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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: LA NOTTE DEGLI INGANNI.
Genere: Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC
Autore: kikka89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/02/2013 01:08:43

"In quel momento, mi aggrappai solamente alla mia fede, ma non sapevo quanto le sue parole mi avevano colpito nel profondo."
 
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- Capitolo 1° -

La notte degli inganni.




-Nulla di ciò accadrà!-
Risposi così alla proposta di Kanon, mio fratello, di uccidere la neonata Athena, il Grande Sacerdote ed anche Aiolos di Sagitter per conseguire al potere che lui stesso tanto bramava. Mi propose di raggiungere con lui il potere, ma per una persona leale alla Dea Atena come me era inaudito e non potei fare altro che rinchiudere il sangue del mio sangue dentro la prigione di Capo Sounion.
Il mio sguardo meschino lo scrutava dalle scale, mentre il suo corpo ondeggiava su e giù insieme alla marea. Nonostante fosse imprigionato in quelle mura di pietra, impossibilitato ad uscire per via delle possenti sbarre, la sua espressione era ancora divertita e la sua voce non era rotta da nessun tipo di sentimento. Era spietato ed ingiusto, e cercava di portare anche me dalla parte del male. In quel momento, mi aggrappai solamente alla mia fede, ma non sapevo quanto le sue parole mi avevano colpito nel profondo.
-Fratello.-Mi gridò con un sorrisetto che mi fece salire i nervi a fior di pelle.-E' già accaduto, appartieni all'oscurità!-Rise, rise sempre con più gusto a quell'affermazione che, non so per quale motivo lo abbia spinto a dirlo.
Rimasi a guardarlo ridere con l'acqua che gli era arrivata ai fianchi, per qualche secondo; non mi pentii di ciò che avevo fatto, in quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare. Kanon non era un uomo devoto alla giustizia, nonostante la sua età, faceva dei discorsi troppo meschini e brutali per lasciarlo libero di vagare nel Tempio.
Per un attimo pensai che la sua fosse solo gelosia nei miei confronti, che ero amato ed apprezzato in tutto il Santuario, per il mio animo puro e la mia investitura a Saint dei Gemelli.
A quel tempo solamente io ed il mio compagno d'armi Aiolos, avevamo avuto l'onore ed il privilegio di indossare queste sacre vestigia d'oro. Ne andavo così fiero, ma forse avevo scatenato nel cuore del mio gemello qualcosa di oscuro. Non osai scavare più infondo di così.
Voltai le spalle a quella prigione una volta per tutte, risalendo i scalini che mi avevano portato fin laggiù. Tornai al tempio, ma mi sentivo molto strano. Era forse per il torto inflitto ad un uomo? Era la cosa giusta da fare, ma forse l'ira divina si era abbattura contro di me. Lo avevo comunque condannato a morte, avevo macchiato indelebilmente il mio animo..
Tornai alla casa che presidiavo, la terza, quella dei Gemelli. Mi spogliai della Gold Cloth, riponendola nel suo apposito Box dorato. Avevo bisogno di lavare via le mie colpe; andai immediatamente nel bagno, spogliandomi anche dei vestiti che avevo addosso.
Completamente nudo mi diressi nella stanza passando di fronte allo specchio del lavandino e mi fermai ad osservare la mia immagine diversa. Ero veramente io? Nonostante il blu notte dei miei capelli fosse sempre lo stesso, i miei occhi verdi erano valati di rosso ed il mio viso non era dispiaciuto o triste per il destino di quello che doveva essere mio fratello, era piegato solamente in una smorfia di soddisfazione. Perche?
"Tu sei questo Saga, e lo vuoi anche tu. Lascia che ti aiuti a portare a termine le ultime volontà di Kanon. Glielo devi, per averlo ucciso."
Era il mio subconscio a parlare, o il me stesso che ancora rimaneva appeso ad un qualche filo di coscienza, mentre sentivo che dal mio cuore iniziavano ad uscire sentimenti che mai avevo provato fino a quel momento. Chiusi gli occhi immediatamente, per non vedere il me stesso nello specchio. Ero sempre stato paragonato ad un Dio per la mia bellezza, ma adesso c'era qualcosa che turbava anche quella.
Aprìì il rubinetto e, con le mani a conca, presi un pò di acqua fredda gettandomela sulla faccia, cercando di riprendere l'uso totale dei miei sensi.
Quando aprii gli occhi, nuovamente, nulla era cambiato...o forse si. Gli angoli della mia bocca erano alzati in un sorriso maligno, i miei occhi ricordavano due pozze di sangue ed i miei capelli avevano perso tutta la sua lucentezza. Si stavano tingendo di grigio.
Avevo perso totalmente il controllo di me stesso.
Riuscivo a vedere attraverso i miei occhi e sentire attraverso le mie orecchie, nella posizione in cui ero, ma mi era del tutto impossibile parlare; quel senso non mi apparteneva più, come gli altri del resto.
Sntìì l'acqua calda della vasca accarezzare il mio corpo mentre il calore della stanza mi cullava. I fumi caldi mi fecero lentamente addormentare dentro il mio corpo, mentre l'esterno era controllato da un'entità malvagia che non riuscìì momentaneamente a sopraffare.

