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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: NON è MAI TROPPO TARDI
Genere: Sentimentale, Romantico, Avventura, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/10/2023 16:04:47

KisaIta. Kisame x Itachi Canon. Riepilogo a inizio capitolo.
 
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NON è MAI TROPPO TARDI.
- Capitolo 1° -

Riepilogo

Non è mai troppo tardi per capire. Kisame conosce l’amore per la prima volta e non è come lo aveva immaginato. Non è difficile, non serve molto. Gli è bastato accettare di cambiare per Itachi.
Gli è bastato accettare di essere innamorato.



Da quando erano in squadra insieme, Itachi aveva cambiato tutte le priorità di Kisame. L’uomo squalo era sempre stato uno che amava divertirsi, soprattutto dopo le missioni, buon cibo e bevute erano il perfetto finale degli impegni di lavoro.
Lo erano stati finché non gli era stato affiancato Itachi.
Qual ragazzo lo aveva cambiato pur stando arroccato nei suoi silenzi. Kisame aveva imparato a leggere il suo volto sudato, il respiro affannoso, il corpo sempre più magro e l’alito che puzzava di sangue.
“Vuoi mangiare qualcosa, Itachi?”
“No grazie, Kisame. Non ho fame.”
Erano appena scappati dalla pancia di uno dei rospi di Jiraiya. Se non ci fosse stato l’Amaterasu di Itachi sarebbe finita male. Ma ora Itachi era sfinito, Kisame glielo leggeva sul viso pallido.
“Stai usando troppo i tuoi occhi, Itachi. Lo sai che è pericoloso.”
Nessuna risposta, Itachi lo seguiva barcollando. Non avrebbe mai ammesso il suo malessere nemmeno sotto tortura. Ma Kisame sapeva che l’uso dello Sharingan non era l’unico problema, Itachi era sempre più debole. Impiegava sempre più tempo a riprendersi dagli sforzi, sarebbe arrivato presto il suo ultimo giorno.
Ma ora Itachi era lì.
“Ho bisogno di rilassarmi, Itachi. Un giro alle terme è quello che ci vuole.”
No, Kisame non voleva rilassarsi, non gliene fregava niente delle terme. Lui avrebbe voluto mangiare e ubriacarsi fino a dimenticare la sua vita infame stramazzato sul tavolo di qualche osteria. Ma Itachi lo aveva cambiato, ci era riuscito anche senza parlare.
Itachi lo aveva seguito senza replicare, succedeva sempre quando stava male. Ogni giorno negli ultimi tempi.
Non c’era nessuno nelle vasche d’acqua calda scolpite nella pietra, quel posto era conosciuto solo da Kisame e pochi altri.
Itachi si era sfilato il mantello tra le nuvole di vapore, dava le spalle a Kisame, la lunga coda di capelli corvini gli era ricaduta in mezzo alla schiena. Senza dire niente, si era chinato per sfilarsi le scarpe. Per Itachi era normale spogliarsi davanti al suo partner, erano una squadra, colleghi di lavoro, uomini entrambi. Non si faceva problemi, le terme erano come uno spogliatoio qualunque.
Per Itachi era normale, Kisame sentiva un’esplosione nel petto. Ma che diavolo gli aveva fatto Itachi? Stava morendo e lui non lo aveva mai sfiorato. Kisame sentiva la perdita di gesti mai fatti.
Itachi si era alzato la maglietta che gli vestiva troppo larga per raggiungere la cintura dei pantaloni, stava per sfilarseli.
“Itachi, io vado a cercare qualcosa da mangiare. Tu aspettami qui.”
“Va bene Kisame, stai tranquillo.”
La voce di Itachi calma e suadente, non si era nemmeno voltato verso il compagno. Intanto i pantaloni erano scivolati via.
Kisame aveva deglutito a secco, poi era dovuto balzare via per calmare il tremito. Qualche passo, poi si era voltato di nuovo per guardare Itachi di nascosto, vedeva il chiarore della sua pelle attraverso le nuvole di vapore.
Itachi, ormai nudo, si stava immergendo nell’acqua calda. Kisame aveva fatto qualche passo avanti per ammirare le gambe snelle di Itachi che si muovevano, l'uso dello Sharingan gli aveva abbassato molto la vista, Itachi non lo avrebbe mai scorto attraverso il vapore.
Itachi si muoveva elegante mentre scendeva nella piscina, lo era sempre. Kisame era avanzato ancora, si chiedeva come facesse Itachi a essere nato con quella grazia.
Itachi si era seduto dove l’acqua era più bassa, Kisame sapeva che la piscina era profonda e che quello era soltanto un gradino, non vedeva le gambe di Itachi penzolare nel vuoto ma poteva immaginarle.
Kisame si era avvicinato ancora, ora guardava Itachi dal lato opposto della piscina. I capelli di Itachi erano umidi, gli pendevano appiccicati davanti alla faccia. Guardava giù, verso l’acqua lattiginosa.
Il cuore di Kisame esplodeva, aveva sempre visto pochi centimetri per volta del corpo di Itachi, era sempre infagottato in vestiti troppo larghi.
Poteva essere l’ultima occasione. Kisame aveva agito senza pensare, si era immerso nell’acqua senza spogliarsi e con Samehada al seguito. Aveva raggiunto il fondo di pietra grezza, Kisame poteva respirare sott’acqua e sarebbe potuto restare lì per ore. Camminava sul fondo come se stesse facendo una passeggiata, si era arrestato solo quando aveva scorto la parte del corpo di Itachi immersa nell’acqua.
