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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: FIORE D'ANGELO
Genere: Sentimentale, Romantico, Commedia, Comico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC, AU, Shounen Ai
Autore: bebedb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/04/2023 19:24:51

OS Modern AU, Epilogo della mia precedente trilogia. Personaggi un po' tutti, accenni di coppia Kisame x Itachi KisaIta
 
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FIORE D'ANGELO
- Capitolo 1° -

7 Giugno, mercoledì

“Perché stai sempre nascosto dietro quegli occhiali?”
Gli occhi di ambra di Aiko erano curiosi, il sorriso dolce e amichevole. Stava diventando molto graziosa, la frangia corvina le sfiorava le sopracciglia, il resto del capelli le arrivava alla vita.
Akira aveva sollevato lo sguardo da cucciolo per osservarla attraverso i pochi millimetri tra il bordo degli occhiali protettivi e la pelle della fronte, non era riuscito a rispondere niente, solo un lieve broncio. Negli ultimi tempi gli capitava sempre più spesso di restare senza parole davanti a lei.
Era tornato a guardare l’erba del prato sospirando rassegnato, era un’impresa tenere a bada quella menta piperita magra e scattante di sei anni nonostante lui ne avesse nove. Aiko non lo avrebbe lasciato in pace, pretendeva una spiegazione. Le guance gli erano diventate rosse.
Akira cercava disperatamente di ignorare gli occhi di miele che lo stavano ancora fissando, si era concentrato sulla cuginetta Sarada, di appena cinque anni, che correva inseguendo una grossa farfalla gialla. Zampettava illusa di poterla afferrare, gli striminziti codini che aveva sulla testa erano diventati asimmetrici, uno si era allentato e abbassato non riuscendo a stare al passo con tutta quella vivacità. Qualche filo d’erba più lungo degli altri l’aveva tradita aggrovigliandosi nei sandali, Sarada era inciampata cadendo in avanti come un sacco di patate, per fortuna era stata svelta ad allungare le manine per ripararsi. Ora guardava Aiko e il cuginetto con l’espressione stupita, gli occhiali storti sul naso e una margherita incastrata nella frangia.
Akira rideva mentre Aiko si era alzata per andare in soccorso della bimba più piccola.
“Sei un disastro, Sarada” Anche Aiko rideva mentre le spolverava il vestitino e l’accompagnava a sedersi dove erano loro.
Fantastica, Aiko, nonostante avesse un solo anno in più di Sarada, era molto più matura. Akira la ammirava in silenzio, era tornato a guardarsi intorno per evitare che l’amichetta intuisse i suoi sentimenti.
Il giardino di zio Tachi e Kisame era splendido e colmo di fiori in quel periodo dell’anno, si stava benissimo stesi sull’erba dopo aver passato la mattinata ad aiutarlo a montare festoni, lampadine e tavoli di plastica. Le allergie potevano essere sempre in agguato, perciò Akira andava a trovare Zio Tachi e Kisame sempre armato del fedele collirio. E poi avrebbe potuto schizzare di tutto, il vento sollevava granelli di terra che potevano trasformarsi in travi una volta entrati negli occhi.
“È importante proteggere gli occhi” Akira si massaggiava i capelli castani senza guardare Aiko e tornando al discorso rimasto in sospeso poco prima “Il papà ne ha perso uno e Zio Tachi ha dovuto farseli elettronici.”
“Qui non può succederti niente.”
Akira si era ritrovato gli occhiali sollevati da due piccole dita impertinenti e gli occhi castano scuro da cerbiatto improvvisamente allo scoperto, un bacio leggero gli si era posato sulla punta del naso facendolo avvampare di nuovo. Si era affrettato a riabbassarsi lo scudo di plastica, lo sguardo di ambra era penetrante come un trapano.
Doveva togliersi dall'imbarazzo, si era aperto il colletto della camicia per pescare il ciondolo che portava sempre, quello con le foto dei genitori da piccoli.
“Vedi che anche il papà indossava degli occhiali simile ai miei?”
“Che carino!” aveva cinguettato Sarada.
Aiko si era sporta incuriosita verso l’immagine del giovane Obito: “I suoi erano molto più belli dei tuoi, erano arancioni mentre i quelli che hai tu non sanno di niente e sono pure graffiati.”
Niente da fare, Akira non poteva vincere. Akira si era massaggiato di nuovo i capelli, poi aveva rimesso il ciondolo al suo posto. Che poteva farci se nel garage del papà non aveva trovato niente di meglio?
“Ascolta, Akira, facciamo così” Aiko stava per tornare alla carica con una delle sue proposte sempre piene di vita “Ti regalerò io un paio di bellissimi occhiali da sole. Però dovrai aspettare, tra due giorni è il compleanno di zio Tachi e sarà il suo turno di ricevere regali.”
L’irriverenza della verità. Akira era di nuovo spiazzato ma, come sempre, affascinato. Stavolta la mano si era allungata per scompigliare affettuosamente i capelli di Aiko.

