CENTO ANNI - Capitolo 1° -
Des guardò il tramonto sulla Foresta dei Folletti con aria soddisfatta. Nonostante non avesse mai avuto dei grandi sogni, gli sembrava solo ieri quando si era lasciato alle spalle la sua vita da comune mortale. Non aveva molto, soltanto una misera capanna e una zappa che usava per lavorare alla terra. Non aveva neanche un amico, c’era soltanto lui per se stesso. Come sempre, era solo il giorno in cui aveva deciso di raccogliere un po’ di legna nella Valle Immensa per superare l’inverno. Camminava osservando attentamente ogni albero per scegliere il più adatto da abbattere, ma non era una scelta facile, erano tutti alti, grandi e forti. Proprio quando era sul punto di arrendersi e lavorare sul primo albero che si sarebbe trovato davanti agli occhi, aveva sentito un verso acuto e straziante. Proveniva da un essere alto e dalla pelle verde scuro che cercava di scappare da qualcuno, ma aveva la faccia e la schiena piena di graffi sanguinanti e il dolore gli impediva di sfuggire al pericolo. - Aiuto! Aiuto!- continuava a gridare. Des non sapeva perché quell’essere avesse la pelle di un colore diverso dal suo, non era neanche sicuro che fosse umano, ma non gli importava. Voleva aiutarlo. - Dove scappi, stupido folletto? Non ho ancora finito di ucciderti! Des aveva visto poche donne in vita sua, ma quella che aveva raggiunto lo sfortunato folletto, era la più brutta che avesse mai visto. Il viso era grigio come il fumo e le unghie nere erano lunghe come pugnali e le usava per colpire la sua vittima. Era chiaramente una strega. Des ne era sicuro. - Ehi, tu, stregaccia! Lascialo stare! Des era spaventato quanto il folletto, ma doveva porre fine a quella tortura a tutti i costi. La strega si era voltata, pronta ad uccidere con una scintilla mortale scaturita da una delle sue unghie colui che l’aveva interrotta nel suo scopo, ma per sua sfortuna, Des si era coperto il volto con la lama della sua ascia. La sua mossa intelligente gli aveva permesso di salvare sia se stesso che il folletto. - Maestà? Des si svegliò dai suoi ricordi e si voltò. - Sì, Valore? Il suo consigliere e migliore amico, colui che aveva salvato da quella orribile strega e che lo aveva ringraziato per l’aiuto dandogli una nuova casa, la Foresta dei Folletti, situata a Nord della Valle Immensa, e una grande famiglia, le creature migliori che avesse mai conosciuto. - Se siete pronto, possiamo dare inizio alla festa. Des sorrise e raggiunse la sala più grande del suo palazzo insieme a Valore. Ogni singolo folletto aveva dato il proprio contributo. Alcuni avevano pulito il palazzo da cima a fondo per renderlo più luminoso della luna. I folletti della natura avevano arredato la sala con fiori freschi e profumati. I folletti culinari avevano preparato cibi dall’aria invitante. I folletti musicisti si erano esercitati per molte ore nello scegliere la musica adatta per i balli. E i folletti giullari era quelli che più di tutti si erano dati da fare nel preparare giochetti divertenti per gli ospiti e per il loro sovrano. Des fece il giro della sala con orgoglio. Sarà un centesimo anniversario indimenticabile, era il suo unico pensiero, perché era sicuro di avere ragione. Proprio perché erano cento anni che governava sulla Foresta dei Folletti, aveva deciso di invitare anche le altre creature della Valle Immensa, ovvero le graziose e buone fate, le brutte e cattive streghe e tutti gli animali speciali, ovvero quelli in grado di comunicare con qualunque creatura diversa da loro. - Maestà, siete sicuro che sia stata una buona idea invitare anche… le streghe?- chiese Valore mentre guardava fuori da una delle grandi e lunghe finestre della sala. - Sono sicuro di quello che faccio, Valore.