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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: AMICI
Genere: Romantico, Erotico, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Yaoi/Yuri/Slash/FemSlash, AU
Autore: yoshimoto87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/02/2019 11:53:09

I 4 protagonisti di Saint Seiya sono cresciuti in un mondo senza guerre e senza dei. Sono adulti ormai e si rivedono dopo tantissimo tempo...
 
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RIUNIONE
- Capitolo 1° -

"Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni, i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti."

CAPITOLO 1: RIUNIONE

La darsena era stranamente silenziosa durante quel placido pomeriggio di fine aprile. Le barche ormeggiate ondeggiavano leggermente e i gabbiani stridevano in lontananza. Un vecchio marinaio era seduto a gambe incrociate sul molo di fronte a una barchetta un po' malandata di nome Bezzie, le sue mani correvano veloci sulla fune sfilacciata mentre la annodava con dovizia. Il cielo era terso, e nemmeno una nuvola offuscava il chiarore del sole ancora alto. I raggi si riflettevano sugli oblò delle barche e sulle piccole finestre delle casupole di legno che si affacciavano quasi direttamente sul molo. Otre la curva della darsena, superando la verde pineta, si poteva intravedere una piccola spiaggia di sabbia bianca; un rifugio sicuro a cui i marinai attraccavano prima di ormeggiare le loro imbarcazioni al molo e tornare alla vita di sempre.
Da uno dei vicoli tra le casupole si udì l'improvviso scalpitare di una bambina che correva e che esortava il proprio cagnolino a correre con lei, i due superarono le casette bianche di legno e si diressero senza sosta verso la pineta, lei ridendo e il cane abbaiando felice. Poco dopo dallo stesso vicolo spuntò un ragazzo su una bicicletta argentata. Guardò a destra e poi a sinistra prima di imboccare la strada che costeggiava il molo. Frenò dolcemente davanti a una delle casette bianche, smontò dalla bicicletta e si schermò gli occhi guardando per un attimo il sole abbagliante.
Era un ragazzo piuttosto esile e dalla carnagione chiara. Gli occhi verdi erano nascosti dietro a un paio di occhiali da sole piuttosto scuri. Il ragazzo si asciugò col dorso della mano un rivolo di sudore che cadeva giù dalla sua fronte rosea, i capelli castano chiaro leggermente sudati dalla lunga pedalata in bicicletta gli cadevano morbidi dietro la nuca e sulle orecchie arrossate. Indossava un semplice paio di jeans sbiaditi e tagliati all'altezza delle cosce, una maglia a mezze maniche verde scuro e un paio di scarpe da ginnastica ai piedi.
Accostò la bicicletta contro uno dei tigli del viale, si asciugò le mani sudate sui jeans e diede un rapido sguardo al vecchio marinaio ancora intento ad annodare la sua fune. Spostò poi l'attenzione sulle casette di legno sulla destra. Erano state costruite tutte di seguito, come se un bambino per gioco si fosse divertito a posizionare le sue costruzioni in fila indiana. Le assi di legno bianche erano state corrose dal vento e dalla salsedine, e alcune assi avevano ormai perso la vernice fresca di un tempo.
Il ragazzo si diresse verso la terza casa, aprì il cancello e attraverso il minuscolo giardino con l'erba incolta. Salì la scalinata di legno e si avviò verso il secondo piano. Le finestre erano buie sia al piano di sotto che al piano di sopra, e nonostante cercasse di sbirciare non riuscì a vedere quasi niente a causa dei riflessi dei raggi solari.
Arrivato sulla porta d'ingresso le labbra del ragazzo si incurvarono in sorriso involontario mentre la sua mente tornava rapidamente indietro. La scritta Yacht House 87 sullo stipite della porta gli aveva ricordato l'ultima volta che era stato lì, dieci anni prima, e a tutte le vicende accadute in quella che ormai era un'altra vita.
Si guardò alle spalle e si rese conto che dall'alto della scalinata riusciva a vedere la spiaggia oltre la pineta, e gli sembrò di scorgere in lontananza la bambina che giocava sul bagnasciuga col suo cane. Il ragazzo si grattò il mento imberbe per un secondo indeciso sul da farsi. Il campanello non recava nessuna scritta tranne che per una nota musicale disegnata sul bordo sinistro. Aveva tutta l'aria di non funzionare, ma decise comunque di fare un tentativo.
Spinse una volta ma niente, nessun suono uscì dal campanello. Attese qualche secondo e riprovò. Niente di nuovo. Il ragazzo sbuffò e cercò di sbirciare dentro l'appartamento dalla finestra sulla destra, ma le tende ne impedivano la vista.
Rimase lì fermo immobile ancora per qualche minuto incerto sul da farsi. Possibile che non fosse in casa? Afferrò la maniglia e la porta magicamente si aprì: non era stata chiusa a chiave. Il ragazzo sorriso e varcò l'uscio togliendosi gli occhiali da sole.
La casa era in penombra. Dal piccolo ingresso si poteva notare la cucina sulla destra. Una montagna di piatti sporchi e di pentole incrostate dominava il lavello. Sul tavolino di legno quadrato si riflettevano i disegni ricamati delle tende di lino illuminando un vecchio quotidiano del mese precedente. La porta del frigorifero era tappezzata di calamite e di cartoline dalla Cina, dalla Russia, dalla Francia e dall'America.
Sulla sinistra si apriva una stanza da letto piuttosto modesta, le lenzuola giacevano arrotolate e stropicciate ai piedi del letto a due piazze. Alcuni indumenti erano accatastati sul pavimento. Il ragazzo notò molti jeans scoloriti, una montagna di canottiere appallottolate in un angolo e della biancheria intima sparsa in giro per tutta la stanza.
Il ragazzo proseguì per alcuni passi e fece appena in tempo a notare il soffitto mansardato che scendeva prima di fermarsi bruscamente. Aveva sentito un rumore. Più un fruscio che un rumore in realtà. Ancora un altro fruscio e poi un leggero gemito roco. C'era qualcuno nella stanza.
Si appiattì sulla parete a cui era attaccato storto un poster dei Metallica ormai stinto dal tempo e dal sole, e sbirciò da dietro l'angolo.
Seduto sul divano di pelle marrone c'era un ragazzo completamente nudo dalla carnagione abbronzata, gli occhi dalle lunghe ciglia nere erano socchiusi e i capelli castano scuro erano attaccati alla fronte madida. Le mascelle squadrate erano ricoperte da una barba folta e ruvida ma ben curata. Dal collo partivano lunghi peli neri che si dipanavano numerosi su tutto il busto muscoloso del ragazzo. Si stendevano scuri e aggrovigliati come delle liane sui pettorali gonfi da cui spuntavano i capezzoli rosa e turgidi; gli addominali scolpiti e tesi si contraevano al ritmo del suo respiro affannoso. Le gambe completamente spalancate, molto ben tornite e irte di peli selvaggi rivelavano un membro molto lungo, doppio e venoso. Dall'enorme glande roseo scivolava una minuscola goccia trasparente di piacere. Il braccio destro giaceva comodamente sullo schienale del divano, la spalla e il braccio pelosi leggermente contratti e l'ascella irsuta umida di sudore. La mano sinistra piena di calli scorreva lungo tutto il busto peloso talora accarezzando i pettorali e talora stimolando un capezzolo. La mano si insinuò nel bosco nero dell'inguine prima di afferrare il membro tumido e scuoterlo con vigore. I testicoli pelosi ondeggiavano vorticosamente lasciando intravedere un perineo fitto di peli neri e annodati.