Itachi li osservava dall’ampia vetrata del salotto attento a non farsi vedere, dopo il terzo miglioramento fatto alle protesi che aveva impiantate, gli occhiali elettronici gli davano una visione praticamente normale.
Aveva preso l’ultimo sorso di tè prima di avviarsi pensoso ma sorridente in cucina. Quei due stavano crescendo in fretta, era arrivato il momento di fare qualche discorsetto. Avrebbe avuto tutto il tempo, si era preso dei giorni di ferie per ultimare i preparativi per il suo compleanno, quell’anno sarebbe arrivato di venerdì e la casa sarebbe esplosa di amici e parenti.
I suoi compleanni erano stati uno più bello dell’altro da quando la famiglia si era riunita ed erano arrivati i tre terremoti. Quest’anno sarebbe stato diverso ma altrettanto fantastico.
L’arrivo di Obito, che veniva a prendere Akira, gli aveva tolto il dubbio da chi iniziare, a Itachi sarebbe bastato convincere il cugino a portarsi via anche Sarada. Il giorno successivo avrebbe inviato Aiko per farsi aiutare a cucinare i dolcetti al cioccolato che Akira aveva sempre amato tanto e che la bambina aveva imparato a conoscere grazie a mamma Konan.
Sebbene fossero tutti e tre molto intelligenti, Aiko era quella più sveglia, attenta e riflessiva.
Lo avrebbe ascoltato e capito.
Il permesso di Neji e Konan già lo aveva, ne avevano parlato un sacco di volte e i genitori della bambina gli avevano accordato piena fiducia.
Tutti ormai sapevano che quando c’era da fare un discorso filosofico Itachi era il candidato migliore, persino Naruto gli lasciava carta bianca nelle situazioni più delicate.
Quella sera, una visita a casa di Konan e Neji per spiegare la situazione non avrebbe comunque guastato.