- disse Des con sincerità. Pur fidandosi da sempre di lui, il folletto era pieno di dubbi e preoccupazioni. Quando Des diede il permesso ai folletti guardiani dell’enorme cancello reale di lasciar entrare gli ospiti, la festa poté iniziare. Le bellissime fate, grandi e piccole, splendevano nei loro abiti fatti con petali di rose dai vari colori, persino oro e argento. Le streghe e gli stregoni, pur essendo impeccabili nei loro eleganti abiti neri o blu, erano tutt’altro che felici di trovarsi a quella festa senza poter usare i propri poteri. Des, infatti, aveva lavorato senza sosta per un anno intero ad una magia protettiva talmente potente da contenere tutto il suo regno. Per tutta la durata della festa, nessun invitato avrebbe potuto usare alcun tipo di magia. - Creature della Valle Immensa, vi do il benvenuto nel mio castello! Oggi sono esattamente cento anni che regno sulla Foresta dei Folletti. Tutti noi, folletti, fate e streghe, abbiamo affrontato molte questioni… delicate. Ci siamo fatti la guerra a vicenda, ma abbiamo anche costruito il futuro tutti insieme, con i suoi alti e bassi. Dato che facciamo tutti parte della meravigliosa Terra Immensa, l’unica cosa che voglio stasera è celebrare tutto il tempo che abbiamo passato insieme… in pace. Le streghe avevano un grande desiderio di incenerire Des con lo sguardo, ma bastava fissarlo per un momento per sentire un forte bruciore alle pupille. La magia protettiva stava dando i suoi potenti frutti. Des diede ai folletti musicisti il permesso di suonare. Le fate si misero subito a ballare, amavano così tanto la musica. Alcuni folletti si unirono a loro. Des adorava vedere i suoi sudditi divertirsi. La parte migliore era quando ballavano, alcuni erano dei professionisti del valzer o del tango, altri invece era piuttosto imbranati, ma era divertente guardarli tentare di apparire al meglio. - Proprio una bella festa, vero? Des girò la testa alla sua destra. Uno stregone dalla pelle grigia e gli occhi neri come due pezzi di carbone lo stava fissando, o almeno ci provava. Il suo occhio destro guardava dappertutto, come se avesse una sua volontà. - Lieto che vi divertiate, messer… - Non sono un messer! Non avete mai sentito parlare di me? - Veramente no…- disse Des, per niente imbarazzato. Lo stregone lo fissò con entrambi i suoi occhi, visibilmente offeso. - Io sono lo stregone Antimonio, il più grande… - Imbranato della Terra di Fuoco Nero!- intervenne una strega vestita con un lungo abito color antracite e dei grandi occhi bianchi dallo sguardo glaciale come un iceberg. - Benvenuta alla mia festa, cara Edera.- disse Des. - Risparmiati le tue smancerie, Des!- protesto Edera infastidita. - Se non vi dispiace, milady, portate rispetto al padrone di casa!- intervenne Valore, pur avendo un evidente timore verso la strega. - Va tutto bene, Valore, non sono offeso.- lo rassicuro Des. - Dovrò fare di meglio la prossima volta per colpirti. Non credere che abbia dimenticato la notte in cui hai interrotto uno dei miei incantesimi migliori!- disse Edera furiosa. - Qual’era? Quello che impediva agli alberi del mio regno di crescere o quello che per poco spazzava via anche la Quercia dell’Armonia? - Tu non sei il re delle stupide fate, quindi avresti dovuto lasciarmi fare il mio lavoro in santa pace! Sarebbe quasi piacevole per me essere qui! Edera era pronta a mettere una mano sulla gola di Des, ma fu come toccare un vetro invisibile posto tra lei e il sovrano. - Per favore, Edera. Non ho intenzione di farti un incantesimo per dimenticare quello che è successo in passato tra di noi. Sei libera di