Il ragazzo sul divano gemeva con lussuria mentre continuava a masturbarsi con energia. Si inumidiva le labbra con la lingua e strizzava gli occhi mentre con la mano destra si stringeva il capezzolo sinistro o si accarezzava i testicoli rotondi.
Il ragazzo dietro la parete osservava la scena con grande interesse, assicurandosi di non muovere un muscolo per non fare rumore. Poté notare come il ritmo del respiro dell'altro aumentasse man mano che la mano sinistra si agitava più velocemente, e di come le dita dei piedi tendessero ad arricciarsi nei momenti di grande goduria. Questi piccoli particolari lo divertirono e incuriosirono allo stesso tempo.
L'azione durava ormai da un bel po' e stava per giungere al termine. I gemiti fiochi aumentarono di volume e di intensità con l'approcciarsi del momento culminante. Il petto si alzava e si abbassava sempre più e la mano correva più velocemente lungo tutta l'asta. Poi il ragazzo gettò il capo all'indietro, la fronte corrugata in un'espressione di sofferenza mista godimento, e ruppe il silenzio con un grido d'estasi mentre dal glande rigonfio esplodeva un primo getto bianco che andò a colpire il mento e il collo irsuto del ragazzo. Seguirono numerosi getti abbondanti di seme caldo che si andarono a depositare sui pettorali e sugli addominali ispidi.
Il ragazzo aprì il pugno lasciando cadere il suo membro ormai moscio e gocciolante sul lato destro dell'inguine peloso ormai umido di sudore e di seme denso ancora caldo. Sospirò soddisfatto ammirando la tela nera e bianca che era il suo torace mentre con due dita andava a tormentare il suo glande ormai sgonfio che gocciolava ancora.
"Non sapevo tu fossi diventato un orso Seiya!" esclamò il ragazzo uscendo da dietro la parete con aria divertita e canzonatoria.
Il ragazzo sul divano sobbalzò al suono di quella voce nota ma riprese subito il controllo di sé e rimase seduto immobile con le gambe spalancate e il sesso che giaceva inerte.
"Cosa ci fai qui Shun? Mi spii forse?" gli sorrise Seiya di rimando.
"Sono passato a congratularmi con te, ho saputo del concorso" rispose Shun notando per la prima volta lo schermo televisivo che dalla sua postazione nascosta non riusciva a scorgere. Era senza sonoro, ma il video mostrava un ménage à trois fra due uomini e una donna.
Seiya annuì distrattamente e scosse la mano con fare noncurante. "Ho fatto quel concorso quasi per caso. Non mi aspettavo certo di passare la selezione".
"Be', ma l'hai superata e ora sei un docente!" asserì con vivacità Shun
"Solo un tecnico di laboratorio" precisò Seiya grattandosi il mento.
Shun non rispose alla precisazione dell'amico e rimase in silenzio per qualche secondo. Era leggermente imbarazzato alla vista del corpo nudo del suo più caro amico d'infanzia, ma allo stesso tempo la cosa lo incuriosiva molto.
"Ho provato a suonare sai, ma il campanello era rotto..." iniziò a spiegare guardando ovunque tranne che il corpo di Seiya. "La porta era aperta e così... sai, non mi aspettavo di trovarti ehm, impegnato..." sussurrò a mezza voce gettando un rapido sguardo allo sperma sui peli dell'amico.
"Non dirmi che ti imbarazza vedermi così!" rise Seiya di gusto e mostrando una fila di denti bianchi e drittissimi. "Siamo cresciuti insieme Shun, mi avrai visto nudo decine di volte".
"Sì, ma sono passati quasi quindici anni..." spiegò Shun tentando di modulare la sua voce perché apparisse la più calma possibile. "Eravamo molto diversi all'epoca".
"Ero solo più basso, più magro e senza questi" disse Seiya accarezzandosi i peli del pube e spargendo lo sperma ovunque. "Dopo un paio d'anni booom il testosterone ha fatto tutto da solo!"
Shun sorrise e si diresse verso una delle due grandi finestre che davano sulla darsena, quella che si apriva su una piccolissima terrazzina di legno. "Siamo solo ad aprile e questa casa è già un forno! Dovresti prendere un condizionatore Seiya".
"Ecco perché sto sempre nudo" spiegò Seiya accavallando le gambe e asciugandosi con un dito lo schizzo di sperma sul mento. "E poi mi sento davvero in armonia col mio corpo sai?"
Shun si girò e osservò nuovamente con attenzione il corpo del suo amico. Quel corpo così diverso dalla sua sottile silhouette. Nonostante avessero la stessa età Shun era quasi totalmente imberbe e glabro, lineamenti dolci e portamento elegante. Negli anni della giovinezza queste differenze erano appena accennate, ma adesso che entrambi erano diventati adulti le diversità tra i due ragazzi era chiara come un fulmine a ciel sereno.
Seiya si alzò di colpo e spalancò le braccia con fare amichevole. "Non vieni ad abbracciarmi Shun? Non ci vediamo da anni!"
Non era molto più alto di Shun, due o tre centimetri al massimo, ma la prestanza del suo fisico, la voce grave e la villosità facevano apparire Seiya un vero e proprio maschio alfa.
"Veramente sei ancora tutto sporco..." Shun indicò il torace peloso di Seiya da cui lo sperma ormai freddo stava colando. Sebbene ormai a riposo il pene del ragazzo restava piuttosto grosso.
"Suvvia cosa sarà mai un po' di sperma?" affermò Seiya liquidando la cosa con nonchalance e spazzolandosi i peli sugli addominali con l'unico risultato di impiastricciarsi ancora di più.
Shun inarcò un sopracciglio e guardò titubante l'amico.
Colta l'espressione dell'altro Seiya propose sornione "Vuoi ripulire tutto tu con la lingua?"
Le guance di Shun avvamparono di colpo.
"Se ti andasse di farlo sappi che io non mi tirerei indietro" disse Seiya con voce suadente avanzando di un passo alla volta verso Shun. "Sai che preferisco le donne, ma ho avuto varie esperienze con dei maschietti", confidò "alcune delle quali mi hanno lasciato molto soddisfatto".
"Ma S-Seiya..." balbettò Shun visibilmente imbarazzato. "Io non..."
"Non dirmi che ti vergogni?" Seiya ormai ero a pochi centimetri da Shun. "Ricordo molto bene le lettere che mi scrivevi. Tutti i particolari delle tue notti francesi. Delle tue avventure..." sussurrò accattivante nell'orecchio dell'amico accarezzandogli la guancia liscia con un dito calloso.