8 Giugno, giovedì.

“Abbiamo fatto, guarda come sono cresciuti” I dolcetti al cioccolato vedevano Itachi e Aiko fare capolino dallo sportello del forno “Sei stata bravissima, tesoro.”
La bambina sorrideva felice, già pregustava la faccia di Akira quando gli avrebbe detto che era stata lei a preparare i suoi dolcetti preferiti.
“Tieni, metti questo” Itachi le aveva consegnato un guantone da cucina.
“Ma è enorme!”
“I dolcetti sono pronti, vogliamo lasciarli lì?”
Aiko sorrideva all’occhiolino di Zio Tachi, la piccola bocca a triangolo rovesciato identica a quella di Konan. Aveva accettato l'aiuto di Itachi per estrarre la teglia fiera del suo lavoro.
“Se vuoi puoi assaggiarne uno” il sorriso di Zio Tachi, seduto al tavolo della cucina, era più irresistibile del profumo di cioccolato.
“Non importa, già dovrò controllare Akira perché non li finisca tutti lui.”
“Tieni, non lo diremo a nessuno” Itachi gliene aveva mostrato uno invitandola a sedersi sulle sue gambe.
Aiko aveva spalancato la graziosa boccuccia davanti all'offerta di Itachi, la manina si allungava lentamente mentre cercava risposte nello sguardo di ossidiana che gli occhiali elettronici rendevano ancora più dolce. Alla fine aveva afferrato il dolcetto sorridente e Itachi se l’era posizionata in grembo.
“Me ne dai un morso?”
“Lo sai che devi evitare i dolci, Zio Tachi.”
“Hai ragione” Itachi sorrideva orgoglioso di lei, aveva fatto bene a sceglierla per le spiegazioni che stava per dare “Uno piccolissimo, anche questo non lo diremo a nessuno.”
La bambina, convinta, gli aveva allungato il dolcetto. Davvero deliziosi. Erano anni che Itachi non sentiva il sapore del cioccolato, si era tolto gli occhiali per gustarselo meglio, il buio gli amplificava al massimo gli altri sensi.
“Ti piacciono i fiori, Aiko?”
La bambina aveva annuito con la bocca sporca di cioccolato.
“Lo sapevi che ognuno di loro ha un significato?” Itachi si era rimesso gli occhiali per guardarla “Vieni, voglio mostrarti una cosa.”
Aiko aveva seguito Zio Tachi in giardino, mano nella mano, si erano fermati davanti a un rigoglioso arbusto colmo di delicati fiori bianchi. Erano semplici ma spandevano un forte profumo dolce come il miele.
“Questi sono i Fiori d’angelo” Aiko ascoltava rapita la spiegazione di Zio Tachi “Simboleggiano l’amore fraterno. La piantina me l’ha regalata Zio Sas’ke per uno dei miei compleanni, fiorisce proprio in questo periodo. Akira aveva due anni, tu e Sarada non c’eravate ancora. L’ho lasciata crescere senza potarla mai.”
“Un regalo bellissimo” Aiko era affascinata “Tu e Zio Sas’ke siete fratelli e vi volete bene. Siete voi.”
Itachi le si era accovacciato accanto sorridente, adesso avrebbe avuto bisogno di tutta la sua attenzione: “L’ho cresciuta io e per questo sono il suo papà, ma Sasuke me l’ha portata dentro un vasetto. Era piccolissima, Sasuke l’ha scelta tra le sue sorelline perché era speciale.”
Aiko lo ascoltava.
“A volte questo succede anche ai bambini, nascono in un posto diverso rispetto a dove poi cresceranno” Itachi le aveva preso delicatamente le mani senza perdere l’espressione serena “Capita che due bambini siano come fratelli pur avendo genitori diversi e proprio per questo sono più speciali degli altri.”
Sebbene Aiko avesse inclinato la testa di lato, Itachi era certo che avesse capito. Aveva il viso liscio e delicato come quello di Konan, ma l’infossamento intorno agli occhi iniziava a farsi strada. Non era marcato come quello di Itachi, però neanche un rigonfiamento delle sole palpebre come Madara.
Da adulta, Aiko avrebbe presentato una fusione delle due caratteristiche.
“Tu, Akira, Sarada e il cucciolo che sta per arrivare siete Fiori d’angelo. Proprio come io e Zio Sas’ke.”
Aiko rimase pensosa per qualche secondo sull’ultima spintarella che Zio Tachi aveva voluto darle, ora era lì che le sorrideva dolce con quel viso a cui era impossibile dire di no.
“Ho capito, io sono la terza sorella. Quando nascerà il bambino di Izuna e Hinata sarà il nostro quarto fratellino” la bambina era entusiasta del legame speciale che la univa ad Akira, Sarada e al bimbo ancora per strada “Grazie per avermelo detto, Zio Tachi, non pensavo di essere legata a loro perché sono cresciuta in un’altra famiglia. Ma ora sono ancora più felice!”
“Sì, siamo una grande famiglia e ci amiamo come fratelli” il sussurro di Itachi era stato un soffio lieve mentre se la stringeva al petto.