Kisame lo ammirava paralizzato. Itachi dondolava le gambe lentamente, Kisame non riusciva a staccarsi dalle caviglie sottili e dai piedi eleganti con lo smalto viola. Le cosce slanciate e toniche lo uccidevano.
Nutrimi veleno, riempimi finché non affogo.
Kisame sarebbe morto volentieri lì, osservando il culo di Itachi appoggiato sulla pietra, le natiche strette e leggermente squadrate. I peli pubici neri come il carbone, le mani delicate e con le vene sporgenti appoggiate ai fianchi. L’anello rosso all’anulare destro era l’unico indumento su Itachi.
Kisame sarebbe morto d’infarto se non fosse riemerso, e poi doveva andare a cercare il cibo promesso. Itachi riusciva a mandare giù solo dango e poco altro, mai come quel giorno Kisame sarebbe stato contento di portargli i suoi adorati dolcetti. Si era ripromesso di cambiare con Itachi, di avere più cura di lui per il poco tempo che gli restava da vivere.
Voleva riemergere ma qualcosa lo bloccava, Kisame aveva impiegato qualche secondo a capire che una pietra del fondale si era mossa incastrandogli scarpa e gambaletto. Aveva provato a sfilarsela, prima con calma, ma poi aveva iniziato a dibattersi per il nervoso.
“Itachi!”
Il grido era salito trasformato in bolle.
“Itachi, aiutami!”
Itachi non lo aveva sentito, continuava a dondolare le gambe di marmo nell’acqua. Kisame non sarebbe morto per mancanza di fiato, ma per fame e sete sì. Chi si sarebbe preso cura di quell’esserino malato?
Accidenti, come lo aveva cambiato Itachi.
Kisame aveva anche pensato di usare Samehada per frantumare la roccia, ma era stato distratto dalla bellezza di Itachi ed era a corto di chakra per la stanchezza e la fame, lo spazio era poco e avrebbe potuto tranciarsi il piede.
“Samehada, vai a chiamare Itachi.”
La fedele arma si era liberata dal cinturone di cuoio per riemergere in superficie. Itachi si era tuffato poco dopo, sembrava un angelo bianco in volo immerso nella luce. Le increspature della superficie si riflettevano sulla pelle di marmo, la seta nera dei capelli gli fluttuava morbida intorno al viso, gli occhi di ossidiana sgranati in cerca dell’amico. La collana regalatagli da Sasuke era adagiata sulle clavicole sporgenti.
Appena individuato Kisame, Itachi si era avvicinato subito scivolando veloce nell’acqua. Aveva esaminato la situazione, poi aveva preso il viso di Kisame tra le mani delicate, sembrava volesse baciarlo ma aveva attivato lo Sharingan. Il bagliore rosso eta incantevole, Kisame non era riuscito a farne a meno.
Non posso evocare il Susanoo, Kisame. Sono esausto.
Itachi aveva usato gli occhi solo per comunicare. Kisame non aveva mai visto il Susanoo, ma Itachi gli aveva spiegato che era lui stesso, un’estensione della sua volontà imbattibile. Ma era una mossa dolorosa e che provocava un forte bruciore in ogni cellula.
Kisame aveva richiamato Samehada, la spada era tornata.
“Non preoccuparti, Itachi, posso trasmetterti il mio chakra, lo sai che ne ho tanto. Ti chiedo solo di farti fare un graffio da Samehada, non ti ferirà se io non voglio” Kisame aveva afferrato l’amico dalle mani, lo tratteneva sul fondo.
Kisame, non respiro. Lasciami.
L’uomo squalo aveva visto Itachi ribaltare gli occhi e inalare acqua. Kisame gli aveva stretto la vita sottile, poi aveva attaccato la sua bocca alla sua per estrarre l’acqua e dargli aria.
“Resisti e basta, Itachi.”
Se quello era un bacio, Kisame lo aveva sognato da tutta la vita. Solo adesso si rendeva conto di quanto lo avesse desiderato. Le labbra di Itachi erano vellutate, Kisame lo aveva stretto di più, la mano era scivolata sui fianchi. Lasciava che Itachi gli respirasse nella bocca, aveva chiuso gli occhi, Kisame vedeva la corona delle lunghe ciglia abbassate.
Itachi si era rilassato, lo aveva abbracciato. Le mani di Kisame erano scese sulle natiche.
Kisame aveva sempre pensato di essere anaffettivo, ma era cambiato per Itachi senza accorgersene.
Itachi aveva avuto un lieve sobbalzo quando Samehada lo aveva graffiato, assorbiva chakra e Kisame lo sentiva prendere vigore. Le bocche non si staccavano, Itachi respirava grazie all’amico. Una grossa mano di fiamme arancioni aveva sbriciolato la pietra che teneva prigioniero Kisame.
L’uomo squalo aveva sentito il corpo di Itachi afflosciarglisi tra le braccia, si era spremuto come un limone per aiutarlo. Kisame era risalito in superficie senza staccare la bocca da quella di Itachi.
Kisame aveva preso in braccio Itachi, era leggero, lo aveva portato fuori dalla piscina. Camminava sull’erba per uscire dalla cortina di vapore, Itachi gli si era rannicchiato al petto, era sfinito. Abbracciava Kisame, lo guardava mentre un lieve sorriso gli incurvava le labbra.
Quello era l’amore, a Kisame non serviva di più.
“Aspettami qui, Itachi” Kisame lo aveva posato sull’erba.
L’uomo squalo si era liberato dei vestiti bagnati, poi si era seduto accanto a Itachi. Si erano abbracciati nudi davanti al falò che Itachi aveva acceso in un attimo, asciugavano i loro corpi tremanti. Le parole non servivano. Quello era l’amore.

 
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