Shun socchiuse gli occhi, inspirò profondamente e avvertì l'odore di Seiya. Un afrore dolciastro che sapeva di sudore e di tabacco che gli rievocò davvero quelle notti francesi. Le sponde buie della Senna, l'umidità dell'erba alta, le corse nelle strade, il fumo e le luci dei locali, il buio dei vicoli... Aprì gli occhi e notò che il sesso del suo amico, nuovamente duro e turgido, premeva violentemente contro i suoi jeans strappati. Il braccio peloso e muscoloso gli circondava le spalle minute come un boa stritolatore che afferra la sua preda inerme. Sentiva un gran calore nel ventre mentre una serie di immagine gli travolgevano la mente prospettando delle scene tutt'altro che caste. Una parte di lui, quella più irrazionale e pericolosamente vicina al basso ventre, avrebbe voluto cedere e inginocchiarsi immediatamente per accogliere il membro irsuto di Seiya in bocca e poi andare oltre e ancora più oltre. L'altra parte invece, quella più razionale e inquadrata, gli riportò alla mente tutti gli anni infantili passati insieme al suo più caro amico, combinando birbate in giro per il quartiere, sostenendosi e supportandosi.
"Seiya, ci conosciamo da quasi trent'anni" disse infine Shun tornando alla realtà e lasciando prevalere la sua parte razionale. "Dovrei essere molto ubriaco e molto più disperato per approfittarmi di te" ammise Shun infilando la mano tra l'intrico di peli neri del suo petto e spostandolo leggermente.
Seiya rise. "Ma guarda che sarei io ad approfittarmi di te Shun" confessò strizzando l'occhio e scostandosi dall'amico. Gli diede le spalle e si diresse verso il davanzale.
Il cielo azzurro cominciava ora a tingersi di arancio e il sole stava iniziando lentamente la sua discesa verso il tramonto; nuvole leggere offuscavano leggermente l'orizzonte. Stormi di gabbiani volavano in circolo sovrastando la piccola spiaggia dietro la pineta probabilmente in cerca di qualche pesce da mangiare. Alcune barche stavano rientrando nella darsena pronte per attraccare ai moli. La brezza faceva dondolare le imbarcazioni già ormeggiate e i rami dei tigli ricolmi di foglie verdi.
Seiya si sedette a cavalcioni sul davanzale di legno. Shun vide che le spalle gonfie e la schiena definita erano meno villose del torace, salvo per la zona lombare in cui i peli si infittivano e scurivano man mano che scendevano folti fra i glutei. Shun posò lo sguardo sul fondoschiena di Seiya per un momento considerandone la forma perfetta e l'enorme villosità. Il ragazzino spensierato che Shun aveva lasciato quindici anni prima, le ginocchia perennemente sbucciate, si era trasformato in un uomo a tutti gli effetti. Shun sorrise nostalgico e si sedette sul davanzale dell'altra finestra.
"Come mai ti presenti da me solo ora?" chiese Seiya all'improvviso girandosi verso l'amico. "Sei tornato già da un mese o sbaglio?"
"Sì, in effetti sì..." ammise Shun.
"Sinceramente speravo venissi prima Shun..." l'espressione di Seiya era vagamente amareggiata, "non ci vediamo da quindici anni!"
"Hai ragione Seiya, non ho scuse" confessò Shun con l'aria triste. "Ma il teatro mi ha occupato un sacco di tempo, lo sai".
"Ah sì, capisco" rispose Seiya con l'aria strafottente. "Vuoi dirmi che non hai avuto mezz'ora per venire a trovare il tuo più caro amico d'infanzia Shun?"
Shun aprì la bocca per controbattere ma Seiya lo anticipò sul tempo.
"Ma immagino che il tempo per farti scopare a dovere l'hai trovato vero?" disse Seiya alzando leggermente la voce per contrastare la muta risposta di Shun. "Quanti ne hai presi? Scommetto che riesci a farne entrare anche due alla volta!"
Il volto di Shun fu attraversato da un lampo di rabbia che però svanì quasi immediatamente.
"Anche tre" rispose mestamente il ragazzo accavallando una gamba.
I due si fissarono negli occhi per un momento. Seiya cercò negli occhi verdi di Shun un barlume di ironia o di verità. Poco dopo scoppiarono entrambi a ridere rumorosamente.
Seiya fece penzolare la gamba sinistra giù dal davanzale, il pene nuovamente moscio, lasciando ondeggiare il piede avanti e indietro.
"Non sei cambiato per niente Shun" constatò Seiya con sguardo sereno.
"Siamo cambiati entrambi Seiya" disse Shun con calma. "Ma in fondo rimaniamo gli stessi ragazzini sciocchi di quindici anni fa!"
Il sole, ormai una palla arancione, stava per tramontare dietro i grattacieli lontani mentre il cielo si colorava di rosso cremisi e viola. La brezza si era fermata, l'acqua della darsena, piatta come una tavola, riluceva dei colori brillanti del cielo. I gabbiani stridevano forte e volavano in circolo sui tetti spioventi delle casette di legno. Gli ultimi marinai si affrettavano a uscire dalle loro imbarcazioni, i visi corrucciati, trasportando reti, canne da pesca, funi e ami. Un bambino di cinque o sei anni attraverso velocemente la strada per correre incontro a un giovane marinaio che scendeva dal molo. Questi aveva l'aria stanca e trascinava i piedi scalzi e abbronzati lungo le assi della banchina portando tra le braccia scottate dal sole un cesto di vimini e una rete intrecciata. Non appena vide il bambino lasciò cadere tutto, si inginocchiò e spalancò le braccia. Come un raggio di sole squarcia le nubi grigie così un sorriso dolcissimo cancellò dal viso del giovane marinaio l'espressione spossata e fiacca. Il bambino si fiondò fra le braccia del padre con così tanto slancio che gli fece cadere il cappellino bianco. I due si abbracciarono a lungo mentre da una delle casette di legno uscì una giovane donna, si guardò intorno con aria preoccupata, e non appena vide il bambino sul molo in braccio al padre sospirò sollevata e camminò verso di loro serena.
Shun sorrise teneramente osservando la scena dall'alto. Seiya era andato a farsi una doccia mentre lui era rimasto a ciondolare in giro per casa. Con le luci accese poté notare meglio lo stato della casa e di conseguenza lo stile di vita che Seiya aveva. La casa sembrava molto trascurata come se il suo inquilino si limitasse ad appoggiarsi lì momentaneamente. La moquette a terra era piuttosto impolverata e i vetri delle finestre avevano bisogno di una bella lucidata. Alcuni punti della pittura delle pareti era piuttosto ingiallita. Ma la cosa che più colpì Shun fu la totale assenza di fotografie, di quadri - fatta eccezione per il vecchio poster dei Metallica - o di qualunque oggetto che potesse manifestare un interesse, un hobby o un ricordo. Shun sospirò con amarezza. L'amico che ricordava era sempre vivace, anche un po' maleducato a volte, pronto ad aiutare tutti e a farsi valere contro i bulli del quartiere in cui avevano vissuto insieme. Si divertiva a suonare la batteria in un gruppo di musica rock, praticava judo e amava collezionare fumetti sconci. Cosa era successo in quegli anni? Cosa aveva spento il suo amico fino a renderlo così cinico?