9 Giugno, venerdì.

“Alzatele quelle stelline, non le vedo. Cosa ve le ho date a fare?”
Deidara, dopo essersi impadronito della macchina fotografica di Izuna, cercava disperatamente l’inquadratura migliore per Akira, Aiko e Sarada.
“Deidara, ammetti piuttosto di non capirci niente invece di dare la colpa a loro” Izuna rideva stringendo Hinata, divertita anche lei.
Per Izuna ogni scusa era buona per accarezzare il pancione della moglie coperto dal leggero vestito a fiori.
“Oh, smettila!” il biondo protestava senza staccare l’occhio dal mirino, aveva assunto una buffa posizione accartocciata mentre scorreva disperato le impostazioni “Pensi di essere l’unico a saper scattare foto?”
Karin lo guardava divertita con un calice di Occhio di diamante tra le dita.
I bastoncini di stelline brillanti che Deidara aveva dato ai tre bambini si erano ormai consumati completamente. Aiko e Akira immobili nella speranza che si decidesse alla svelta a premere il pulsante, la piccola Sarada aveva iniziato ad agitare il bastoncino impaziente.
“Ehi, non vale!” aveva protestato Sarada dopo che le violente scosse avevano fatto spegnere le scintille “È una schifezza, Zio Dei!”
“La roba pericolosa è per dopo e la toccano solo i grandi” l’occhio celeste si era sollevato aggrottato dal mirino.
Sarada lo aveva guardato per qualche secondo, poi aveva gettato con nonchalance il bastoncino fasullo a terra per sfilare dalle mani di Akira quello ancora acceso.
“Dammelo, è mio!” Akira l’aveva bloccata afferrandola dal polso.
“No, è mio!” Sarada aveva urlato talmente forte da diventare paonazza.
“Ora smettetela” Aiko si era fatta avanti consegnando il suo bastoncino ad Akira “Prendi questo e lasciale il suo, è la più piccola. Rimarrò senza io.”
Akira era rimasto sbigottito, Aiko sembrava essere la sorella maggiore di entrambi. Li aveva poi stretti in un gesto protettivo, aveva sfilato gli occhiali trasparenti di Akira mentre la foto andava finalmente in porto.
“Scusate, è tutta suo padre” Sakura era arrivata per prendere in braccio Sarada e portarsela via.
“Cosa vorresti dire?” Sasuke attendeva le sue donne appoggiato al tavolo della festa con le mani puntellate sui fianchi.
“Che potresti godertela almeno al compleanno di Itachi” A Sakura scappava da ridere davanti al marito che mangiava un’insalata di farro nonostante davanti avesse squisitezze di ogni genere.
Poi Sakura aveva messo la figlia in grembo a Madara, gli abbracci e i baci che il cugino più grande era capace di dare ai bambini erano l’esplosione del suo affetto finalmente positivo.
Una giornata splendida, come lo erano state sempre al compleanno di Itachi, perciò il giardino era diventato la loro sala da pranzo e la griglia la cucina. Non mancava nessuno. Festoni e lanterne pendevano tra un albero e l’altro, Tayuya li stava già deliziando con la sua dolce musica.
Akira era arrivato di corsa per afferrare uno degli adorati dolcetti al cioccolato, lo aveva smezzato con un gran grosso morso iniziando a masticare con le guance gonfie.
“Papà, fammi assaggiare” dalle gambe di Madara, Sarada reclamava un cucchiaio di farro.
“Vedi, Akira, almeno lei da soddisfazione” Sasuke guardava lui mentre allungava il cibo alla figlia “Non come te che mangi solo dolciumi.”
“Zio Sas’ke ha ragione, non credo ti faccia bene” Aiko era arrivata alle spalle di Akira sorridente “Che ne dici, facciamo metà per uno?”
Akira aveva allungato la mano per condividere, felice, il dolcetto.
“Brava, tesoro, in famiglia si fa così.”
Neji aveva posato un tenero bacio sulla testa della figlia, lei se lo era preso orgogliosa. Konan li aveva abbracciati entrambi.
“Bambini, Naruto vi reclama per un gioco” Nagato aveva posato le mani sulle spalle di Akira e Aiko, lo sguardo verso Sarada ancora sulle gambe di Madara “Lo ha pensato proprio per voi, non vorrete mica deluderlo.”
Nagato sorrise al marito che li guardava dal vialetto, le guance di Naruto si erano colorate leggermente di rosso.
“Sì, andiamo” Sarada era balzata dalle gambe di Madara tirandosi tutti gli altri dietro.
Naruto era riuscito ad abbracciarli tutti e tre ridendo “È un gioco speciale, lo può fare solo chi si conosce bene a vicenda.”
Dopo il termine della lunga carriera di sindaco con tanto di mandati straordinari, Naruto era rimasto comunque in qualità di consigliere, la gente lo amava troppo per poter rinunciare a lui.
