ti amo. Resta con me.”

“Kisame, non andare dove non posso seguirti.”
Una mano delicata si era posata su quella dell’uomo squalo, aveva fermato il colpo e Samehada non aveva reagito all’intruso.
Samehada lo conosceva e anche lui.
Kisame aveva lasciato cadere l’arma, la punta di Samehada aveva prodotto un tonfo sul terreno. Kisame piangeva, non gli era mani successo.
Mani candide gli accarezzavano i capelli blu, poi gli avevano afferrato il viso.
Itachi era lì, sembrava un angelo. I suoi capelli erano sciolti, sorrideva. Non era un’allucinazione, Itachi indossava il camice dell'ospedale, era scalzo. Sulle braccia i lividi degli aghi.
“Kabuto non può niente contro di me. Ho dovuto lottare, ma alla fine mi sono sbarazzato del suo controllo.”
Kisame non riusciva a smettere di piangere.
"Vorresti mentire con me e dimenticare il mondo?" Itachi gli teneva ancora il viso tra le mani “Ho sempre saputo quello che provi per me. I tuoi pensieri sono i miei. Ti amo, Kisame.”
Kisame aveva abbracciato Itachi, lo aveva sollevato per averlo a misura di bacio.
Ora Kisame rideva, ma di gioia.


 
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