Un rumore fece capire a Shun che Seiya aveva terminato la doccia. Dopo pochi minuti il ragazzo uscì dal bagno con indosso solo un paio di succinti slip bianchi che lasciavano intravedere tutte le sue forme prosperose. Sprofondò sul divano a gambe aperte mentre con un asciugamano si strofinava i capelli ancora bagnati.
"Resti qui a cena?" propose Seiya all'amico che gironzolava intorno alla stanza osservando tutto con sguardo appassionato. "Ordiniamo una pizza, o quello che vuoi tu..."
"Vuoi che cucini qualcosa io?" chiese Shun incerto gettando un occhio verso la cucina.
"Ah... no, no" Seiya scosse la mano. "Ho la dispensa praticamente vuota".
Shun gli lanciò uno sguardo di rammarico misto a compassione.
"Non guardarmi così Shun" disse Seiya leggermente seccato grattandosi il petto villoso. "Ho avuto un periodo molto intenso e non ho badato troppo alla casa come puoi ben notare".
"Un periodo di cinque o sei anni almeno" proferì Shun ironico infilandosi le mani in tasca e grattando via col piede un po' di sporco dalla moquette.
"Non tormentarmi Shun" rispose Seiya secco alzandosi dal divano e sistemandosi lo slip che gli si era infilato fra i glutei marmorei e pelosi. Silenzioso si diresse verso la cucina. Shun lo seguì.
La stanza illuminata da un'unica lampadina gialla era piuttosto angusta. La montagna di piatti sporchi nel lavello dava la sensazione di essere lì da giorni e giorni. L'arredamento era piuttosto scadente e deteriorato dal tempo e dall'incuria. L'orologio a muro era fermo alle 2:35 di chissà quale giorno o mese prima. In un angolo si stagliavano due buste molto grandi stracolme di bottiglie di vetro e di incarti di cibo da asporto. Sul davanzale della piccola finestra, di fianco a un pacchetto parzialmente vuoto di tabacco umido, c'era un posacenere rotondo con dei filtri bruciacchiati e della cenere grigia. Seiya aprì il frigorifero prendendo una birra e chiudendo lo sportello fece volare una cartolina con l'immagine della Tour Eiffel.
Shun la fissò a lungo mentre Seiya, con un piede poggiato sulla porta del frigorifero, sorseggiava la sua birra fredda. Poi alzò gli occhi e guardò l'amica con un moto di affetto e di riconoscenza. Quella cartolina gliela aveva spedita lui almeno cinque anni prima e Seiya la conservava ancora. Sbirciò dietro la testa dell'amico e scorse altre cartoline che gli aveva spedito moltissimo tempo prima unite ad altre di cui non conosceva i mittenti.
"La pizza va benissimo" disse Shun raccogliendo la cartolina e porgendola a Seiya con un sorriso. "C'è una pizzeria qui vicino? Non conosco bene la zona..."
Il volto di Seiya si aprì dolcemente con un sorriso, agli angoli degli occhi comparvero un primo accenno di rughe di espressione. "Oh Shun..." e gettò le braccia intorno al collo dell'amico circondandolo con un tenero abbraccio.
Il corpo sottile di Shun sembrò quasi svanire all'interno della stretta nerboruta ed energica di Seiya. Dopo un attimo di esitazione Shun ricambiò l'abbraccio dell'amico cingendogli a sua volta le braccia affusolate intorno al collo irsuto. Per un attimo erano tornati a essere due semplici ragazzini delle scuole medie che si spalleggiavano a vicenda.
"Ahi...!" esclamò all'improvviso Shun arretrando e sciogliendo l'abbraccio. Seiya gli aveva appena pizzicato il capezzolo destro da sopra la maglietta.
Seiya sogghignò e rise di gusto alla vista dello sguardo sconcertato di Shun. "Mi metto una canottiera e andiamo a prendere la pizza".
"E magari anche un paio di jeans" aggiunse Shun massaggiandosi il petto mentre Seiya si dirigeva versa la sua stanza per cambiarsi.
Dopo pochi minuti Seiya uscì con indosso una canottiera bianca molto scollata che lasciava scoperta quasi tutti i suoi pettorali erculei: una foresta intricata di peli scuri esplodeva dai bordi anteriori bianchi della canotta e dal collo taurino. Un paio di jeans chiari, logori e scoloriti gli fasciava le gambe robuste, dallo strappo sul ginocchio destro, sotto i peli ispidi, si intravedeva la vecchia cicatrice orizzontale che Seiya si fece all'età di undici anni cadendo mentre giocava a calcio nel cortile dell'oratorio. Ai piedi un paio di scarpe di tela usurate.
"Andiamo bellezza mia" cinguettò felice Seiya. "C'è una pizzeria a dieci minuti da qui".
Scesero dalla scalinata di legno, attraversarono il minuscolo giardino e si avviarono sulla banchina che costeggiava il molo. Fra le foglie dei tigli ormai immobili brillavano a intermittenza alcune lucciole creando un'atmosfera quasi magica, silenziosa e irreale. La risacca del mare mugghiava in lontananza come se una mandria di bufali stesse attraversando l'alta marea e l'abisso scuro e profondo della notte. La luna non ancora sorgeva e a rischiarare la volta celeste c'erano solo pochi astri luminosi e le luci artificiali dei lampioni e dei grattacieli che brillavano in una sorta di alone indistinto. Le finestre illuminate delle piccole casette comunicavano una sensazione di calore e di intimità, come a testimoniare la presenza delle persone che all'interno delle abitazioni condividevano i loro momenti più preziosi raccontando la loro giornata nel clima raccolto del focolaio domestico.
Seiya e Shun camminavano uno di fianco all'altro a passo lento chiacchierando spensieratamente del più e del meno dei tempi passati, richiamando alla memoria talora alcuni episodi significativi della loro adolescenza e talora rammentando qualche compagno di classe o professore.
Shun stavo ridendo di gusto mentre Seiya raccontava di quando in seconda media aveva spaccato l'armadietto nuovo della classe con un calcio solo per fare un dispetto al vecchio insegnante di Tecnologia quando il ragazzo si sentì inaspettatamente afferrato al fianco destro. Colpì con violenza il fisico possente dell'amico mentre il braccio vigoroso gli cingeva la vita.
"Ti osservo da prima Shun..." proferì Seiya con voce seria. "Ti trovo un po' dimagrito" continuò scrutandolo con attenzione. "Non ti starai stancando troppo lì a teatro?"
Shun arrossì leggermente ma non si liberò dalla stretta di Seiya e i due continuarono a passeggiare abbracciati. Un passante li guardò con aria interrogativa ma non disse nulla e proseguì il suo cammino voltandosi di tanto in tanto per fissarli. A Shun sembrò di essere tornato alle elementari, quando Seiya lo proteggeva dai bulli facendo a pugni e portandolo via perché troppo gracile e debole per difendersi da solo. Shun si strinse un po' di più a Seiya al ricordo di quei ragazzini tremendi che lo bistrattavano giorno dopo giorno. Respirò a pieni polmoni l'odore forte e dolciastro di Seiya beandosi di quel contatto fraterno.