I bambini gli stavano dando la massima attenzione, Akira con le guance sporche di cioccolato e i buffi occhiali da lavoro, Aiko che sistemava quelli da vista di Sarada che si erano storti per l’ennesima volta.
“Io farò una domanda a ognuno di voi sui gusti dell’altro. Chi sbaglia farà una penitenza ordinata da me, chi indovina riceverà un regalo dal proprietario del gusto indovinato” Naruto spiegava sempre irresistibile, ci sapeva fare con qualunque persona avesse davanti “Uhm… vediamo da chi posso iniziare. Akira, partiamo da te che sei il più grande.”
Al biondo veniva da ridere guardando il bambino che faceva un passo avanti impettito e certo che la domanda sarebbe stata facile.
“Vediamo” Naruto aveva sfoderato un sorriso furbetto “Akira, qual è il colore preferito di Aiko?”
Akira sembrava essere stato preso in castagna, si era toccato il labbro inferiore con l’indice guardandosi intorno preoccupato. Aiko lo osservava fiduciosa, stava con le mani dietro alla schiena in attesa della risposta che, a quanto pare, non era per niente scontata.
Akira aveva iniziato a mordicchiarsi la punta del dito, squadrava Aiko da capo a piedi. Maglietta bianca con le rose, stesso colore nei lacci delle scarpe. E poi era una femmina, ma certo! Non faceva una piega.
“Il colore preferito di Aiko è il rosa” l’indice di Akira era uscito dalla bocca per sollevarsi in aria.
Silenzio. Aiko si guardava contrita le scarpe.
“Allora, Aiko, Akira ha indovinato?” Naruto incalzava nonostante vedesse la bambina titubante, non voleva dare un dispiacere all’amico. Ma doveva, Itachi non poteva fare tutto il lavoro da solo ora che aveva capito il valore dell'aiuto degli amici.
“No… è il giallo” le era uscito un mormorio quasi incomprensibile.
“Mi dispiace, Akira, ma ti tocca la penitenza” Naruto si era incrociato le braccia sul petto fingendo un rimprovero “Vai a fare la linguaccia prima ai tuoi genitori e dopo a quelli di Aiko senza spiegare loro il motivo.”
“Ma il papà mi ucciderà!” Akira protestava mentre Sarada se la rideva.
“Le regole sono queste” Naruto era irremovibile.
Tutti e tre osservavano Akira che, a testa bassa, si incamminava verso i genitori che stavano conversando allegramente con Shisui e Yahiko.
“Bleah!”
Akira se l’era data a gambe subito dopo il versaccio.
“Ehi, razza di malandrino!” Obito era scattato in piedi con una foga tale da aver quasi rovesciato il tavolo “Sei sempre il solito, ora ti faccio vedere io.”
Rin era paralizzata dallo sconcerto: “Scusate… non capisco cosa gli sia preso.”
Ma Obito si era ritrovato il braccio afferrato da Nagato, il rosso aveva indicato Naruto con un cenno del mento: “È tutta colpa sua.”
Obito si era rimesso seduto sbuffando, Naruto si grattava la nuca in un gesto di scuse imbarazzate.
Finito di fuggire dal papà, Akira aveva ricominciato a camminare a testa bassa verso Neji e Konan per portare a termine la penitenza.
“Non possiamo perdonarlo?” Aiko tirava i pantaloni di Naruto “Alla fine è stato attento, ha notato i dettagli rosa dei miei vestiti.”
“Va bene” il biondo le aveva accarezzato la testa fiero di lei “Akira, torna qui che ora è il turno di Aiko.”
Akira era arrivato trotterellando sollevato.
“Bene, Aiko, fai attenzione perché la tua domanda sarà difficile” Naruto aveva fatto un passo indietro per guardarli tutti “Dimmi il cibo preferito di Akira.”
“Beh, ne ha tanti. Ma se devo sceglierne uno ti dico il suo preferito di Natale: cioccolata fondente con nocciole intere.”
Akira e Sarada si erano trasformati in due statue di sale.
“Dalle vostre facce intuisco che Aiko ha indovinato” il sorriso di Naruto si era fatto più largo che mai “Akira, devi farle un regalo.”
Serviva un dono speciale, Aiko sì che lo conosceva bene, non dimenticava mai i particolari di nessuno. Sempre fantastica.
Akira aveva notato già da un po’ gli splendidi fiorellini bianchi che crescevano sempre più rigogliosi, anno dopo anno, nel giardino di Zio Tachi. Erano semplici, ma il loro profumo talmente straordinario che si sentiva a metri di distanza. Ne fece un mazzetto non sapendo di essere osservato di sottecchi dai suoi genitori e da quelli di Aiko. Era tornato tutto sorridente e con le guance imporporate.
“Akira, è un regalo bellissimo” Aiko aveva accettato abbracciandolo “Zio Tachi mi ha spiegato il significato di questi fiori proprio ieri. È l’amore tra fratelli, come il nostro.”
Sasuke annuiva di approvazione masticando ancora l’adorato farro.
Aiko aveva poi separato il mazzetto in tre parti uguali per condividerlo con Akira e Sarada.