Ero seduto sul trono della Tredicesima casa, dimora del Grande Sacerdote. Ma che sciocco, ero il Sacerdote. Ero io che dettavo legge ai Gold Saint miei inferiori. Avevo la massima libertà di dicisione e parola. Potevo girare le cose a mio piacimento e tutti, anche se con scetticismo, facevano quel che io ordinavo.
Continuavo a far roteare il calice cristallino, pieno di vino scarlatto, distrattamente nella mano. Avevo accavallato le gambe sotto la veste scura. La mia identità era ben celata da un vistoso elmo rosso ed una lucida maschera blu che teneva al sicuro il mio viso. Nessuno, mi avrebbe mai riconosciuto.
Bevvi un sorso di vino, sentendolo scendere pian piano lungo la gola, beandomi di quel passaggio fresco ed alcolico che inebriava i miei sensi. Mentre mi concedevo quella breve interruzione dai mie doveri, ripensavo a tutto quello che era successo fino ad allora.
Avevo ucciso finalmente il mio predecessore, prendendone il posto. Nessuno aveva dubitato di me, o forse non lo davano a vedere. Poco male, a me non importava, chiunque si fosse permesso di dubitare sarebbe incorso nella furia dei pianeti, la Galaxian Explosion di cui nessuno, ne era mai uscito vivo. Per chi invece serviva ancora ad i miei scopi, sarei incorso nel colpo più segreto di Gemini: il Genro Mao Ken, che punta dritto al cervello di un uomo e tutto ciò in cui credeva fino a quel momento sarebbe stato nullo, ed avrebbe obbedito solamente a me Saga, Grande Sacerdote, Gold Saint della fiera costellazione dei Gemelli.
Risi di gusto a quei pensieri maligni, alzandomi di scatto e dirigendomi verso una stanza ancora chiusa; quella porta, mi avrebbe condotto ad un altro passo dal conseguimento del potere. In quella piccola stanza, riposava la neonata Athena.
Mi accertai di avere con me il pugnale dorato con cui uccisi anche Shion e mi diressi col sorriso lascivo sotto la maschera, verso la mia preda.