"Ma mi stai ascoltando?" chiese Seiya.
"Eh? Come?" balbettò distrattamente Shun. "Sì... no, cioè scusami! Dimmi pure".
"Volevo sapere qual è la data del prossimo spettacolo... Mi piacerebbe venire a vedere, non ti vedo suonare da una vita" confidò Seiya con un luccichio negli occhi.
"Mercoledì prossimo" rispose Shun pensando per la prima volta in quella giornata al concerto che avrebbe dovuto fare la settimana seguente. Aveva avuto due giorni liberi dopo quasi un mese denso di attività e di impegni lavorativi, e la sua mente aveva volutamente rimosso qualunque tipo di futuro impegno per godersi a pieno quei momenti di libertà.
"Bene, ci sarò" assentì Seiya. "Ma voglio che mangi un po' di più, intesi?" proseguì redarguendolo severamente e alzando un dito.
Shun annuì accoratamente.
"E adesso me lo dai un bel bacio?" Seiya si chinò a sussurrare queste parole nell'orecchio di Shun. "Come quando avevamo otto anni e ci davamo i bacini a stampo sulla bocca!"
Shun sussultò e si staccò dalla presa dell'amico. "Ma... ma eravamo piccoli e inconsapevoli Seiya!" strillò sbalordito. "Ora non sarebbe la stessa cosa".
"Ma io voglio un bacino" piagnucolò Seiya.
Shun si guardò intorno. Il viale era deserto. Poi guardò Seiya che aveva l'aria risentita e le braccia incrociate. I muscoli guizzanti e i peli delle spalle e del petto che ondeggiavano impercettibilmente al ritmo della brezza che saliva dalla darsena. La mascella volitiva circondata dalla barba era serrata in un broncio inflessibile, gli occhi stretti. Shun ripensò al suo corpo nudo sul divano, alle sue gambe aperte e al suo membro duro e sentì un brivido caldo percorrergli tutta la schiena e fermarsi fra i glutei. Si inumidì le labbra, strinse lo sguardo e fece un passo indietro appoggiandosi al tronco in penombra di uno dei tigli che ornavano il viale. Seiya capì al volo il segnale e si fece avanti.
Posò gli avanbracci sul tronco sovrastando Shun e in un attimo le loro labbra si unirono in un bacio intenso, casto e spinto allo stesso tempo. Shun percepì i baffi setolosi di Seiya sulla sua bocca ma non provò nessun fastidio. Le mani di Shun, fino ad allora tese lungo i fianchi, andarono a poggiarsi automaticamente sotto la canottiera di Seiya tastando la forma degli addominali e dei pettorali, beandosi di cotanta villosa mascolinità virile. Seiya mise una mano fra i folti capelli di Shun e l'altra nel posteriore dei suoi jeans strappati, sostando a lungo sui suoi esili, glabri rosei glutei. Le loro labbra di schiudevano e si serravano con dolcezza, le loro lingue si sfioravano appena con timidezza. Shun si sentiva la testa leggera, come se rimbalzasse su nuvole bianche sospese a mezz'aria. Lunghi brividi intensi percorrevano la sua schiena diafana. Attraverso i jeans sentiva il membro di Seiya spingere prepotente contro la sua coscia. Seiya spinse la lingua un po' più a fondo nella bocca di Shun assaporando con gusto il suo sapore fresco e pulito. Shun si contorse un po', fremendo sotto le carezze del suo amico che fece scivolare il dito medio nell' ingresso del piacere.
"Ma che bel buchino che hai!" esclamò Seiya sorridendo. "Così liscio..."
Shun gemette mentre Seiya gli stimolava l'ano, accarezzandolo ora più piano ora più forte. Entrano dentro di lui con una leggera pressione.
"Come mai è così stretto?" chiese Seiya perplesso. "Credevo ti dessi alla pazza gioia!" proseguì il ragazzo continuando a solleticare il buchetto di Shun.
"Sì... beh, no..." farfugliò Shun mordendosi le labbra. "Ultimamente non ho avuto tempo di... sai, il lavoro..."
"Capisco" bisbigliò Seiya infilando tutto il dito nella fessura umida di Shun provocandogli ondate di piacere acuto. "Dovresti rimediare amico mio" gli sussurrò leccandogli l'orecchio. "Devo portarti in un posto e presentarti un paio di amici".
Seiya continuò a stimolare l'ano dell'amico ancora per qualche minuto mentre con l'altra mano gli strizzava dolcemente il capezzolo destro. Shun era in totale deliquio e non avrebbe voluto fare altro che inginocchiarsi, liberare il fallo peloso di Seiya e accoglierlo tutto nella sua gola. Erano trascorsi molti mesi dal suo ultimo incontro e la sua astinenza era davvero arrivata al limite. Sentiva divampare in lui un fuoco ardente come se qualcuno avesse appiccato un incendio su tutti i suoi tessuti. Una bramosia fortissima accentuata dai mesi di astinenza prese possesso di lui. Fece scorrere la mano incandescente dagli addominali di Seiya giù fino all'inguine, facendosi strada attraverso l'elastico dei suoi slip e insinuandosi nell'incolta foresta dei suoi peli pubici poté avvertire il membro turgido di Seiya che premeva contro la parete dello slip desideroso di essere liberato dalla gabbia di stoffa. L'enorme glande rosa pulsante e già bagnato inumidì il dorso della mano di Shun che afferrò l'organo con una forza quasi inaspettata per la sua esile mano bianca.
"Qualcosa mi suggerisce che ti sei eccitato, vero Shun?" sogghignò Seiya con il respiro leggermente affannato. Con la mano libera si tirò su il bordo inferiore della canottiera e se la fece passare dietro la testa dai capelli ribelli fermandola sulle spalle. Alla vista di quel corpo definito e mascolino Shun sentì la sua eccitazione aumentare ancora di più. Si scostò dal tronco del tiglio e appoggiò la testa sul petto di Seiya, affondando il viso nel pelame aggrovigliato e respirando il suo odore forte. Seiya si leccò il dito medio e riprese a giocare col pertugio umido di Shun che si contorceva dalla goduria mentre continuava a stringere nella mano la sua asta dura e rigonfia.
Il viale era completamente deserto, e i gemiti soffusi dei due ragazzi si mescolavano al leggero frinire degli insetti sugli alberi e alla risacca del mare.
Seiya stava cercando in tutti i modi di non esagerare, Shun era pur sempre il suo più caro amico d'infanzia, una sorta di fratellino! Eppure dal momento in cui si era presentato a casa sua, poche ore prima, qualcosa si era acceso in lui. Qualcosa di primordiale e istintivo che lo spingeva a provocarlo sessualmente e a stuzzicarlo. Shun lo guardava con sguardo languido e voglioso, e l'unica cosa che Seiya desiderava in quel momento era spingere con violenza il suo viso contro il tronco dell'albero, strappargli i jeans e penetrarlo con prepotenza fino a vederlo cedere e urlare dal dolore e dal piacere. A impedire tutto ciò c'era un labile e sottilissimo filo di razionalità, come uno scoglio solitario che cercava di arginare l'oceano. Una valanga di sensazioni che gli avrebbe fatto perdere totalmente il controllo e agire come tantissime altre volte aveva fatto in passato.