“Amore, sono orgoglioso di te” Itachi si era sentito afferrare dai fianchi con dolcezza e decisione per ritrovarsi seduto in grembo a Kisame “Con quei tre hai fatto un ottimo lavoro, e in un solo giorno.”
Itachi e Kisame erano entrati in casa per posare i piatti sporchi rimossi dal giardino e uscire con nuove portate di prelibatezze. Nuove bottiglie di Occhio di diamante erano pronte a uscire dal frigo, Madara e Kakuzu non avevano fatto altro che prendersi applausi e complimenti per l’eccellente vino.
Però, i due, non avevano potuto fare a meno di godersi la scena dalla grossa finestra del salotto.
Itachi stava per prelevare un vassoio di deliziosi tramezzini dal tavolo della cucina, ma come avrebbe potuto resistere ai complimenti di Kisame e al suo sguardo dolce?
Si sarebbe stupito per tutta la vita di quanto Kisame riuscisse a essere delicato nonostante la mole.
“Grazie, Kisame. Ci sarà ancora un po’ di strada da fare ma stiamo andando per il verso giusto. Il lavoro non lo sto facendo solo io, Naruto è stato adorabile. Sasori e Sarana faranno la loro parte facendo arrivare sulla Terra i fratellini dei loro piccoli alieni ” Itachi aveva baciato il marito a stampo sulle labbra carnose “Ora andiamo, non facciamo tardi, tra poco sarò sommerso dai regali.”
“Non ti va di prenderne uno in anteprima?” Kisame aveva fatto scivolare una mano sulla vita sottile di Itachi, lo guardava con gli occhi scintillanti mentre giocherellava con la punta della coda corvina. Se avessero fatto tardi sarebbe stata colpa sua, Itachi lo sapeva che Kisame non poteva resistere quando gli si sedeva addosso, era sempre andato fuori di testa sentendosi il suo lieve peso sul bassoventre.
Il moro aveva sorriso, Kisame non poteva più nascondere la reazione del corpo, Itachi ci stava proprio sopra. Si era sfilato gli occhiali posandoli sul tavolo, le braccia si erano allacciare subito dopo al collo di Kisame: “Lo sai che con te adoro usare i miei venti occhi.”
Mani bianche e delicate accarezzavano il viso di Kisame, un tocco lieve che lo faceva squassare di brividi.
Impossibile tornare indietro, Kisame si lasciava divorare le labbra dalla bocca vellutata del marito, intanto la mano risaliva le cosce slanciate di Itachi, si era bloccata artigliandogli una natica. Il corpo sottile e flessuoso del moro restava sempre tonico grazie alla sua attività di insegnante di danza acrobatica. Era cambiato tanto da quando Kisame lo aveva conosciuto alla festa di laurea sua e di Naruto, di quel ragazzo costretto a fare lo spogliarellista erano rimaste la sensibilità e la bellezza, ma ora Itachi era un’altra persona pronta a scambiarsi aiuto e gioie con amici e famiglia. Kisame era fiero di lui.
Se Itachi si fosse fermato adesso a Kisame sarebbe venuto un infarto, doveva impedirglielo costringendolo in una dolce gabbia. Doveva catturarlo.
Kisame si alzato in piedi sollevando Itachi tra le braccia. Il moro rideva calciando via le scarpe, gli ultimi dieci occhi erano pronti a unirsi a quelli delle mani.
“So che il regalo più bello sarà il tuo, Kisame. Mi doni la vita, tutti il giorni” il bel viso di Itachi era intenso, come il nero dei suoi occhi, poi rise ancora: “Non facciamoli aspettare troppo, vorrei evitare che Sasuke chiami la polizia credendomi disperso.”
“Ti amo, Itachi.”
“Ti amo anche io, Kisame.”
Itachi non poteva staccarsi dal bacio mentre si lasciava trasportare lungo il corridoio. Nessun problema, lo avevano percorso così tante volte senza guardare che ormai Kisame lo conosceva a memoria.


Questa OS dedicata al compleanno di Itachi 2023, ha anche la funzione di epilogo di “Cambiamenti” e delle due long precedenti.
Akira e Aiko sono due OC. Akira è il figlio di Obito e Rin. Aiko è figlia di Konan e Neji ma Itachi è il suo padre biologico. Il perché è dovuta venire al mondo così è spiegato in “Cambiamenti”.
Akira e Aiko al momento non sanno di essere consanguinei, Itachi si accorge che in Akira sta emergendo un interesse particolare nei confronti di Aiko. Il suo compleanno si trasformerà nell’occasione ideale non solo per riunire famiglia e amici in un’allegra giornata, ma anche per far capire ad Akira, Aiko e alla piccola Sarada i legami che esistono tra tutti loro. Non esiste niente di meglio del significato dei fiori. Accenni di Kisame X Itachi.

 
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