andartene in maniera pacifica oppure… Lo sguardo di Des si spostò su una figura bianca lontana. - … me ne vado io. Con permesso. Des avanzò con lo sguardo fisso sulla misteriosa figura. Era come ipnotizzato. Non riusciva a capire se stava cercando una creatura o magari un oggetto incantato da uno dei suoi sudditi. La figura bianca si fermò. Des ebbe modo di guardarla con attenzione, anche se gli dava le spalle. Aveva lunghi capelli castano scuro raccolti in una lunga treccia lunga fino alla vita e tenuta ferma da una grande perla bianca. Il vestito aveva maniche talmente ampie da coprire le mani della dama e la lunga gonna sfiorava delicatamente il pavimento. Intorno al capo, splendeva una piccola corona di perle d’argento. - Milady? La dama si voltò. Il cuore di Des saltò un battito. Quella non era una creatura qualsiasi. Era la più bella che avesse mai visto in vita sua. - Vostra… vostra maestà.- disse la fanciulla facendo un piccolo inchino. Le sue labbra splendevano come quarzi rosa e i suoi occhi sembravano due piccole eclissi lunari. Sembrava spaventata dal Re dei Folletti. - Potete concedermi un ballo?- le chiese Des porgendole la mano. La bella fanciulla guardò verso una piccola fata che brillava di luce arancione che fece sì con la testa. - Con piacere…- mormoro timidamente. I due si unirono al valzer di gruppo che si era creato nella sala. Folletti e fate ballavano tra di loro. Solo alcune coppie di streghe e maghi avevano accettato di ballare, ma non si stavano affatto divertendo. - Come vi chiamate? Non vi ho mai vista in giro per la Terra Immensa.- disse Des quando si ritrovò stretto alla fanciulla. - Mi chiamo… Sadie…- mormorò lei. Sembrava avesse paura del suo stesso nome. - Siete la creatura più bella che abbia mai visto, Sadie. Le parole di Des provenivano dal cuore. Sadie era colpita dal complimento, ma il suo sguardo si spostò dagli occhi di Des a quelli dello stregone Monio che si guardava intorno con aria disgustata e il suo sorriso si spense. Era spaventata. - Perdonatemi, maestà.- disse a voce bassa e lasciò andare Des per scappare via. Lui provò ad inseguirla, ma gli ospiti che ballavano continuavano a bloccargli la strada, fino a fargli perdere di vista Sadie. Una fata alta come Des provò ad invitarlo a ballare, ma lui pensava solo a Sadie, come se fosse rimasto soltanto lui nella sala. Tutte le creature erano sparite, non si sentiva più neanche la musica. Non c’era più neanche un fiore. Des non sentiva più il peso del suo ruolo di Re dei Folletti. In cento anni, non si era mai sentito… perso. Solo Valore si rese conto dello stato d’animo del suo sovrano. - Suonate qualcosa di ritmato, lo ordina il re!- ordinò ai folletti musicisti. Nonostante tutti gli invitati si buttarono in un ballo di gruppo allegro e scatenato, a Des non importava più niente della sua festa. - Qualcosa non va, vostra Maestà?- chiese Calicanto, la Regina delle Fate. Indossava un vestito color crema scuro che profumava come il fiore di cui portava il nome. - Regina Calicanto, mia cara amica, avete visto Sadie, la splendida creatura con cui ho appena ballato? Assomigliava ad una delle vostre bellissime protette. Calicanto spalancò gli occhi. Sembrava spaventata dalla domanda di Des. Si guardò intorno. - Questo non è il luogo giusto per discutere di questo argomento, Maestà. Anzi, per il vostro bene, è meglio che lasciate perdere.- sussurrò al sovrano, ma lui le sfiorò le braccia. - Che vi piaccia o no, ormai voglio sapere tutto. Ritroviamoci nella sala del trono quando la luna si rifletterà sulla vostra chioma. Siete nel mio regno, perciò ve lo ordino. |
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