Seiya strinse forte gli occhi e corrugò la fronte cercando di resistere al tocco deciso e voluttuoso di Shun. Questi impugnava il membro di Seiya con mano Shun affondò un po' di più il suo viso glabro nel petto villoso di Seiya che spinse i suoi pettorali in fuori per accoglierlo, accarezzandogli la testa con l'altra mano.
Il ragazzo peloso per un attimo pensò di riuscire a controllarsi, ma quando Shun alzò il viso per leccargli il collo non rasato Seiya perse completamente il suo autocontrollo. Sgranò gli occhi e spinse la testa di Shun con prepotenza verso il basso, in direzione del suo basso ventre.
Shun si inginocchiò immediatamente e si affrettò a slacciare i jeans dell'amico che stavano per esplodere dall'eccitazione. Calò velocemente i pantaloni ammirando per un secondo le gambe muscolose e irsute di Seiya. Preso dalla foga afferrò gli slip bianchi dall'elastico e calò subito anche quelli. Il membro di Seiya rimbalzò con forza dagli slip che lo tenevano in gabbia, ergendosi maestoso e imponente come una torre d'avorio. Shun osservo quel membro peloso dal glande umido con beautitudine, leccandosi le labbra carnose. Lo afferrò e, con le dita infilate nell'intricata foresta di peli pubici neri, se lo portò sulle labbra. Con la lingua percorse tutta la lunghezza dell'asta, dalla base fino al glande, esitando con la punta della lingua sulla gocciolina di piacere che zampillava dall'estremità. Shun palpò delicatamente i testicoli di Seiya con due dita mentre con le labbra serrate cingeva tutta la sua corona del glande, assaporandone il sapore maschio. Poi gli afferrò le natiche villose e sode e si fece avanti con il viso per farsi scivolare tutto in bocca il fallo lungo ed eretto dell'amico.
Seiya mugugnò dal piacere quando sentì il pene inghiottito dalla gola morbida di Shun che adesso lo guardava con occhi lascivi attraverso la foresta di peli scuri che gli ornavano le labbra, il naso e le guance. Il ragazzo era sorpreso: l'elasticità della gola del suo amico era sorprendente. Non un accenno di disagio o un sintomo da strozzamento. Si lasciò prendere quindi la mano. Agguantò la testa di Shun con entrambe le mani callose e lo tenne fermo immobile assicurandosi che non chiudesse la bocca. Iniziò quindi a penetrargli la gola con colpi delle reni forti e veementi. Shun rimase inerte, in ginocchio, con la bocca spalancata e la gola dilatata mentre l'amico gli infilava il membro ripetutamente gemendo dal piacere fisico e psicologico della dominazione.
Dopo un po' Seiya rallentò il ritmo ed estrasse il pene tutto insalivato dalla gola di Shun. Lo prese per le guance e gli girò il volto schiaffeggiandogli lo zigomo con l'asta dura.
"Eccolo tutto per te!" esclamò Seiya strofinando il glande sulle labbra di Shun, poi sulle sue guance e anche sugli occhi chiusi. "So che vivi per questo, non è vero eh?"
Shun non rispondeva e si lasciava condurre in quel gioco di forze senza remore o ribellione alcuna. Aveva sempre amato lasciarsi guidare nel sesso, e fra le sue numerosissime avventure francesi si era ritrovato molte volte in ginocchio in quella situazione. Nei vicoli bui di Parigi, al Marais, al Boi de Boulogne, nei bagni delle stazioni e in decine di altri posti. Nelle lettere aveva raccontato a Seiya tutte le sue vicende folli delle notti parigine con dovizia di particolari e senza tralasciare nulla.
Seiya sospinse la testa di Shun ancora più avanti piazzandogli i testicoli pelosi in bocca premendo l'asta sulla fronte sudata. Il ragazzo spalancò le labbra fagocitando entrambi i testicoli e leccandoli con goduria mentre i peli gli solleticavano la lingua e il palato.
"Forza, ingoialo tutto di nuovo" lo esortò dopo un po' Seiya ficcandogli ancora il pene in bocca riprendendo con ancora più foga a trapanargli la gola. Dagli angoli della bocca di Shun scendevano piccoli rigagnoli luminosi di saliva mentre il membro di Seiya gli dilatava il canale orale.
La serata non era particolarmente afosa e una leggera brezza marina spirava sul viale, ma nonostante questo Seiya si sentiva molto accaldato mentre penetrava la gola del suo amico inginocchiato nella penombra dei tigli. Lo stava possedendo già da un quarto d'ora quando Shun scostò il viso togliendosi il membro di gola.
"Per favore schizzami tutto in faccia e in bocca" e spalancò la bocca tirando fuori la lingua guardando Seiya con sguardo da meretrice dal basso verso l'alto.
Queste parole furono per Seiya come il lenzuolo rosso per i tori. Non capì più niente. Le sue orecchie si riempirono di un rumore sordo. Tutte le sinapsi del suo cervello andarono in palla. Una furia cieca si impossessò di lui. Appoggiò il palmo della mano destra sulla fronte sudata di Shun con fermezza. Con l'altra mano iniziò a masturbarsi velocemente. I testicoli pelosi colpivano la lingua bagnata e assetata di Shun. I muscoli del petto e delle braccia tesi e sudati mentre Seiya aumentava il ritmo dello scuotimento, gli occhi serrati e la fronte corrucciata.
Shun attendeva paziente che l'amico peloso arrivasse sino al punto culminante, e un leggero fremito del suo ventre gli fece capire che non mancava molto. Dopo pochi attimi Seiya urlò con voce roca e uno spasmo violento percorse tutto il suo corpo, dal collo alle gambe irsute. Un getto caldo e bianco colpì il viso gentile di Shun sugli zigomi. Il calore si propagò dalle guance fino ai glutei del ragazzo inginocchiato. Alzò lo sguardo per osservare il volto godurioso di Seiya mentre altri getti vischiosi lo centrarono sugli occhi, sul mento e sulle labbra. Una fontana di getti gli riempì la bocca di seme dolciastro. Le guance inondate e gocciolanti di sperma erano leggermente arrossate. Seiya aveva il respiro affannato e il cuore che tamburellava forte dentro il suo petto. Il suo fallo produsse altri due schizzi, ma meno forti e meno copiosi che andarono a colpire l'asfalto del viale.
Guardò il suo amico in ginocchio. Il viso ricolmo di sperma ancora caldo e l'espressione di chi è finalmente soddisfatto. Shun deglutì tutto velocemente e si lecco le labbra con gusto. Lanciò a Seiya uno sguardo ammiccante e con un movimento rapido fece uno scatto per attaccarsi nuovamente al suo glande gocciolante per non lasciar cadere le ultime stille di seme caldo.
"Eri assetato eh Shun?" scherzò Seiya infilandosi di nuovo il membro nei jeans.
Shun sorrise senza rispondere, si alzò in piedi e si pulì il viso al meglio. Aveva le ginocchia arrossate e i jeans ancora slacciati.