Rimasi fuori dalla mia casa, quella del Sagittario, a guardare il cielo oramai quasi buio. C'era una sensazione strana nell'aria e quello che provavo non era lo stesso di qualche tempo fa. Aleggiava un aura malvagia nel Tempio, e notai che ero solamente io, ad accorgermene.
Non capivo per quale motivo il Grande Sacerdote era così cambiato dal giorno in cui, con la serenità che sprigionava anche sotto la maschera, mi cedette la sacra Gold Cloth di Sagitter; quando si complimentò con me, Aiolos, e con Saga di essere finalmente diventati due Saint a difesa di questo luogo Sacro. Ricordo che eravamo molto fieri del nostro operato e che giurammo al Pontefice di fronte alla statua di Atena, posta di fronte al tredicesimo Tempio, di porre la nostra vita al Servizio di essa.
Inginocchiati di fronte alla maestosità di quel marmo bianco, alzammo gli occhi verso il viso della Dea, che guardava verso l'orizzonte.
Io, Aiolos del Sagittario, avrei combattuto qualunque guerra o nemico avesse levato la sua mano contro di lei, e quel momento era dunque giunto.
Sentivo che il mio sesto senso, l'intuizione, mi aveva fatto accorgere del tradimento del Sacerdote. Potevo però contare solamente sulle mie forze, visto che gli altri Gold Saint, riponevano fedeltà e fiducia verso quell'uomo.
Non indossai comunque la mia Gold Cloth, avrei violato le leggi millenarie che aleggiavano in questo posto da secoli, usando in modo oltraggioso queste sacre vestigia. Dovevo contare solamente su me stesso ed i miei sensi di Saint.
Stavo decretando la mia morte, tuttavia non ne ero infelice. Era mia intenzione, da quando decisi di diventare un guerriero.
Sorrisi verso l'interno della mia Casa, sicuro che non avrei rivisto mai più le bianche pareti di marmo.
Prima di lasciare definitivamente la mia dimora, scrissi un messaggio su una delle pareti della Nona casa. Chiunque avesse avuto un animo puro devoto ad Athena, avrebbe letto le mie ultime volontà. Non ero sicuro di portare la bambina sana e salva in qualche precisa meta, volevo solamente portarla fuori dal Tempio; chissà quale sarebbe stato poi, il nostro destino.
Quando ebbi finito, i miei versi recitavano queste parole in Greco antico:
"Cavalieri che qui siete giunti, affido a voi la cura e la salvezza di Athena."
Mi incamminai risoluto, poco dopo, verso la dimora del Grande Sacerdote.
Non lo trovai seduto al Trono com'era solito fare e questo mi fece palptare il cuore dall'ansia. La piccola bambina, ero sicuro fosse ancora nella sua culla. Possibile che volesse ucciderla? Cercai di non pensare a quella brutta cosa, perchè mai il Sacerdote avrebbe dovuto farlo? Che volesse il potere della Dea per governare incontrastato su questo luogo? Mentre pensavo ad ogni possibile ipotesi, raggiunsi la stanza in discussione. Vidi la porta aperta ed un pensiero si fece strada nella mia mente.
Mi avvicinai silenzioso e trovai l'uomo darmi le spalle con un pugnale dorato in mano, che levava il braccio verso la piccola. Mi lanciai in tempo per fermarlo, senza pensarci, e bloccai il fendente con la mia mano. La lama fredda aveva reciso le mie carni ma, nonostante il dolore ed il sangue che sgorgava dalle mie dita, continuavo a fare forza su di esso con tutte quelle poche che mi erano rimaste.


Ero quasi arrivato al compimento della mia missione, quando sentìì il mio braccio pesante. Il pugnale a mezz'aria, era fermato dalla mano di Aiolos. Il sangue iniziava sgorgare dalle sue ferite, ma lui non aveva intenzione di spostare la mano.
-A tal punto giunge la vostra infamia?-Sentii la sue parole di disprezzo arrivare come un fiume in piena alle mie orecchie. Nonostante il mio cuore prese a battere come un tamburo, la mia espressione non cambiò, anche se sotto la maschera lui non poteva vedere il mio volto. Era un mio compagno d'armi, ed insieme avevamo giurato fedeltà alla Dea Atena, ma molte cose erano cambiate da allora, io stesso per primo. Non mi sarei fatto scrupoli ad ucciderlo, avrei ucciso chiunque si fosse messo tra me ed il conseguimento dei mei piani.
Con una spallata lo scostai da me e lo sentii allontanarsi. Ripresi lucidità e sfrerrai il fendente verso la culla, vuota; a bambina non c'era più. Alzai lo sguardo di fronte a me, e vidi Aiolos, con sguardo sprezzante, reggere tra le braccia il fagotto.
Continuava a buttarmi addosso offese che io neanche ascoltai. Ero talmente in preda alla rabbia che, senza pensarci, mi buttai verso di lui cercando di trafiggere le sue carni con il pugnale, lo stesso con cui avevo ucciso un altro uomo devoto al culto del Tempio; lo stesso con cui avrei dovuto uccidere la bimba; lo stesso con cui, in un lampo di rabbia, avrei ucciso anche Aiolos. Lui dopotutto non rimase a guardare, si lanciò verso di me con il pugno serrato, lo stesso che arrivò poco dopo al mio stomaco, facendomi indietreggiare. Il colpo mi aveva fatto sussultare e persi la maschera, che cadde ai miei piedi. Con la mano mi coprii il volto, d'istinto, dandogli le spalle, ma fu troppo tardi. L'espressione di Aiolos, da furente, divenne sopresa. Mi aveva scoperto.
-Arles.-Proferì con un filo di voce.-Ma voi siete..-
Non gli lasciai il tempo di pronunciare il mio nome. Non volevo sentirlo dopo così tanto tempo, non dalla sua voce.
-Conosci il mio segreto.-Gli risposi, furente.-Morirai per questo.-
Mi girai verso di lui, togliendo la mano dal viso, lasciandogli vedere il mio volto per l'ultima volta prima di morire.
-Genro Mao Ken.-Indirizzai il mio dito indice verso il suo cervello, ed un lampo di luce ne scaturì.
Pensai di averlo colpito in pieno, ma quel maledetto scappò usufruendo della finestra alle sue spalle.
Ripresi la maschera da terra, facendola aderire di nuovo al mio viso e chiamai rinforzi. Aiolos doveva pagare per l'affronto che osò levare verso di me. Ero comunque un suo superiore.
-Tradimento!-Iniziai a gridare dal centro della stanza.-Aiolos ha profanato il Grande Tempio ed è fuggito con la bambina!-
Lasciai a qualcun altro, il compito di sporcarsi le mani. Soddisfatto, chiusi per sempre quella stanza e tornai nella mia, lasciandomi cadere esausto sopra il trono.


Corsi a perdi fiato fra le rocce del Tempio. Scesi tutti i Templi in pochissimi minuti, recuperando la mia Gold Cloth, che misi sulle spalle. Ero stanco e ferito, ma dovevo abbandonare quelle mura al più presto, portando in salvo la piccola bambina ancora fra le mie braccia.
Ero braccato da aluni uomini, ma non mi voltai per vedere chi fossero, ci pensai poco dopo slacciando la Gold Cloth dalle mie spalle e voltandomi verso di loro, scagliai il mio colpo più potente, atterrandoli definitivamente.
Mi accertai che Atena fosse salva, sistemando le copertine per non farle prendere freddo; tuttavia sorrideva, non c'era spavento nel suo piccolo volto e strappò un sorriso anche alle mie labbra stanche.
Ripresi a camminare poco dopo, recuperando la mia Cloth, ma fui fermato da un terzo individuo. Imponente su uno spuntone di roccia, si ergeva una lucente Gold Cloth, propria ad un Gold Saint: quello del Capricorno. Shura tentava di fermare la mia corsa, ma non mi sarei fatto scupoli a battermi contro di lui, anche senza protezione. La devozione e la voglia di portare in salvo Atena, mi dava la forza di battere tutti i miei avversari.
Molte ferite mi inflisse con la sua spada Excalibur, da sempre posta nel braccio destro dei Saint del Capricorno, ma riuscii sempre a rialzarmi. Quando scagliò su di me l'ultimo colpo lasciandomi inerme sulla roccia, in un bagliore di luce la mia Cloth uscì dal suo scrigno, vestendomi. La causa che stavo combattendo era giusta, altrimenti non sarebbe mai venuta a me spontaneamente. Rinforzato da una nuova entità, quale il mio cosmo di Saint, continuai quella battaglia contro Shura..
Quando riuscii a scamparla, ripresi con me Atena e la mia Cloth, tornata nel Box. Camminavo stancamente questa volta, oramai lontano dal pericolo. La vista mi stava lentamente abbandonando, appannando il panorama che riuscivo a vedere; le mie membra erano pesanti e stanche e le ferite che avevo su tutto il corpo non smettevano di sanguinare. Mi accascai al suolo, sicuro che la mia fine sarebbe giunta da li a poco.
L'ultima cosa che riuscìì a sentire, furono i passi di un uomo. Mi fidai subito di lui, affidandogli la bambina che avevo protetto e che purtroppo, non avrei potuto continuare a tenere con me. Ero comunque fiero del mio operato, quando mi spensi tra le roccie bianche di Atene, mia patria, con il sorriso sulle labbra.