"Sei proprio diventato un monellaccio!" asserì Seiya infilandosi le mani in tasca e guardando Shun sistemarsi al meglio. "E pensare che eri un così bravo ragazzino..." lo canzonò con aria strafottente mentre riprendevano il cammino verso la pizzeria nel viale immerso nel silenzio.
"Anche tu lo eri" rispose subito Shun guardandolo fisso negli occhi. "E in tutti questi anni non mi avevi mai detto che ti piacevano anche i maschietti!"
Seiya non si scompose troppo, guardò in aria e disse in maniera criptica: "Sono molte le cose che non sai di me".
Shun lo guardò in modo significativo ma evitò di commentare o di andare oltre col discorso.
I due ragazzi camminarono in silenzio per un po'. Si stavano allontanando dal molo per addentrarsi nei vicoli caratteristici del porto nei quali si affacciavano trattorie rustiche e locali tipici di mare: taverne, ristoranti, pizzerie e pescherie. Gli odori forti del sale e del pesce si mescolavano all'olio sfrigolante delle fritture di mare e delle spezie. Il lastricato delle stradine era umido e brillava sotto la luce dei lampioni arancioni e delle piccole e caleidoscopiche luminarie dei locali che vi apparivano. Le case erano strette, alte e dai mille colori. Dalle persiane aperte giungevano i suoni delle risate, le parole dette a tavola e i rumori della cena. I balconi erano ornati con grandi vasi di spezie: rosmarino, origano, prezzemolo e cannella. Le corde con il bucato steso si dipanavano da una casa all'altra formando un intreccio irregolare e disordinato. Sui gradini degli ingressi erano adagiate sedioline in vimini, ceste logore, vasi di gerani, biciclette, teli di canapa con ortaggi pronti per essere essiccati al sole, funi annodate e stralci di vele ingiallite. Ogni tanto le porte dei locali si aprivano e qualche astante usciva per fumare una sigaretta nell'aria della notte pregna di salsedine.
Shun si guardava intorno con vivo interesse poiché non era mai stato in quel quartiere e tutto per lui era una novità, dai proprietari delle taverne che uscivano fuori dai locali a urlare a squarciagola le specialità delle loro cucine, i grembiuli lisi tesi sulle loro pance prominenti, le fronti lucide di sudore e le braccia grosse protese a invitare eventuali clienti, alle prostitute appostate negli angoli, i colori sgargianti delle unghie laccate, i denti leggermente anneriti a causa del troppo fumo e i seni prosperosi al vento che si divertivano a sventolare davanti ai visi degli uomini che si avventuravano per quei vicoli. Una di queste si avvicinò a Seiya e lo salutò con confidenza.
"Ciao bel maschione" la ragazza aveva una gonna cortissima di pelle nera, autoreggenti che lasciavano intravedere le gambe burrose e un top rosso fuoco così striminzito che lasciava penzolare ai lati i due seni vigorosi. "Ti va un po' di zucchero oggi?" gli chiese avvicinandosi e accarezzandogli la coscia. Un po' del suo rossetto rosso fuoco le aveva tinto gli incisivi superiori e il trucco pesante in faccia la rendeva molto volgare. I capelli cotonati le conferivano un aspetto vagamente retrò.
"Grazie Tetis" rispose Seiya scostandola gentilmente. La borsetta di pelle che aveva a tracolla tintinnò. "Ho già avuto la mia dose oggi!" E fece l'occhiolino in direzione di Shun.
La donna squadrò Shun dal basso verso l'alto con aria perplessa. Inarcò le sopracciglia di un millimetro e in silenzio tornò dalla sua collega che aveva osservato tutta la scena dall'angolo. Le due presero a parlottare in maniera concitata ridacchiando di tanto in tanto e guardando Shun e Seiya di sottecchi.
I due ragazzi proseguirono ed entrarono in un locale chiamato Da Zio Gino e ordinarono due pizze da asporto. La pizzeria era piccola ma molto accogliente, il personale gentile e il pizzaiolo, Zio Gino, li fece accomodare al bancone e offrì loro due tazze di caffè nell'attesa.
Sulla strada del ritorno non parlarono molto. Seiya trasportava gli incarti delle pizze in equilibrio su una mano. L'odore fragrante dell'impasto cucinato si diffondeva tutto intorno a loro lasciando una scia calda e salata. Shun stava vagando con la mente pensando a quanto era successo con Seiya. Arrossì leggermente. L'ultima volta che lo aveva visto erano entrambi ragazzini di quattordici anni mentre ora erano due uomini adulti. Molte cose erano cambiate in loro, non certo il legame e l'affetto che nutrivano l'uno per l'altro certo, ma le dinamiche del mondo adulto tendono a modificare le persone. Soprattutto due individui come Seiya e Shun che avevano avuto un'infanzia diversa da quella di molti altri.
Shun continuava a interrogarsi su Seiya... Aveva sempre pensato al suo amico come a uno sciupafemmine e a un grande amante delle donne in generale. Sin da piccoli si era sempre divertito a scherzare con le ragazzine, e Shun ricordava perfettamente quando in seconda media la professoressa Marin aveva beccato Seiya dietro il giardino della scuola a pomiciare con una ragazza di terza. Subito dopo la partenza di Shun lui e Seiya si erano scritti spesso raccontandosi la quotidianità e ogni più sciocco avvenimento della loro vita di adolescenti. A Shun venne naturale scrivere della sua nuova vita a Parigi, di quanto faticosa fosse la sua nuova scuola, dei compagni di classe, della vita europea e delle sue prime avventure con i ragazzi. Non aveva mai detto palesemente a Seiya di essere gay, ma non ce n'era bisogno perché erano cresciuti insieme e sapeva che niente avrebbe mai potuto interporsi nel loro rapporto. Anche Seiya scriveva moltissimo a Shun all'inizio, parlava della solita scuola, dei professori che non sopportava, degli allenamenti di judo e delle prove della sua band rock. Raccontava delle ragazze che aveva conosciuto, di quelle che lo volevano e di quelle con cui si divertiva. Aveva sedici anni quando con aria concitata scrisse una lettera lunghissima per raccontare a Shun del pomeriggio in cui aveva fatto sesso per la prima volta. Gli scrisse che niente era davvero come gli adulti dicevano o scrivevano sulle riviste. Parlò dell'ondata di sensazioni che lo travolse, dell'imbarazzo dei corpi nudi, del desiderio di esplorarsi a vicenda sin negli interstizi più reconditi delle loro anime. Shun aveva letto avidamente la missiva rammaricandosi di non essere lì con Seiya in questo momento così importante della sua vita.
Da quel momento la corrispondenza fra i due andò man mano scemando. Gli studi di Shun e le vicende amorose di Seiya contribuirono a mettere un po' di distanza fra i due amici. Si scrivevano ancora ma con meno frequenza. A volte si telefonavano per augurarsi buon compleanno e parlare del più e del meno, ma la ciclicità con cui si sentivano diminuì. Dopo aver compiuto diciotto anni Seiya iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di un lavoretto per rendersi indipendente. Gli anni di allenamento gli avevano forgiato un fisico prestante e così aveva iniziato saltuariamente a dare una mano ai barcaioli del molo. A volte nei weekend arrotondava lavorando presso una ditta di traslochi, ma il guadagno non era ancora abbastanza. Aveva vent'anni e voleva un posto tutto per sé, avere una sua autonomia. Frequentava una ragazza conosciuta in un bar e voleva un appartamento, anche piccolo, per poter stare in pace con lei senza essere costretto a vederla di nascosto in camera di lei mentre i suoi genitori non c'erano.