Nonostante il mio grigio passato, ero comunque un Saint devoto alla Dea Atena, e continuavo ad esserlo anche dopo essere stato richiamato dalla morte.
In un giorno qualunque, il Dio degli Inferi Hades, richiamò tutti i Saint deceduti nella guerra alle dodici case, di cui io ne ero stato il colpevole.
Mi pentii ovviamente, ma tutti insieme cercammo di capire cosa voleva da noi il Dio malvagio.
Continuavo ad ascoltare le sue parole in silenzio, stringendo i pugni. Cieca devozione in cambio della vita eterna; avrei preferito morire altre venti volte, piuttosto che vivere una vita effimera al servizio di un Dio che non era il mio.
Io, Saga di Gemini, continuavo a riporre speranze verso i miei compagni ancora in vita e l'idea di arrivare alle Stanze di Atena in quella corsa finta verso le dodici case, mi rendeva fiero ma allo stesso tempo molto triste. Io, Camus e Shura, eravamo trattati come traditori; e lo eravamo agli occhi di tutti, ma non nel nostro cuore. Se ne sarebbero accorti, continuavo a ripetere, mentre il mio cuore piangeva calde lacrime di sangue.
Eravamo costretti a combattere contro i nostri compagni ed a farli fuori se necessario, come successe con Shaka di Virgo, ma ero sicuro che lui aveva già capito tutto. Confidavo in questo, quando tra le lacrime, piansi nel giardino degli alberi gemelli fuori dalla Sesta Casa dopo l'infamia di cui ci eravamo macchiati.
Continuammo così, a combattere contro Mu, Aiolia e Milo, scagliando di nuovo l'Athena Exclamation e dandomi del maledetto per il male che avevo provocato io stesso prima di tutto questo.
Mi sarei fatto colpire da tutti e quindici i colpi della Scarlett Needle di Scorpio, pur di espiare le mie colpe e tornare nell'Ade, ma non ero un codardo. Athena doveva sapere cosa ci aveva spinto a tradire tutti, apparentemente. Ero così vicino al conseguimento, quando la calda voce della Dea giuse nelle nostre menti. Potevo solamente vedere, privato degli altri quattro sensi da Virgo; tuttavia, sentivo la stretta di Mu che sorreggeva il mio corpo sulla scalinata verso la Tredicesima Casa.
Athena era di fronte a me, con il sorriso sulle labbra. Ne ero sicuro, ero sicuro che lei sapeva tutto.
Poco gentilmente, il Saint della Prima Casa, mi lasciò cadere a terra mentre Kanon, il mio gemello, mi portò uno scrigno che, ahimè, conoscevo bene.
L'aprii, con il cuore in gola, sicuro di quello che avrei trovato al suo interno: il pugnale con il quale avevo tentato di uccidere una Saori ancora in fasce.
Non so per quale motivo il mio cervello capì le sue intenzioni e le lacrime iniziarono a scendere incontrastate sulle mie guance. Voleva sacrificarsi per raggiungere Shaka, negli inferi. Era dunque quello, il nostro compito? Tutta quella fatica per salvarla, per poi ucciderla con le mie mani?
Le sue suppliche le capii solamente, impossibilitato ad udirle. Spostò poco dopo le sue calde mani sulla mia, che reggeva tremante quel pugnale dorato, indirizzandolo al suo collo.
La vidi alzare il viso verso il cielo, scoprendo il collo verso di me, e sulle sue labbra si disegnò un dolce sorriso.
Quanto mi sono sentito un mostro, quando il suo caldo sangue sporcò la mia mano.