"Ti fermi a dormire da me?" la domanda di Seiya interruppe il flusso di pensieri di Shun. Erano arrivati al cancello di casa. Gli incarti delle pizze si erano ammorbiditi.
"Non so..." mugugnò Shun.
"Dai Shun" insistette Seiya mentre salivano la scalinata. "Sei libero domani?"
"Sì, non ho impegni..." rispose Shun.
"Perfetto allora!" esclamò Seiya aprendo la porta di casa. "Ci facciamo una birra insieme e ci aggiorniamo un po' sulle nostre vite! È tantissimo che non passiamo un po' di tempo insieme".
Shun sorrise silenziosamente colpito dalla veemente allegria del suo amico.
Portarono due sedie sul piccolo balcone di legno e trangugiarono voracemente le pizze accompagnandolo con due bottiglie di birra ghiacciata. Chiacchierarono molto e risero a crepapelle ricordando gli aneddoti più divertenti degli anni passati insieme nell'istituto e a scuola. Shun domandò degli altri loro compagni. Seiya aveva mantenuti i contatti solo con alcuni di loro. Taluni si erano trasferiti in altre città, qualcuno all'estero. Qualcuno si era sposato e aveva fatto dei figli. Altri ancora frequentavano gli stessi ambienti di Seiya.
"Domani ti porto in spiaggia" squillò Seiya sorseggiando la sua bottiglia di birra fredda. Non appena giunti a casa si era spogliato completamente lasciandosi addosso soltanto i suoi succinti slip bianchi. Appoggiato alla ringhiera del balcone dava le spalle al molo. La notte era serena senza nuvole. Una falce di luna riluccicava sull'acqua calma della darsena.
"Quale spiaggia?" domandò Shun pensando al piccolo golfo di sabbia bianca che aveva scorto arrivando in bicicletta nel pomeriggio.
"Vedrai! Ti piacerà!" assicurò Seiya ammiccando loquacemente all'amico.
Shun annuì e tracannò un altro sorso di birra. Gli incarti delle pizze giacevano abbandonati a terra insieme ad alcune bottiglie vuote.
"Vuoi che ti lecchi un po' il culetto?" propose Seiya improvvisamente.
A Shun andò di traverso la birra che stava bevendo e iniziò a tossire furiosamente.
"Ma come ti viene in mente di chiedermelo così?" boccheggiò Shun rosso in viso e con gli occhi fuori dalle orbite.
"Beh ecco... tu prima me l'hai succhiato così bene e io non ho ricambiato..." ammise Seiya.
Shun fissò il contenuto degli slip di Seiya. Avrebbe tanto voluto essere posseduto. Il suo amico era diventato un uomo così virile. Proprio il tipo di uomo che gli mandava il cervello in orbita. Nonostante questo però era convinto che ciò che era accaduto fra i tigli fosse un episodio isolato dovuto a un eccesso di eccitazione momentanea.
"Seiya, forse quello che è successo prima di cena non sarebbe dovuto accadere..." iniziò Shun con voce bassa guardando l'amico negli occhi. "Siamo amici da così tanto tempo..."
Seiya alzò la mano per fermarlo.
"Mi hai solo fatto un pompino" disse Seiya con noncuranza. "È piaciuto a entrambi mi pare... Forse più a me che a te in effetti..."
"Non sto dicendo questo..." continuò Shun.
"E allora non iniziamo a farci viaggi mentali inutili dai!" disse Seiya grattandosi il mento. "Ci conosciamo da una vita, siamo due adulti e due maschi: sappiamo separare perfettamente la sfera emotiva da quella fisica no?"
Shun lo fissò per un secondo e annuì.
"Devi raccontarmi di questa tua passione per i maschietti" aggiunse dopo un attimo.
Seiya rise ma non rispose.
Era ormai notte fonda e i due ragazzi rientrarono in casa. Seiya cambiò le lenzuola al letto e diede a Shun un set di asciugamani puliti per lavarsi. Dopo pochi minuti Shun uscì dal bagno completamente nudo: si era appena fatto una doccia veloce e non aveva con sé un cambio pulito di abiti e né di biancheria.
Seiya era seduto sul letto a gambe spalancate e armeggiava col cellulare. Si voltò a guardarlo e notò che il compagno era nudo. Shun aveva un fisico molto magro e senza particolari muscoli sviluppati. La pelle era chiara e luminosa e quasi totalmente liscia e senza peli. Il membro era molto piccolo, come quello di un ragazzino in età prepuberale. I testicoli rosa erano piccoli, rotondi e liscissimi. Il contrasto col fisico muscoloso e villoso di Seiya era netto. Sulle gambe asciutte c'erano radi peli biondi che si infittivano leggermente sull'inguine in ciuffetti sparuti. I glutei erano sodi e lisci come quelli di un'adolescente.
"Hai un paio di slip da darmi?" chiese Shun facendo il giro del letto.
"Sì certo, ma ci balleresti dentro!" sorrise Seiya guardando il membro moscio dell'amico. "Sei magro la metà di me e il tuo pisello è minuscolo!"
Shun gli fece una boccaccia e si allungò sul letto di fianco al lui.
Seiya si sfilò gli slip facendo uscire il membro che stava per indurirsi.
Shun guardò l'asta e poi guardò Seiya in viso.
"Non guardarmi così" rispose Seiya a mo' di scuse. "Ho visto il tuo culetto e mi è tornato subito duro. Cosa posso farci?"
Shun sorrise e si strinse un po' a Seiya come quando erano piccoli e lui si infilava nel letto dell'amico quando non riusciva a dormire per gli incubi o nelle notti di pioggia.
Posò la testa nell'incavo della clavicola sinistra di Seiya mentre con la mano gli accarezzava il torace peloso. Seiya lo aveva circondato col braccio e gli accarezzava dolcemente la spalla. Il ginocchio sottile di Shun premeva dolcemente contro la coscia tornita di Seiya. Rimasero a lungo in questa posizione, e per tutto il tempo il pene di Seiya non accennò a scendere nemmeno di un millimetro. Ogni volta che Shun percorreva con la mano gli addominali scolpiti di Seiya il suo membro aveva un fremito impercettibile e una piccolissima goccia scendeva giù dal suo enorme glande rosa.
Dopo pochi attimi Shun si assopì.
Seiya allungò lo sguardo verso i glutei rosei dell'amico. Deglutì e sentì il membro fremere. Chiuse gli occhi cercando di calmarsi e di rilassarsi.
Il respiro di Shun divenne pesante e regolare. Seiya lo adagiò con delicatezza sul cuscino e si girò su un fianco. Il pene ancora eretto e i capezzoli turgidi. Sbuffò e si preparò a passare una notte insonne all'insegna di sogni sconci.
 
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