Pandora era già andata ad avvertire dell'inganno il suo Padrone, ma non mi importava. Oramai l'ora di tornare nel mondo oscuro, era giunta anche per noi.
Ero accasciato al suolo e tentavo di rimettermi almeno in ginocchio, a differenza di Camus, che sdraiato prono subiva le angherie di quello Spectre di basso livello: Zelos di Frog. Se fossi stato nel pieno delle forze, non avrei aspettato un solo secondo, per rispedirlo all'Inferno.
Sentivo la vita abbandonarmi a poco a poco, quando i Bronze Saint arrivarono nella stanza. Ripensai, in un attimo di lucidità, a tutto quello che era successo fino a quel momento, sorridendo a tutti i ricordi belli e brutti della mia vita. Ero un abile Saint devoto alla Dea Athena, pensai, e così sarei rimasto fino alla fine di quei giorni e di quella vita alternativa che mi era stata concessa. Nonostante il volere del Dio, eravamo riusciti a non cadere alle sue minacce, ero molto fiero di questo. Mi bastava solamente la fiducia dei mei compagni ed il perdono di Saori, che ero sicuro sarebbe arrivato presto. Avrei continuato a dormire per l'eternità, con il cuore finalmente libero dal suo peso. Ero stato d'aiuto ad una buona causa, invece di viverla da cattivo come successe quando, posseduto da un'entità malvagia, tentai di uccidere colei che dovevo proteggere.
Seiya di Pegaso giunse in mio soccorso, spronandomi a rialzarmi per combattere al loro fianco, ma era oramai troppo tandi. Le dodici ore concesse erano terminate e la mia impossibilità di parlare non mi diede la possibilità di incoraggiarli, ma sapevo che avrebbero comunque portato a termine la missione. La loro devozione verso Athena, li contraddistingueva sempre.
Sorrisi, poggiando la mia mano sulla sua spalla, cercando di tirarmi sulle ginocchia. Avevo un sorriso triste sul volto, provato dai colpi subiti in quelle ore.
"Mi dispiace."Pensai verso di loro, sperando che potessero sentirmi.
Scorsi in ultimo le lacrime calde dei Bronze, prima che il mio corpo si dissolvesse in mille luci brillanti e il mio cosmo scomparisse definitivamente da questo mondo.
"Atena" fu il mio ultimo pensiero, quando alzai il viso verso l'alto, scomparendo per sempre in un gioco di luce.
Ero finalmente libero.

---
Non ricordo neanche da quanto tempo non scrivo in questo sito T.T Perdonatemi! Questa è una delle ultime One Short su Saint Seiya che ho scritto.
Spero vi sia piaciuta questa mia interpretazione^^
Baci
 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
flower6 - Voto: 09/02/19 20:35
pensa che leggendo mi sembrava di vedere ilcartone animato complimenti perché vuol dire che l'hai fatto perfettamente.Io ho sempre detestato Arles mi riferisco al anime. E poi Aiolos/Micene e il fratello di Aiolia/Ioria il mio preferito già si vede pure dall'immagine profilo.Spero di leggere altro come questa.
Ciao.
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